Presentata a Bari la silloge poetica di Silvano Trevisani “Il poeta scomparso e altre storie”
27 Giu 2024
di Margherita Bufi
“Il poeta scomparso e altre storie” è il titolo del libro di Silvano Trevisani presentato a Bari, presso la storica Libreria Roma, all’interno dei Lunedì letterari, ideati e condotti dal professor Daniele Giancane. Penultimo appuntamento (l’ultimo sarà dedicato alla presentazione del n.122 della rivista La Vallisa) prima della pausa estiva.
Trevisani, poeta, scrittore, saggista, giornalista professionista, autore di numerose pubblicazioni, dedica questo suo ultimo testo (Puntoacapo Editrice, 2024) all’amico, poeta tarantino, Pasquale Pinto, operaio dell’Italsider “scomparso alla città d’acciaio”, lo fa per restituirlo alla sua Taranto, perché possa rivivere ed essere conosciuto e apprezzato per la profondità dei suoi versi e non solo perché “poeta-operaio”.
“Silvano – ha suggerito Daniele Giancane aprendo l’incontro – è un punto di riferimento importante per la letteratura in Puglia, è infatti il massimo esperto di cultura letteraria tarantina e quest’ultimo suo testo, dedicato a Pasquale Pinto, è un libro di forti emozioni. L’autore e Pinto sono stati molto amici e grande è la volontà di Trevisani di ricordarlo. Pinto è un poeta intenso, degno di essere riletto e valorizzato, un poeta di notevole profondità”.
“Il poeta scomparso e altre storie” è un libro che si caratterizza per compattezza linguistica – continua Giancane- suddiviso in due sezioni. La prima è dedicata a Pasquale Pinto, la seconda, invece, a personaggi emarginati con cui in qualche modo Trevisani, anche per il lavoro di giornalista svolto negli anni, è entrato in contatto. Il taglio sociale, d’altronde, caratterizza le opere del Nostro, per l’occhio attento all’umanità, per lo sguardo lungo sugli ultimi, sui derelitti, per le domande che interrogano e i dubbi che superano le risposte, mai certe e assolute (“io che sono sopraffatto da morali stabili e provvisorie”, “gli scaraventerei addosso la verità che non posseggo”).
E quando Roberta Positano è invitata a leggere i versi sulla pornodiva (“il corpo recita da solo, non richiede la mia presenza”) subito emerge il delicato equilibrio tra cruda realtà e poesia.
Poesia concreta, realistica, dolorosa, poesia potente, come sottolinea Elisabeth Ferrero, che ha partecipato all’incontro il collegamento dagli Usa, poesia metastorica come la definisce l’autore.
Una poesia che analizza realisticamente, che anche in pochi versi è capace di raccontare e far riflettere.
E, come comunità dell’Università della poesia “J.R Jiménez”, in presenza e a distanza (dagli Usa, da Siena e da Cosenza) si dibatte, prendendo spunto dalle poesie lette.
Segue il racconto su Pasquale Pinto, metafora del poeta che non viene riconosciuto, come succede d’altronde a molti poeti del Sud e com’è accaduto a tanti bravi poeti tarantini. “Giorgio Caproni era convinto che Pasquale fosse un grande poeta – asserisce Trevisani – che sarebbe diventato famoso, e glielo scrisse, ma Pasquale non fece in tempo a divenire celebre, perché uscì di scena prima. Uomo dalla penna veloce, per un periodo curò “Siderbohème”, rubrica visionaria, che avevamo ideato insieme, amico di grandi poeti, tra cui la coppia Alda Merini e Michele Pierri, “uomo città” come mi piace definirlo. In questo libro – continua l’Autore – l’ho immaginato proprio così, a vagare tra i luoghi a lui cari (il bar, la biblioteca, la panchina del giardino), ad attraversare gli spazi cittadini in lungo e in largo, scrivendo versi ovunque ne avesse l’opportunità”.
La serata si conclude con la lettura della penultima poesia della prima sezione “Tu vivi nell’estate” ( Cosa ci posso fare se un mondo dislessico ignora/quanto d’amore hai dato nei tuoi versi) e con la sensazione che Trevisani, cercando il poeta amico, abbia scelto in qualche modo di restituircelo, proprio d’estate, “in un giaciglio di grano che acceca le siepi” (da Siderboheme, Pasquale Pinto, inedita) , accecando anche noi.