Sulle orme di San Paolo: il pellegrinaggio in Grecia della Regina Mundi di Martina Franca
Diario di bordo del viaggio in terra ellenica sui percorsi dell’apostolo di Tarso
Viaggiare in Grecia “sulle orme di San Paolo” – così si chiama il pellegrinaggio dal quale la parrocchia Regina Mundi di Martina Franca è recentemente tornata – è stato un affascinante viaggio nel tempo, nell’epoca in cui Paolo di Tarso si trova a evangelizzare alcune delle più fiorenti polis elleniche. Si è trattato di un viaggio in luoghi speciali che sono patrimonio artistico dell’umanità, così tanto ammirati e studiati sui manuali liceali di storia dell’arte e, al contempo, un’esperienza che ha permesso al gruppo di rivedere gli stessi luoghi alla luce della presenza evangelizzatrice dell’apostolo che sbarcò sulle coste di Tessalonia nella sua seconda missione in terra greca. Il percorso è stato una rilettura degli Atti degli Apostoli con una mappa più chiara dei luoghi: Atene e Corinto, Filippi, Berea, Tessalonica, passando per Delfi, con la visita nei luoghi dell’antico santuario di Apollo, tappa fissa per tutti i potenti dell’antichità che volevano consultare l’oracolo prima di iniziare imprese di ogni tipo. “Salire, salire, e continuare a salire” è l’altro tema che il gruppo ha trovato per descrivere bellezze e fatiche di questa esperienza.
Innanzitutto, per la buona riuscita di un’esperienza di viaggio, si sa, la guida che accompagna il gruppo è un ingrediente fondamentale. E Manos è stato una guida eccellente. Gli oltre quarant’anni di esperienza nel suo lavoro sono emersi con la loro portata nel carico di dedizione, amore per la propria terra e precisione mostrati nella conduzione del gruppo, lungo le varie tappe del pellegrinaggio. I racconti di Manos hanno delineato l’immagine di un popolo attaccato alle proprie origini e alla propria terra, nonostante i secoli di dominazione turca, di un Paese ricco di storia, arte e architettura che sono patrimonio di tutta l’umanità e per questo va valorizzato e preservato. Atene è stata il punto di partenza e di arrivo, in un percorso vissuto a ritroso rispetto alla rotta di San Paolo che invece, della Grecia, tocca per prime le coste a nord, in Macedonia. In un mix tra antico e contemporaneo, il gruppo è letteralmente approdato in piazza Sintagma dove, oltre al suggestivo cambio della guardia, si snoda il corso principale che porta alla vecchia agorà, nel nugolo di negozietti e trattorie tipiche che accolgono i visitatori sino a notte fonda con musica e piatti della tradizione. Ad Atene, mete imprescindibili sono state l’Agorà, l’Areopago e l’Acropoli, la parte più alta e antica della città dove, dopo tanti scalini e tanto sole con la vista panoramica dei quartieri che si stendono verso il mare, si arriva alla maestosità del Partenone e della Loggia delle Cariatidi, esempi di opere d’arte e architettura che emozionano, davanti alle quali la meraviglia prende il sopravvento. In questa città, che immaginiamo così ricca e dinamica ai tempi di Paolo, l’apostolo evangelizzava e faceva proseliti annunciando la Buona Novella in lingua greca.
Allontanandosi dalla capitale, la seconda tappa è Corinto, punto strategico da sempre, collegamento tra la Grecia continentale e il Peloponneso. Qui Paolo conosce i coniugi Aquila e Priscilla: lavora nella loro bottega e dimora nella loro casa per diciotto mesi. Rimane poco del foro romano nel quale fu condotto per essere giudicato, ma celebrando la Santa Messa all’ombra di un ulivo, tra i resti di antiche colonne, è facile immaginare come potesse svolgersi la vita, duemila anni fa, in quella piazza piena e attiva. Da lì, passaggio obbligato per Micene e Tirinto, la cui civiltà ha dominato la Grecia per quasi ottocento anni, tra il 2000 e il 1200 a.C. Suggestivo il parco archeologico con la maestosa tomba a pozzo di Atreo, padre di Agamennone e Menelao. Da qui partì la spedizione achea verso Troia, qui è stata ritrovata la famosa “maschera di Agamennone” ammirata al museo nazionale di Atene. E procedendo a ritroso, il gruppo si è avviato poi verso Filippi e Salonicco. A Filippi, primo approdo europeo paolino in Europa, tappa presso il sito archeologico che oggi è Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Il Teatro, il Foro, le Basiliche paleocristiane, il Palazzo episcopale, l’Ottagono, la Via Egnazia sono le vestigia storiche dell’epoca romana. Si svolse qui la battaglia in cui Ottaviano e Antonio sconfissero Bruto e Cassio, gli uccisori di Cesare (“Ci rivedremo a Filippi!”). E sono tante le testimonianze di quella che è stata la prima comunità cristiana nata in Europa. La predicazione di Paolo e la conversione di Lidia sono ricordate in una zona monumentale creata nei pressi di una necropoli romana esterna alla città. Una moderna chiesa-battistero ricorda l’evento paolino e il cristianesimo nascente. Nell’area archeologica di Filippi è stata anche individuata una cripta che la tradizione cristiana identifica col luogo di prigionia di San Paolo.
Meritevole di attenzione anche Salonicco, la seconda città greca più grande dopo la capitale, dove non ci sono particolari memorie archeologiche del passaggio di San Paolo, ma la cui comunità è notoriamente riportata negli Atti degli Apostoli come destinataria della lettera ai Tessalonicesi. Una visita alla Basilica del patrono Demetrio, una capatina enogastronomica in un’osteria tipica nella zona antica del mercato e il lungomare, dove la movida di sera anima locali fronte mare con musica e salottini di ritrovo.
Infine, le Meteore, Μετέωρα, tappa intermedia e ambita del pellegrinaggio presso il centro monastico di Kalambaka nel nord della Grecia, al confine con la Tessaglia. Sospese tra il cielo e la terra, le meteore sono antichi insediamenti monastici eremitici bizantini, oggi attivi e visitabili solo in parte. Il gruppo è stato in due di essi. Il primo dedicato a San Caralampo, il secondo a Tutti i Santi. L’impatto qui è notevole, la vista si allarga sull’orizzonte e in altezza. Su lunghi pinnacoli naturali, forgiati dall’antico mare che lambiva la Tessaglia, sorgono monasteri secolari che sembrano un tutt’uno con la roccia. La leggenda vuole che il primo sia stato fondato da Sant’Atanasio, portato in cima sulle ali di un’aquila. È un luogo nel quale la natura e l’uomo hanno “collaborato” in armonia creando, con il lavoro paziente di secoli, strutture perfettamente incastonate sui costoni rocciosi. Lasciandosi guidare dalla suggestione, è facile immaginare la vita dei monaci di un tempo, scandita dalla preghiera, dal digiuno e dal silenzio, dal lavoro e meditazione. Oggi i monasteri attivi sono sei e si sono aperti anche a comunità monastiche femminili. All’interno dei monasteri non è consentito fare foto ma immaginatene la ricchezza di arte di ispirazione bizantina, i dipinti, la foglia oro che brilla sui rossi e sui verdi, gli ex voto, le rappresentazioni iconiche dei santi, storie raccontate per sequenze di immagini. E nel frattempo, tra uno scalino e l’altro, si rafforzano le relazioni che già c’erano e si fanno nuove conoscenze. Ognuno condivide a suo modo la propria esperienza e il desiderio di viaggiare, di conoscere. Si prega. Ci si scambia opinioni e punti di vista. A volte ci si scambia silenzi, importanti anche quelli. Anche questo è un “salire”, appunto. Verso l’infinito.
Prima del rientro ad Atene per riprendere il volo, il pellegrinaggio ha previsto una tappa speciale a Delfi, in visita al santuario di Apollo dove in antichità ci si recava per il famoso oracolo. Delegazioni reali, sovrani e letterati si recavano al tempio per ricevere oracoli sul futuro dalla Pitie, le sacerdotesse di Apollo. Il luogo è a dir poco speciale. Un museo moderno custodisce i resti prestigiosi dell’antico santuario; qui si trova la famosa Auriga di bronzo, la cui bellezza e raffinatezza vale tutto il viaggio e il perché del recarsi in Grecia. Nell’insediamento dove sorgeva il tempio, diversi sono i segni che testimoniano la storia di chi è passato presso quello che Zeus aveva segnato come l’ombelico del mondo. La vista è meravigliosa: sotto il sole di luglio, il mare brilla di azzurro e si staglia contro le pareti rocciose del dirupo sul quale sorge il santuario. Colonne e cipressi si allungano verso l’alto e tutto brilla di una luce naturale e portentosa: del resto, questa era la casa del dio del sole Apollo.
La parte gastronomica ha completato l’esperienza del pellegrinaggio in terra ellenica: ogni pranzo è stata occasione per degustare piatti e dolci della tradizione greca, aromi, spezie e preparazioni in linea con la dieta mediterranea che ci accomuna come popolo. L’organizzazione globale è stata curata dall’Opera Romana Pellegrinaggi.
Il pellegrinaggio Sulle orme di San Paolo continua il prossimo anno con la Turchia, l’antica Asia Minore dove l’apostolo ha lasciato il segno della sua presenza evangelizzatrice in tante località da scoprire.