Editoriale

“Ue deve adottare misure decisive per rafforzare la sua posizione come mediatore di pace”

Lo chiede l’Iniziativa dei cristiani per l’Europa, Ixe, rete di organizzazioni laiche e cristiani impegnati provenienti da diversi Paesi europei

foto Sir-Marco Calvarese
30 Ott 2024

“L’Ue deve adottare misure decisive per rafforzare la sua posizione come mediatore di pace per agire a favore di un ordine internazionale basato sulle regole”. Lo chiede l’Iniziativa dei cristiani per l’Europa, Ixe, rete di organizzazioni laiche e cristiani impegnati provenienti da diversi Paesi europei, che si è riunita nei giorni scorsi a Praga. “Affrontare le minacce geopolitiche: una prospettiva cristiana per il nuovo mandato legislativo”, il titolo del documento pubblicato all’indomani dell’incontro. L’Ue deve superare l’approccio della “bussola strategica”, a beneficio di una “più profonda europeizzazione della politica di difesa e di un sostegno permanente agli appalti congiunti da parte degli Stati membri”; il documento chiede anche un ruolo chiave per il nuovo commissario alla difesa e propone che “lo sviluppo di queste nuove procedure sia soggetto a un controllo parlamentare efficace”. Si dichiara pieno sostegno alla Nato e l’opposizione a “qualsiasi tentativo di indebolirla” così come si chiede che l’Ue “non sia solo un’unione economica e politica, ma anche di sicurezza”. Posizione molto netta rispetto all’invasione russa in Ucraina: “Vogliamo una pace giusta, ma non a scapito della libertà, della democrazia e dei diritti umani”, si legge. “Un sostegno permanente all’Ucraina e una politica estera unitaria degli Stati membri dell’Ue sono difficili, ma indispensabili”. Perché – si legge poco oltre – se l’Europa manca di unità sulle questioni di sicurezza, “apre la strada all’aggressione autocratica militare” e quindi servono decisioni a maggioranza qualificata nel Consiglio Affari esteri. Il documento affronta il tema della difesa della verità e della lotta alla disinformazione “uno degli elementi più erosivi” della democrazia: “I populisti sollevano solo problemi, a volte persino li inventano, non li risolvono mai”. Ixe invece chiede “un’Europa forte, in grado di agire in un’alleanza globale di democrazie”. E conclude: “Come cristiani, ci opporremo laddove la dignità umana viene attaccata e rimarremo impegnati nella lotta per il bene comune”.

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Eventi religiosi in diocesi

Santa messa dell’arcivescovo Miniero per i defunti

foto G. Leva
30 Ott 2024

di Angelo Diofano
Come ogni anno, sabato 2 novembre, alle ore 10 nella cappella monumentale del cimitero San Brunone l’arcivescovo Ciro Miniero presiederà  la santa messa in suffragio  di tutti i defunti. Al suo arrivo, mons. Miniero sarà accolto all’ingresso principale da dove si snoderà il corteo con tutte le autorità civili e militari per il viale principale fino alla cappella. Accompagnerà il corteo la banda musicale cittadina ‘Giovanni Paisiello’ diretta dal m° Vincenzo Simonetti che, secondo tradizione, successivamente suonerà per i viali del cimitero.

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#stopthewarnow

Territori palestinesi occupati, Oxfam: “La messa al bando dell’Unrwa è un crimine di Israele: provocherà ulteriori sofferenze”

foto Unrwa Palestina
30 Ott 2024

“Con questa legge Israele priva la popolazione palestinese della principale agenzia attiva nella risposta umanitaria a Gaza. Una decisione che arriva dopo aver bombardato senza sosta la popolazione palestinese per oltre 1 anno, causando decine di migliaia di vittime civili, mutilando donne e bambini e spingendo tantissimi alla morte per fame. L’intento è chiaro: privare la Striscia di Gaza, un pezzo alla volta, di ogni possibilità di agire come territorio autonomo e poter garantire la sopravvivenza dei propri cittadini. Per questo condanniamo con fermezza la messa al bando dell’Unrwa, che rappresenta un ulteriore passo avanti nel perseguire una vera e propria strategia criminale nei confronti del popolo palestinese”. Lo afferma Paolo Pezzati, portavoce per le crisi umanitarie di Oxfam Italia, commentando l’approvazione da parte della Knesset di una nuova legge che vieta all’Unrwa (United nations relief and works agency for palestine refugees) di operare nelle aree sotto il controllo di Israele. “La decisione presa da Israele comprometterà infatti la capacità della comunità internazionale di fornire gli aiuti umanitari necessari a salvare vite, in condizioni di sicurezza – continua Pezzati –. L’Unrwa non è solo l’agenzia umanitaria a Gaza, che per anni ha garantito un sostegno vitale alla popolazione, era anche la speranza di non essere abbandonati dalla comunità internazionale. Non abbiamo dubbi sul fatto che Israele e i suoi alleati siano pienamente consapevoli delle conseguenze che questa sciagurata decisione avrà sui palestinesi che vivono a Gaza. Ciò porterà inevitabilmente ad altre sofferenze, a nuovi sfollamenti in un Paese raso al suolo e sotto assedio. Difficile credere che non sia proprio questo l’obiettivo finale”.

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Incontro ecumenico di preghiera

Incontro ecumenico di preghiera per il dono della pace

30 Ott 2024

di Angelo Diofano

Mercoledì 30 ottobre alle ore 19.30 in Concattedrale le comunità cristiane presenti sul territorio saranno unite in un grande incontro di preghiera ecumenica per invocare il dono della pace in Medio Oriente. L’iniziativa è nata dalla Federazione delle Chiese evangeliche in Italia e promossa nella nostra città dalla Chiesa Valdese. Ad aderirvi è anche la nostra diocesi attraverso l’ufficio diocesano per il dialogo ecumenico ed interreligioso diretto da don Francesco Tenna il quale così riferisce: “Ancora una volta, come cristiani abbiamo la possibilità di mettere da parte le nostre differenze o le nostre divisioni e ritrovarci insieme per affrontare temi attuali e universali. Come figli dell’unico Dio dobbiamo invocare con la preghiera il dono della pace ed esserne concretamente costruttori con le nostre scelte. È il momento in cui le parole non bastano, ecco perché la scelta di chiamare dei testimoni per ascoltare e vedere più da vicino il dramma della guerra. Ringrazio chi ha promosso l’iniziativa, chi si è coinvolto nell’organizzazione e don Ciro Alabrese, parroco della Concattedrale, per l’ospitalità concessaci”.

La traccia su cui i partecipanti saranno chiamati a meditare sarà il versetto 24,40 tratto dal Vangelo secondo Matteo: “Tutte le volte che avete fatto ciò a uno di questi miei fratelli, lo avete fatto a me”.
La serata prevede anche le testimonianze di Angelo Torre e Anna Russo, del movimento dei focolari, promotori del progetto “Un ponte per il Libano” e di Gennaro Giudetti, operatore umanitario in zone di guerra. Recentemente quest’ultimo ha pubblicato il libro “Con loro come loro” in cui descrive il viaggio che egli ha scelto di compiere ogni giorno vivendo al fianco degli ultimi, in cui i numeri diventano storie e volti, braccia tese, mani che si allontanano.
“In questo momento storico qualunque sia la nostra posizione nella società non dobbiamo perdere le numerose occasioni che si presentano per fare dei gesti concreti verso persone o situazioni che ci circondano – dichiarano Emilio e Rita De Vincentis, focolarini, fra i promotori dell’iniziativa – Questo è l’intento che ci accomuna perché sogniamo una comunità viva e prossima agli ultimi nel rispetto e nella valorizzazione delle diversità. Questi incontri hanno creato tra noi un’amicizia comunionale e hanno rafforzato quanto già credevamo che uniti possiamo affrontare le sfide che questo mondo ci mette di fronte con il  dialogo che è uno strumento potente di pace”.

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Salute

Sull’autismo un libro scaricabile gratuitamente per offrire strategie a insegnanti ed educatori

foto Ansa-Sir
29 Ott 2024

Un nuovo libro approfondisce i disturbi dello spettro dell’autismo e fornisce strategie efficaci agli insegnanti di religione e alle figure educative che si relazionano a bambini con questo disturbo. I disturbi dello spettro dell’autismo (Autism Spectrum Disorder, Asd) toccano la scuola e la società in modo sempre più significativo, sollecitando interrogativi relativi all’inclusione. Le diagnosi sono in progressivo aumento: coinvolgono circa l’1% della popolazione e colpiscono un bambino su 77 tra i sette e i nove anni (dati dell’Istituto superiore di sanità relativi all’anno 2022).
Nell’ambito della scuola, l’insegnamento della religione cattolica richiede una particolare attenzione. Gli insegnanti di questa materia, infatti, spesso si trovano a lavorare con bambini con difficoltà del neurosviluppo in totale autonomia, senza il supporto di un docente di sostegno in classe e di materiali di riferimento specifici. La tipologia di contenuti da insegnare, inoltre, non sempre risulta facilmente adattabile alle caratteristiche di tali disturbi, poiché richiede buone capacità di astrazione e di comprensione del linguaggio figurato e simbolico, abilità deficitarie negli alunni con Asd.
Il lavoro di Martina Fagherazzi “Insegnamento della religione e autismi. Orientamenti pedagogici e didattici per la scuola dell’infanzia e primaria” si propone di indagare i riferimenti pedagogici e didattici per l’insegnamento della religione cattolica (Irc) a bambini con Asd, facendone un momento di reale inclusione e crescita per il singolo e la classe. Il lavoro può risultare utile, oltre agli insegnanti, anche a tutte le altre figure educative coinvolte nel processo di crescita di bambini con Asd.
Oggi sempre più spesso si parla di autismi, utilizzando il plurale, per porre l’accento sulla estrema complessità e variabilità del disturbo che provoca una difficoltà diffusa e generalizzata di comunicazione e interazione sociale in chi ne è affetto, spiega Cosima Damiana D’Urso nella prefazione. Gli alunni con disturbo dello spettro autistico necessitano di un supporto adeguato a comunicare e ad esprimere i propri bisogni e risorse.
La pubblicazione, che ha la prefazione della neuropsichiatra infantile Cosima Damiana D’Urso, esce nella collana digitale open access “Triveneto Theology Press” della Facoltà teologica del Triveneto, quarto volume della sezione “Education”. È promossa dall’Istituto superiore di Scienze religiose “Giovanni Paolo I” di Belluno-Feltre, Treviso, Vittorio Veneto e realizzata con il contributo della Fondazione Feder Piazza onlus.
È scaricabile gratuitamente, in formato pdf, dal sito www.fttr.it.

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Speciale Sinodo

Papa Francesco: “Non intendo pubblicare un’esortazione apostolica”

foto Vatican media-Sir
29 Ott 2024

“Alla luce quanto emerso cammino sinodale, ci sono e ci saranno decisione da prendere”. Lo ha detto papa Francesco, nel discorso a conclusione del Sinodo sulla sinodalità, in aula Paolo VI. “In questo tempo di guerra dobbiamo essere testimoni di pace, anche imparando a dare forma reale alla convivialità delle differenze”, ha osservato il Santo padre, che poi ha annunciato: “Non intendo pubblicare una esortazione apostolica, basta il documento approvato.
Nel documento ci sono già indicazioni molto concrete che possono essere di guida per la missione delle chiese, nei diversi continenti, nei diversi contesti. Per questo lo metto subito a disposizione di tutti, per questo ho detto che sia pubblicato. Voglio, così, riconoscere il valore del cammino sinodale compiuto, che tramite questo Documento consegno al santo popolo fedele di Dio”. “Su alcuni aspetti della vita della Chiesa segnalati nel Documento, come pure sui temi affidati ai dieci Gruppi di Studio, che devono lavorare con libertà, per offrirmi proposte, c’è bisogno di tempo, per giungere a scelte che coinvolgono la Chiesa tutta”, ha spiegato Francesco: “Io, allora, continuerò ad ascoltare i vescovi e le Chiese affidate a loro”.
“Questo non è il modo classico di rimandare all’infinito le decisioni”, ha precisato: “È quello che corrisponde allo stile sinodale con cui anche il ministero petrino va esercitato: ascoltare, convocare, discernere, decidere e valutare. E in questi passi sono necessari le pause, i silenzi, la preghiera. È uno stile che stiamo apprendendo insieme, un po’ alla volta. Lo Spirito Santo ci chiama e ci sostiene in un questo apprendimento, che dobbiamo comprendere come processo di conversione”. “Anche il vescovo di Roma – ha esordito il Papa – ha bisogno di praticare l’ascolto, anzi vuole praticare l’ascolto, per potere rispondere alla Parola che ogni giorno gli ripete: ‘Conferma i tuoi fratelli e le tue sorelle … Pasci le mie pecore”. “Il mio compito – ha proseguito – è custodire e promuovere l’armonia che lo Spirito continua a diffondere nella Chiesa di Dio, nelle relazioni tra le Chiese, nonostante tutte le fatiche, le tensioni, le divisioni che segnano il suo cammino verso la piena manifestazione del Regno di Dio, che la visione del Profeta Isaia ci invita a immaginare come un banchetto preparato da Dio per tutti i popoli. Tutti, nella speranza che non manchi nessuno. Tutti, tutti, tutti! Nessuno fuori, tutti. E la parola chiave è questa: l’armonia. Quello che fa lo Spirito”.
“Aprire le porte, senza erigere muri”, la raccomandazione del Papa: “Quanto male fanno le donne e gli uomini di Chiesa quando erigono dei muri! Tutti, tutti, tutti! Non dobbiamo comportarci come dispensatori della grazia che si appropriano del tesoro legando le mani al Dio misericordioso. Ricordatevi che abbiamo iniziato questa Assemblea sinodale chiedendo perdono, provando vergogna, riconoscendo che siamo tutti dei misericordiati. Poi la citazione di Madeleine Delbrêl, “la mistica delle periferie”, che esortava: “Soprattutto non essere rigido. La rigidità è un peccato che tante volte entra nei chierici, nei consacrati, nelle consacrate”.

“Il Documento è un dono a tutto il Popolo fedele di Dio, nella varietà delle sue espressioni”, ha sottolineato Francesco formulando, nel ringraziarli, una consegna precisa a quanti hanno partecipato e contribuito allo svolgimento del Sinodo: “È ovvio che non tutti si metteranno a leggerlo: sarete soprattutto voi, assieme a tanti altri, a rendere accessibile nelle Chiese locali ciò che esso contiene. Il testo, senza la testimonianza dell’esperienza compiuta, perderebbe molto del suo valore”. “Ciò che abbiamo vissuto è un dono che non possiamo tenere per noi stessi”, la testimonianza personale del Santo Padre: “Lo slancio che viene da questa esperienza, di cui il Documento è un riflesso, ci dà il coraggio di testimoniare che è possibile camminare insieme nella diversità, senza condannarci l’un l’altro. Veniamo da tutte le parti del mondo, segnati dalla violenza, dalla povertà, dall’indifferenza.
Insieme, con la speranza che non delude, uniti nell’amore di Dio diffuso nei nostri cuori, possiamo non solo sognare la pace ma impegnarci con tutte le nostre forze perché, magari senza parlare tanto di sinodalità, la pace si realizzi attraverso processi di ascolto, dialogo e riconciliazione.
La chiesa sinodale per la missione, ora, ha bisogno che le parole condivise siano accompagnate dai fatti. E questo è il cammino. Tutto questo è dono dello Spirito Santo: è lui che fa armonia, lui è l’armonia”. Come sigillo finale, ancora parole di Madeleine Delbrêl: “Ci sono luoghi in cui soffia lo Spirito, ma c’è uno Spirito che soffia in tutti i luoghi”.

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Speciale Sinodo

Sinodo sulla sinodalità: documento finale approvato con la maggioranza qualificata

foto Vatican media-Sir
29 Ott 2024

Approvato con la maggioranza qualificata dei due terzi il documento finale della seconda sessione del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, svoltasi in Vaticano dal 2 al 27 ottobre e conclusosi oggi con un discorso di papa Francesco, che ha annunciato di non voler pubblicare un’esortazione apostolica ma di voler consegnare al “santo popolo fedele di Dio” il frutto di questi tre anni di lavoro, al cui ultimo tratto di strada hanno partecipato 368 padri e madri sinodali, di cui 272 vescovi e 96 non vescovi, riunitisi nei tavoli appositamente allestiti in aula Paolo VI. Il ruolo delle donne, lo statuto delle Conferenze episcopali, l’esercizio del ministero petrino nell’ottica di una “sana decentralizzazione” tra i temi presenti nel documento, che rispecchia l’andamento del processo sinodale, cui parallelamente si è affiancato quello dei dieci Gruppi di studio costituiti per volere del Papa, che continueranno ad approfondire le questioni più discusse fino al giugno 2025. Tra le proposte del documento, anche “una revisione della normativa canonica in chiave sinodale, che chiarisca tanto la distinzione quanto l’articolazione tra consultivo e deliberativo e illumini le responsabilità di coloro che nelle diverse funzioni prendono parte ai processi decisionali”.

Il ruolo delle donne nella Chiesa

“In forza del battesimo, uomini e donne godono di pari dignità nel Popolo di Dio. Eppure, le donne continuano a trovare ostacoli nell’ottenere un riconoscimento più pieno dei loro carismi, della loro vocazione e del loro posto nei diversi ambiti della vita della Chiesa, a scapito del servizio alla comune missione”. È quanto si legge nel documento finale a proposito del tema che ha provocato più dibattiti in aula Paolo VI. “Le donne costituiscono la maggioranza di coloro che frequentano le chiese e sono spesso le prime testimoni della fede nelle famiglie”, si legge al n. 60, che ha ricevuto il maggior numero di voti contrari di tutto il documento finale: 97. L’assemblea sinodale invita a “dare piena attuazione a tutte le opportunità già previste dal diritto vigente relativamente al ruolo delle donne, in particolare nei luoghi dove esse restano inattuate. Non ci sono ragioni che impediscano alle donne di assumere ruoli di guida nella Chiesa: non si potrà fermare quello che viene dallo Spirito Santo. Anche la questione dell’accesso delle donne al ministero diaconale resta aperta. Occorre proseguire il discernimento a riguardo. L’Assemblea invita inoltre a prestare maggiore attenzione al linguaggio e alle immagini utilizzate nella predicazione, nell’insegnamento, nella catechesi e nella redazione dei documenti ufficiali della Chiesa, dando maggiore spazio all’apporto di donne sante, teologhe e mistiche”.

Più figure femminili nei seminari

“Lungo il processo sinodale, è stata ampiamente espressa la richiesta che i percorsi di discernimento e formazione dei Candidati al ministero ordinato siano configurati in stile sinodale”. È quanto si legge al n. 148, approvato con 40 voti contrari. “Ciò significa che devono prevedere una presenza significativa di figure femminili, un inserimento nella vita quotidiana delle comunità e l’educazione a collaborare con tutti nella Chiesa e a praticare il discernimento ecclesiale. Ciò implica un investimento coraggioso di energie per la preparazione dei formatori”, si propone nel testo, in cui l’assemblea chiede una revisione della Ratio Fundamentalis Institutionis Sacerdotalis “che recepisca le istanze maturate nel Sinodo, traducendole in indicazioni precise per una formazione alla sinodalità”.

Lo statuto delle Conferenze episcopali

“In una Chiesa sinodale, la competenza decisionale del vescovo, del Collegio episcopale e del vescovo di Roma è inalienabile, in quanto radicata nella struttura gerarchica della Chiesa stabilita da Cristo a servizio dell’unità e del rispetto della legittima diversità”. È quanto si legge al n. 92 su una possibile “riforma” delle Conferenze episcopali.  “Tuttavia, non è incondizionata”, si precisa nel testo, in cui si definisce 2inadeguata una contrapposizione tra consultazione e deliberazione: nella Chiesa la deliberazione avviene con l’aiuto di tutti, mai senza l’autorità pastorale che decide in virtù del suo ufficio”. Per questa ragione, la proposta del documento finale, “la formula ricorrente nel Codice di diritto canonico, che parla di voto ‘solamente consultivo’ (tantum consultivum), deve essere riesaminata per eliminare possibili ambiguità. Appare quindi opportuna una revisione della normativa canonica in chiave sinodale, che chiarisca tanto la distinzione quanto l’articolazione tra consultivo e deliberativo e illumini le responsabilità di coloro che nelle diverse funzioni prendono parte ai processi decisionali”.

Il ministero petrino e la “decentralizzazione”

“La riflessione in merito all’esercizio del ministero petrino in chiave sinodale va condotta nella prospettiva della ‘salutare decentralizzazione’ sollecitata da papa Francesco e richiesta da molte Conferenze episcopali”. A ribadirlo è il n. 134 del documento finale, approvato con soli 18 voti contrari. Secondo la Praedicate Evangelium, si ricorda nel testo, tale decentralizzazione comporta “di lasciare alla competenza dei pastori la facoltà di risolvere nell’esercizio del loro proprio compito di maestri e di pastori le questioni che conoscono bene e che non toccano l’unità di dottrina, di disciplina e di comunione della Chiesa”. Per procedere in questa direzione, la proposta del documento, “si potrebbe individuare attraverso uno studio teologico e canonico quali materie debbano essere riservate al Papa e quali possano essere restituite ai vescovi nelle loro Chiese o raggruppamenti di Chiese”. Tra i luoghi per praticare la sinodalità e la collegialità a livello della Chiesa tutta spicca il Sinodo dei vescovi, che conservando la sua natura episcopale “ha visto e potrà vedere anche in futuro nella partecipazione di altri membri del popolo di Dio”.

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Cammino sinodale

Cammino sinodale: dal 15 al 17 novembre, la prima Assemblea con 1.200 delegati

foto Marco Calvarese-Sir
29 Ott 2024

Dal 15 al 17 novembre si terrà a Roma la Prima Assemblea sinodale delle Chiese in Italia, una delle tappe della “fase profetica”, ultimo tratto del Cammino sinodale nazionale. Nella Basilica di San Paolo fuori le mura si ritroveranno 1.200 delegati e vescovi per confrontarsi sui Lineamenti, il testo che raccoglie i risultati finora raggiunti e propone alcune traiettorie pratiche. Secondo quanto stabilito dal Regolamento, partecipano all’Assemblea i vescovi, i referenti diocesani (in proporzione al numero di abitanti della diocesi), i componenti del Comitato del Cammino sinodale, i direttori degli Uffici e Servizi della Segreteria Generale della Cei, alcuni esperti e invitati. La Prima Assemblea sinodale è chiamata a lavorare sui Lineamenti per poi giungere allo Strumento di lavoro, in vista della Seconda Assemblea sinodale in programma, sempre a Roma, dal 31 marzo al 4 aprile 2025.

I Lineamenti si aprono con una lunga premessa che ripercorre le fasi “narrativa” e “sapienziale”, presentando i primi frutti della “fase profetica”, alla luce della visione ecclesiologica del Concilio Vaticano e della ricezione delle prospettive conciliari da parte del magistero petrino e delle Chiese in Italia. “I capitoli si articolano attorno a tre nuclei – si legge in una nota della Cei -: il rinnovamento della mentalità ecclesiale e delle prassi pastorali; la formazione alla fede e alla vita; la corresponsabilità. Il tutto nell’orizzonte missionario, nello stile della prossimità”. Il documento traccia le condizioni di possibilità perché “le comunità ecclesiali siano più snelle, più missionarie e più accoglienti”. Si è delineata, così, “la necessità di operare sul terreno della cultura e dei linguaggi, nell’ambito dell’iniziazione cristiana e della formazione, sul versante della corresponsabilità e della trasparenza”.
L’Assemblea si aprirà venerdì 15 novembre con gli interventi del card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, e di Erica Tossani, della Presidenza del Comitato nazionale del Cammino sinodale. La relazione principale è affidata a mons. Erio Castellucci, presidente del Comitato nazionale del Cammino sinodale. Sarà invece Pierpaolo Triani, della Presidenza del Comitato a presentare le modalità di lavoro. La giornata di sabato 16 sarà dedicata al confronto nei tavoli sinodali. Alle 15 è prevista la Lectio sull’icona biblica a cura di don Dionisio Candido, responsabile dell’Apostolato biblico della Cei, mentre alle 18.30 è in programma la Celebrazione dei Vespri e la Preghiera per le vittime di abusi. Domenica 17, dopo la presentazione dei lavori dei tavoli sinodali, il card. Zuppi e mons. Castellucci concluderanno l’incontro, affidando quanto emerso alle diocesi. Alle 12.30 si terrà la Celebrazione eucaristica. “Il tema del Cammino sinodale – spiega mons. Castellucci in uno dei video che accompagnano la preparazione dell’Assemblea – è l’orizzonte missionario nello stile della prossimità. Abbiamo vissuto tre anni di lavoro nelle Diocesi attorno alla parola ‘missione’: non si tratta di ritoccare meccanismi interni, di rivedere spazio e tempi, ma di rispondere a ciò che ci viene chiesto dalla società. Siamo in una società pluralista, in un tempo particolare, usciti dalla pandemia che lascia ancora degli strascichi, in un momento in cui le persone perdono la speranza. Noi cristiani dobbiamo rispondere a chi ci domanda ragione dalla speranza che è in noi”.

 

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Sinodo sulla sinodalità

Papa Francesco alla chiusura del Sinodo: “Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta”

Il Santo padre ha presieduto la messa a conclusione del Sinodo sulla sinodalità tracciando l’identikit della Chiesa sinodale

foto Vatican media-Sir
29 Ott 2024

“Non una Chiesa seduta, ma una Chiesa in piedi. Non una Chiesa muta, ma una Chiesa che raccoglie il grido dell’umanità. Non una Chiesa cieca, ma una Chiesa illuminata da Cristo che porta la luce del Vangelo agli altri. Non una Chiesa statica, ma una Chiesa missionaria, che cammina con il Signore lungo le strade del mondo”. È l’immagine con cui papa Francesco, nell’omelia della messa presieduta nella basilica di San Pietro a conclusione del Sinodo dei vescovi sulla sinodalità, ha sintetizzato i tratti di una Chiesa sinodale. Il punto di partenza additato alle padri e madri sinodali è l’esperienza del cieco Bartimeo che, una volta recuperata la vista, seguiva Gesù “lungo la strada”, come dice il Vangelo. “Questa è un’immagine della Chiesa sinodale”, ha spiegato Francesco: “Il Signore ci chiama, ci rialza quando siamo seduti o caduti, ci fa riacquistare una vista nuova, affinché alla luce del Vangelo possiamo vedere le inquietudini e le sofferenze del mondo; e così, rimessi in piedi dal Signore, sperimentiamo la gioia di seguirlo lungo la strada”.
“Dinanzi alle domande delle donne e degli uomini di oggi, alle sfide del nostro tempo, alle urgenze dell’evangelizzazione e alle tante ferite che affliggono l’umanità, non possiamo restare seduti”, ha esordito Francesco. “Una Chiesa seduta, che quasi senza accorgersi si ritira dalla vita e confina se stessa ai margini della realtà, è una Chiesa che rischia di restare nella cecità e di accomodarsi nel proprio malessere”, il grido d’allarme del Papa: “E se restiamo seduti nella nostra cecità, continueremo a non vedere le nostre urgenze pastorali e i tanti problemi del mondo in cui viviamo”. L’esempio da seguire è quello del cieco Bartimeo, la cui posizione iniziale, nel Vangelo, “è tipica di una persona ormai chiusa nel proprio dolore, seduta sul ciglio della strada come se non ci fosse nient’altro da fare se non ricevere qualcosa dai tanti pellegrini di passaggio nella città di Gerico in occasione della Pasqua”. “Ricordiamoci questo, invece”, il monito del Papa: “il Signore passa, sempre il Signore passa e si ferma per prendersi cura della nostra cecità”. “Per vivere davvero non si può restare seduti”, ha ripetuto Francesco, secondo il quale “vivere è sempre mettersi in movimento, mettersi in cammino, sognare, progettare, aprirsi al futuro”. Il cieco Bartimeo, allora, “rappresenta anche quella cecità interiore che ci blocca, ci fa restare seduti, ci rende immobili ai bordi della vita, senza più speranza”. “E questo può farci pensare, oltre che alla nostra vita personale, anche al nostro essere Chiesa del Signore”, ha attualizzato il pontefice: “Tante cose, lungo il cammino, possono renderci ciechi, incapaci di riconoscere la presenza del Signore, impreparati ad affrontare le sfide della realtà, a volte inadeguati nel saper rispondere alle tante questioni che gridano verso di noi come fa Bartimeo con Gesù”.

“Non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria, ma di una Chiesa che raccoglie il grido del mondo e si sporca le mani per servirlo”, la tesi del Papa, che a conclusione del Sinodo sulla sinodalità ha lanciato un monito preciso: “quando siamo seduti e accomodati, quando anche come Chiesa non troviamo le forze, il coraggio e l’audacia necessaria per rialzarci e riprendere il cammino, ricordiamoci di ritornare sempre al Signore e al suo Vangelo”.

“Oggi, mentre rendiamo grazie al Signore per il cammino percorso insieme, potremo vedere e venerare la reliquia dell’antica Cattedra di San Pietro, accuratamente restaurata”, ha evidenziato Francesco, nella prima messa presieduta nella basilica di San Pietro dopo il completamento dei restauri del baldacchino del Bernini, del complesso della Gloria e della cattedra di San Pietro, esposta da oggi fino all’8 dicembre alla venerazione dei fedeli. “Contemplandola con stupore di fede, ricordiamoci che questa è la cattedra dell’amore, dell’unità e della misericordia, secondo quel comando che Gesù diede all’Apostolo Pietro non di dominare sugli altri, ma di servirli nella carità”, il riferimento papale alla cattedra di Pietro. “E ammirando il maestoso baldacchino berniniano più splendente che mai, riscopriamo che esso inquadra il vero punto focale di tutta la basilica, cioè la gloria dello Spirito Santo”, ha proseguito il Papa: “Questa è la Chiesa sinodale: una comunità il cui primato è nel dono dello Spirito”, che ci rende tutti fratelli in Cristo e ci eleva verso di lui”. “Il Signore lo si segue lungo la strada, non nei labirinti delle nostre idee”, ha aggiunto esortando i presenti a “camminare lungo la strada insieme al Signore, dietro a lui e con lui”. “Non restare seduti nelle nostre cecità”, l’altro invito a braccio, “cecità che si può chiamare comodità, cuore chiuso”. “Il Signore passa, il Signore passa tutti i giorni, il Signore passa sempre e si ferma per prendersi cura della nostra cecità”, ha proseguito Francesco: “Io lo sento passare? Ho capacità sentire i passi del Signore, di discernere quando il signore passa, di sentire il grido dei bambini schiavizzati in tante parti del mondo per il lavoro, di sentire quella voce spezzata di chi non ha più neanche la forza di gridare a Dio perché non ha voce, perché si è rassegnato?”, le domande esigenti fuori testo. “Ritornare al Signore, ritornare al Vangelo, sempre e di nuovo”, la consegna finale: “Proseguiamo con fiducia il nostro cammino insieme. Anche a noi oggi la Parola di Dio ripete, come a Bartimeo: ‘Coraggio, alzati, ti chiama’. Deponiamo il mantello della rassegnazione, affidiamo al Signore le nostre cecità, mettiamoci in piedi e portiamo la gioia del Vangelo per le strade del mondo”.

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Azione cattolica

L’Azione Cattolica in FormAzione

29 Ott 2024

di Angela Giungato

Ha preso il via domenica 27 ottobre, nel seminario arcivescovile di Poggio Galeso, il percorso di FormAzione per i responsabili di Azione Cattolica con la relazione del presidente nazionale Giuseppe Notarstefano sul tema “Atleti e portabandiera di sinodalità”. Il tema riprende la frase pronunciata da papa Francesco nel discorso del 25 aprile 2024 a circa 100.000 aderenti all’Azione Cattolica riuniti in piazza San Pietro in occasione della XVIII assemblea nazionale ed ha come parole chiave la corresponsabilità e la sinodalità.
Diversi i punti su cui il presidente si è soffermato con contributi e spunti di riflessione per i presenti che hanno dato vita ad un dibattito ricco ed articolato.

Ha definito la formazione un atto di responsabilità sociale, perché forma la persona integralmente; non va intesa come una fase preparatoria all’agire ma ci si forma per vivere la corresponsabilità e la sinodalità nella vita quotidiana. È intreccio di esperienze che ha come meta la responsabilità; ma ogni responsabilità, se autenticamente intesa, diventa corresponsabilità.

La sinodalità poi, ha continuato, nasce dal Concilio Vaticano II, che indica che lo spazio della Chiesa è il mondo. Il papa ha voluto un Sinodo sulla sinodalità, cioè sulla capacità della Chiesa di camminare insieme al suo interno e all’esterno con gli uomini del nostro tempo. La sinodalità chiede democrazia; il Sinodo è un percorso di rinnovamento della Chiesa fedele al Vangelo ed immersa nell’oggi, nel qui ed ora con tutta la sua complessità. Un atteggiamento da sviluppare è quello dell’ascolto rispetto alla vita delle persone, ascolto che deve diventare conversazione, ridando senso alle parole, perseguendo la fraternità.

Papa Francesco, ha ricordato Notarstefano, parlò del Sinodo, prima che ai vescovi, ai catechisti e all’Azione Cattolica definendola “palestra di sinodalità”. Ed infatti una delle caratteristiche dell’associazione è l’unitarietà, voluta da Vittorio Bachelet, che mette insieme diverse fasce d’età e diverse condizioni di vita. Inoltre  l’Aci nasce dal protagonismo  dei laici, vive la democraticità interna, collabora corresponsabilmente con i vescovi e con i presbiteri, cura una formazione spirituale ed ecclesiale, cioè comunitaria. I laici di Aci si prendono cura delle persone, cioè li prendono in carico, condividono con loro il percorso di vita, sanno valorizzarne i talenti  con gli strumenti della vita associativa, in cui i responsabili diventano leader della cura. Ne emerge un’associazione che sa guardare alla tradizione senza nostalgie e che sa rinnovarsi accogliendo le sfide del tempo presente.

L’identità dell’Aci oggi consiste, secondo il presidente, soprattutto nel saper preservare i propri spazi formativi perché nella vita delle diocesi la pastorale ricerca laici formati che trova spesso nelle associazioni più strutturate. E’ stato affrontato anche il problema dei nuovi linguaggi, della mobilità e della necessità di percorsi di ricerca per i giovani, con riflessioni fatte insieme a loro, capaci di idee profonde e innovative. Insomma è emersa la necessità di un’associazione più dinamica, più disponibile a ricercare e a porsi domande più che a dare risposte. Alla fine un sogno condiviso: aggiornare sempre più l’Aci sul Concilio verso la sinodalità e la corresponsabilità.  

La giornata si è arricchita della celebrazione eucaristica, presieduta dall’assistente unitario, don Carmine Agresta, che, nella sua omelia, ha ripercorso il percorso sul discepolato che l’evangelista Marco ci sta facendo fare in queste domeniche e della necessità che il discepolo abbia uno sguardo nuovo dopo l’incontro col Signore, che sana i nostri insuccessi e la nostra conseguente depressione, che è lo sguardo di Dio sulla storia.

Infine assai gradita la visita fraterna ed informale del nostro arcivescovo, mons. Ciro Miniero, che ha condiviso con i presenti il momento conviviale del pranzo.

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Giubileo2025

Mons. Fisichella: “Il 24 dicembre alle 19 la messa del Papa con l’apertura della Porta santa”

foto Siciliani Gennari-Sir
29 Ott 2024

“Alle 19 del 24 dicembre, papa Francesco presiederà la santa eucaristia in piazza San Pietro e a seguire procederà con il rito per l’apertura della Porta Santa”: lo ha reso noto mons. Rino Fisichella, pro-prefetto del dicastero per l’evangelizzazione, sezione per le Questioni fondamentali dell’evangelizzazione nel mondo, durante la conferenza stampa di presentazione – in sala stampa vaticana – degli eventi culturali, concerti e mostre, in programma a Roma prima dell’apertura ufficiale del Giubileo. “Oltrepasserà per primo la soglia della Porta e inviterà a seguire il suo esempio a quanti giungeranno nel corso dell’Anno, per esprimere la gioia dell’incontro con Cristo Gesù, nostra speranza”, ha proseguito il vescovo, aggiungendo che l’annuncio dell’apertura della celebrazione sarà dato da un breve concerto di campane a opera della Pontificia Fonderia di Campane Marinelli”. “Le campane sono il suono più caro al popolo e in questo caso diventano l’espressione dell’annuncio gioioso di un evento atteso da tempo e finalmente giunto”, ha commentato Fisichella. “Papa Francesco per primo intende farsi pellegrino di speranza e, in questo modo, come ha scritto nella Bolla, il 26 dicembre, Festa di Santo Stefano, sarà nel carcere romano di Rebibbia per aprire anche in quel luogo, simbolo di tutte le carceri sparse per il mondo, la Porta Santa, segno tangibile dell’annuncio di speranza”, l’altro annuncio giubilare. Per tutti gli eventi del Giubileo, è consultabile online, costantemente aggiornato, il calendario giubilare generale – suddiviso in tre categorie; “Pellegrinaggio”, “Evento culturale”, “Grande evento” – oltre all’app e al portale dedicato.

I concerti

Domenica prossima, 3 novembre, alle 18, nella sede dell’Auditorium di via della Conciliazione, si terrà primo evento culturale di avvicinamento al Giubileo. L’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia eseguirà la Quinta Sinfonia del compositore russo Dimitri Shostakovich (1906-1975), diretta dal maestro Jader Bignamini, attualmente direttore musicale della Detroit Symphony Orchestra. Il 22 dicembre, alle 18, presso la chiesa di Sant’Ignazio di Loyola, si potrà assistere al secondo evento musicale. A esibirsi sarà il Coro della Cappella musicale pontificia “Sistina” che, sotto la guida del direttore, don Marcos Pavan, eseguirà diverse composizioni polifoniche di Palestrina (1525-1594; di cui il prossimo anno si celebreranno i 500 anni della nascita), Perosi e Bartolucci.

Le mostre

Una mostra con la “Crocifissione bianca” di Chagall, una mostra di icone provenienti dai Musei Vaticani e la tradizionale esposizione “100 presepi in Vaticano”. Sono i tre eventi espositivi presentati da mons. Fisichella. “Il prossimo 27 novembre sarà aperta al pubblico, fino al 27 gennaio 2025, la mostra con la White Crucifixion di Marc Chagall”, ha annunciato il vescovo: “Siamo riusciti a ottenere dal The Art Institute di Chicago l’opera così suggestiva e unica, che per la prima volta giunge in Italia, a Roma, e sarà ospitata nel nuovo Museo del Corso – Polo museale, nella sede di Palazzo Cipolla, con ingresso gratuito e libero, tutti i giorni dalle ore 10 alle 20”. Il secondo evento vede l’esposizione di alcune rare icone di proprietà dei Musei Vaticani che saranno esposte nella sagrestia del Borromini nella Chiesa di sant’Agnese a Piazza Navona, dal 16 dicembre al 16 febbraio 2025, frutto di due anni di lavoro tra gli esperti. Il terzo evento sarà la ormai tradizionale Mostra dei 100 Presepi in Vaticano, dall’8 dicembre 2024 al 6 gennaio 2025, quest’anno dedicata a Roma, in occasione del Giubileo. La collezione dei Musei Vaticani, ha detto il direttore, Barbara Jatta, “è molto ricca e varia di provenienze. Sono 18 le due icone selezionate dai curatori, che le hanno scelte in tutta l’area dell’Europa orientale cristiana: Grecia, Bulgaria, Ucraina, Russia, Macedonia. Le abbiamo chiamate icone di speranza, in linea con il tema del Giubileo, proprio perché siano veicolo di pace, di fratellanza, come è dimostrato dalla commistione di stili. Metterle tutte insieme è voler dire che siamo tutti portatori di uno stesso messaggio”.

Santa Sede all’Expo di Osaka

Sarà la Deposizione del Caravaggio, in prestito per sei mesi dai Musei vaticani, l’opera al centro del padiglione della Santa Sede all’Expo 2025 di Osaka, in programma dal 13 aprile al 13 ottobre. Il padiglione della Santa Sede, progettato dall’architetto Mario Cucinella, sarà ospitato all’interno del padiglione dell’Italia, e avrà come tema, in sintonia con il Giubileo, “La bellezza porta speranza”. “È stato direttamente papa Francesco a desiderare che l’opera rappresentativa dell’Expo fosse l’unica opera del Caravaggio conservata nei Musei vaticani”, ha rivelato Fisichella. “Un’opera cardine, una delle più importanti del grandissimo maestro seicentesco”, ha detto Jatta a proposito del capolavoro caravaggesco: “Pensata per una cappella privata, legata all’ambiente degli oratoriani, ma che può bene incarnare il soggetto dell’Expo: la bellezza, anche nel dramma, che sottende la Resurrezione. È una delle opere più ammirate nei Musei”. Due gli Ambassador della presenza della Santa Sede in Giappone: gli scultori Etsuro Sotoo e Cecco Bonanotte, il direttore d’orchestra Tonomi Nishimoto e l’artista fumettista Kan Takahama.

La mascotte del Giubileo

Al termine della conferenza stampa odierna, è stato svellato il logo ufficiale di Expo 2025 della Santa Sede e la mascotte del Giubileo e di Osaka; “Si tratta di Luce, creata dal desiderio di vivere anche all’interno della cultura pop, tanto amata dai nostri giovani”. Nata dalla creatività di Simone Legno, Luce è una pellegrina raffigurata con gli elementi tipici del pellegrino: il k-way giallo per ripararsi dalle intemperie; gli stivali sporchi di terra per la strada percorsa; la croce missionaria al collo; il bastone del pellegrino e soprattutto gli occhi luminosi, simbolo della Speranza del cuore.

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