Appartenenza alla massoneria: non scomunica, ma interdizione
La Congregazione per la Dottrina della fede ha chiarito che l’iscrizione alle logge rimane proibita e costituisce un peccato grave, che esclude la persona dai sacramenti
La Chiesa cattolica ha storicamente avuto una posizione chiara e negativa riguardo all’appartenenza alla massoneria. Secondo la dottrina cattolica, l’iscrizione alla massoneria è incompatibile con la fede cattolica, e quindi, chi è iscritto alla massoneria non può ricevere i sacramenti. La Chiesa ha condannato la massoneria in diverse occasioni sin dal XVIII secolo. La prima condanna ufficiale risale alla bolla papale “In eminenti” di papa Clemente XII nel 1738. Successivi documenti papali, come la bolla “Humanum Genus” di papa Leone XIII nel 1884, hanno ribadito questa condanna. Il Codice di Diritto canonico del 1917 scomunicava formalmente coloro che si affiliavano alla massoneria. Il nuovo Codice di Diritto canonico promulgato da papa Giovanni Paolo II nel 1983 non menziona esplicitamente la massoneria, ma la Congregazione per la Dottrina della fede ha chiarito nel 1983, con una dichiarazione firmata dal Cardinale Joseph Ratzinger (poi papa Benedetto XVI), che la posizione della Chiesa non era cambiata. La dichiarazione afferma che “l’iscrizione a un’associazione massonica rimane proibita dalla Chiesa” e che “i fedeli che appartengono alla massoneria sono in stato di peccato grave e non possono accedere alla Santa Comunione.” Dato che l’appartenenza alla massoneria è considerata un peccato grave, un cattolico iscritto a una loggia massonica non può ricevere i sacramenti, in particolare l’eucaristia. Inoltre, se non vi è un pentimento sincero e l’abbandono della massoneria, non può ricevere l’assoluzione sacramentale nella confessione. Un membro della massoneria che desideri accedere nuovamente ai sacramenti deve pentirsi sinceramente della sua appartenenza alla massoneria, rinunciare ufficialmente alla sua affiliazione con la loggia massonica, confessare il suo peccato a un sacerdote e ricevere l’assoluzione. Occorre precisare che storicamente i massoni erano soggetti a scomunica, come indicato nel Codice di Diritto canonico del 1917. Tuttavia, nel Codice di Diritto canonico del 1983 la menzione esplicita della massoneria è stata rimossa, il che ha portato a qualche confusione sulla pena associata. Nonostante ciò, la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede del 1983, ha chiarito che l’iscrizione alla massoneria rimane proibita e costituisce un peccato grave, che esclude la persona dai sacramenti. Questo stato non implica più una scomunica automatica, ma piuttosto un’interdizione ai sacramenti a causa del peccato grave. I massoni, quindi, non sono più automaticamente scomunicati, ma sono considerati in stato di peccato grave che li esclude dai sacramenti.