Ordinazione sacerdotale

Andrea Cosimo D’Arcangelo: una vocazione nel segno di San Domenico

29 Ott 2024

di Angelo Diofano

Giovedì 31 ottobre, alle ore 18.00, nella chiesa di San Domenico, il tarantino Andrea Cosimo D’Arcangelo, dell’ordine dei domenicani, riceverà l’ordinazione sacerdotale per le mani dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero.

Fra Andrea Cosimo, 35 anni, figlio di Francesco (vigile del fuoco allo stabilimento siderurgico, deceduto) e di Margherita (casalinga), finora ha dedicato la sua vita all’attività confraternale nei maggiori sodalizi tarantini, cui sin da ragazzo è iscritto. Il suo cuore, da subito, è stato però per l’Addolorata e per il tempio di San Domenico in cui è custodita la venerata immagine mariana, che esce in processione la notte di Giovedì Santo. Nel trecentesco luogo di culto, dove egli era solito trascorrere molto tempo in preghiera, all’età di 25 anni ha scorto gli iniziali segni della chiamata al sacerdozio, resi ben chiari alla morte del padre e durante la frequenza della chiesa di San Pasquale e della casa di Sant’Egidio, al pendio La Riccia. Ma la chiamata fra i domenicani, dediti particolarmente allo studio e alla predicazione, si è rivelata era ben più chiara rispetto a quella fra i frati minori. Così nell’ottobre del 2016 fra Andrea Cosimo ha fatto il suo ingresso nella casa dell’ordine, a Bari, iniziando il noviziato l’anno successivo alla Madonna dell’Arco, a Napoli, dove nel 2017 ha emesso la professione semplice e nel 2021 quella solenne. “Lontano da Taranto, mi è mancata particolarmente l’atmosfera particolarmente raccolta delle nostre manifestazioni di religiosità, particolarmente della Settimana Santa. Se vogliamo, anche a Napoli è molto sentita la devozione alla Madonna dell’Arco, ma è differente rispetto ai nostri riti” – ci dice.
Attualmente il frate attende il giorno dell’ordinazione sempre a Napoli nella chiesa di San Domenico Maggiore: lo stesso nome del tempio tarantino dove si terrà la solenne cerimonia di giovedì 31, cui interverranno in abito di rito le confraternite cui è iscritto con i rispettivi padre spirituali. 

“Devo un particolare ringraziamento a mons. Emanuele Ferro, rettore di San Domenico, – puntualizza fra Andrea – che mi sta molto aiutando nella parte logistica dell’evento, assieme ai confratelli dell’Addolorata e dell’Immacolata, nonché a tutti gli amici, che non mancano di farmi sentire il loro incoraggiamento”.
Fra Andrea Cosimo D’Arcangelo celebrerà la prima messa venerdì 1 novembre, sempre in San Domenico, a Taranto, alle ore 11.

 

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Diocesi

Mercoledì 30, presentazione del pieghevole sulla rettoria di Santa Maria di Talsano

29 Ott 2024

Mercoledì 30 alle ore 19 alla rettoria di Santa Maria di Talsano il rettore don Tonino Caforio presenterà il pieghevole sulla storica chiesetta all’inizio della strada che conduce a San Donato. Durante la serata ci saranno intermezzi musicali eseguiti dal giovane violinista Angelo Dell’Aglia.
Nell’opera, realizzata da Angelo Dell’Aglia per il testo, da Angelo Ingenito per le foto e da Luigi Patrono per la grafica e la stampa, sono riportate notizie sulle vicende che hanno caratterizzato l’esistenza del luogo di culto così caro ai talsanesi, risalente al XIII secolo, e che è stato la seconda parrocchia di Taranto, dopo la cattedrale di San Cataldo. Nella chiesetta sono ancora visibili l’antico fonte battesimale,dal quale sono nati alla fede generazioni di talsanesi, il pulpito ligneo risalente alla metà dell’Ottocento e il confessionale, anch’esso di storica data. Nella rettoria, inoltre, è venerata la statua lignea del XVIII secolo raffigurante la celeste protettrice di Talsano, la Madonna delle Grazie, recentemente fatta restaurare al rettore mons. Caforio. Da quest’anno, infine, si possono ammirare sei artistiche vetrate sulla vita della Madonna, donate in memoria di Mary Barbaro. Completano il pieghevole informazioni sugli orari delle sante messe e sulla disponibilità del rettore per le confessioni.

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Città

Classifica “Ecosistema urbano”: Taranto scende di 12 posti nel 2024

28 Ott 2024

di Silvano Trevisani

Ecosistema urbano: Taranto, che si era piazzata discretamente nel 2023 perde, quest’anno, ben 12 posizione, scendendo al 79° posto, preceduta, per la Puglia, da Brindisi, al 72° posto, e da Lecce, 58° che però di posti ne perde ben 18, passando così nella metà inferiore della classifica. Peggio di Taranto stanno Foggia, 84a ma in risalita di 9 posizioni, e Bari 89a e stazionaria (+1).

I dati

Per la verità, nella maggior parte delle classifiche realizzate da Legambiente in collaborazione con il quotidiano economico “Il Sole 24 Ore”, Taranto “galleggia”, non brillando mai ma non presentando in genere una sequenza di situazioni particolarmente gravi, anche se, certo anche per via dell’ampliamento dei parametri introdotti quest’anno, la posizione complessiva è peggiorata. Ma il settore che la vede fanalino di coda è quello della raccolta differenziata dei rifiuti, dove condivide il podio negativo con Palermo e Foggia. La raccolta si attesta, infatti, al 23% e contribuisce al peggioramento della posizione generale, nonostante che Legambiente abbia preferito, come vedremo, abbassare percentualmente l’incidenza di questa classifica in favore di altre, come la dispersione idrica e la presenza di isole pedonali.

Inquinanti

La concentrazione di Pm10 nell’aria è peggiorata per Taranto. L’anno scorso era stata di 20,00 Ug/mc che l’aveva collocata al 28 posto. Quest’anno è scesa al 38° posto con una concentrazione pari a 21,2. È al 37° posto per i consumi giornalieri di acqua potabile: 132,88 pro capite, un po’ peggio dell’anno scorso, quando era 35a con consumo di 128 litri. Per la dispersione della rete idrica (che calcola la differenza percentuale tra acqua immessa in rete e consumata per usi civili, industriali, agricoli è 44a con 27,9%, netto miglioramento mentre era 68° con 44% del 2023.

Concentrazione media annua di biossido di azoto: Taranto è 21a con 16 ug/mc, mentre lo scorso anno era 16a con 14 ug/mc. PM2,5: sempre al 24% posto.

Scende al 70° posto per la produzione di rifiuti urbani (oltre 524 chili annui a persona, ma l’anno scorso erano stati 533). Qui il record positivo è di Campobasso con “soli” 388 chilogrammi seguita da Potenza e Reggio Calabria.

Trasporto

Taranto non brilla per l’utilizzo del trasporto pubblico pur disponendo di una rete accettabile. Molto modesta la disponibilità di isole pedonali, che è solo di 4,8 mq per abitante, se si pensi che Brindisi ne ha 37, Bari 57 e Cosenza 175! Situazione migliore quella della presenza di alberi, classifica in cui Taranto, con 34 alberi per 100 abitanti, surclassa le altre città pugliesi ed è tra le prime del Sud. Lo stesso vale anche per il verde pubblico fruibile.

La classifica

Ogni anno, Ecosistema Urbano, rapporto sulle performance ambientali delle città, rivede i criteri con cui viene costruita la classifica finale, cercando di fornire una fotografia il più realistica possibile dello stato delle città italiane. A ciò si aggiunge il metodo di calcolo del rapporto, che si basa sulla normalizzazione dei dati: questo significa che, a parità di indicatore da un anno all’altro, se la media complessiva aumenta, lo stesso indicatore comporterà un punteggio inferiore. “Quest’anno – spiega Legambiente – è stato deciso di ridurre il peso di alcuni indicatori, come la percentuale di Raccolta Differenziata, in quanto non rappresenta più come un tempo un elemento innovativo nella gestione ambientale. E di aumentarne altri, come la dispersione della rete idrica e l’estensione delle isole pedonali. È stato inoltre introdotto un nuovo indicatore relativo alla Variazione nell’uso efficiente del suolo, elaborato da Legambiente su dati ISTAT, per stimolare una riflessione anche in ottica di trend sullo sfruttamento delle risorse territoriali. Un’altra novità è la decisione di premiare i comuni che hanno fornito il numero esatto di alberi di proprietà comunale, assegnando un peso ridotto a chi ha fornito il dato stimato. Questo intende valorizzare la capacità delle amministrazioni di reperire dati precisi sul proprio territorio, limitando il vantaggio dei comuni che hanno inviato dati stimati molto elevati”.

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Corso di formazione

Si inaugura martedì 12 novembre il terzo corso di formazione dell’ufficio Cultura della diocesi

‘I cristiani nel mondo pellegrini di speranza’ è il tema dei sette incontri – pensati e coordinati da don Antonio Rubino -che si svolgeranno nella parrocchia San Roberto Bellarmino

28 Ott 2024

di Lorenzo Musmaci

L’ufficio per la pastorale della Cultura della diocesi di Taranto da sempre incrementa la formazione cristiana di quanti sono impegnati nel mondo della cultura. Il vicario episcopale per la pastorale della Cultura è don Antonio Rubino, il quale continua a promuove iniziative culturali finalizzate alla conoscenza dell’antropologia cristiana da ormai dodici anni.

Le iniziative proposte dall’ufficio Cultura sono state numerose e si sono occupate delle tematiche più varie: dal rapporto tra arte e liturgia a quello tra educazione e famiglia, da Bartolo Longo a don Lorenzo Milani, passando per il popolarismo di don Luigi Sturzo, dal Mediterraneo all’Europa,  dall’umanesimo all’economia liberista e sociale, non dimenticando il rapporto tra Bellarmino e Galileo.
Gli incontri sono sempre stati condotti da voci autorevoli: suor Alessandra Smerilli, Alfredo Mantovano, Matias Augé, Pierluigi Castagnetti, Claudio Maniago e Manlio Sodi, solo per ricordarne alcuni.

Il I e il II corso di formazione

Negli ultimi anni l’ufficio Cultura ha proposto dei corsi di formazione, strutturati in sette incontri, con l’obiettivo di trattare a fondo alcune tematiche: il primo corso, nell’anno pastorale 2022-2023, si intitolava “Popolo di Dio e fraternità dei popoli: dal Concilio Vaticano II a papa Francesco”; il secondo, per l’anno 2023-2024, aveva per titolo “L’Umanesimo europeo per la fraternità dei popoli”. Entrambi i corsi sono stati voluti da don Antonio Rubino, vicario episcopale per la Cultura, e sono stati guidati dal prof. Lino Prenna, docente universitario.

L’inaugurazione del III corso di formazione

Anche per l’anno in corso 2024-2025, l’ufficio Cultura ha deciso di promuovere un corso di formazione, ormai il terzo, quest’anno volto ad affrontare il tema “I cristiani nel mondo pellegrini di speranza”. Il corso sarà inaugurato martedì 12 novembre alle ore 18.30, nell’auditorium S. Roberto B., con ingresso da corso Italia – Taranto. Interverranno sul tema del giorno, “La Chiesa, pellegrina nella storia”,  tre relatori: il prof. Lino Prenna, docente universitario; don Antonio Bergamo, direttore Istituto superiore di Scienze religiose – Lecce; e l’arcivescovo di Taranto, mons. Ciro Miniero.

L’arcivescovo, nella lettera di invito, scrive: “Benedico questa iniziativa e mi auguro che le comunità parrocchiali, le associazioni e i movimenti possano partecipare inviando un loro rappresentante a seguire gli incontri di formazione”. E prosegue riferendo che il corso riprenderà le indicazioni emerse dall’ultima Settimana sociale dei cattolici, illuminerà i percorsi dell’Anno giubilare, riprenderà temi cari al Concilio Vaticano II e a papa Francesco e farà emergere il ruolo dei cristiani nel mondo, attraverso le parole della Lettera a Diogneto: “ciò che l’anima è nel corpo, i cristiani lo sono nel mondo” (VI, 1).

I temi e le modalità degli incontri successivi

Gli incontri successivi affronteranno i seguenti temi: “I cristiani, anima del mondo”, “La remissione dei debiti, per la pace nel mondo”, “Conversione ecologica e cura del pianeta”, “I cristiani e il potere politico”, “La fraternità, per costruire la democrazia”, “La speranza cristiana, per il futuro dei popoli”.

Il Corso è aperto a tutti e per iscriversi è necessario inviare la propria adesione all’indirizzo mail: cultura@diocesi.taranto.it Per tutte le informazioni si rimanda alla pagina web: cultura.diocesi.taranto.it Gli incontri successivi si terranno sempre dalle ore 18 alle ore 19.30, nelle aule di catechismo della parrocchia S. Roberto B., con ingresso da via S. Roberto.

Le date degli incontri saranno comunicate agli iscritti con posta elettronica.

 

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Basilica cattedrale San Cataldo

Un ponte con l’Irlanda nel nome di san Cataldo

Una delegazione tarantina, guidata da mons. Emanuele Ferro, si è recata nella diocesi di Waterford Lismore dove ha incontrato il vescovo Cullinan per costruire un gemellaggio tra Taranto e i luoghi di provenienza del nostro patrono

28 Ott 2024

Mons. Emanuele Ferro, accompagnato da una delegazione, si è recato nei giorni scorsi a far visita all’arcivescovo di Waterford e Lismore, mons. Alphonsus Cullinan, in Irlanda, terra natale di san Cataldo.
Al vescovo la delegazione tarantina ha fatto dono di un ovale in ceramica rappresentante la volta affrescata del Cappellone, opera artigianale della Bottega di San Cataldo, della copia n 1 dell’opera grafica che il fumettista Sal Velluto a dedicato a Cataldo, e di una serie di pubblicazioni sulla cattedrale tarantina.
Il vescovo Cullinan, a sua volta, ha fatto dono a don Emanuele di un trifoglio, simbolo dell’Irlanda, realizzato in cristallo, per la lavorazione del quale Waterford è famosa.
La visita ha avuto lo scopo di stabilire una relazione tra le due diocesi nell’egida del culto per il nostro patrono.
Mons. Ferro, a nome dell’arcivescovo Miniero ha invitato il vescovo Cullinan, che ha accettato con entusiasmo, a partecipare al raduno delle Terre Cataldiane previsto a Taranto il 30 aprile 2025.
Il raduno, che si svolge nell’ambito della festa patronale, porta ogni anno a Taranto centinaia di pellegrini provenienti da comuni nei quali è presente il culto per san Cataldo.
Nel 2025 ricorrerà il 25esimo anniversario della visita dell’allora arcivescovo di Taranto, mons. Benigno Luigi Papa, in Irlanda sulle tracce di Cataldo in occasione del Giubileo del 2000.
Per l’anno giubilare del 2025 la basilica cattedrale di San Cataldo, in collaborazione con il vescovo Cullinan che ha accolto con entusiasmo l’iniziativa, intende organizzare un nuovo pellegrinaggio con i rappresentanti delle Terre Cataldiane, sugli stessi luoghi, del quale a breve saranno rese note le modalità.
Continua l’opera di conoscenza, radicamento e promozione del culto per il nostro santo patrono Cataldo che mons. Ferro ha proseguito sulla scia dei suoi predecessori e in particolare di mons. Nicola Di Comite di venerata memoria.

 

 

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Angelus

La domenica del Papa – Il grido, la fede, il cammino

foto Vatican media-Sir
28 Ott 2024

di Fabio Zavattaro

Gerico è la città più antica al mondo, porta della Giudea per chi viene dalla Giordania; ultima tappa del cammino di Gesù verso Gerusalemme. A Gerico arriva con i discepoli e subito riparte, sembra quasi non vi sia nulla di significativo da raccontare. E invece Marco ci parla di un uomo seduto lungo la strada che porta alla città santa. È una persona cieca, un mendicante, e la sua vita dipende dalla generosità altrui. Non vede “ma si fa sentire” e, quando si rende conto che Gesù si avvicina, grida la sua richiesta di aiuto chiamandolo figlio di Davide. I discepoli cercano di zittirlo ma il Signore lo fa avvicinare: “che cosa vuoi che io faccia per te”. È uno dei tanti miracoli compiuti lungo la strada verso Gerusalemme, ma per la prima volta conosciamo il nome della persona guarita: Bartimeo, figlio di Timeo. Con questo atto Gesù ci dice che anche nella città di Gerico, città maledetta, non può mancare la sua grazia, la sua misericordia. Viene alla mente la parabola dei due troni nel Talmud, accanto alla Bibbia, libro sacro per l’ebraismo: per tre ora al giorno il Signore siede e giudica il mondo. Quando vede che merita di essere distrutto per la prevalenza del male, si alza dal trono di giustizia e siede sul trono della misericordia. Ecco la “medicina della misericordia” per usare l’espressione cara a papa Roncalli.

Francesco, all’angelus, ci invita a riflettere su tre aspetti di questo incontro: il grido, la fede, il cammino. Non è solo una richiesta d’aiuto, il grido di Bartimeo, ma è “un’affermazione di sé stesso”; vede Gesù e dice “io esisto, guardatemi”. E noi, dice il Papa, quando incrociamo un mendicante “quante volte guardiamo da un’altra parte, quante volte lo ignoriamo”.

Quindi la fede. Bertimeo “vede perché ha fede; Cristo è la luce dei suoi occhi”. Recuperata la vista il figlio di Timeo si mette a seguire Gesù lungo la strada. “Ognuno di noi è Bartimeo, cieco dentro, che segue Gesù una volta che si è avvicinato a lui. Quando tu ti avvicini a un povero e ti fai sentire vicino, è Gesù che si avvicina a te nella persona di quel povero. Per favore, non facciamo confusione: l’elemosina non è beneficenza”.

Nella messa in San Pietro a conclusione del sinodo dei vescovi, Francesco dice che Bartimeo “rappresenta anche la cecità interiore che ci blocca, ci fa restare seduti e ci rende immobili ai bordi della vita senza più speranza”. Per il vescovo di Roma “una Chiesa seduta, che quasi senza accorgersi si ritira dalla vita e confina se stessa ai margini della realtà, è una Chiesa che rischia di restare nella cecità e di accomodarsi nel proprio malessere”.

Il Sinodo ci spinge a essere chiesa come Bartimeo, afferma Francesco, che sentendo il Signore che passa “avverte il brivido della salvezza e si lascia svegliare dalla potenza del Vangelo”. E lo fa raccogliendo “il grido di tutte le donne e gli uomini della terra: il grido di coloro che desiderano scoprire la gioia del Vangelo e di quelli che invece si sono allontanati; il grido silenzioso di chi è indifferente; il grido di chi soffre, dei poveri e degli emarginati, dei bambini schiavi del lavoro, schiavizzati in tante parti del mondo per un lavoro; la voce spezzata di chi non ha più neanche la forza di gridare a Dio, perché non ha voce o perché si è rassegnato”. Per il Papa “non abbiamo bisogno di una Chiesa seduta e rinunciataria, ma di una Chiesa che raccoglie il grido del mondo”, una Chiesa “che si sporca le mani per servirlo”.
All’angelus, infine, rinnova il suo appello per la pace. Guarda all’incontro della Croce Rossa e della Mezzaluna rossa e auspica che l’evento, a 75 anni dalle Convenzioni di Ginevra, possa “risvegliare le coscienze affinché, durante i conflitti armati, siano rispettate la vita e la dignità delle persone e dei popoli, come anche l’integrità delle strutture civili e dei luoghi di culto […] È triste vedere come nella guerra, da qualche parte, si distruggono gli ospedali e le scuole”.
Chiede pace per l’Ucraina, la Palestina, Israele e il Libano; si fermi l’escalation e “si metta a primo posto il rispetto della vita umana, che è sacra […] Troppe vittime innocenti! Vediamo ogni giorno immagini di bambini massacrati. Troppi bambini! Preghiamo per la pace”.

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Rigenerazione cittadina

Una roadmap per rendere finalmente operativo il Parco del Mar Piccolo

28 Ott 2024

di Silvano Trevisani

Una roadmap per rendere finalmente operativo il Parco del Mar Piccolo a quattro anni dal varo della legge istitutiva regionale. È quella che hanno tracciato i numerosi partecipanti all’incontro promosso dal consigliere comunale Gianni Liviano, che del parco fu l’ideatore quando era consigliere regionale. E forse finalmente siamo alla vigilia di una svolta tanto attesa da un’intera comunità. Che deve ben comprendere che accanto agli obblighi ovviamente legati alla realizzazione del parco, vi sono vantaggi anche individuali oltre che collettivi. Un incontro proficuo che ha visto il coinvolgimento, all’Acclavio, di circa 150 partecipanti attivi, tra i quali anche autorevoli rappresentanti istituzionali, come l’assessore al Turismo, Gianfranco Lopane, il commissario per le bonifiche, Antonio Felice Uricchio, il dirigente regionale del settore agricoltura Gianluca Nardone, il sindaco di San Giorgio Ionico, Mino Fabiano. Un’idea azzeccata quella di Liviano, di dividere i partecipanti i cinque gruppi di studio, che hanno analizzato i vari aspetti della complessa questione del parco. Dopo quattro anni, infatti, non vede ancora profilarsi la costituzione dell’ente gestore, fondamentale per l’avvio dei processi e delle attività che al parco fanno capo. In questo modo tutti i partecipanti, tutti fortemente motivati e a loro volta rappresentanti di interessi di categorie, associazioni, professioni, enti, istituti scolastici o semplici cittadini particolarmente interessati, hanno potuto dare il proprio contributo, esprimere il proprio parere.

I lavori di gruppo

A conclusione dei lavori di gruppo, con una perfetta tempistica, i coordinatori hanno riferito le conclusioni relative alla specifica questione trattata. E dopo è toccato ai “decisori” esprimere la propria posizione, avanzare le proposte operative.
Non è facile riassumere le numerose sollecitazioni e indicazioni, ma ne ricordiamo alcune particolarmente rilevanti, a nostro parere. È importante che il parco del Mar Piccolo non faccia la fine del parco delle gravine, fermo da 13 anni; sarebbe utile costituire un comitato unico, valorizzando anche i privati. Oltre ai sei Comuni che rientrano nella sua area. Rientrare nel parco è opportunità per le ditte che partecipano ai bandi. Ma può esserlo anche per le aziende che operano nel sociale e il terzo settore in generale. Sostenibilità ambientale, economica e sociale, sono i tre principi fondanti che devono valorizzare natura e cultura, come le necropoli, le masserie, la ferrovia ma in grave degrado. Così come pure il Galeso, che risulta poco accogliente. Occorrere rendere il parco un luogo sociale, garantendo la sicurezza, viabilità, aree sosta, ecc… valorizzando le compatibilità con le attività sportiva. Galeso poco accogliente. Tra le proposte: la realizzazione di un museo del Mar Piccolo, rivalutazione della Palude La Vela, chiusa da 7 anni. Il risanamento dev’essere comprensivo di un’economia sostenibile.

I “decisori”

Sono quindi intervenuti i “decisori” presenti, dopo l’intervento del professor Montalbano dell’Università di Bari. Nardone ha evidenziato come le resistenze principali siano le difficoltà delle aziende, agricole e non solo, presenti nell’area del parco, ma ha sottolineato che è possibile trasformale in vantaggi concreti. Ad esempio con l’accesso privilegiato ai finanziamenti. Anche Fabiano ha sottolineato che parlare di vincoli spaventa. Servono incontri chiarificatori con la Provincia e i Comuni per velocizzare l’iter per la creazione del consorzio. Lopane ha dichiarato “Siamo a punti di svolta”. Ripercorrendo l’esperienza negativa del Parco delle gravine ha preannunciato la proposta di commissariamento. In realtà, in Puglia pochi funzionano ed è forse necessario interrogarsi sul modello. Occorre coinvolgere attori pubblici e operatori privati, con un’organizzazione che abbia un’ottica territoriali. Indispensabile interazione pubblico privato. Uricchio, da parte sua, ha ricordato l’esperienza già condotta per la bonifica del Mar Piccolo: con la chiusura di 183 scariche la vita è ripresa. Ma da 8 mesi il commissario non ho struttura di supporto. “Abbiamo idee chiare su progetti di bonifica. – ha aggiunto – Tutti devono collaborare per implementare filiere verdi, poiché tutto il terreno è contaminato da inquinanti come berillio e amianto. Ma si può risanare efficacemente utilizzando la natura: il ricino per biocombustibile. La canapa che ha molti utilizzo. Le bonifiche producono impresa. E questo vale anche per il mare”. A conclusione dei lavori, Liviano ha preannunciato la redazione di un documento da sottoporre a tutte le parti che dovrà essere la traccia del prossimo incontro per la messa a punto delle iniziative decisive.

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Tracce

Più una smania che una realtà

(Photo Ansa/Sir from website https://www.agensir.it/)
28 Ott 2024

di Emanuele Carrieri

Non è, così come ha capito un nonagenario vicino di casa, il nome di un cane. Brics è un raggruppamento di varie economie mondiali emergenti, formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica a cui, poi, si sono aggiunti Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti (nel 2024). Questi paesi condividono una situazione economica in via di sviluppo e pregevoli risorse naturali: si propongono di costruire un sistema commerciale e finanziario attraverso accordi bilaterali non basati sul dollaro. Solo cinque in origine, i Brics si sono moltiplicati e si avviano a divenire molti: già oggi potrebbero diventare trenta o quaranta. Ma questo raggruppamento suscita più perplessità che speranze. Sorto in chiave anti-Stati Uniti ma, soprattutto, in chiave anti-dollaro, il rischio è che si potrebbe arrivare a un cambiamento di facciata restando ancorati al dollaro come termine di paragone. È quanto venuto a galla alla fine del sedicesimo vertice annuale del 2024 tenutosi a Kazan, nel Tatarstan – Russia – dal 22 al 24 ottobre. È possibile una alleanza globale? I paesi europei sono interamente incollati agli Stati Uniti perché ne ricavano favori in termini militari. Almeno in passato, gli Usa sono stati il migliore alleato e protettore possibile: discreto, generoso (si accollava tutte le spese), e altruista, quando ha fatto morire i suoi soldati per difendere questo o quello. Che questa convenienza ci sia stata, lo attesta il fatto che gli alleati sono spaventati per un Trump sostenitore dell’isolazionismo. Ecco la domanda cruciale: ai Brics, quand’anche fossero quaranta, quali vantaggi offrirebbe l’alleanza? Una crescita del raggruppamento e l’ambizione a divenire un organismo multilaterale politico: queste sono le speranze di chi il pianeta lo vorrebbe governare con le sue regole, cioè la Cina e la Russia. Un fatto è certo: non ci sono enormi confluenze culturali ed economiche fra quei paesi. Sotto il tappeto di abbracci, sorrisi, baci, ritratti di gruppo e strette di mano a favore di telecamere, ci sono antiche ruggini. Fra marzo e settembre 1969 ci furono una serie di scontri armati fra Cina e Unione Sovietica: fra loro un vecchio antagonismo. L’ostilità fra Cina e India è da sempre nota. Il Brasile si farà sempre gli affari suoi. Il Sudafrica è corrotto, in decadenza, e, ora, ha molto più bisogno di essere aiutato e guidato di quanto non ne avesse ai tempi dell’apartheid. Ma questi paesi in tanto aderiscono al raggruppamento, perché sperano, in cuor loro, di ricavarne qualcosa. E se qualcuno riceve, qualcuno deve donare. Ma di benefattori non ce ne sono proprio. La Russia, povera di suo, non ha mai dato nulla, ai paesi dominati, fino a farsi odiare da tutti. La Cina ha mentalità commerciale, e vuole fare affari. Perciò niente regali per nessuno. Si può incassare qualcosa dalla liberalizzazione degli scambi per il principio dell’utilità dello scambio, ma tutti sono attenti al principio del rapporto qualità prezzo. Si può supporre che l’aspirazione ultima sia quella di una vera unione mondiale di tutti i paesi, meno quelli che hanno dominato negli ultimi secoli. Rimane il fatto che le vecchie potenze non hanno più gli stessi poteri di un tempo, che non ci sono più gli imperi coloniali di un tempo (belga, portoghese, spagnolo, olandese, francese, britannico). Eppure resta un errore sullo sfondo: immaginare che, creando nuove egemonie, queste sarebbero migliori di quelle di ieri. Come ha insegnato nella “Fattoria degli animali” George Orwell, i nuovi padroni, divenuti tali, si comportano, quasi sempre, come e peggio di chi li ha preceduto. La domanda che rimane al termine del vertice di Kazan, aldilà delle espressioni trionfalistiche di Putin e Xi, è se i Brics possano davvero rappresentare un ordine mondiale contrapposto a quello dell’Onu. Viene poi un’altra domanda: come si possano collocare Stati Uniti e Unione Europea rispetto a questa parte di mondo? Disporranno a un lato i loro valori e assumeranno una condotta di tolleranza, così come già fatto diverse volte con Erdogan, che era a Kazan in cerca di nuove opportunità, con buona pace della permanenza della sua Turchia nella Nato? Il vertice di Kazan è un punto di partenza, però non si sa dove potrà condurre. Fondamentale sarà osservare quali paesi entreranno nel raggruppamento nei prossimi anni. Putin e Xi guardano all’Africa, dove l’influenza russa e cinese è forte, seppure con leve diverse, e che, quindi, potrebbero seguirli nel loro disegno geopolitico. L’Ue ha definito il vertice un fiasco, accusando Putin di averlo organizzato per ridurre l’isolamento dopo l’Ucraina e gli stati partecipanti di andare in ordine sparso. E si sa che molti, a diverso titolo, nutrono astio verso l’Occidente. Si può dire in diverse forme: l’amico del mio nemico è mio nemico o, in alternativa, il nemico del mio nemico è mio amico.

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Sport

Superlega, il miracolo Grottazzolina non arresta la corsa della Gioiella Prisma

foto G. Leva
28 Ott 2024

di Paolo Arrivo

Un piccolo comune delle Marche di 3mila anime. Una grande realtà sportiva, approdata per la prima volta nella Superlega Credem Banca: è la Yuasa Battery Grottazzolina, che nel massimo campionato di volley maschile italiano non intende di certo assolvere al ruolo di vittima sacrificale. Lo aveva già dimostrato nelle tre ore di battaglia della sfida contro Padova. Due ore e 58 minuti, per esattezza (un record storico), fino alla resa nel quinto parziale. Quindi al PalaMazzola di Taranto la squadra dell’ex Oleg Antonov arrivava carica e ben motivata. E ha messo in seria difficoltà i padroni di casa, che l’hanno comunque spuntata conquistando l’intera posta in palio. Il 3-1 finale (25-14, 23-25, 25-17, 29-27) ridona fiducia alla Gioiella Prisma e consapevolezza dei propri mezzi nel prosieguo del campionato. La squadra ha dimostrato carattere, più continuità rispetto alla gara persa con Padova. Oltre alla cattiveria necessaria nei momenti chiave. Da segnalare, tra gli altri, l’ottima prova di Wout D’Heer, cresciuto a muro. Fondamentale nel quale gli uomini allenati da Boninfante non hanno brillato.

Il match Taranto-Grottazzolina

Ionici sempre avanti nel primo set, con primo allungo nella fase centrale: l’ace di Fabrizio Gironi (14-7), che sarà eletto mvp dell’incontro con 25 punti, costringe al timeout coach Ortenzi. Ma la musica non cambia. Il divario, anzi, aumenta sino alla chiusura del parziale. Nel secondo c’è la reazione di Grottazzolina (5-2) che approfitta di alcuni errori dell’attacco di Taranto. Antonov in battuta mette in difficoltà anche la ricezione dei padroni di casa. La Prisma si rifà sotto (10-12) ma poi soffre il servizio di Danny Demyanenko. Sarà lo stesso centrale nato in Canada ad essere decisivo nel finale. Nel terzo set “gioielli” avanti sino alle due battute vincenti di Antonov (12-12). Gironi capitalizza un lungo entusiasmante scambio (14-12). A seguire, arriva il muro di Alletti. La Prisma cresce in battuta e si aggiudica il parziale. Poi torna in campo un po’ deconcentrata (sotto 1-5), recupera presto il gap; il livello sale, a beneficio del pubblico del PalaMazzola (1300 spettatori), e l’ultima parte del set è al cardiopalma. La vittoria arriva ai vantaggi. L’ultimo punto porta la firma di Gironi.

Il campionato

Grazie alla vittoria sul Grottazzolina gli ionici salgono a quota 6 nella classifica della Superlega Credem Banca. Due vittorie, da 3 punti, e tre sconfitte, il bilancio della prima parte di campionato. Una inversione di rotta convincente dopo le partite perse contro Trento, Padova e Piacenza. Domenica prossima 3 novembre, per la sesta giornata di andata, la Prisma giocherà in casa della Mint Vero Volley Monza. Il ritorno al PalaMazzola domenica 10 novembre, alle ore 19, quando arriveranno i campioni d’Italia di Perugia. Match che dovrebbe chiamare a raccolta il pubblico delle grandi occasioni per assistere a un grande spettacolo. Anche Taranto, potremmo aggiungere, è una realtà che continua a sorprendere.

Taranto-Grottazzolina, photogallery by Giuseppe Leva

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A Taranto

È ripartita SOU Taranto – Scuola di architettura per bambini

foto Sou Taranto
28 Ott 2024

Proseguono le attività de L’Isola che accoglie, progetto con capofila Symbolum Ets e il sostegno di Fondazione Con il Sud.
Sabato mattina, 26 ottobre, è ripartito ufficialmente Sou Taranto – La Scuola di architettura per bambini, con l’ Open day nel Centro san Gaetano.
SOU promuove un nuovo modo di immaginare la città, l’ambiente, il territorio e creare comunità, attraverso attività educative dopo-scuola, legate all’urbanistica, all’architettura e all’ambiente, l’arte, il design, l’agricoltura urbana e l’educazione alimentare.

SOU – Scuola di architettura per bambini è un progetto a cura dell’associazione culturale SOUper ed è stata avviata per la prima volta nel 2016 all’interno di Farm Cultural Park a Favara con il patrocinio del Politecnico di Milano. La scuola ha un comitato scientifico composto da Andrea Bartoli, fondatore di Farm Cultural Park, e da quattro autorità del mondo dell’architettura e dell’accademia: Maurizio Carta, Marco Imperadori, Salvator-John Liotta e Francesco Lipari.

L’obiettivo del progetto SOU non è quello di creare gli o le “Archistar” del futuro, ma trasmettere ai partecipanti la fiducia nelle loro capacità creative e la promozione di valori come accoglienza, partecipazione, collaborazione, tolleranza, solidarietà, generosità e impegno sociale, nell’ottica di un miglioramento complessivo della nostra società.

Ogni anno la scuola sceglie un tema specifico da affrontare. Il tema scelto per l’a.a. 2024/25 è Culture of Peace. Architettura e design svolgono un ruolo importante per la convivenza armoniosa di persone e comunità.  L’anno accademico si propone di esplorare e sviluppare soluzioni innovative per promuovere la cultura della pace attraverso la progettazione di spazi, oggetti, luoghi e processi sociali.

Studentesse e studenti saranno sfidati a considerare come gli spazi fisici possano contribuire al benessere psicologico e favorire il dialogo interculturale, e come la realizzazione di ambienti inclusivi e accoglienti contribuisca a costruire società pacifiche.

La partecipazione alla scuola è rivolta a bambine e bambini dai 7 ai 12 anni, residenti nel territorio tarantino. La partecipazione è gratuita.

L’anno accademico 2024-25 è suddiviso in due cicli per dare la possibilità ad un maggior numero di partecipanti di conoscere SOU. Il primo ciclo di incontri va da novembre a gennaio. Il secondo ciclo si terrà da febbraio ad aprile. Sono disponibili 15 posti per ogni ciclo didattico.

Sarà possibile iscriversi dal 26 ottobre al 7 novembre al Centro San Gaetano oppure sul sito www.sou-schools.com compilando e firmando il modulo di iscrizione in allegato.  Il modulo di iscrizione sarà disponibile in versione cartacea durante l’open day fissato il 26 ottobre dalle ore 10 alle 12.30 al Centro San Gaetano (vicolo San Gaetano, città vecchia).  Durante l’open day sarà possibile conoscere il team didattico e richiedere informazioni. Il criterio di ammissione è stabilito in base all’ordine di iscrizione. Le richieste di iscrizione sono singole per ogni studente/ssa.

Per informazioni, scrivere una mail all’indirizzo: soutaranto@sou-schools.com.

Team didattico

Saverio Massaro, direttore

Valeria Cifarelli, tutor

Silvia Convertini, tutor

Peppe Frisino, tutor

Bruna Sigillo, tutor

Massimiliano Cassandro, tutor

Carla Molinari, tutor

link: www.sou-schools.com/courses/sou-taranto

 

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Eventi culturali in città

“Un tesoro chiamato Fede”: il dialogo di don Francesco Nigro con l’autrice Laura Magli

foto dell'Istituto di scienze religiose
28 Ott 2024

di Angelo Diofano

Con l’intervento del segretario regionale per la commissione episcopale per la catechesi, don Francesco Nigro, sabato 19 ottobre, alla biblioteca Acclavio, Laura Magli, giornalista e scrittrice particolarmente messasi in gioco nell’esperienza della fede, ha presentato il suo piccolo libro di catechesi per le famiglie e per i ragazzi dal titolo “Un tesoro chiamato Fede. Piccolo saggio per cacciatori di felicità”, edito da Scorpione. Ha presenziato l’assessore comunale alla cultura Angelica Lussoso nonché un folto pubblico particolarmente interessato all’argomento.

In apertura, una testimonianza online offerta da Gino Cecchettin, papà di Giulia uccisa dal suo fidanzato, ha fatto rilevare in primo luogo il legame tra la fede e la promozione della dignità della donna.

A seguire, don Francesco Nigro, che ha portato il saluto dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero, ha intrapreso un dialogo con l’autrice. Facendo riferimento al noto testo di Charles Peguy “Il portico del mistero della seconda virtù”, egli ha richiamato il legame stretto tra le tre virtù teologali presentate dallo scrittore francese come tre sorelle: la fede è la sposa fedele, la carità è la madre amorosa mentre la speranza è la piccola figlia nata il giorno di Natale e che attrae e spinge le due sorelle nel cammino della vita. Nel testo della Magli emerge che l’esperienza di fede è un cammino alla ricerca di una felicità che parte dall’ascolto dentro di sé e della voce della coscienza che educa e accompagna il cammino di consapevolezza e di adesione sempre maggiore alla verità e al bene. Inoltre l’autrice ha raccontato, dopo la provocazione offerta da don Francesco, la sua esperienza di fede legata alla sua famiglia. Ella fin da giovane ha vissuto questo legame stretto con la comunità parrocchiale scoprendo la bellezza della fede come un segno di custodia che Dio le ha offerto anche nei momenti bui e difficili della sua vita. L’autrice ha ammesso che per lei la preghiera è un’arma per amare in una maniera più autentica, tanto da poter dire che tutto il percorso previsto da questo piccolo libro è fare esperienza della vita come un andare a caccia della felicità con “l’arco dell’ascolto e la freccia della fiducia”.

Il dialogo con l’editore Piero Massafra ha poi messo in rilievo l’importanza dell’ascolto delle domande esistenziali dell’uomo anche per il nostro oggi, quali la paura della morte e della sofferenza, la luce della speranza nella risurrezione e la consolazione nel Crocifisso Risorto, che rimane un punto di riferimento per ogni uomo, anche non credente.

L’auspicio di una serata vissuta in questo clima di confidenza e di relazioni profonde è che all’interno delle famiglie e nell’educazione dei figli possa maturare la consapevolezza della presenza di Dio e la possibilità di affidarsi a lui con la preghiera e l’ascolto della sua parola possano essere per promuovere un  processo di umanizzazione della nostra vita e del nostro impegno quotidiano.

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Migrantes

Inaugurata la sala multireligiosa nel porto di Taranto

28 Ott 2024

di Angelo Diofano

Giovedì scorso, 24 ottobre, la Stella Maris-apostolato del mare ha inaugurato la sala multireligiosa per i marittimi nella propria sede al molo San Cataldo, alla presenza dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero, dei cappellani don Massimo Caramia e don Ezio Succa (che ha guidato una preghiera ecumenica), del dott. Roberto Settembrini, segretario generale dell’Autorità di sistema portuale del mar Jonio nonché presidente del comitato territoriale di welfare della gente di mare, del capitano di fregata, Luigi Spalluto, comandante in seconda della Capitaneria di Porto, dell’assessore comunale alle risorse umane Michele Mazzariello (a nome del sindaco Rinaldo Melucci) e di Mattia Giorno, in rappresentanza del presidente della Regione Michele Emiliano.

Marisa Metrangolo, presidente Stella Maris-apostolato del Mare, ha spiegato che tra i servizi di cui i marittimi hanno bisogno quello di uno spazio per la loro spiritualità e bisogno di preghiera assume una certa rilevanza. “La sala di preghiera multireligiosa – ha detto – è aperta a chi ne sente la necessità, secondo le finalità del progetto realizzato dalla Stella Maris di Taranto, finanziato dall’Autorità di sistema portuale del Mar Jonio. La nuova struttura è rispondente agli obiettivi indicati nella Convenzione sul lavoro marittimo M.L.C. 2006 che cerca di garantire strutture e servizi di accoglienza per i marittimi e di tutelare il rispetto dei loro diritti a bordo e nei porti”.

Nel suo intervento l’arcivescovo mons. Miniero ha detto: “Stiamo cercando di allargare la nostra accoglienza ancora di più e a tutte le persone di tutte le religioni. Soprattutto in questo periodo si sta cercando di creare unità tra tutte le fedi per pregare insieme il Signore Dio per la pace”.

Il comandante Luigi Spalluto, già presidente del Comitato territoriale di welfare della gente di mare di Porto Nogaro, si è dichiarato contento di trovare a Taranto la Stella Maris, cui ha assicurato massima collaborazione. Dal canto suo, il dott. Roberto Settembrini ha ringraziato la presidente della Stella Maris per il lavoro che svolge con i marittimi mentre Caterina Contegiacomo, volontaria di Mediterranea, ha raccontato l’opera di soccorso ai profughi della nave Mar Jonio. A tal proposito, Marisa Metrangolo ha poi riferito che nell’incontro regionale con i direttori diocesani Migrantes ha chiesto di poter rinnovare l’esperienza della nave a vela della Fondazione Migrantes che l’estate scorsa ha accompagnato la nave Mar Jonio nell’opera di salvataggio nel Mar Mediterraneo.

La Stella Maris-apostolato del mare, “la casa lontano da casa” per i marittimi in transito nel porto mercantile di Taranto, si occupa del “volto umano del porto” e il suo centro di accoglienza è un punto di riferimento e  d’incontro che offre il calore di un’ospitalità disinteressata, ampliando e potenziando le iniziative preesistenti di supporto socio-culturali e di benessere dei marittimi, migliorandone così le condizioni di vita.

Il rispetto per la diversità fra le culture, la tolleranza, il dialogo e la cooperazione, in un clima di fiducia e comprensione reciproca – ha aggiunto la presidente della Stella Maris – costituiscono le migliori garanzie per la pace e la sicurezza internazionale”.

In Italia le Stelle Maris sono presenti nelle maggiori città portuali con i volontari e i cappellani che svolgono visite a bordo per incontrare gli equipaggi delle navi, conoscere le loro necessità spirituali e umane, cercando di venire incontro ai loro bisogni.

“Al di là dei benefici sociali ed economici derivanti dall’umanizzare il lavoro – ha concluso Marisa Metrangolo -, è stato riconosciuto che l’apporto più grande alla sicurezza in mare e alla tutela all’ambiente giunge proprio dalla dimensione umana della navigazione”.

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