Dall’assemblea diocesana le indicazioni per l’evangelizzazione e l’accoglienza
Un’occasione di profonda riflessione e di “ricarica” è stata l’assemblea diocesana indetta dall’arcivescovo Ciro Miniero, in Concattedrale. Questi i due temi, proposti dall’arcivescovo Ciro Miniero all’attenzione delle vicarie zonali della diocesi per riceverne indizioni e priorità, alla luce della riflessione sinodale: “L’evangelizzazione come urgenza ed esigenza della Chiesa, privilegiando l’attenzione al mondo delle povertà, confermando il nostro impegno nella cura della casa comune”; “La ricchezza del dinamismo sinodale, attingendo alle radici della nostra speranza nell’occasione propizia del Giubileo del 2025”. Temi che sono stati ripresi da monsignor Miniero nell’intervento di apertura dell’incontro, che ha ripercorso le strategie proposte nella traccia pastorale. E che saranno poi la guida per le visite pastorali di fine anno.
Le indicazioni emerse negli incontri vicariali, le difficoltà che la Chiesa locale vive davanti alle nuove sfide cui si è chiamati a rispondere, sono state condensate e riportate dagli interventi dei vicari zonali, coordinati da monsignor Gino Romanazzi. Con l’obiettivo di puntualizzare le condizioni in cui la Chiesa locale opera e le prospettive pastorali che si aprono. Il cammino sinodale è la via di snodo che interpella, a tutti i livelli, tutti i battezzati. Ed è questa la riflessione che accomuna gli interventi dettati dai responsabili vicariali che si sono susseguiti nell’assemblea.
Il primo a intervenire è stato don Ciro Santopietro, cui sono seguiti: don Giovanni Chiloiro, don Cristian Catacchio, don Marco Crispino, padre Pietro Gallone, monsignor Marco Gerardo, monsignor Pasquale Morelli, don Lucangelo De Cantis, don Antonio Quaranta, don Alessandro Giove, don Giovanni Agrusta e don Giuseppe D’Alessandro.
In un’assemblea attenta e coinvolta, i vicari hanno sottolineato le difficoltà che vengono riscontrate in un processo che, però, si confronta con la graduale scristianizzazione della società. Tradizionalismo, tiepidezza, insufficiente collaborazione tra tutti gli “attori” della Chiesa, allontanamento dei giovani, sono alcuni dei limiti che, con accenti diversi e con diversi riscontri, sono evidenziati un po’ da tutti gli intervenuti. Ma le casistiche proposte sono state varie e anche le analisi delle dinamiche interne alla vita delle parrocchie sono state variamente accentuate. In alcune zone, soprattutto in certi quartieri del capoluogo, si fa più fatica a collaborare tra parrocchie e associazioni, mentre tra le richieste che vengono dalla base vi è una maggiore valorizzazione del laicato, un rilancio delle attività formative, una maggiore disponibilità dei sacerdoti al sacramento della Riconciliazione. Analisi approfondite che non è certo possibile riassumere in poche parole, che si sono alternare, in alcuni interventi, in una serie di proposte operative scaturite dagli incontro presinodali.
L’urgenza dell’evangelizzazione richiede una Chiesa in movimento, ha detto l’arcivescovo nel dettare le conclusione. “Ma già il porsi la domanda è un movimento. Sforzarsi di guardare a Cristo, è l’unico obiettivo per poter essere forti e farlo diventare germe sempre nuovo nelle nostre passioni, in tutte le nostre testimonianze personali e comunitarie”. “È chiaro – ha aggiunto l’arcivescovo – che tutto questo va organizzato. E Papa Francesco, mutuando un’espressione di Giovannni Paolo II, ha rilanciato lo slogan: organizzare la speranza. Che non significa, per me, creare una nuova organizzazione, ma significa dare forma alla speranza che è in noi, farla crescere nel cuore dell’umanità”. E questo va fatto, ha aggiunto rispondendo a una domanda sull’attualità dei consigli pastorali vicariali e parrocchiali, dandole una struttura, attraverso le aggregazioni, le associazioni e soprattutto i consigli pastorali. Che vanno rilanciati nella loro dimensione di servizio. “Tutti siamo al servizio, tutti siamo parte della Chiesa che è aperta, pulsante e apostolica”
Rispondendo a un’altra domanda sull’invito da lui rivolto alla franchezza, ha spiegato “Io la intendo, non certo come tendenza a togliersi i sassi dalle scarpe, ma come quella libertà interiore che mi permette di poter dire qualcosa di buono, di bello, senza trascurare di mettere in evidenza anche le criticità”.
“Grazie per questo giorno, faticoso ma bello – ha detto in conclusione – Adesso cammineremo con le coordinate fornite dalle indicazioni emerse. Raccoglieremo tutti gli interventi, anche eventuali altri, in un fascicolo che sarà un punto di partenza per far le visite a fine anno. Intendo camminare con i vicari foranei e con i consigli pastorali. Non andando più a fare verifiche analitiche. Di analisi stasera ne sono venute fuori molte, ora c’è bisogna di puntualizzare quegli elementi che ci aiutano a mettere in pratica quei processi di crescita comunitaria per l’annuncio del Vangelo, dell’accoglienza di tutti. Questi saranno i punti che curerò in questo anno pastorale”.