Sport

Dalla paura alla vittoria: il cammino di Sinner agli Us Open

Jannik Sinner - foto Instagram
30 Ago 2024

di Paolo Arrivo

Ci ha fatto prendere un bello spavento. Come un fulmine a ciel sereno, dopo l’ultimo trionfo sul campo da tennis. Ricordiamo che i primi a dare notizia della sua positività al doping, per mezzo del Clostebol, erano stati i giornali stranieri, come a voler infierire; ma i titoli degli stessi articoli contenevano la parola scagionato, assoluzione, con riferimento a una vicenda incresciosa quanto grottesca. Di certo Jannik Sinner non ha passato un bel periodo. Ecco perché il suo volto non sprizzava gioia nel momento in cui si è aggiudicato il torneo di Cincinnati, Masters 1000. Le sue condizioni di forma erano in crescendo, ad ogni modo. Così il tennista numero uno del mondo si è presentato agli Us Open. Senza la compagnia del preparatore atletico Umberto Ferrara e del fisioterapista Giacomo Naldi, i quali sono stati fatti fuori dallo staff, costretti a pagare per quanto accaduto nel mese di marzo. Per un incidente del tutto fortuito. Pure il sorteggio non ha sorriso all’altoatesino, in questo delicato periodo, con la prospettiva di dover affrontare Daniil Medvedev ai quarti e Carlos Alcaraz nella semifinale dell’ultimo Grande Slam della stagione.

Il campione che rimonta

La partenza è stata in salita nel primo match degli Us Open: falloso al servizio, l’azzurro ha faticato a trovare il ritmo finendo col perdere il set per 6-2, addirittura, dopo aver perso quattro games consecutivi. L’americano Mackenzie McDonald numero 140 del mondo è stato poi domato senz’altra fatica. Quello spavento iniziale, allora, faceva il paio con la vicenda Clostebol. Più netta la 50esima vittoria stagionale inflitta a Alex Michelsen. Ancora una volta, l’avvio non è stato dei migliori per Jannik che, non esprimendo il suo miglior tennis, pur subendo due volte il controbreak, è riuscito a vincere il primo set e a passeggiare nel secondo (6-0) fino al successo, in un tempo record. Domani dovrà vedersela contro l’australiano Cristopher O’Connell. L’auspicio è che possa ritrovare continuità fino al suo massimo livello sfruttando al meglio il giorno di riposo. Non è usuale vederlo sbagliare il rovescio incrociato più volte; ma il 23enne ha nel proprio repertorio una gran varietà di colpi riuscendo a compensare con la tempra del fuoriclasse anche una giornata no.

Non solo Sinner: gli altri italiani protagonisti agli Us Open

Sconfitta onorevole per Luca Nardi all’esordio (5-7, 6-7, 6-7 da Bautista Agut), il torneo era stato approcciato bene da Matteo Berrettini, che dopo aver superato in tre set lo spagnolo Albert Ramos-Vinolas ha perso nettamente contro Taylor Fritz. Positive le due prove dell’altro Matteo (Arnaldi), strepitoso contro il russo Romani Safiullin; di Flavio Cobolli, capace di piegare pure il belga Zizou Bergs, e di Mattia Bellucci. Quest’ultimo però si è dovuto arrendere in quattro set al prossimo avversario di Sinner. Capolavoro di Lorenzo Musetti che ha piegato il serbo Miomir Kecmanovic in rimonta. Mentre il veterano, talentuoso e imprevedibile Fabio Fognini è uscito di scena al primo turno. Ko anche per Lorenzo Sonego, che contro lo statunitense Tommy Paul non deve aver smaltito le fatiche del torneo di Winston Salem, vinto la settimana scorsa. Tra le donne c’è da segnalare le belle vittorie di Sara Errani, tornata ad imporsi, dopo 9 anni, agli Us Open. Avanza la campionessa olimpica Jasmine Paolini. Che non avrebbe bisogno della fortuna: l’infortunio della ex numero uno Karolina Pliskova ha portato l’azzurra al terzo turno degli Us Open. Un traguardo per lei storico.

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Salvaguardia del Creato

“Sentiero di Francesco”, al via il cammino a piedi Assisi-Valfabbrica-Gubbio

30 Ago 2024

“In Umbria, tra le iniziative che caratterizzano la Giornata per la custodia del creato del 1° settembre, c’è il cammino ‘Il Sentiero di Francesco’, arrivato quest’anno alla sedicesima edizione”. Il pellegrinaggio a piedi Assisi-Valfabbrica-Gubbio, fissato come sempre nei giorni 1-2-3 settembre, “è il cammino – spiegano gli organizzatori – che ripercorre il viaggio compiuto dal Poverello di Assisi dopo il gesto della ‘spogliazione’ e la rinuncia alle ricchezze e all’autorità paterne. Un appuntamento entrato nel cuore di tantissimi pellegrini, dagli umbri a quelli di fuori regione, e anche diversi stranieri”.
Quest’anno, gli organizzatori del “Sentiero” aderiscono anche alla campagna Steps for Peace che nasce dagli inviti di Papa Francesco a fare passi concreti di pace. “I giovani di Economy of Francesco vogliono percorrere i 4mila chilometri (8 milioni di passi) che separano Gerusalemme dalla città di Assisi. Un pellegrinaggio ‘a pezzi’, per ricordare tutte le guerre che infiammano il mondo, a cui chiunque può partecipare donando passi attraverso un donation form. Una staffetta che è in corso nei cinque continenti e nella quale i giovani si stanno passando idealmente la corda francescana”
“Ormai consueta e familiare anche la formula che caratterizza il programma del pellegrinaggio umbro. Quest’anno la partenza del primo settembre cade di domenica. Il raduno è previsto di buon mattino in piazza del Vescovado, accanto al santuario della Spogliazione, dove ci sarà la preghiera iniziale con i vescovi Domenico Sorrentino (Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino e Foligno) e Luciano Paolucci Bedini (Gubbio e Città di Castello)”. Tappa finale della prima giornata è la cittadina di Valfabbrica, dove sarà celebrata la santa messa. Il cammino riprende il 2 settembre alla volta dell’eremo di San Pietro in Vigneto. Infine, il terzo giorno – il 3 settembre – di nuovo in cammino per arrivare a Gubbio, con i due momenti dell’arrivo alla chiesetta di Santa Maria della Vittorina e la celebrazione conclusiva nella chiesa di San Francesco, seguita dalla consegna del Premio “Lupo di Gubbio” per la riconciliazione.
Il pellegrinaggio “Il Sentiero di Francesco” è una iniziativa promossa e organizzata dalla diocesi di Gubbio insieme alla diocesi di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino.

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Libri

La città dei libri: prende forma il progetto dell’associazione Pablo Neruda

Tema Sistemi, leader nel settore dell’antincendio, è la prima azienda tarantina ad aver aderito

30 Ago 2024

Il progetto “La città dei libri”, presentato ufficialmente nel mese di luglio dal presidente dell’associazione Neruda Saverio Sinopoli e dalla vice presidente Gabriella Ressa, sta raccogliendo consensi in tutti gli ambiti. Da oltre un anno il team Neruda sta lavorando a progettare, tessere e far radicare la “città dei libri” su Taranto. Le fasi del progetto sono tre: promuovere e realizzare decine di postazioni di free library (casette in legno o di altre forme, realizzate in materiali vari riutilizzati) sul territorio, costruire una rete di questi nascenti centri assicurando supporto e promozione ed infine creare sinergie con “gli angoli di lettura” con performance artistiche.

“Sono molto soddisfatto della risposta che le varie realtà del territorio stanno dando a questo progetto”, ha affermato il presidente della Pablo Neruda, Saverio Sinopoli.

Tema Sistemi spa, leader nel settore dell’antincendio con sede a Taranto, è la prima azienda tarantina ad aver aderito al progetto “La città dei Libri” dell’associazione culturale “Pablo Neruda”. Con questa iniziativa Tema Sistemi spa dimostra il suo impegno nella promozione della cultura e del benessere dei propri dipendenti.

Roberto Borraccino, ceo di Tema Sistemi spa, ha avallato la creazione di un’area dedicata alla lettura all’interno dell’azienda con 120 volumi, che spaziano dai grandi classici della letteratura ai romanzi gialli, rosa e noir, fino a libri di divulgazione scientifica e testi specifici sul tema dell’antincendio, settore in cui l’azienda opera da oltre 34 anni.

La biblioteca aziendale è a disposizione di tutti i dipendenti, con la possibilità di prendere in prestito o lasciare un libro, avviando così una pratica di bookcrossing che consente di dare nuova vita a libri usati, contribuendo a creare un ambiente di scambio culturale e di crescita personale. L’obiettivo è quello di arricchire costantemente l’offerta attraverso nuove donazioni e suggerimenti da parte dei collaboratori stessi.

“Si tratta di credere in un processo di crescita – ha continuato Sinopoli – e per questo ringrazio Tema Sistemi ed il suo presidente Borraccino ed invito anche le altre realtà che si sono dimostrate interessate a fare lo stesso”.

La partecipazione al progetto “La città dei Libri” rappresenta un passo significativo per Tema Sistemi spa, che vede nella cultura uno strumento fondamentale per lo sviluppo delle competenze e per il benessere delle persone. “Questa iniziativa – afferma Roberto Borraccino, ceo di Tema Sistemi spa, si inserisce in un percorso più ampio di responsabilità sociale d’impresa che l’azienda sta portando avanti con convinzione, promuovendo valori come la condivisione del sapere, la sostenibilità e l’attenzione al territorio”.

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Diocesi

Sabato 31 i padri conventuali chiudono il convento alla San Massimiliano Kolbe

30 Ago 2024

di Angelo Diofano

Le valigie sono pronte da tempo, in attesa di essere portate nella nuova destinazione. Purtroppo, tra la tristezza degli abitanti del Paolo VI (che da tempo speravano nell’impossibile) i frati conventuali della San Massimiliano Kolbe sabato 31 agosto chiuderanno il convento, dopo una permanenza durata quarant’anni giusti. Il parroco padre Salvatore Santomasi e i suoi confratelli padre Giovanni Iuliani e padre Vittorio Ciaccia (superstite del primo gruppo di frati che giunsero a Taranto) hanno già salutato i parrocchiani. “Con semplicità e letizia francescana – dice padre Salvatore – accogliamo la decisione da tempo comunicataci nella totale obbedienza che, come spiegava il ‘nostro’ San Giuseppe da Copertino, è la carrozza che ci porta in paradiso”.

Si sa già che padre Giovanni si recherà nel convento di Lucera (Foggia) e padre Vittorio in quello di Copertino (Lecce) mentre padre Salvatore è ancora in attesa di conoscere la sua nuova destinazione.

“Lasciamo Taranto nella consapevolezza che la nostra comunità, finché il Signore ha voluto, è stata un dono per gli abitanti del quartiere, che ci hanno voluto tanto bene. Ed è con questa gioia nel cuore che ripartiamo verso un’altra storia” – aggiunge padre Salvatore.

Come già riferito, l’arcivescovo ha nominato quale nuovo parroco della San Massimiliano Kolbe mons. Renato Pizzigallo, originario di Crispiano, classe ’57, già cappellano militare.

Mons. Pizzigallo, ordinato sacerdote il dicembre 1985, ha ricoperto gli incarichi di vicario nelle seguenti parrocchie: San Francesco De Geronimo (’84-’85), Santa Maria La Nova-Pulsano (’85-86), San Pio X (’86-’88), Madonna delle Grazie (’89-’91) per poi divenire cappellano Marina Militare dal ’91 al 2019, quando è stato posto in quiescenza; da quattro anni è cappellano all’Hospice San Bartolomeo.

Mons. Pizzigallo sarà alla San Massimiliano Kolbe già domenica 1 settembre per la celebrazione della santa messa, in attesa dell’ingresso ufficiale che si terrà in data da concordare con l’arcivescovo: presumibilmente fra fine settembre e inizio ottobre.

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Emergenze sociali

La sanità pubblica alla mercé dei violenti ultimo episodio al “SS. Annunziata”

29 Ago 2024

di Silvano Trevisani

Ennesimo episodio di violenza nei confronti di medici e personale sanitario si è verificato, questa volta, all’Ospedale “SS. Annunziata”. A denunciarlo con forza chiedendo una serie di misure atte a scoraggiare il fenomeno è questa volta la Uil. Perché di fenomeno evidentemente si tratta. Vi sono, infatti, evidenti pulsioni emulative dietro il ripetersi continuo, in questa calda estate, di episodi di violenza nei confronti di medici e infermieri che operano già in condizioni precarie e sono sottoposti a ritmi di lavoro inumani in situazioni inaccettabili. Nessuna giustificazione vi può essere per chi ricorre alla violenza, anche se spinto dal dolore per eventi drammatici o dal senso di impotenza che può cogliere nell’attendere a volte per molte ore le cure dei sanitari.

Il sistema, infatti, non va ed è sotto attacco da più parti: da chi vorrebbe tagliare sempre sulla sanità, primo capitolo della spesa pubblica, e da chi vorrebbe spostare dal pubblico al private grosse fette di risorse economiche. Ma prendersela con i medici non fa che assecondare queste “intenzioni”, perché li indice a impoverire ancora di più in servizio. Stiamo assistendo, ancor più in questi mesi estivi, a un vero e proprio assalto quotidiano ai pochissimi pronto soccorso rimasti operativi dopo gli scellerati tagli effettuati da vari governi. Sia quello del “SS. Annunziata” sia quello di Martina Franca sono spesso assediati da lunghe code si ambulanze, ancor più dovendo soddisfare anche le urgenze imposte da un significativo numero di turisti, che in questo mesi raddoppiano le presenze.

Gli episodi precedenti

Nei giorni scorsi, infatti, episodi di violenza si erano verificati in Puglia: l’ultimo a Maruggio, dove una dottoressa era stata aggredita da una coppia, poi identificata a denunciata, all’interno di una guardia medica ed ha poi rassegnato le dimissioni. Ma un analogo episodio era accaduto pochi giorni prima nella guardia medica di Minervino di Lecce, mentre un operatore del 118 era stato preso a pugni durante un intervento a San Paolo di Bari.

L’ultimo episodio in ordine di tempo, avvenuto al “SS. Annunziata”, vede coinvolto un familiare di una paziente deceduta che, in preda ad una rabbia incontrollabile, ha aggredito fisicamente il professionista sanitario, procurandogli un trauma cranico.

Le richieste dei sindaacati

Il segretario generale della UIL FPL Taranto, Giovanni Maldarizzi, dichiara: “Siamo sconvolti e indignati di fronte a questo nuovo atto di violenza, che si aggiunge ad una lunga lista di episodi simili che martoriano il nostro sistema sanitario. Non possiamo più tollerare che i nostri colleghi siano costretti a lavorare in un clima di paura e insicurezza. L’aggressione subita dal nostro collega è un’ulteriore conferma che la situazione è ormai insostenibile e richiede un intervento immediato e deciso da parte delle istituzioni”.

Secondo Maldarizzi “questi episodi non sono solo frutto di singoli atti sconsiderati, ma riflettono un profondo malessere sociale e una crescente tensione nei rapporti tra cittadini e operatori sanitari. È fondamentale comprendere le cause profonde di questo fenomeno e agire di conseguenza. La carenza di personale, le lunghe liste d’attesa, la crescente complessità delle patologie e le difficoltà economiche delle famiglie contribuiscono a creare un clima di frustrazione e rabbia che, troppo spesso, si riversa sui professionisti della salute”.

i sindacati chiedono maggiori tutele, un numero verde per segnalare gli episodi, una legislazione  più severa e compagne di sensibilizzazione

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Tracce

Il conformismo della guerra

(Foto P.T.Bou Mehri from https://www.agensir.it/)
29 Ago 2024

di Emanuele Carrieri

Si prova un senso di repulsione a pensarlo e un senso di repulsione si prova a scriverlo. Ma è una realtà e non si può contestare: si deve riconoscere, purtroppo, che la strategia interventista e bellicista di Netanyahu – e della sua compagine di governo ultraconservatore, ultranazionalista e ultraortodosso – sta sopportando tutte le prove del tempo. Massacrando decine – si discute se siano tre o quattro – di migliaia di civili palestinesi, le forze di difesa israeliane (questo è l’eufemismo usato per indicare le forze armate) hanno annientato la striscia di Gaza, riducendola in un enorme cumulo di macerie e, di fatto, rioccupandola con forza e violenza, e a mano armata. Una volta rasa al suolo la Striscia, Netanyahu ha rivolto le sue attenzioni alla parte settentrionale, al Libano, cioè dove hanno sede le milizie di Hezbollah, la cui forza militare è tale da essere reputata non solo più potente dell’esercito regolare libanese ma della maggior parte delle forze armate arabe al mondo. Approfittando della prevalenza aerea, Israele ha sferrato delle incursioni, sempre più micidiali, fino a quelle recentissime, definite “preventive” rispetto a una offensiva delle milizie filo-iraniane, che si è materializzata lo stesso nel lancio di centinaia di razzi. Una tattica, quella dell’attacco preventivo, che fa tornare alla memoria una vignetta pacifista degli anni Sessanta. Un generale diceva: “Attacchiamo per difenderci … se mai a quello viene l’idea di difendersi”. Nel contempo, consapevole che un vero attacco a Israele provocherebbe l’intervento degli Stati Uniti, l’Iran ha dovuto metabolizzare l’assassinio mirato del leader palestinese Ismail Haniyeh e rinviare, a data da destinarsi, quella vendetta così tanto sbandierata a parole. Tutto questo è reso possibile, anzitutto, dall’appoggio internazionale, di quell’internazionale che più conta, di cui gode lo Stato di Israele. Gli Stati Uniti continuano a mandare armamenti e finanziamenti e, come per l’Iran, a proiettare l’ombra minacciosa della loro potenza ogni qual volta la tensione sale oltre il livello di guardia. L’amministrazione Biden è intervenuta di solito per consigliare moderazione e anima le trattative per una tregua a Gaza. Ma dall’offensiva terroristica di Hamas a Israele del 7 ottobre del 2023 a oggi, i consigli del presidente degli Stati Uniti e le molte missioni in quell’area del segretario di Stato Antony Blinken hanno prodotto poco o nulla, dal punto di vista dello scontro armato. E le campagne elettorali di Trump e di Kamala Harris fanno presumere che poco cambierà in avvenire. L’Unione Europea, al momento “in tutt’altre faccende affaccendata”, non fiata, non parla. E, delle due, o l’una o l’altra: o acconsente oppure subisce. Questo non significa discolpare Hamas o l’Iran o i loro vassalli Houthi o Hezbollah, con le loro politiche estremistiche, le loro strategie terroristiche e la quasi assoluta incapacità di concepire una alternativa che non abbia alla base l’uso della forza. Vuol dire soltanto far notare che nulla è stato fatto, dall’ Occidente, per portarsi alla radice del problema, ossia la sorte, il destino dei palestinesi, e cercare seriamente di risolverlo. È così: per molto tempo sia gli Stati Uniti sia l’Europa hanno assistito inerti agli sforzi di Netanyahu e dei suoi favoreggiatori per rendere impossibile l’unica soluzione che, a parole, tutti caldeggiano, ossia quella “due popoli, due stati”, incoraggiando con i fatti quella follia politica. Che non solo ha scaraventato i palestinesi fra le braccia di Hamas e il Medio Oriente in una situazione di continua incertezza, ma ha ormai, in pratica, costretto tutto il mondo a conformarsi alla convinzione che il conflitto sia l’unico stratagemma per delimitare la questione. Questa constatazione può spingere alla disperazione. Già, perché nella storia molto tormentata del conflitto fra israeliani e palestinesi, fra le troppe incerte e complicate, una cosa è sicura e facile da capire: la violenza non ha mai, mai, mai prodotto i risultati desiderati. Non il tentativo di pulizia etnica che ha accompagnato la fondazione dello stato di Israele, non le guerre fra gli stati arabi e Israele, non il terrorismo palestinese (ricordate Settembre Nero, la strage di Monaco, i fedayyin, l’Achille Lauro?), non la oppressione e il colonialismo israeliano, non lo stragismo di Hamas e nemmeno il suprematismo, l’autoritarismo e il dispotismo dell’ultimo esecutivo – in tanti sperano sia davvero l’ultimo – comandato da Netanyahu. Il problema è lì, è sempre lo stesso ed è sempre lì: dinanzi ai troppi insediamenti dei coloni israeliani, cosa fare dei palestinesi? L’unica differenza rispetto al 1948 è che tutto il contesto, l’intero scenario è più violento, crudele e insensato. Tutto ciò dovrebbe illuminare chi ha il potere di decidere. Basta esaminare la posizione di Biden che ha detto parole di commiserazione per la popolazione di Gaza, ma senza avere il coraggio di assumere una decisione, pure simbolica, anche solo tre pallottole in meno per le forze di difesa israeliane. E siccome fabbricare armamenti e inviare le persone a morire non è poi così difficile, non ci si può aspettare cambiamenti nel prossimo futuro. E viene da chiedersi se un redivivo generale von Clausewitz attesterebbe ancora che “la guerra è la prosecuzione della politica con altri mezzi”, dinanzi a tutto ciò? Forse no. Sembra proprio che, per chi ha solo la forza delle armi, l’unica via di uscita sia la guerra? E oltre la forza delle armi? Il niente, il nulla, il vuoto assoluto.

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Popolo in festa

Iniziano a Montemesola i festeggiamenti in onore dei Santi Medici e di San Michele

29 Ago 2024

di Angelo Diofano

A Montemesola iniziano, in questo fine settimana, i  festeggiamenti in onore di San Michele Arcangelo e dei Santi Medici Cosma e Damiano, a cura della parrocchia chiesa madre  Santa Maria della Croce (parroco, don Andrea Casarano) e dell’apposito comitato, di cui è presidente onorario Michele Guida, con il patrocinio del Comune.

Venerdì 30 alle ore 19 ci sarà la traslazione dei venerati simulacri dei Santi Medici e di San Michele dalla chiesa intitolata all’Arcangelo alla chiesa madre, dove alle ore 20, nel corso della santa messa solenne, si terrà la cerimonia di professione dei nuovi confratelli consorelle con il giuramento degli officiali minori; al termine, alle ore 21, concerto in piazza della rinomata banda di Francavilla Fontana, diretta dal m. Ermir Krantja.

Sabato 31 agosto, alle ore 18, processione con i simulacri dei Santi Medici accompagnata dal complesso bandistico cittadino ‘Francesco Trani’ diretto dal m° Beniamino Casavola; al rientro, alle ore 20, solenne celebrazione eucaristica in chiesa madre. Alle ore 21, in piazza, spettacolo musicale della cover band ‘Palasport Pooh Official Tribute’.

Domenica 1 settembre, santa messe alle ore 8 e alle ore 10; alle ore 18, processione con il simulacro di San Michele accompagnata dal complesso bandistico cittadino ‘Giuseppe Chimienti ‘ diretto dal m° Lorenzo De Felice.
Alle ore 20, durante la solenne celebrazione eucaristica, consegna del  ‘Premio San Michele’ (prima edizione), a cura della parrocchia e della confraternita di San Michele arcangelo, alle personalità che si sono distinte nella lotta alla criminalità e per l’affermazione dei valori della legalità e della giustizia. Saranno premiati il questore dott. Massimo Gambino e i comandanti provinciali dell’Arma dei Carabinieri, col. Gaspare Giardelli, e della Guardia di Finanza, col. Massimiliano Tibollo. Al termine, alle ore 21, in zona Molinelle, fuochi pirotecnici della ditta Itria Fireworks di Martina Franca e alle ore 21.30, in piazza, spettacolo musicale del complesso ‘Vega80’.

Nel corso delle tre serate sarà attivo il mercatino di hobbisti e antiquariato.

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Festeggiamenti patronali

A Grottaglie, verso la conclusione la festa del patrono San Francesco De Geronimo

29 Ago 2024

di Angelo Diofano

“La festa di San Francesco De Geronimo costituisce sempre un’opportunità per ritrovarsi insieme in Collegiata, dove tutte le comunità parrocchiali sono pronte per onorare il celeste patrono della città di Grottaglie. Senz’altro, pensare a Francesco De Geronimo significa considerare come il Signore è stato benevolo con la nostra terra, tanto da donarci un santo cui siamo chiamati a ispirarci per vivere coerentemente il Vangelo. In un tempo particolare, difficile come quello che stiamo vivendo, soprattutto per le guerre in corso, vogliamo chiedere a Lui, tutti quanti insieme, in un’unica voce, il dono della pace. Il Signore è la nostra pace! Noi questo lo crediamo fermamente. San Francesco De Geronimo interceda presso Dio perché conceda la pace al mondo intero!”: così don Eligio Grimaldi, parroco della chiesa madre Santissima Annunziata di Grottaglie, ribadisce il significato dei festeggiamenti (che si concludono in questo fine settimana) in onore di San Francesco De Geronimo, suo patrono principale, secondo la bolla di papa Gregorio XVI del 3 maggio 1844.

Venerdì 30 e sabato 31, alle ore 19 in chiesa madre, celebrazioni eucaristiche saranno presiedute rispettivamente da don Ciro Santopietro (parroco del Carmine di Grottaglie) e da don Mimino Damasi (parroco al Rosario di Grottaglie).

Domenica 1 settembre, festa di San Francesco De Geronimo, sante messe saranno celebrate alle ore 7.30-9.30-11 (presieduta da mons. Salvatore Ligorio, arcivescovo emerito di Potenza)-18 (presieduta dal nostro arcivescovo mons. Ciro Miniero). Alle ore 19 si terrà la solenne processione per le vie principali, accompagnata dalle confraternite cittadine e dalla banda musicale ‘Città di Grottaglie’, diretta dal maestro Antonio L’Assainato.

I festeggiamenti esterni prevedono per venerdì 30, in piazza San Francesco De Geronimo, alle ore 21, il concerto per pianoforte e quartetto d’archi, di Carmine Fanigliulo dal titolo ‘Non ho mai saputo cantare’; sabato 31, alle ore 22, in piazza Regina Margherita, illuminata artisticamente a cura della ditta Memmola di Francavilla Fontana, si terrà la spettacolo musicale degli ‘Ohm – tribute Pink Floyd’.

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A Taranto

Soprintendenza: allarme per il rischio di un declassamento di Taranto

28 Ago 2024

di Silvano Trevisani

Un nuovo attacco potrebbe profilarsi alle istituzioni culturali di Taranto, alla luce del dPCM 15 marzo 2024, n.57. Ci rifreriamo al “Regolamento di organizzazione del Ministero della cultura, degli uffici di diretta collaborazione del Ministro e dell’Organismo indipendente di valutazione della performance”.

Il dPCM, che di recente è stato presentato ai sindacati, recita testualmente, al punto riguardante Taranto: “Per quanto riguarda la Puglia, la Soprintendenza di Brindisi e Lecce diventa Soprintendenza di Brindisi, Lecce e Taranto, con due sedi, una a Lecce e un’altra a Taranto, anche in virtù dell’acquisizione delle competenze sul territorio acquisite dalla Soprintendenza Subacqueacui erano assegnate in precedenza”. La formulazione sibillina del testo non chiarisce se le competenze le competenze Sabap (soprintendenza archeologica belle arti e paesaggio) passano dalla soprintendenza subacquea alla sede tarantina della nuova soprintendenza Brindisi-Lecce-Taranto, o se si preveda un superamento della soprintendenza nazionale con la restituzione delle competenze alla soprintendenza tradizionale. Condizione che completerebbe la cancellazione definitiva della soprintendenza archeologica attuata da Franceschini e “compensata” allora con la creazione della soprintendenza subacquea.

la reazione di Melucci

Il sindaco Melucci si è affrettato a prendere carta e penna e scrivere al ministro Sangiuliano chiendo di mantenere la sede dirigenziale della soprintendenza nazionale per il patrimonio culturale subacqueo nella città di Taranto. L’istanza punta a scongiurare quella che potrebbe rivelarsi l’ennesima mancanza di attenzione verso Taranto.

La presenza della soprintendenza nella città – ha spiegato il sindaco Melucci – è considerata cruciale per supportare questo processo di trasformazione, contribuendo alla valorizzazione del patrimonio culturale in un contesto di grande cambiamento. La proposta di riorganizzazione degli uffici centrali e territoriali da parte del Ministero della Cultura rischia di ridurre la presenza istituzionale nella città ionica, limitando la Soprintendenza ad una semplice sede operativa svilendo in tal modo il suo ruolo”.

Evitare che Taranto perda un presidio così rappresentativo ed emblematico della sua storia è un obiettivo che l’amministrazione Melucci intende perseguire nell’interesse di una città e di un territorio sempre più protesi verso quel processo di cambiamento a cui un’intera comunità non vuole rinunciare”.

Il parere dei sindacati

Stando a quanto si legge nel resoconto dell’incontro che i sindacati hanno avuto con il capo di gabinetto del ministero, Gilioli, che leggiamo dal comunicato nazionale della Cisl- Fp/Mic, l’elenco proposto dal ministero prevederebbe questa dizione: “ – Soprintendenza del Mare con competenze esclusive sull’archeologia subacquea, con sede a Taranto. – Sabap di Brindisi, Lecce e Taranto con sedi a Lecce e Taranto”. Se ne dedurrebbe che Taranto sarebbe destinataria di una doppia sede: la soprintendenza nazionale subacquea e la sede locale della soprintendenza Sabap Brandisi-Lecce-Taranto.

Ma sarà poi così? Lo stesso sindacato evidenzia, nel resoconto, “la mancanza dei testi dei DM, che non ci sono stati trasmessi come da prassi e pertanto riteniamo l’informativa assolutamente parziale, mancando tutta la parte di dettaglio sulle competenze dei singoli uffici periferici, tema non proprio secondario. Pertanto le nostre valutazioni si basano solo su quanto ci è stato illustrato”.

I sindacati, inoltre, lamentano tutta una serie di gravi lacune, a cominciare dal personale, assolutamente insufficiente a garantire l’operatività della nuova organizzazione.

Ma la poca chiarezza della vicenda induce a una “prudenza operativa”: sarebbe opportuno mobilitarsi a tutti i livello per chiarire la questione ed evitare nuove penalizzazioni per il territorio.

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Hic et Nunc

Mons. Angelo Panzetta nominato arcivescovo coadiutore di Lecce

28 Ago 2024

“Desidero che le campane della nostra cattedrale suonino a festa per esprimere la gioia della chiesa tarantina per la nomina di un amato figlio di questa diocesi, Sua Ecc.za Rev.ma mons. Angelo Raffaele Panzetta, quale arcivescovo coadiutore di Lecce”: così mons. Ciro Miniero ha accolto e condiviso la notizia della nuova missione che papa Francesco, ha affidato a don Angelo.

 

Nomina dell’arcivescovo coadiutore di Lecce (Italia)

Il Santo Padre ha nominato arcivescovo coadiutore di Lecce (Italia) S.E. mons. Angelo Raffaele Panzetta, trasferendolo dall’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina.

Curriculum vitae:

S.E. mons. Angelo Raffaele Panzetta è nato il 26 agosto 1966 a Pulsano, in provincia ed Arcidiocesi Metropolitana di Taranto. Ha frequentato il Seminario Minore e successivamente è entrato nel Pontificio Seminario Regionale Pugliese Pio XI di Molfetta concludendo gli studi con il Baccalaureato in Teologia.

Ha ricevuto l’ordinazione sacerdotale il 14 aprile 1993.

Ha ricoperto i seguenti incarichi e svolto ulteriori studi: Dottorato in Teologia Morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana di Roma (2000); Viceparroco a Pulsano; Segretario Particolare dell’Arcivescovo, S.E. Mons. Papa; Assistente Ecclesiastico dei Medici Cattolici e dell’Istituto Secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo per la Metropolia di Taranto; ha diretto l’Ufficio Diocesano poi quello Regionale per la Pastorale Familiare; Docente di Teologia Morale presso l’Istituto di Scienze Religiose Metropolitano San Giovanni Paolo II di Taranto e presso l’Istituto Teologico Santa Fara di Bari e l’Istituto Teologico Pugliese Regina Apuliae di Molfetta; Padre Spirituale nel Seminario Interdiocesano di Poggio Galeso (2000-2002); Assistente Spirituale diocesano della Comunità Gesù Ama del Rinnovamento Carismatico Cattolico (2006-2019); collaboratore pastorale a Martina Franca, Montemesola, Taranto e Carosino; Padre Spirituale nel Pontificio Seminario Regionale Pugliese Pio XI di Molfetta (2008-2011); Docente, Vicepreside (2008-2011) e Preside presso la Facoltà Teologica Pugliese (2011-2019).

Il 7 novembre 2019 è stato nominato Arcivescovo di Crotone-Santa Severina, ricevendo la consacrazione episcopale il 27 dicembre successivo. Tra il 2021 e il 2022 è stato anche Amministratore Apostolico di Catanzaro-Squillace.

In seno alla Conferenza Episcopale Italiana è membro della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università. Presso la Conferenza Episcopale Regionale è Vescovo Delegato per la famiglia e la vita. È inoltre Moderatore dell’Istituto Teologico Calabro San Pio X di Catanzaro.

(Fonte: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/bollettino/pubblico/2024/08/28/0639/01301.html)

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Udienza generale

Papa Francesco all’udienza generale: “Respingere i migranti è un peccato grave”

foto Marco Calvarese-Sir
28 Ago 2024

di Maria Michela Nicolais

“Le rotte migratorie di oggi sono spesso segnate da attraversamenti di mari e deserti, che per molte, troppe persone risultano mortali. Per questo oggi voglio soffermarmi su questo dramma, questo dolore”: a denunciarlo è stato papa Francesco, che ha interrotto il consueto ciclo di catechesi per “pensare alle persone che – anche in questo momento – stanno attraversando mari e deserti per raggiungere una terra dove vivere in pace e sicurezza”. Due le parole al centro dell’appuntamento del mercoledì in piazza San Pietro: mare e deserto, due parole che “ritornano in tante testimonianze che ricevo, sia da parte di migranti, sia da persone che si impegnano per soccorrerli”, ha rivelato Francesco.

“C’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave”, la denuncia: “il mare nostrum, luogo di comunicazione fra popoli e civiltà, è diventato un cimitero. E la tragedia è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati”.

“Pensiamo ai paesi in guerra, ai tanti paesi in guerra”, l’invito a braccio al termine dell’udienza: “Pensiamo alla Palestina, a Israele, alla martoriata Ucraina, pensiamo al Myanmar, a Nord Kivu e a tanti paesi in guerra”, ha proseguito Francesco: “che il Signore gli dia il dono della pace”.
“Il Signore oggi è con i nostri migranti nel Mare nostrum. Il Signore è con loro, non con quelli che li respingono”, ha garantito il papa. “Nell’epoca dei satelliti e dei droni, ci sono uomini, donne e bambini migranti che nessuno deve vedere”, il monito: “Li nascondono. Solo Dio li vede e ascolta il loro grido. E questa è una crudeltà della nostra civiltà”. Dio, invece, “attraversa il mare e il deserto; non rimane a distanza, condivide il dramma dei migranti. Dio è con loro, con i migranti, è lì con loro, soffre con loro, piange e spera con loro”.

“In quei mari e in quei deserti mortali, i migranti di oggi non dovrebbero esserci, e ce ne sono purtroppo”, il riferimento all’attualità. “Ma non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti che otterremo questo risultato”, il grido d’allarme di Francesco: “Lo otterremo invece ampliando le vie di accesso sicure e regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, violenze, persecuzioni e da tante calamità; lo otterremo favorendo in ogni modo una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà. E unendo le forze per combattere la tratta di esseri umani, per fermare i criminali trafficanti che senza pietà sfruttano la miseria altrui. ”Pensate a tante tragedie dei migranti, a quanti muoiono nel Mediterraneo”, l’esortazione a braccio: “pensate a Lampedusa, a Crotone, quante cose brutte e tristi”.

Alla fine, l’omaggio ai “tanti buoni samaritani, che si prodigano per soccorrere e salvare i migranti feriti e abbandonati sulle rotte di disperata speranza, nei cinque continenti. Questi uomini e donne coraggiosi sono segno di una umanità che non si lascia contagiare dalla cattiva cultura dell’indifferenza e dello scarto, che uccide i migranti”. ”E chi non può stare come loro in prima linea”, ha detto Francesco citando Mediterranea Saving Humans e tante altre associazioni, “non per questo è escluso da tale lotta di civiltà: non possiamo stare in prima linea ma non siamo esclusi. Ci sono tanti modi di dare il proprio contributo, primo fra tutti la preghiera”. “Voi pregate per i migranti? Per questi che vengono nella nostra terra per salvare la vita? E voi volete cacciarli via?”, ha chiesto il papa ai fedeli. “Uniamo i cuori e le forze, perché i mari e i deserti non siano cimiteri, ma spazi dove Dio possa aprire strade di libertà e di fraternità”, l’appello finale.

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Paralimpiadi

Paralimpiadi: tra i partecipanti Matilde Lauria judoka sordocieca della Lega del Filo d’Oro

28 Ago 2024

Matilde Lauria, 57 anni, judoka sordocieca seguita dalla sede territoriale di Napoli della Lega del Filo d’Oro, tesserata con la Asd Noived di Napoli, dopo aver partecipato alle Paralimpiadi di Tokyo 2020, è pronta a realizzare un altro sogno: gareggiare ai Giochi paralimpici di Parigi 2024, che si svolgeranno dal 28 agosto all’8 settembre, riunendo 4.400 tra i più importanti atleti paralimpici del mondo.
La storia di Matilde è un esempio per tutti: ipovedente dall’età di tre anni a causa di una miopia maligna, ha perso anche l’udito nel tempo, ma non ha mai smesso di credere in sé stessa e nelle sue potenzialità. Nonostante gli ostacoli imposti dalla sua disabilità sensoriale, non si è mai arresa. Matilde è diventata mamma di Paola, Marco e Gabriele, ha vinto diverse medaglie a livello nazionale e internazionale fino a diventare un’atleta paralimpica riconosciuta a livello globale.
Grazie al sostegno della Lega del Filo d’Oro, Matilde ha imparato a comunicare con la Lis tattile, la dattilologia, il sistema Malossi e il Braille. Ha scoperto il judo oltre 20 anni fa, grazie a suo figlio e al suo maestro, e da allora ha coltivato la sua passione per questa disciplina, che ha rappresentato per lei un’importante rivincita nei confronti della società.
“Le mie vittorie e le mie medaglie sono il riscatto di una vita faticosa, la vita di una donna che non si è mai arresa. Il judo mi ha dato tanto, il contatto diretto con l’avversario, l’equilibrio, il portamento, ma quello che amo di più di questa disciplina è che mi ha permesso di ottenere una rivincita nei confronti della società: perché è il pregiudizio degli altri a renderci disabili, non lo siamo noi”, dice Lauria.
Nel 2016, quando alla cecità è subentrata anche la perdita parziale dell’udito, Matilde ha deciso di rivolgersi alla Lega del Filo d’Oro, che è diventata per lei una seconda famiglia. Come accade per i più piccoli, anche con gli adulti l’equipe interdisciplinare della “Lega”, dopo la diagnosi, inizia a lavorare ad un percorso personalizzato.
“Matilde Lauria per tutti noi ha fatto la storia, perché con coraggio non ha mai smesso di credere nelle sue potenzialità, affrontando con rara determinazione la sfida di andare oltre il buio e il silenzio imposti dalla sordocecità. – sostengono alla Fondazione Lega del Filo d’Oro Ets -. Questa donna dalla forza straordinaria è un esempio per tutte le persone che non vedono e non sentono e la sua partecipazione ai Giochi Paralimpici di Parigi 2024 ci rende orgogliosi del lavoro che da 60 anni portiamo avanti a sostegno delle persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali”.
Il judo, che non ha abbandonato grazie anche al sostegno ricevuto dalla Lega del Filo d’Oro, le ha permesso di sentirsi pienamente viva, uguale agli altri, donandole una grande occasione di riscatto, che l’ha condotta fino alle Paralimpiadi di Parigi 2024, dove parteciperà nella categoria -70 kg. Matilde è l’unica atleta con sordocecità a gareggiare nel suo ranking alle Paralimpiadi.

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