Naufragi nel Mediterraneo, mons. Savino: “Nessuno di noi è innocente!”
“Mentre vi scrivo sto sopportando, insieme a voi, il peso dell’ennesima tragedia che si è consumata nelle acque del Mar Ionio. Il nostro mare, che, in questa stagione, si prepara ad accogliere turisti e villeggianti, a regalare emozionanti tramonti e qualche selfie pieno di sorrisi, è ancora una volta teatro della mostruosità umana. Oggi, dopo poco più di un anno dalla strage di Cutro, Roccella è il palcoscenico dell’orrore e, nonostante gli sforzi di questa bella ed ospitale comunità, ci si ritrova a censire morti sulle sue spiagge”: è quanto ha scritto il vescovo di Cassano all’Jonio e vice presidente della Cei, mons. Francesco Savino, in una lettera inviata ai partecipanti alla veglia di preghiera svoltasi a Roccella jonica sabato sera per ricordare le vittime del recente naufragio, non potendo essere presente .
“Ve lo dico subito: nessuno di noi è innocente!”, ha scritto il presule al vescovo di Locri-Gerace, mons. Francesco Oliva che ha presieduto la veglia: “Dobbiamo ammettere il nostro fallimento. Abbiamo fallito ogni qual volta che ci siamo girati dall’altra parte; quando non siamo riusciti ad essere il ‘salvagente’ di questi esseri umani abbandonati al loro destino; quando ci siamo abituati a questa barbarie. Lasciatemi anche essere provocatorio: se siamo vinti dall’abitudine di queste morti, le nostre preghiere oggi non servono che a riempire i vuoti dei sagrati ed i silenzi delle cattedrali”. Per mons. Savino quella dei migranti “non è una emergenza ma una sconfitta e ne siamo complici perché anche tra di noi serpeggia lo spirito divisivo che caratterizza le ormai obsolete politiche migratorie: ‘aiutiamoli a casa loro’ è nascondere il sintomo ma non curare il morbo. E che dire delle leggi fin qui messe in campo: dalla legge Fini-Bossi al decreto di Cutro per non dimenticare i decreti sicurezza, dispositivi di legge, che, come abbiamo detto in altre occasioni, sono inadeguati e inefficaci”. Da qui l’appello di mons. Savino: “Non smarriamo il senso della compassione e della giustizia, lottiamo per garantire la dignità ai bambini mai nati perché ogni morto in mare è una ferita nel costato di Cristo, un atto di disumanità che finirà per distruggerci tutti”. Dopo Cutro, ha ricordato, “avevamo detto ‘mai più’ e lo ripetiamo anche in questo circostanza ‘mai più’. La ragione ancora una volta è naufragata con queste vittime come sono naufragate, ancora una volta, le politiche italiane ed europee”.