La scomparsa di Enzo Giase, autorevole rappresentante del sindacalismo cattolico
Si è spento, nell’Ospedale di Grottaglie, dov’era ricoverato da un mese. Enzo Giase, figura storica del sindacalismo, tarantino prima e pugliese, che ha svolto nella sua cinquantennale militanza nella Cisl, anche incarichi nazionali. Nato a Grottole, in provincia di Matera, il 19 luglio 1939, ha operato nella Cisl, fin dal 1956, prima a Matera, poi a Catania, Brindisi e Roma. Nel 1961 si trasferì a Taranto e nel 1972 venne eletto segretario generale dell’Unione sindacale provinciale. Nel 1977 entrò a far parte della segreteria regionale della Cisl, di cui, dieci anni più tardi, fu eletto segretario generale, incarico che mantenne fino al 1998, quando venne eletto vicepresidente nazionale dell’Inas, il patronato della Cisl, incarico che resse fino al 2006.
La sua straordinaria avventura umana e sociale, negli anni caratterizzati dal rafforzamento del ruolo sindacale e dall’impegno per lo sviluppo del Mezzogiorno e, specificamente, della Vertenza Taranto, li raccontai nel libro “50 anni di impegno sociale. Enzo Giase sindacalista del Sud”, pubblicato nel 2009 dalle Edizioni Capone.
La sua storia è quella di un giovanissimo figlio del Sud che deve intraprendere un’attività appena diciassettenne, per la morte prematura del padre, che aveva lasciato la famiglia senza risorse, e lo fa appunto nell’organizzazione sindacale. Si lancia con passione, in un’avventura che lo porta a girare per tutta l’Italia, a conoscere i problemi di un Paese che è ancora alle prese con la ricostruzione e nel quale anche l’organizzazione sindacale somiglia molto a una missione religiosa (con campi scuola che si svolgono in tenda e missioni complicate in ambienti lavorativi spesso ostili). Conosce personaggi chiave del tempo, stringe amicizia con Bruno Storti e Franco Marini mitici dirigenti del sindacato d’ispirazione cattolica. Nel 1960, nella sua esperienza a Brindisi, conosce Antonietta Rongone, che presto diventerà sua moglie e che si spegne prematuramente nel 2007, lasciandolo solo proprio al termine della sua attività. Alla moglie Antonietta, da cui ha avuto i due figli Eleonora e Francesco, dedicherà un Premio letterario che si svolgerà nella sua Grottole cui egli resterà per sempre legato.
Ma, amico di Carlo Donat Catten e Pino Leccisi, Giase ebbe anche un’esperienza politica, all’interno dell’area della Sinistra sociale della Democrazia Cristiana, rappresentata dalla corrente di Forze Nuove diventandone il portabandiera e capeggiano le liste in vari congressi, e dando vita al centro culturale Bruno Pastore, che animava il dibattito sociopolitico in quegli anni.
Ma negli anni della sua dirigenza della Cisl egli fu il fautore di quel movimento storico che va sotto il nome di “Vertenza Taranto” e che rappresentò anche il primo tentativo di concertazione tra le parti sociali, politiche e imprenditoriali del territorio.
Così lui stesso, rispondendo a una mia domanda, definì quel movimento. “Credo che il più importante e innovativo segnale che il sindacato abbia dato sia stata la Vertenza Taranto, che è stato il primo vero tentativo di concertazione. Questa scelta scaturì dal sommovimento che si stava determinando nel mondo del lavoro in previsione dell’espulsione di molte migliaia di lavoratori dalla zona industriale, dalla sindacalizzazione di gran parte dei 30.000 lavoratori operanti nell’area siderurgica, di quanto di positivo aveva determinato l’autunno caldo anche a Taranto. Il sindacato fece, in questo modo, un salto di qualità: da agente contrattuale si trasformò in agente di sviluppo”.
La piattaforma, costruita nei mesi precedenti, fu presentata in una riunione unitaria dei delegati e dei gruppi dirigenti, provenienti da tutti i Comuni della provincia. In quell’occasione io presentai la piattaforma attraverso la relazione introduttiva e quell’iniziativa fu conclusa con l’intervento dell’allora segretario confederale della Cgil, Luciano Lama”.
Si puntava essenzialmente su alcuni punti strategici: l’edilizia residenziale pubblica, la costruzione del molo polisettoriale, l’infrastrutturazione del territorio soprattutto sul versante dei trasporti, la filiera agroalimentare. Interventi che avevano l’obiettivo principale di attrarre gli investimenti e la presenza di imprenditori provenienti anche da altre parti del nostro Paese nella zone industriale di Taranto, per costituire il cosiddetto, famoso indotto.
Una battaglia difficile che registrò alcuni successi e molte delusioni. Si pensi che, per una fase di contrattazione tra governo e territorio il coordinamento del tavolo fu affidato al sottosegretario Salvo Lima!
Tra le numerose testimonianze che raccolsi per la realizzazione del volume, quella di Franco Marini, mancato presidente della Repubblica, è quella che approfondisce l’argomento con parole molto importanti su Taranto: “Ricordo che Taranto è stata una fucina formativa di tanti dirigenti cislini, un ambiente vivo e battagliero, come dimostra proprio la cosiddetta “Vertenza Taranto”, e questo si deve al robusto contributo di Giase. Come ho detto prima furono dirigenti come lui a dare una forte caratterizzazione meridionalista all’impegno del sindacato e sappiamo tutti quanto fosse necessario in un periodo dello sviluppo italiano dove l’attenzione era concentrata particolarmente sul cosiddetto “triangolo industriale”. Forse ricordare, studiare il peso ed il ruolo svolto dalle organizzazioni sindacali come la nostra perché gli squilibri nella crescita economica e dell’apparato produttivo non portassero con sé insanabili fratture sociali sarebbe una scelta intelligente ed utile”.
Il suo contributo presto dimenticato come quello di altri importanti tarantini, andrebbe rivalutato, riconsiderando i suoi scritti, le sue intuizioni, tra le quali le Giornate del Mezzogiorno alla Fiera del Levante.