La domenica del Papa – L’amore, primo comandamento
La Tragedia di Valencia e delle altre comunità della Spagna “che soffrono tanto in questi giorni” nella preghiera del Papa dopo la recita mariana dell’Angelus. Così, rivolgendosi a quanti lo ascoltano, chiede: “cosa faccio io per la gente di Valencia? Prego? Offro qualcosa?”. Ma non manca nemmeno un nuovo appello per la pace. Prendendo spunto dalla presenza di un gruppo di Emergency, impegnato a ricordare l’articolo 11 della Costituzione che recita “l’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”, Francesco dice: “possa questo principio attuarsi in tutto il mondo: la guerra sia bandita e si affrontino le questioni con il diritto e i negoziati. Tacciano le armi e si dia spazio al dialogo”. E chiede preghiere per la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, Myanmar, Sud Sudan.
Angelus nella domenica in cui il Vangelo mette al centro il comandamento dell’amore, con quel dialogo tra Gesù e lo scriba che lo interroga chiedendogli quale è il primo dei comandamenti. Gesù, mettendo insieme due principi della legge mosaica, risponde: l’amore di Dio e amore del prossimo. Cioè, ripropone uno dei principi espressi nel Deuteronomio che rappresenta la professione di fede di ogni israelita, ovvero “ascolta Israele. Il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima, con tutte le forze”. C’è da dire che nel tempo di Gesù era una esigenza diffusa negli ambienti religiosi operare una sintesi dei precetti presenti nella Torah, 613 secondo il Talmud babilonese, così da “giungere all’essenziale, a ciò che costituisce l’intenzione profonda del cuore di Dio” ricordava Enzo Bianchi.
Quanto parliamo di amore nella mostra vita, eppure ciò che ci circonda dice altro: odio, fatti di sangue, non rispetto dell’altro; ormai ci siamo abituai anche al dramma della fame nel mondo, alla violenza, alle immagini della guerra; e al di là di una indignazione espressa solo a parole, non facciamo altro.
La domanda dello scriba è essenziale anche per la nostra vita, afferma il vescovo di Roma, “per il cammino della nostra fede”. Anche noi ci sentiamo “dispersi in tante cose” e ci chiediamo “qual è la cosa più importante di tutte?” Gesù “ci dà la risposta, unendo questi due comandamenti che sono i principali: amerai il Signore tuo Dio e amerai il tuo prossimo”. Scriveva don Primo Mazzolari: “si vive per amare; si ama per vivere. Nell’amore sta il segreto della vita, nella vita la forza dell’amore”.
Per questo Francesco chiedeva, nella prefazione del libro Laudato sì, di “sviluppare una nuova forma di solidarietà universale che sia fondata sulla fratellanza, sull’amore, sulla comprensione reciproca: una solidarietà che valorizzi le persone più del profitto, che cerchi nuovi modi di intendere sviluppo e progresso. Oggi ci troviamo a fare i conti con resistenze e interessi che escludono le persone in nome del profitto. Ecco allora che il grido della terra e dei poveri diventa davvero assordante”.
All’Angelus Papa Francesco ricorda, citando l’enciclica Dilexit nos, che tutti noi “abbiamo bisogno di ritornare al cuore della vita e della fede, perché il cuore è la fonte e la radice di tutte le altre forze, convinzioni”. Così nel cammino del discepolo “ciò che conta non sono le pratiche esteriori, come gli olocausti e i sacrifici” è il Vangelo di Marco, “ma la disposizione del cuore con cui tu ti apri a Dio e ai fratelli nell’amore”.
Tutte le cose, aggiunge ancora il Papa, “devono essere fatte con l’amore”, perché il Signore “verrà e ci chiederà anzitutto sull’amore: come hai amato?”. È importante allora quell’invito di Gesù a amare il Signore e il prossimo come te stesso. Chiede Francesco: “l’amore per Dio e per il prossimo è il centro della mia vita? La mia preghiera a Dio mi spinge ad andare verso i fratelli e ad amarli con gratuità? Riconosco nel volto degli altri la presenza del Signore?”