Tracce

Le ferie per una diversa narrazione?

(Photo from https://www.agensir.it/)
16 Ago 2024

di Emanuele Carrieri

Se non verrà tormentata da una qualsivoglia eventualità – sempre possibile con i conflitti in corso –, la politica affronta il viadotto (non è un ponte, perché ha molte arcate!) di ferragosto con l’ambizione di staccare la spina, di rilassarsi e di rimandare a settembre tutti gli impegni e tutti i chiarimenti. Succede così da sempre, forse da un paio di decenni (unica eccezione: la campagna elettorale, in pieno agosto 2022, per le elezioni politiche a settembre), quando i politici sciamano sotto gli ombrelloni o sui percorsi di montagna. Palazzo Madama e Palazzo Montecitorio sono deserti, i palazzi del governo non possono essere proprio deserti ma è vero che il motore gira al regime minimo necessario, il caldo si fa sentire e ha, quanto meno, il merito di sgelare le tensioni, a voce e non, dietro le quali, spesso e volentieri, c’è un vuoto di pensiero, una vera e propria assenza di idee, di visioni. Sono in calendario gli appuntamenti estivi consueti – come il Meeting di Rimini – ma il messaggio vero è: “se ne riparla a settembre”. Un avviso breve e chiaro. Se non fosse per l’aleggiare di un punto interrogativo incombente. Dopo due anni di attività di governo, la sfida del cambiamento, stabilita e sostenuta da Giorgia Meloni, è tuttora solida oppure si è persa pian piano per strada fra impulsive decisioni, dissapori interni alla maggioranza, incertezze, chiusure a riccio, faticosi rapporti con la stampa, massicci ricorsi a interviste di opinionisti amici e denuncia opprimente della sinistra “che cerca di delegittimarci”? Stando agli analisti e ai sondaggisti, il consenso elettorale c’è e perdura ma è come la classica corsa del mezzofondista che, arrivato all’ultimo giro, perde i passi, fa fatica a slanciarsi e rischia di essere sorpassato dagli avversari. Al viadotto di Ferragosto, in effetti, l’esecutivo formato da Fratelli d’Italia, dalla Lega e da Forza Italia – con il contributo esterno di Noi con l’Italia, Coraggio Italia e Unione di Centro – è arrivato con il fiato corto. La narrazione, regolare, frequente e ripetuta, è del tutto costruita sui tanti primati del nostro Paese e sulle forti difficoltà degli altri paesi europei in termini di crescita, in modo particolare la Germania e la Francia. Ma le svariate e persistenti divergenze rispetto alla media europea non vengono mai esternate e il piano nazionale di ripresa e resilienza è in ritardo per quanto concerne la realizzazione della spesa. Dopo due anni di governo, una comunicazione costruita sul “siamo belli, buoni e bravi” non può sopportare il contatto con una realtà quanto meno più problematica e più preoccupante. Tanto è vero che le stesse lobby, balneari e tassisti in primis, risolutamente spalleggiate fino a ieri nella battaglia contro la direttiva Bolkestein, la libera concorrenza e l’Unione Europea, ora avversano il governo amico perché non batte i pugni sui tavoli dell’Unione europea. Ma, forse, là avrebbe influito in misura maggiore se non avesse deciso di votare contro la riconferma di Ursula von der Leyen al comando della Commissione europea. Né le rassicurazioni, molto forzate nei modi e nelle espressioni, a partire da quelle del vice presidente del Consiglio dei ministri e segretario della Lega Matteo Salvini, amico di Le Pen e Orban – ‘siamo diversi, ma questa maggioranza andrà avanti fino al 2027’ –, cambiano la sostanza. Giorgia Meloni soffre la competizione da destra del tandem Salvini-Vannacci e, dal centro, dell’altro vice presidente del Consiglio Antonio Tajani, che, sotto la spinta anche della famiglia Berlusconi, preoccupata per la deriva a destra, tesse un’altra tela. E che ci stiamo a fare al Governo se non risolviamo l’emergenza carceri, si è chiesto, per esempio, il forzista vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè? I problemi interni non sono una ideazione satanica della sinistra, come conferma anche il caso Rai: le nomine al vertice sono state rinviate perché mancava l’accordo. All’opposto, si è scelto – per volere del ministro Giorgetti – di sostituire il Ragioniere Generale dello Stato Biagio Mazzotta e di nominare Daria Perrotta, responsabile dell’ufficio legislativo del Ministero dell’economia e delle finanze. Nata nel 1977, percorso di studi perfetto, esperienza maturata sul campo in Parlamento, alla Corte dei Conti e alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dove ha lavorato nel governo Renzi e, infine, con Giorgetti quando divenne sottosegretario alla Presidenza del Consiglio nel governo Conte 1 e poi ministro dello sviluppo economico con Draghi, è la prima volta che una donna va alla guida di un braccio strategico dello Stato. ‘È una decisione sbagliata’, ha strillato l’opposizione perché Perrotta non proviene dalla stessa Ragioneria o da una authority superiore come Banca d’Italia. “Se la Ragioniera non arriva da Banca d’Italia ho compiuto un peccato mortale? Okay, ho peccato”, ha replicato Giorgetti. Ecco come aggiornare la narrazione della maggioranza: cambiare conduttore si può e si deve se le scelte si incardinano su competenze provatissime e non sono ispirate dalla appartenenza. Del resto, anche il senatore del Partito democratico Filippo Sensi, alla Presidenza del Consiglio prima con Renzi e, poi con Gentiloni, ha detto di Perrotta di conoscere “personalmente la competenza, la solidità e la conoscenza al laser del bilancio dello Stato”. Proprio quello di cui ha bisogno il complesso apparato dello Stato ma, più ancora, tutto il nostro Paese.

Leggi anche
Editoriale

Acta, non verba. Fatti, non parole

La fatica di stare di fronte alla realtà per come è, a viverla per come si mostra, è una delle malattie culturali e sociali della nostra epoca. Il trionfo dell’io sul noi, sul riconoscimento del prossimo e della sua dignità, e il residuo di vecchie ideologie, sminuiscono la capacità di prendere atto di quel che […]

Altri nemici? Le corti internazionali

Come delibera il ventesimo emendamento, l’inizio del mandato presidenziale di Trump avverrà il 20 gennaio del prossimo anno, ma il suo team è già al lavoro per lanciare un attacco frontale alla Corte penale internazionale dell’Aia. La ragione? La risoluzione della Corte di emettere mandati di arresto contro Benjamin Netanyahu, a capo dell’esecutivo di Israele, […]

Il card. Zuppi al Festival della migrazione: “Che mondo è se non riusciamo a salvare i bambini che muoiono nel Mediterraneo?”

“Mi vergogno che nel Mediterraneo ci sono ancora bambini che muoiono, ma che mondo è che non riusciamo a salvare i bambini?”: lo ha detto il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, intervenendo al Festival della Migrazione 2024 in corso dal 26 al 30 novembre tra Bologna, Modena, Formigine, Sassuolo e […]
Hic et Nunc

Persone con disabilità, Di Maolo: “Dall’assistenzialismo alla valorizzazione ascoltando la loro voce”

Andare oltre l’approccio medico, assistenzialista e riabilitativo, per mettere al centro la persona con disabilità. Non solo bisogni, ma anche diritti, desideri, interessi e potenzialità da alimentare e promuovere. Invita ad un deciso cambio di mentalità Francesca Di Maolo, presidente dell’Istituto Serafico di Assisi, intervistata in occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone […]

Disabilità, Berliri (Casa al plurale): “La meraviglia va oltre le apparenze e mette al centro i più fragili”

“Che tipo di comunità vogliamo essere? Di fronte a chi appare diverso cosa scegliamo: il rifiuto, la pietà o la meraviglia?”: questa la riflessione-quesito lanciata dall’associazione Casa al plurale in occasione della Giornata internazionale per i diritti delle persone con disabilità che ricorre oggi, martedì 3 dicembre. Un’occasione “per ricordare i diritti delle persone con […]

Fascicolo sanitario elettronico: a che serve e perché è importante

A spiegarlo è Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe
Media
03 Dic 2024
newsletter