Salute

Sanità: cresce il clima di violenza contro i medici e gli infermieri

11 Set 2024

di Silvano Trevisani

La sanità pubblica ancora sotto attacco. Ai tagli di personale, alle fughe dei medici, alla mancanza di risorse che impediscono cure adeguate, com’è accaduto a un malato di sclerosi che non ha potuto effettuare la risonanza perché l’ospedale ha esaurito le disponibilità, ora si aggiungono le violenze continue nei confronti di sanitari, infermieri e medici soprattutto.

i nuovi casi

Nuovi episodi, dopo quelli già segnalati, verificatisi all’Ospedale di Taranto, a Brindisi e Foggia, si sono verificati a Manduria, Lecce e ancora una volta a Foggia. Sconcertante il caso verificatosi a Manduria, dove il personale di un’ambulanza del 118, un autista-soccorritore del 118 e l’infermiere a bordo sono stati picchiati da un uomo che stavano tentando di soccorrere. In pieno centro, in piazza Vittorio Emanuele II, il gestore di un locale ha chiamato i soccorsi, avendo notato un uomo privo di sensi steso per terra. Giunti sul posto con l’ambulanza, infermiere e autista, intervenuti per soccorrere l’uomo che nel frattempo aveva ripreso conoscenza, sono stati aggrediti. Invitato a salire sul mezzo per essere sottoposto alle indagini del caso, l’uomo ha reagito scagliandosi contro di loro e colpendoli con pugni e calci e poi dileguandosi. I due uomini dell’equipaggio del 118 (l’infermiere era svenuto) sono stati medicati al pronto soccorso e dimessi con una prognosi di 5 giorni. Successivamente i carabinieri hanno identificato e denunciato l’aggressore.

Un altro episodio è accaduto all’Ospedale “Ferrari” di Casarano, dove un medico urologo è stato colpito con un calcio al basso ventre da un uomo che stava vistando. Due episodi erano accaduti a poche ore di distanza al pronto soccorso degli “Ospedali riuniti” di Foggia dove prima un diciottenne poi un trentatreenne hanno dato in escandescenza picchiando gli infermieri. Episodi, questi, che si aggiungono a quelli che sono stati contabilizzati nei giorni scorsi e che mostrano un clima preoccupante, forse anche infuocato da comportamenti emulativi, come fosse di moda oggi scaricare rabbia e tensioni sulle persone incaricate di curarci.

Le reazioni

“Siamo indignati e profondamente preoccupati – afferma Giovanni Maldarizzi, segretario generale UIL FPL Taranto – per quanto accaduto a Manduria. La violenza contro il personale sanitario non solo mette a rischio l'incolumità fisica di chi ogni giorno lavora per garantire la salute dei cittadini, ma mina anche il funzionamento del sistema di emergenza e soccorso. È inaccettabile che chi dedica la propria vita alla cura degli altri debba affrontare simili minacce e pericoli. I medici e gli operatori sanitari sono sottoposti a turni massacranti, spesso in contesti di estrema carenza di personale. Nonostante lo stress, continuano a garantire il massimo della professionalità. Si trovano spesso a
operare in situazioni critiche, dovendo anche prevenire eventuali reazioni aggressive e pericolose da parte dei pazienti o dei loro familiari. Questo ambiente di violenza verbale e fisica è insopportabile e rischia di spingere sempre più professionisti a lasciare la propria professione per paura di ciò che potrebbe accadergli”.

Esami impossibili

Quanto all’episodio cui facevamo riferimento in apertura, è stato riferito da un giovane scrittore di Martina Franca, Davide Simeone, affetto da sclerosi multipla, che regolarmente si sottopone a una risonanza approfondita presso l’ospedale di Castellana Grotte: quest’anno ha ricevuto un rifiuto perché il budget destinato ai pazienti di altre Asl, questo caso Taranto, è esaurito, e per un esame urgente deve sborsare la somma di 370 euro.

Se si aggiungono a questi episodi, diversi ma tutti sintomatici di un malessere generale, le gravi carenze accumulatesi in questi anni: la crescenza carenze di personale, la situazione nella quale devono operare i pronto soccorso ospedalieri, si ha un quadro davvero preoccupante.

Lo stanziamento deciso dalla Regione di 40 milioni di euro per favorire il potenziamento della medicina territoriale e l’aggregazione dei medici di famiglia, per evitare lo scarico sui pronto soccorso, è solo un primo passo. Resta urgente la necessità di restituire al servizio sanitario nazionale qualità e dimensioni che, negli anni passati, facevano dell’Italia un Paese migliore.

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