Faggiano: inizio anno pastorale sulle orme di don Peppe Diana, martire della speranza
La parrocchia Maria SS. Assunta di Faggiano sabato 14 settembre ha deciso di aprire il nuovo anno pastorale con un pellegrinaggio a Pompei e soprattutto a Casal di Principe, centro noto per la sanguinosa guerra camorristica tra il 1980 e i primi anni del 2000: una scelta che può sembrare anacronista ma che ben si addice al tema generale del Giubileo 2025, “Pellegrini di Speranza”. Il parroco don Francesco Santoro ha avuto il coraggio a proporre una visita così lontana dai consueti luoghi turistico-religiosi e i suoi parrocchiani hanno accolto bene la novità, ascoltando la storia di don Peppe Diana, parroco di San Nicola a Casal di Principe, ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994.
L’attuale parroco e vicario generale della diocesi, don Franco Picone, ha raccontato la storia del suo predecessore ma soprattutto ha raccontato Casal di Principe. Il grande messaggio che don Peppe Diana ha lasciato è quello della speranza e della rinascita e la comunità di Casal di Principe è un fiume in piena di speranza. Lui amava dire che il primo sacramento che amministrava a tutti era quello dell’amicizia, che va vissuta nella verità e non nella finzione: lo concesse anche a coloro che, in seguito, decisero di ucciderlo e questo lo rendeva libero. Infatti don Peppe affermava che “la libertà assoluta è quando capisci che una cosa a cui tieni o la fai tu o non la fa nessuno”. E lui, come affermò nella lettera di Natale consegnata agli abitanti di Casal di Principe, diceva che “per amore del mio popolo non tacerò”, riprendendo le parole del profeta Isaia. E don Peppe era prima di tutto un sacerdote che si incarnava nella realtà del posto in cui era stato mandato in missione. Fu ucciso il 19 marzo 1994 dalla camorra in sagrestia, pochi attimi prima di celebrare la messa. Cinque colpi di pistola, ordinati dal boss Nunzio De Falco, andati a segno tra il volto e la mano, uccisero il parroco all’istante. Da questo momento la comunità di don Peppe ha iniziato a reagire e a voler cambiare la propria storia.
Il sacerdote è stato un martire e, come tutti i martiri, il suo sangue versato ha restituito nuova vita alla comunità. Proprio in quest’ottica, il suo successore don Franco Picone ha deciso di far “scendere” Cristo dalla croce e metterlo sull’albero della vita. Infatti, sullo sfondo dell’altare si trova Gesù, non su un crocifisso ma sull’albero fiorito della vita. Quest’opera è stata realizzata dai ragazzi della parrocchia che hanno cesellato il rame, creando il tronco e foglie rigogliose che spuntano dai rami. Quest’albero rappresenta proprio il messaggio di vita e speranza che don Peppe Diana ha voluto lasciare non solo alla sua comunità ma a tutti, incarnando perfettamente il messaggio universale di Cristo: l’amore.
Quella di Casal di Principe è una comunità che ha voglia di cambiare e continua a farlo nonostante alcuni cancri di male non si possono estirpare del tutto, ma la speranza di una vita migliore nel proprio territorio non li abbandonerà mai.
I parrocchiani di Faggiano, nel visitare la sagrestia-museo di San Nicola, luogo della tragedia, hanno ascoltato attentamente anche le testimonianze dirette dei parrocchiani che hanno vissuto gli anni di “guerra” di don Peppe e le trasformazioni da lui operate. Da tutto ciò è emersa la serenità, data proprio dal parroco-martire, di una comunità che lavora sodo per cambiare e dare speranza.