Natalità/mortalità: grave squilibrio. Il caso di Grottaglie: nati 70, morti 147
L’Italia conosce un drammatico squilibrio tra natalità e mortalità. Anche ad essere ottimisti, il numero di nascite non potrà comunque compensare quello dei decessi. Aumentano le coppie senza figli, i genitori single, e tutto ciò ha un peso sul futuro della nostra nazione: come il pensionamento previsto ormai a 70 anni nei prossimi anni.
Il rapporto Istat
Il quadro che il presidente Istat Francesco Chelli ha presentato nell’audizione del Piano strutturale di bilancio, davanti alle commissioni Bilancio di Camera e Senato è inquietante. “Nel 2030, lo scenario mediano contempla un saldo naturale pari a -322mila unità, che a sua volta diverrebbe pari a -284mila nell’ipotesi più favorevole, un valore comunque fortemente negativo”.
Chelli ha presentato i dati provvisori relativi allo scenario demografico italiano dei primi sette mesi del 2024. E la tendenza non è differente al passato, ma vede anzi amplificati gli effetti del processo demografico in corso. Le nascite sono state circa 210mila, oltre 4mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2023; scendono anche i decessi, nei primi sette mesi dell’anno in corso pari a 372mila contro i 389mila dell’anno precedente (-17mila).
Il caso di Grottaglie
E da noi come vanno le cose? Un esempio eloquente ce lo dà la situazione di Grottaglie, secondo Comune della diocesi per grandezza. La rilevazione ce la propone don Emidio Dellisanti, parroco della Madonna delle Grazie, che ci ha fornito il dati da lui stesso rilevati. Il bilancio demografico della città delle ceramiche vede un saldo negativo della popolazione nei primi sei mesi dell’anno, scesa da 30.454 unità del primo gennaio a 30.283 del 30 giugno, con un saldo negativo di ben 171.
Nello stesso periodo i nati sono stati 70 mente i morti 147, con un saldo naturale negativo di -77. Tutto lascia prevedere – ci sottolinea don Emidio – che da una media delle nascite, che negli ultimi anni è stata intorno a 200, quest’anno non si supererà i 150. Il saldo migratorio interno è di -94. Si tratta, cioè, di persone che sono emigrate da Grottaglie verso altre località. Inutile dire che in genere si tratta di giovani che si sono trasferiti al Nord.
Le coppie che oggi hanno figli e che rappresentano circa il 40% del totale (7,7 milioni di famiglie), potrebbero scendere nel 2031 al 37% (7,2 milioni). E se da un lato diminuiscono le coppie con figli, si prevede che aumenteranno quelle senza: da 5,3 milioni nel 2024 a 5,6 milioni nel 2031.
Sui motivi di tale situazione si dibatte da tempo: impoverimento, mancanza dei servizi, peggioramento della sanità e della qualità della vita nel complesso, cambiamento dei costumi e instabilità delle coppie, aumento dell’infertilità e matrimoni in età adulta, e così via.
La crisi della sanità
D’altronde i segnali che provengono da altre fonti sono altrettanti chiari. Il settimo Rapporto sul Servizio sanitario nazionale presentat al Senato dal presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, non lasciano dubbi. Sono 4,5 milioni le persone che nel 2023 hanno rinunciato alle cure e 2,5 milioni di loro hanno addotto motivi economici. Il report registra anche la grave crisi del personale, la frattura Nord-Sud, il boom della spesa delle famiglie. Secondo Gimbe, la migrazione sanitaria, i tempi d’attesa e i pronto soccorso affollati dimostrano che la tenuta del Ssn è prossima al punto di non ritorno. I princìpi fondanti di universalismo, equità e uguaglianza sono stati ormai traditi e si sta lentamente sgretolando il diritto costituzionale alla tutela della salute. In particolare per le fasce socio-economiche più deboli, gli anziani e i fragili, chi vive nel Mezzogiorno e nelle aree interne e disagiate.
La situazione diventa più drammaticamente chiara.