A Taranto

La scomparsa di Enzo Giase, autorevole rappresentante del sindacalismo cattolico

31 Lug 2024

di Silvano Trevisani

Si è spento, nell’Ospedale di Grottaglie, dov’era ricoverato da un mese. Enzo Giase, figura storica del sindacalismo, tarantino prima e pugliese, che ha svolto nella sua cinquantennale militanza nella Cisl, anche incarichi nazionali. Nato a Grottole, in provincia di Matera, il 19 luglio 1939, ha operato nella Cisl, fin dal 1956, prima a Matera, poi a Catania, Brindisi e Roma. Nel 1961 si trasferì a Taranto e nel 1972 venne eletto segretario generale dell’Unione sindacale provinciale. Nel 1977 entrò a far parte della segreteria regionale della Cisl, di cui, dieci anni più tardi, fu eletto segretario generale, incarico che mantenne fino al 1998, quando venne eletto vicepresidente nazionale dell’Inas, il patronato della Cisl, incarico che resse fino al 2006.

La sua straordinaria avventura umana e sociale, negli anni caratterizzati dal rafforzamento del ruolo sindacale e dall’impegno per lo sviluppo del Mezzogiorno e, specificamente, della Vertenza Taranto, li raccontai nel libro “50 anni di impegno sociale. Enzo Giase sindacalista del Sud”, pubblicato nel 2009 dalle Edizioni Capone.

La sua storia è quella di un giovanissimo figlio del Sud che deve intraprendere un’attività appena diciassettenne, per la morte prematura del padre, che aveva lasciato la famiglia senza risorse, e lo fa appunto nell’organizzazione sindacale. Si lancia con passione, in un’avventura che lo porta a girare per tutta l’Italia, a conoscere i problemi di un Paese che è ancora alle prese con la ricostruzione e nel quale anche l’organizzazione sindacale somiglia molto a una missione religiosa (con campi scuola che si svolgono in tenda e missioni complicate in ambienti lavorativi spesso ostili). Conosce personaggi chiave del tempo, stringe amicizia con Bruno Storti e Franco Marini mitici dirigenti del sindacato d’ispirazione cattolica. Nel 1960, nella sua esperienza a Brindisi, conosce Antonietta Rongone, che presto diventerà sua moglie e che si spegne prematuramente nel 2007, lasciandolo solo proprio al termine della sua attività. Alla moglie Antonietta, da cui ha avuto i due figli Eleonora e Francesco, dedicherà un Premio letterario che si svolgerà nella sua Grottole cui egli resterà per sempre legato.

Ma, amico di Carlo Donat Catten e Pino Leccisi, Giase ebbe anche un’esperienza politica, all’interno dell’area della Sinistra sociale della Democrazia Cristiana, rappresentata dalla corrente di Forze Nuove diventandone il portabandiera e capeggiano le liste in vari congressi, e dando vita al centro culturale Bruno Pastore, che animava il dibattito sociopolitico in quegli anni.

Ma negli anni della sua dirigenza della Cisl egli fu il fautore di quel movimento storico che va sotto il nome di “Vertenza Taranto” e che rappresentò anche il primo tentativo di concertazione tra le parti sociali, politiche e imprenditoriali del territorio.

Così lui stesso, rispondendo a una mia domanda, definì quel movimento. “Credo che il più importante e innovativo segnale che il sindacato abbia dato sia stata la Vertenza Taranto, che è stato il primo vero tentativo di concertazione. Questa scelta scaturì dal sommovimento che si stava determinando nel mondo del lavoro in previsione dell’espulsione di molte migliaia di lavoratori dalla zona industriale, dalla sindacalizzazione di gran parte dei 30.000 lavoratori operanti nell’area siderurgica, di quanto di positivo aveva determinato l’autunno caldo anche a Taranto. Il sindacato fece, in questo modo, un salto di qualità: da agente contrattuale si trasformò in agente di sviluppo”.

La piattaforma, costruita nei mesi precedenti, fu presentata in una riunione unitaria dei delegati e dei gruppi dirigenti, provenienti da tutti i Comuni della provincia. In quell’occasione io presentai la piattaforma attraverso la relazione introduttiva e quell’iniziativa fu conclusa con l’intervento dell’allora segretario confederale della Cgil, Luciano Lama”.

Si puntava essenzialmente su alcuni punti strategici: l’edilizia residenziale pubblica, la costruzione del molo polisettoriale, l’infrastrutturazione del territorio soprattutto sul versante dei trasporti, la filiera agroalimentare. Interventi che avevano l’obiettivo principale di attrarre gli investimenti e la presenza di imprenditori provenienti anche da altre parti del nostro Paese nella zone industriale di Taranto, per costituire il cosiddetto, famoso indotto.

Una battaglia difficile che registrò alcuni successi e molte delusioni. Si pensi che, per una fase di contrattazione tra governo e territorio il coordinamento del tavolo fu affidato al sottosegretario Salvo Lima!

Tra le numerose testimonianze che raccolsi per la realizzazione del volume, quella di Franco Marini, mancato presidente della Repubblica, è quella che approfondisce l’argomento con parole molto importanti su Taranto: “Ricordo che Taranto è stata una fucina formativa di tanti dirigenti cislini, un ambiente vivo e battagliero, come dimostra proprio la cosiddetta “Vertenza Taranto”, e questo si deve al robusto contributo di Giase. Come ho detto prima furono dirigenti come lui a dare una forte caratterizzazione meridionalista all’impegno del sindacato e sappiamo tutti quanto fosse necessario in un periodo dello sviluppo italiano dove l’attenzione era concentrata particolarmente sul cosiddetto “triangolo industriale”. Forse ricordare, studiare il peso ed il ruolo svolto dalle organizzazioni sindacali come la nostra perché gli squilibri nella crescita economica e dell’apparato produttivo non portassero con sé insanabili fratture sociali sarebbe una scelta intelligente ed utile”.

Il suo contributo presto dimenticato come quello di altri importanti tarantini, andrebbe rivalutato, riconsiderando i suoi scritti, le sue intuizioni, tra le quali le Giornate del Mezzogiorno alla Fiera del Levante.

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Nomine

Nuove nomine dell’arcivescovo Ciro Miniero

31 Lug 2024

L’arcivescovo mons. Ciro Miniero ha effettuato le seguenti nomine:

Don Ettore Tagliente, parroco in solido alla Santa Maria del Popolo, in San Giorgio Jonico

Don Gianpiero Savino, parroco alla San Girolamo Emiliani, in Statte

Mons. Renato Pizzigallo, parroco alla San Massimiliano Kolbe, in Taranto

 

Don Ettore Tagliente, nato a Taranto il 16 settembre 1954 e ordinato sacerdote il 6 gennaio 1996, è stato parroco alla Santissima Trinità, in Roccaforzata; attualmente è presidente del comitato zonale dell’Anspi di Taranto.

Don Gianpiero  Savino è nato a Taranto il 23 giugno 1985 ed è stato ordinato sacerdote l’11 giugno 2010; è stato parroco in solido alla Santa Maria del Popolo, in San Giorgio Jonico.

Mons. Renato Pizzigallo è nato a Crispiano il 27 luglio 1957 ed è stato ordinato sacerdote il 7 dicembre 1985; è stato cappellano della Marina Militare con vari incarichi.

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Nomine

Don Francesco Nigro nuovo direttore dell’istituto superiore di scienze religiose

31 Lug 2024

In data 31 luglio 2024, il Gran Cancelliere della Facoltà Teologica Pugliese, mons. Giuseppe Satriano, ha nominato il prof. Francesco Nigro, 45 anni, presbitero della nostra arcidiocesi, direttore dell’Istituto superiore di scienze religiose metropolitano  “San Giovanni Paolo II” di Taranto. Sostituisce don Francesco Castelli, che ha ricoperto tale incarico per nove anni e che continuerà a insegnare nell’istituto Storia della Chiesa.
Al neo direttore giungano gli auguri più sinceri per un proficuo lavoro da parte di ‘Nuovo Dialogo’.

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Rassegna teatrale del Crest

«Un cuore a pedali» per la rassegna «In cortile» del Crest, nell’arena del TaTà

ph Mariagrazia Proietto
31 Lug 2024

È un eccentrico esploratore, sempre in cammino con la sua bicicletta-casa carica di bagagli, il personaggio interpretato da Ippolito Chiarello, protagonista di «Un cuore a pedali», lo spettacolo ispirato al libro «Appunti di geofantastica» diretto da Michelangelo Campanale per Nasca teatri in programma giovedì 1 agosto (ore 19.30) per la rassegna «In cortile al TaTà» del teatro Crest di Taranto, otto spettacoli «tout public» nella ristrutturata arena estiva della sede della compagnia, in via Grazia Deledda, al quartiere Tamburi. Il protagonista si chiama Jack Nason Grosson Ferron ed è un viaggiatore capace di carpire le storie più intime e segrete delle città che attraversa e di ricostruire, con esse, una geografia fantastica quanto illuminante attraverso i racconti appuntati nel suo quaderno. Storie di città vere, proprio in quanto immaginate. Ma, come avverte l’esploratore, attraversandole, non tutto sembrerà vero e non tutto sembrerà falso.
ph Mariagrazia Proietto
«Lo spettacolo nasce sul campo, nel senso che è stato scritto e provato in strada, sotto le finestre, nella modalità del mio “barbonaggio teatrale”, durante la pandemia, periodo in cui ho cercato di mettermi in ascolto», racconta Chiarello, attore, agitatore culturale e, per l’appunto, «barbone teatrale», oltre che provocatore sociale. «In scena – dice – cerco di tradurre la mia poetica e politica d’artista e di operatore in una ritrovata e riconosciuta verità».
Chiarello arriva in bici e allestisce il suo spazio autoportante per raccontare i propri viaggi e raccogliere informazioni sulle città nelle quali si esibisce. Spesso viene direttamente chiamato dai sindaci. E per lui è un vero e proprio allenamento, anche fisico, al viaggio, alla fantasia, allo sguardo, all’invenzione e alla meraviglia, nei panni di Jack Nason Grosson Ferron, nobile di nascita ed esploratore di professione, mangiatore di parole, scrutatore di strade e agitatore di gente felice.
Jack allena i bambini e li prepara al viaggio della vita, perché si deve imparare a viaggiare ogni giorno, anche senza partire, anche solo per restare. E dopo aver fatto la sua sosta-racconto ed essersi assicurato di aver istruito le persone al viaggio, l’eccentrico esploratore ricompone tutte le sue mercanzie e riparte in bici, scomparendo lungo le strade del mondo.
Biglietti 3 euro. Info e prenotazione al numero 333.2694897 (anche tramite WhatsApp).

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Crisi israelo-palestinese

Morte leader Hamas, Bertolotti (Start Insight): “Successo per Israele; per Hamas è una temporanea battuta di arresto”

foto Afp-Sir
31 Lug 2024

di Daniele Rocchi

Ismail Haniyeh, leader politico di Hamas, è stato ucciso questa notte a Teheran, dove si trovava per partecipare alla cerimonia d’insediamento del presidente Massoud Pezeshkian, in seguito a un raid israeliano. Haniyeh era capo dell’ufficio politico di Hamas dal 2017. Inoltre è stato primo ministro dell’Autorità nazionale palestinese dal 2006 al 2007 e capo dell’amministrazione della Striscia di Gaza dal 2014 al 2017. Sulle implicazioni di questa morte per il conflitto tra Hamas e Israele in corso a Gaza e per il futuro di Hamas, abbiamo intervistato Claudio Bertolotti, esperto dell’Ispi e direttore di Start InSight.

Direttore, qual è la portata politica e militare dell’eliminazione di Haniyeh?
Per Israele si tratta di un grande successo perché rappresenta è la decapitazione politica, sebbene temporanea, dell’organizzazione Hamas. Stiamo parlando, infatti, del soggetto di vertice che ha ricoperto storicamente ruoli chiave all’interno del movimento islamista e che ad oggi si era imposto come il trait d’union tra Hamas e l’Iran che ha sostenuto il movimento palestinese nel corso degli ultimi anni, in particolar modo dopo il 7 ottobre.
Per Israele si tratta di una grande vittoria anche dal punto di vista comunicativo. L’obiettivo più volte dichiarato da Benjamin Netanyahu resta quello di eliminare la leadership politica di Hamas e questo è un risultato che il premier israeliano presenterà all’opinione pubblica interna. Al contrario, l’eliminazione di Haniyeh farà aumentare l’astio dell’opinione pubblica palestinese nei confronti di Israele.

Per Hamas, invece, questa morte cosa rappresenta?
Con la morte di Ismail Haniyeh, Hamas segna una battuta di temporaneo arresto politico. Siamo davanti ad un’organizzazione strutturata sulla base di una shura, cioè di una suprema assemblea dove sono presenti più voci, più correnti, e dunque anche più soggetti pronti a sostituire le leadership eventualmente eliminate. Dalla gerarchia palestinese potrebbero emergere adesso figure come Mahmoud al-Zahar, (uno dei fondatori del gruppo terroristico, ndr.), un leader storico con buone relazioni sia con chi è all’estero e sia con chi è presente ancora a Gaza.

La morte del leader di Hamas potrà influire sulla guerra in corso a Gaza?
Non credo. La gestione militare delle risorse di Hamas all’interno di Gaza ricade sulle Brigate Ezzedin al-Qassam e non sull’autorità politica. Al contrario, credo che, da un punto di vista di narrativo e di necessità di propaganda, Hamas potrebbe cercare di realizzare azioni di rappresaglia simbolicamente significative. Questo anche per riaffermare una certa predominanza rispetto a tante altre milizie che operano a Gaza, come la Jihad islamica, che pure ha un ruolo subordinato in questo momento.
Un indebolimento militare di Hamas viene visto con attenzione da tutte le altre milizie che adesso operano all’ombra del movimento islamista. Potrebbe aprirsi anche uno scenario di competizione interna, con Fatah pronto a riempire questo eventuale vuoto lasciato da Hamas.

Haniyeh era uno dei principali negoziatori dell’accordo per la liberazione degli ostaggi e lo scambio con i detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. La sua morte in che modo influirà sulla sorte degli ostaggi?
Non credo che avrà una ripercussione diretta, certamente molto dipenderà da chi assumerà la leadership politica del movimento, in particolar modo dell’ufficio estero di Hamas. Non dimentichiamo che dentro Hamas ci sono due realtà: chi governa o comunque amministra e gestisce la guerra a Gaza, e chi, invece, rappresenta il movimento all’estero. La gestione dei prigionieri è al tempo stesso politica, ma anche molto pratica e viene portata avanti da chi è all’interno della Striscia di Gaza. Quindi molto dipenderà da quelle che saranno le relazioni che verranno a instaurarsi fra l’ala militare di Hamas, le Brigate Ezzedin al-Qassam, e quella politica del movimento.

L’uccisione di Haniyeh, oggi a Teheran, segue, a breve distanza, quella del numero 2 di Hezbollah, a Beirut, di Fuad Shukr, considerato da Israele responsabile della strage di bambini nel villaggio druso di Majdal Shams e di numerosi altri civili israeliani. Queste eliminazioni potrebbero avvicinare ulteriormente Hamas all’Iran e ai suoi proxy e preparare, ancora di più, il terreno a un allargamento vero e proprio del conflitto a Gaza?
Le relazioni tra i proxy iraniani a livello regionale non possono consolidarsi più di quanto non lo siano già. Sono infatti a un livello altissimo. Però si potrebbe aprire uno scenario peggiore dovuto, in questo caso, alla scelta di agire tutti in maniera più coordinata sotto la regia iraniana. Per quanto riguarda Israele, queste azioni punitive ma preventive, sono volte a limitare la leadership dei vari movimenti – Hamas, Hezbollah, milizie sciite in Siria e in Iraq – e le loro capacità militari e politiche. Azioni preventive e decisamente più risolutive sostenute dall’amministrazione americana, sia democratica che repubblicana.

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Rassegna letteraria

Mercoledì 31 e giovedì 1 agosto, due presentazioni per la rassegna Moonbooks al Gatto matto

31 Lug 2024

Doppio appuntamento questa settimana di ‘Moonbooks – libri sotto la luna’, ciclo di incontri pensato per promuovere la creatività letteraria, incoraggiando – attraverso la conoscenza del nostro patrimonio editoriale – le esperienze di scrittura maturate sul territorio tarantino.

Al ‘Gatto Matto – vineria bandita’ (viale Jonio, 355), mercoledì 31 e giovedì 1° agosto alle ore 21, saranno Andrea De Palma e Silvana Pasanisi ad animare la rassegna letteraria ideata e curata da Alessia Amato, direttrice editoriale della collana Cista scrinium (Delta3 Edizioni), e da Elvira Nistoro.

Andrea De Palma, avvocato appassionato di fotografia e ornitologia, presenterà mercoledì 31 il libro “Quattro ettari”, un terreno di famiglia incontaminato dove ha osservato oltre 240 specie di animali, sviluppando un legame speciale con Tika, una femmina di gheppio.
A condurre l’incontro, Anna Abatemattei, direttrice artistica del Gatto matto – vineria bandita.

Giovedì 1 agosto, Silvana Pasanisi presenterà, moderata dall’autrice poetessa e scrittrice Mara Venuto, la sua ultima silloge “La malacrianza”, selezionata per il premio Strega poesia 2024.
Questa sua ultima opera unisce poesia e teatro, facendo della parola uno strumento di emozione e visione sociale. Nell’occasione, alcune poesie de “La malacrianza”, saranno lette da Giovanni Di Lonardo, attore teatrale, per una serata all’insegna dell’arte e della cultura.

Cos’è Moonbooks

‘Moonbooks, libri sotto la luna’ si propone nel panorama culturale della nostra provincia come un talk show di voci ed emozioni che, di volta in volta, sarà dedicato alla narrativa, alla poesia e alla saggistica.
Approdi di conoscenza in cui, alla fine, ciascuno lascia una parte del proprio bagaglio per condividere il confronto. Il rumore delle parole si trasforma in uno strumento necessario per spezzare la calma apparente dell’oblio.

La rassegna gode del patrocinio dell’assessorato alla Cultura del Comune di Taranto.

Andrea De Palma,

avvocato dal 2007, si specializza in risarcimento danni e diritto bancario, con un interesse particolare per la tutela dei diritti degli animali. Appassionato di fotografia e ornitologia, ha pubblicato due articoli scientifici e studia soprattutto i rapaci diurni.

Silvana Pasanisi,

poetessa e attrice professionista, ha pubblicato varie sillogi poetiche e collabora con la casa editrice “Il Papavero”.

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Gaza sotto assedio

Save the Children: A quasi 300 giorni dall’inizio della guerra, gli attacchi alle “zone umanitarie” paralizzano gli aiuti nella Striscia di Gaza

foto Afp/Sir
31 Lug 2024

L’intensificarsi degli attacchi aerei israeliani nelle aree di Gaza in cui le organizzazioni umanitarie forniscono servizi, comprese le “zone umanitarie” designate da Israele, nonché la chiusura e il mal funzionamento delle frontiere hanno drasticamente ostacolato la capacità di consegnare forniture salvavita: è la denuncia di 20 agenzie umanitarie in un rapporto sull’accesso umanitario pubblicato oggi.
A quasi 300 giorni dall’inizio della guerra a Gaza, i civili sono costantemente sottoposti a ordini di trasferimento da aree precedentemente ritenute sicure, con un tempo insufficiente per l’evacuazione. Il recente intensificarsi dei bombardamenti aerei nella zona centrale di Gaza, dove ai civili che prima si rifugiavano a Rafah è stato detto di spostarsi, è stato particolarmente letale.
Molte organizzazioni hanno rifornimenti pronti e in attesa di entrare, ma la zona di scarico al valico di frontiera di Kerem Shalom/Karam Abu Salem, sul lato di Gaza, è bloccata da settimane a causa dell’elevata insicurezza, delle operazioni militari israeliane e del rischio di saccheggi, dato l’aumento dei bisogni delle famiglie.
Save the Children è riuscita a far entrare a Gaza quattro camion (80 pallet) di forniture mediche su un convoglio, dopo aver aspettato al valico di Kerem Shalom al caldo per oltre un mese, a seguito delle ostilità sul lato di Gaza del confine. I pallet comprendevano farmaci standard come antibiotici e farmaci per le malattie cardiache. Tuttavia, lo staff di Save the Children non è riuscito a far arrivare tempestivamente a Gaza le forniture mediche essenziali, mentre le forniture delle agenzie delle Nazioni Unite, su cui contano le strutture sanitarie, sono in via di esaurimento.
Altri 17 pallet di medicinali di Save the Children sono bloccati ad Al-Areesh, in Egitto. Si tratta di farmaci a temperatura controllata, tra cui quattro scatole che richiedono una refrigerazione continua. Il Coordinamento delle attività governative nei Territori (Cogat) di Israele autorizza, infatti, solo i camion a pianale, non i camion chiusi necessari per il trasporto di tali forniture, e conseguentemente le spedizioni di Save the Children continuano ad essere respinte. Altre agenzie umanitarie hanno confermato di dover affrontare sfide simili.
“Stiamo facendo tutto il possibile per salvare le vite dei bambini a Gaza, ma il nostro lavoro diventa ogni giorno più impegnativo. Lo sfollamento forzato di civili in aree che non possono accoglierli sta causando una catastrofe umanitaria a un livello mai visto. Non c’è più spazio e le scorte salvavita sono a malapena sufficienti per mantenere in vita i bambini. Senza l’accesso all’assistenza critica, si continuerà a perdere vite umane”, ha dichiarato Jeremy Stoner, direttore regionale di Save the Children per il Medioriente. “Gli operatori umanitari non sono risparmiati dalla violenza. A dicembre, un membro del nostro staff è stato ucciso insieme alla moglie e ai quattro figli da un attacco aereo israeliano e da allora gli operatori umanitari hanno continuato a essere presi di mira. Il personale umanitario non dovrebbe mai essere un obiettivo e le operazioni umanitarie, compresi i convogli e i magazzini, devono essere protette. Lo abbiamo ripetuto più volte: un cessate il fuoco immediato e definitivo è l’unico modo per salvare vite umane a Gaza”.

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Cinema

Sguardi sulla disabilità tra cinema e serie Tv

foto Virginia Bettoja
30 Lug 2024

di Sergio Perugini

“The Miracle Club” (Home-video)

The Miracle Club

“The Miracle Club”, commedia con pennellate drammatiche di Thaddeus O’ Sullivan con le attrici Premio Oscar Maggie Smith e Kathy Bates insieme a Laura Linney e Agnes O’Casey. Un racconto ammantato di riflessioni religiose che si snoda come un “road movie” dell’anima. Ambientato a Dublino nel 1967, tre amiche, Lily, Eileen e Dolly, vorrebbero andare a Lourdes in Francia, in un pellegrinaggio organizzato dalla parrocchia; al gruppo si aggiunge anche Chrissie, residente da tempo negli Stati Uniti. Arrivate al santuario, tutte si confrontano con il bisogno disperato di un segno di Grazia e al contempo con irrisolti del passato… Tra di loro Dolly si strugge perché il figlio non riesce a parlare. Il vero “miracolo” che si compie è nel cuore della donna, che capisce di dover accogliere e amare il figlio così com’è, senza vedere in lui solo mancanze o fragilità.Nell’insieme “The Miracle Club” è una bella e convincente proposta che mette a tema la fede, il Mistero, ma soprattutto il bisogno di perdono.

“Io sono: Celine Dion” (Prime Video)

Credit©FeelingProductions-Inc Courtesy of Amazon MGM Studios ©AmazonContentServicesLLC

Su Prime Video il documentario “I Am: Céline Dion” (2024), in cui l’artista si racconta svelando lampi del suo passato, tra famiglia e carriera, ma soprattutto squadernando il suo doloroso presente: convive dal 2021 con una malattia neurologica rara, la Sindrome della persona rigida, che le aggredisce muscoli, fisico e voce. Non riesce più a cantare…“I Am: Céline Dion” firmato Irene Taylor sulle prime ricorda “Still: la storia di Michael J. Fox” (2023) di Davis Guggenheim dedicato alla star prodigio della Hollywood anni ’80-’90, che ha messo in condivisione la sua battaglia con il Parkinson. Il racconto che la regista Irene Taylor fa della Dion è ben costruito, con una linea di semplicità e naturalezza. La Dion mostra il suo quotidiano fatto di famiglia, il rapporto con i figli, le sessioni di cure mediche e al contempo si lascia andare al flusso di ricordi richiamando gli esordi, l’ascesa nell’olimpo della musica mondiale, l’amore con il suo manager René Angélil e le esibizioni che l’hanno resa famosa. L’artista mostra con onestà le sue fragilità, ma rivela anche grande tenacia e resilienza, desiderio di tornare in scena. E le sue parole “I Won’t Stop”, “Non mi fermerò. Non mi arrenderò”, lasciano il segno.

 

“Tutta la luce che non vediamo” (Netflix)

All the Light We Cannot See. Aria Mia Loberti as Marie-Laure in episode 101 of All the Light We Cannot See. Cr. Katalin Vermes/Netflix © 2023

Miniserie Netflix in 4 episodi, “Tutta la luce che non vediamo” (“All the Light We Cannot See”, 2023) è l’adattamento dell’omonimo romanzo del 2014 di Anthony Doerr, per oltre 200 settimane nella classifica dei best seller del “New York Times”. A portarlo sullo schermo il regista Shawn Levy e lo sceneggiatore Steven Knight. Protagonisti Aria Mia Loberti e Louis Hofmann insieme a Mark Ruffalo, Hugh Laurie, Lars Eidinger e Marion Bailey. La miniserie esplora diversi temi rilevanti nella cornice storica della Seconda guerra mondiale. Anzitutto, il coraggio di Marie, che nonostante la sua disabilità visiva, si dimostra fiduciosa e pronta all’aiuto dei cittadini impegnati nella resistenza contro la brutalità delle forze naziste. Altro tema è il legame della ragazza con le due figure maschili della famiglia, il padre Daniel e lo zio Etienne: in particolare il padre l’ha cresciuta da solo a Parigi, insegnandole a muoversi autonomamente per la grande città senza mai farsi frenare dalla sua disabilità; una scuola di libertà nel segno della tenerezza e della fiducia. La miniserie è dolente e dolce, dal sapore educativo, che si apprezza soprattutto per l’ottima confezione formale, tra l’accurata messa in scena e i validi effetti visivi.

“Quattro/Quinti” (Home-video)

Quattro Quinti – ph Alessandra Trucillo

Una bella sorpresa il doc “Quattro/Quinti” di Stefano Urbanetti. L’opera metta a tema la condizione della persona con disabilità visiva, mostrando non una storia di esistenze emarginate bensì offrendo un racconto sociale luminoso, brillante e trascinante. Urbanetti accompagna lo spettatore al seguito di una squadra di calcetto composta per lo più da giocatori non vedenti, la Asdd Roma, lungo le partite del campionato. Assistiamo a match, trasferte e a momenti di confronto nello spogliatoio. Nella narrazione rientrano le vite dei giocatori, affrontando la questione della disabilità in maniera schietta e con guizzi di “irriverente” ironia. Un doc grintoso e genuino. L’entusiasmo che mette in campo nel racconto dell’agonismo sportivo, del calcio, lo usa per abbattere barriere e stereotipi sulla condizione di disabilità.I giocatori vivono la loro condizione non come un limite escludente o isolante; non ne fanno un impedimento.

“Blanca. Stagione 2” (RaiPlay)

Blanca – ph Virginia Bettoja

Una ventata di aria fresca! La serie “Blanca”, giunta alla seconda stagione (2023), si conferma un prodotto di qualità e d’avanguardia nel racconto della disabilità calato in una proposta narrativa che abbraccia più generi. Firmata tra gli altri da Francesco Arlanch, la regia è di Jan Maria Michelini e da Michele Soavi, dal punto di vista narrativo la serie marcia spedita nella linea di racconto del personaggio protagonista, interpretato con energia e intensità da Maria Chiara Giannetta: la sua Blanca si affranca da irrisolti e traumi del passato, diventando una donna più sicura, consapevole, oltre che una professionista più disinvolta nel lavoro con la Polizia. La forza della serie risiede soprattutto nella caratterizzazione del personaggio, nel modo in cui offre sguardi introspettivi, conducendoci nelle stanze della mente di Blanca, dando conto sia degli “ostacoli” posti dalla disabilità ma anche delle straordinarie risorse intellettive e caratteriali della giovane.Tale taglio stilistico-narrativo è il perno su cui ruota tutto, tratto di qualità e di costante innovazione. Inoltre, nella serie funzionano le varie linee verticali e orizzontali, che seguono il genere giallo-poliziesco e al contempo le sfumature comedy e di sentimento.

“I fantastici 5” (Mediaset Infinity)

Fiorenza D’Antonio (Marzia Giordani) e Raoul Bova (Riccardo Bramati)

La serie “I Fantastici 5” (2024) diretta da Alexis Sweet e Laszlo Barbo è un progetto nato da un’intuizione di Massimo Gramellini. Protagonista è Raoul Bova, con Francesca Cavallin, Gianluca Gobbi, Gaia Messerklinger, Chiara Bordi, Vittorio Magazzù, Fiorenza D’Antonio e Enea Barozzi. La storia di un allenatore di atletica, vedovo e padre di due adolescenti, che si trasferisce con la famiglia ad Ancona per accettare l’ingaggio del centro sportivo Nova Lux, dove dovrà preparare quattro atleti con disabilità per i prossimi Europei… “I Fantastici 5” è un racconto arioso e attento per quanto concerne i temi dello sport e della persona con disabilità, tenendosi lontano da inciampi compassionevoli. Nel complesso la serie si snoda lungo un binario ben collaudato orientato a storie di speranza e buoni sentimenti, dove però spesso i nodi problematici a livello narrativo si sciolgono con troppa facilità. Nella serie sembrano più riusciti i profili dei personaggi e lo storytelling della disabilità rispetto all’ossatura generale della storia, all’impianto narrativo.

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Olimpiadi Parigi 2024

Jayousi (capo delegazione Palestina): “In gara con lo spirito resiliente dei bambini di Gaza”

foto Ansa-Sir
30 Lug 2024

di Daniele Rocchi

Con otto atleti in gara, la Palestina sta gareggiando alle Olimpiadi in corso a Parigi (26 luglio-11 agosto). Si tratta della sua ottava partecipazione nella storia dei Giochi Olimpici, resa ancor più significativa dalla guerra in corso a Gaza tra Israele e Hamas. Non è un caso che uno dei due portabandiera alla cerimonia di inaugurazione, svoltasi sulla Senna, è stata la nuotatrice Valerie Tarazi, scelta, spiega Nader Jayousi, vicesegretario generale del Comitato olimpico palestinese e capo-delegazione a Parigi, “perché proviene da una delle famiglie più antiche di Gaza.

foto dal web

L’orgoglio e il coraggio che derivano da lei nei confronti della Palestina dimostrano che Gaza dà sempre vita a talenti sportivi”. Il secondo portabandiera, invece, è stato il pugile di Ramallah, Wasim Abusal, “scelto perché si allena in Palestina e ciò dimostra il miglioramento delle capacità di allenamento nel nostro Paese per competere in un evento sportivo così importante”. Sette degli otto atleti in gara partecipano grazie ad un invito da parte del Cio, mentre solo un atleta, Omar Ismail, ha ottenuto la qualificazione nel taekwondo maschile. Jayousi ci tiene ad elencare la sua squadra, oltre ai due portabandiera, e Omar Ismail, di Jenin ma che si allena negli Emirati arabi uniti, ne fanno parte, dice con orgoglio, “Faris Badawi, judoka, che vive in Germania e che rappresenta la diaspora palestinese, Mohammed Dwedar, da Gerico e che correrà gli 800 metri, così come Layla Almasri, atleta che vive negli Usa ma che ha le sue radici e Nablus, il tiratore Jorge Salhe, palestinese che vive in Chile, e il nuotatore Yazan Al-Bawab”.

Jayousi, lei guida la delegazione palestinese a Parigi. Cosa significa per lo sport del suo Paese partecipare a un evento mondiale come le Olimpiadi?
Molte cose. Innanzitutto testimonia la crescita del nostro movimento sportivo, non siamo sicuri di vincere qualche medaglia nei giochi attuali, ma siamo certi che assaggeremo l’oro nei prossimi Giochi Olimpici. Essere a Parigi vuole dire anche custodire e proteggere la nostra identità nazionale dalle minacce che subiamo. Siamo orgogliosi di far parte di questo mega evento sportivo per mostrare l’unità della nostra delegazione, atleti che rappresentano tutti i palestinesi, dalla Cisgiordania, da Gerusalemme, da Gaza e dalla diaspora. Tutti sfollati dalle loro case. Questa opportunità di riunire tutti i caratteri palestinesi preserva la nostra identità nazionale. Non da ultimo, a Parigi vogliamo mostrare al mondo intero quanto siano forti, determinati e resilienti i palestinesi. Non cerchiamo sguardi pietosi ma vogliamo che le persone siano solidali con noi e con la nostra giusta causa.

Le gare sono già cominciate. Questa mattina scenderà sul tatami Fares Badawi, mentre il pugile Wasim Abusal ha concluso la sua prima esperienza olimpica, perdendo contro il suo omologo svedese Ibrahim Nabil. Il nuotatore Al-Bawab, con il terzo posto nella sua batteria non è riuscito a qualificarsi. Con quale spirito stanno gareggiando questi atleti?
Con lo spirito di un palestinese combattivo, uno spirito che non muore mai, che non si arrende mai. È lo spirito resiliente dei bambini palestinesi di Gaza: gli atleti sanno di portare avanti i sogni dei nostri bambini a Gaza e in tutta la Palestina. È il sogno di ogni palestinese che cerca un momento di pace.

In che modo la guerra ha influenzato lo sport palestinese? Con quali conseguenze?
Ha avuto un impatto notevole a causa della chiusura totale del settore sportivo palestinese. Inoltre, i nostri atleti avrebbero dovuto allenarsi e prepararsi per le fasi di qualificazione delle Olimpiadi, ma sono stati privati di questo diritto a causa delle restrizioni di movimento imposte da Israele; quindi, ha avuto un impatto notevole sulle loro prestazioni. Ma finalmente ci siamo, i nostri atleti hanno una mentalità forte e adattabile che li ha aiutati a superare le sfide che hanno dovuto affrontare negli ultimi 6 mesi, tenendo sempre lo sguardo rivolto alla bandiera e al popolo palestinese.

foto Cio Palestina

Lo sport diffonde valori di condivisione, tolleranza e rispetto in tutto il mondo. Può diventare uno strumento per promuovere la pace?
Lo sport è un linguaggio universale tra le nazioni e ci auguriamo vivamente che diventi anche uno strumento di pace in questi tempi così duri e difficili che stiamo affrontando come popolo palestinese.

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Europa

Gli orientamenti per il nuovo Bauhaus: trasformare l’ambiente edificato nel segno di sostenibilità, inclusività, bellezza

30 Lug 2024

Sono a disposizione da lunedì 29 luglio gli “orientamenti in materia di investimenti del nuovo Bauhaus europeo”, uno strumento che contiene le indicazioni per mettere in pratica questa iniziativa politica e di finanziamento dell’Ue lanciata dalla prima Commissione Von der Leyen nel 2021 per cercare di trasformare l’ambiente edificato con un approccio che tiene insieme sostenibilità, inclusione e bellezza, nel rispetto della diversità dei luoghi, delle tradizioni e delle culture in Europa e nel resto del mondo.
Gli orientamenti sono pensati per gli investitori pubblici e privati e gli sviluppatori e contengono le migliori pratiche e indicazioni sulle garanzie di qualità. Sono frutto della collaborazione tra la Commissione e il programma di consulenza Jaspers (Joint Assistance to Support Projects in European Regions), finanziato dalla Commissione stessa e dalla Banca europea per gli investimenti. “Tutti gli Stati membri”, spiega la nota della Commissione, “dovrebbero effettuare ingenti cicli di investimenti nell’ambiente edificato per affrontare sfide quali la neutralità climatica, l’adattamento ai cambiamenti climatici, la rapida urbanizzazione, la risposta alle crisi umanitarie, nonché l’accessibilità, anche economica, di alloggi sostenibili di alta qualità, la costruzione e la ristrutturazione”.

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Diocesi

Solennità del Perdono di Assisi

30 Lug 2024

di Angelo Diofano

Per la solennità del Perdono di Assisi, da mezzogiorno del primo agosto alla mezzanotte del 2 agosto è possibile lucrare, per sé o per un defunto, l’indulgenza plenaria alle seguenti condizioni: confessione sacramentale ‘con esclusione di qualsiasi affetto anche al peccato veniale’; comunione eucaristica; preghiera secondo le intenzioni del Papa con la recita di almeno un Padre nostro e un’Ave Maria; visita a qualsiasi chiesa francescana o parrocchiale o alla cattedrale; recita del Credo e del Padre nostro durante la visita alla chiesa. Le prime due condizioni possono essere adempiute pure per otto giorni prima o in quelli successivi.

Martina Franca

A Martina Franca le celebrazioni sono a cura dei frati francescani minori del convento-parrocchia ‘Cristo Re’. Giovedì primo agosto alle ore 21, sul sagrato della chiesa, si terrà l’adorazione eucaristica carismatica intitolata “Con Maria invochiamo misericordia”.
Venerdì 2 agosto, santa messa alle ore 8; alle ore 18.30, sul piazzale del convento, liturgia del Perdono e processione d’ingresso in chiesa; alle ore 19, santa messa solenne, cui seguirà la solenne preghiera del santo rosario con processione aux flambeaux.

Taranto – San Lorenzo da Brindisi

Celebrazioni sono in programma anche nella parrocchia di San Lorenzo da Brindisi, dei frati cappuccini, in viale Magna Grecia a Taranto.
Giovedì primo agosto, confessioni si terranno dalle ore 18 alle ore 20; alle ore 20, recita della corona francescana.
Venerdì 2 agosto, dalle ore 9 alle ore 12 e dalle ore 18 alle ore 20, sarà possibile confessarsi; alle ore 18, adorazione eucaristica comunitaria; alle ore 19, santa messa.

Taranto – San Pasquale

Nella parrocchia dei frati minori di San Pasquale Baylon, a Taranto, giovedì primo agosto, alle ore 12, ci sarà la liturgia di apertura della solennità del perdono; alle ore 19.30, celebrazione eucaristica; infine dalle ore 20.30 alla mezzanotte ci sarà l’adorazione eucaristica con possibilità di accostarsi al sacramento della Riconciliazione.

Venerdì 2 agosto, confessioni dalle ore 8 a mezzogiorno e dalla ore 16 alle 19; alle ore 19.30, santa messa solenne.

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Festeggiamenti patronali

Leporano in festa per Sant’Emidio, vescovo e martire

30 Lug 2024

di Angelo Diofano

“Come sempre la festa di Sant’Emidio è molto attesa da tutta Leporano, cuore della vita della nostra comunità. Pur essendo un martire dei primi secoli, il suo messaggio rimane attuale poiché incentrato sulla predicazione del Vangelo, che sfocia nella testimonianza del suo martirio. Sant’Emidio pertanto ancora oggi ci insegna a mettere Cristo al primo posto nelle scelte della vita quotidiana”: così don Giancarlo Ruggieri, parroco di Leporano, annuncia il programma dei festeggiamenti patronali in onore di Sant’Emidio.

“Per quanto mi riguarda – prosegue – è il secondo anno che vivo questa festa, toccando con mano sempre più l’amore del popolo al suo patrono; il mio sforzo primario è quello di non limitare il suo ricordo solo ai giorni dei festeggiamenti ma di ampliarlo tutto l’anno, affinché continui a essere testimonianza concreta per la vita cristiana e sociale della nostra comunità”.

Il programma della novena (ogni sera la funzione è alle ore 19) prevede per mercoledì 31 luglio la santa messa animata dal gruppo “Divina Misericordia”; giovedì 1 agosto, santa messa dei commercianti, animata dal gruppo dei ministri straordinari dell’Eucarestia, con offerta dell’incenso a Sant’Emidio; venerdì 2, santa messa animata dal gruppo Caritas.

Sabato 3 agosto, alle ore 19 santa messa animata dalla confraternita del SS. Rosario; alle ore 21 in piazza Maria Immacolata, concerto di Manuela Villa in “Oltremusica Tour 2024”.

Domenica 4 agosto, alle ore 19 santa messa animata dai giovani dell’Anspi con consegna delle chiavi della città al santo patrono dal sindaco dott. Vincenzo Damiano; alle ore 20, accompagnata dalla banda Santa Cecilia di Taranto, processione per via Patti del Laterano, via Estramurale, via Porta Taranto, via Scarfoglio, via Patti del Laterano e rientro in chiesa. Alle ore 21.30, in piazza Maria Immacolata, spettacolo musicale “Mamma Mia” degli Abba Tribute Show.

Lunedì 5 agosto, solennità di Sant’Emidio, sante messe alle ore 8 – 11 – 18 (presieduta dal parroco don Giancarlo Ruggieri). Alle ore 19.15, processione di gala per via Chiesa, via Motolese, via Oberdan, corso Vittorio Emanuele, via Dante, via Capece, via Trieste, via San Giovanni, via Roma, via Porta Taranto, via Trieste, piazza Maria Immacolata, via Motolese, via Scarfoglio, via Patti del Laterano con rientro in chiesa. Alle ore 21.30 in piazza Maria Immacolata esibizione delle bande ‘Città di Lecce’ (m° Giovanni Pellegrini) e ‘Città di Gioia Del Colle’ (m° Rocco Eletto). A fine festa, i fuochi artificiali curati dalla ditta Itria Fireworks di Martina Franca.

L’illuminazione per le vie sarà allestita dalle ditte Lady Luce di Corigliano Calabro (Cosenza) e Stage Live di Ionadi (Vibo Valentia); il coro Laudate Dominum diretto dal m° Giuseppe Riccio animerà le celebrazioni.

Lunedì 12 agosto, festa del patrocinio di Sant’Emidio, la santa messa sarà celebrata alle ore 18.30 cui seguirà la processione (accompagnata dalla banda Santa Cecilia di Taranto) per via Estramurale, via Luogovivo, via P. Muscettola, via De Gasperi, via Estramurale, via Regina Margherita, via Oberdan, corso Vittorio Emanuele, via Trieste, piazza Maria Immacolata, via Motolese, via Scarfoglio, via Patti del Laterano con rientro in chiesa, dove sarà possibile venerare la reliquia del santo patrono.

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