Diritti negati

Autonomia differenziata: un convegno per rimarcare i rischi per la stabilità dell’Italia

foto Acli
24 Ott 2024

Nei giorni scorsi si è svolto il convegno “Un referendum per l’Italia: quale idea di unità”, organizzato dalle Acli per discutere i rischi dell’autonomia differenziata e le sue conseguenze sulla stabilità del Paese. L’evento ha riunito esponenti del mondo sindacale, politico e associativo, con l’obiettivo di mobilitare i cittadini in vista del referendum abrogativo per cancellare una riforma che minaccia di amplificare le disuguaglianze e spezzare l’unità nazionale.
Ad aprire l’incontro è stato Antonio Russo, vicepresidente nazionale delle Acli che ha dichiarato: “Noi delle Acli siamo convintamente schierati contro questa legge che riteniamo dannosa per le ricadute che potrà produrre qualora trovasse applicazione, modificando la forma di Stato così come era stata pensata dai nostri padri costituenti. Riteniamo che siano le cittadine e i cittadini a dover decidere se il Paese debba trasformarsi in 21 stati-regione, a cui verrebbero trasferite competenze legislative esclusive in materie fondamentali come scuola, sanità, infrastrutture e trasporti. Il nostro appello è chiaro: dobbiamo fermare questo progetto di autonomismo esasperato e divisivo che rischia di creare un regionalismo competitivo e frammentario”.
Ivana Veronese, vicepresidente del Comitato per il Sì al Referendum per l’abrogazione della legge sull’Autonomia differenziata e segretaria confederale Uil, ha evidenziato l’importanza di restare uniti in questa battaglia: “Abbiamo rispettato le differenze che ci contraddistinguono, concentrandoci sull’obiettivo comune. Il lavoro è ciò che ci caratterizza e ci accomuna e deve essere sicuro, remunerato il giusto e stabile. Purtroppo, questa legge mette a rischio proprio diritti fondamentali come il lavoro, la salute, e l’istruzione, aprendo la strada a ulteriori disuguaglianze. Il referendum non è uno strumento che spacca il Paese, ma è questa legge che presto lo farà”.
Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, ha sottolineato la necessità di un nuovo modello sociale e di sviluppo: “Ci troviamo di fronte ad un disegno del governo che mette in discussione la democrazia. Questo governo vuole cambiare la Costituzione. Ha vinto le elezioni, ha una maggioranza in Parlamento e pensa di poter comandare invece di governare, rifiutando il confronto con le parti sociali. Serve un nuovo modello sociale e di sviluppo, che metta al centro il lavoro, e la piena applicazione della nostra Costituzione. A rischio c’è la democrazia nel nostro Paese. Dobbiamo contrastare questo disegno, mettendo in campo, non solo i referendum, ma tutti gli strumenti democratici che abbiamo a disposizione. Il migliore modo per difendere la democrazia è praticarla”.
Walter Massa, presidente nazionale Arci, ha delineato un quadro preoccupante del futuro del Paese se questa legge dovesse entrare in vigore: “Da una parte c’è chi vuole sostanzialmente indebolire lo stato di diritto e i principi costituzionali a colpi di maggioranza, avendo in testa un disegno che la storia ha già giudicato eversivo. La legge Calderoli, la riforma della giustizia e la proposta di premierato fanno parte di un disegno strategico per riformare completamente il senso democratico delle nostre Istituzioni e i principi cardine della nostra convivenza democratica. Dall’altra ci siamo noi che ci ostiniamo a voler vedere compiuta e attuata la Costituzione Italiana che sostanzia, attualizzandolo, quel principio imprescindibile di giustizia sociale e uguaglianza. Per costruire un altro Paese e per essere credibili agli occhi dei cittadini bisogna ancorarsi a queste poche certezze. Questo abbiamo iniziato a fare con il percorso della via maestra e questo dobbiamo continuare a fare”.
Rosy Bindi, già ministro della Sanità e presidente del comitato promotore del referendum sull’Autonomia differenziata, ha espresso preoccupazione per l’erosione dei valori democratici: “Viviamo una mutazione genetica della democrazia, giorno dopo giorno. Attraverso leggi che snaturano la nostra Costituzione, stiamo assistendo alla distruzione di quel tessuto democratico che i nostri padri costituenti hanno costruito. Il mondo cattolico ha una responsabilità storica in questa battaglia. Non possiamo rifugiarci in una cultura concordataria: dobbiamo essere protagonisti e ricostruire il senso di appartenenza alla comunità democratica. Dobbiamo mobilitare verso il voto milioni di persone. Vorrei che questo fosse l’inizio di un percorso quotidiano attraverso cui si possa davvero fare la differenza”.
Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, ha chiuso l’incontro ribadendo l’impegno dell’associazione a favore della coesione nazionale: “La nostra democrazia è fragile quando non riesce a sostenere i territori e le persone più deboli. L’autonomia differenziata rischia di dividere ulteriormente il Paese, creando un’Italia in cui i più forti prevalgono sui più deboli. Il nostro compito è quello di costruire una democrazia dal basso, usando tutti gli strumenti possibili come il referendum e come le nostre due proposte di legge popolare su trasparenza dei partiti e assemblee partecipative perché la partecipazione sia sempre di più il vero antidoto al populismo. Portare 25 milioni di persone a votare al referendum non è solo una sfida politica, ma una sfida per la democrazia. Dobbiamo far capire che questa legge riguarda tutti e che la democrazia è una cosa seria, non un gioco da cambiare secondo le convenienze di chi governa”.
Le Acli continueranno a mobilitarsi per garantire un’ampia partecipazione al referendum, difendendo i valori di coesione sociale e giustizia che sono alla base della Costituzione italiana, anche attraverso la raccolta firme per le due proposte di legge di iniziativa popolare sulla trasparenza dei partiti e sulla partecipazione democratica dei cittadini.
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