La Chiesa, pellegrina nella storia
Inaugurato, alla presenza dell’arcivescovo Ciro Miniero, il terzo corso di formazione organizzato dall’ufficio Cultura
L’ufficio diocesano Cultura ha avviato le attività pastorali per l’anno 2024-2025, dando inizio al terzo corso di formazione sul tema: I Cristiani nel mondo pellegrini di speranza. L’argomento sarà trattato nel corso di sette incontri, che si svolgeranno durante tutto quest’anno pastorale, con cadenza mensile.
Il primo appuntamento sul tema ‘La Chiesa, pellegrina nella storia’ si è svolto martedì 12 novembre, nell’auditorium S. Roberto Bellarmino. Gli incontri sono curati da don Antonio Rubino, vicario episcopale per la cultura, e sono guidati dal prof. Lino Prenna, docente universitario.
Al primo incontro, nonché serata inaugurale del corso, ha partecipato anche mons. Ciro Miniero, arcivescovo della diocesi di Taranto, il quale ha accettato volentieri di essere presente per dare inizio a questo momento di formazione e di riflessione. È intervenuto anche don Antonio Bergamo, direttore dell’ISSRM di Lecce. Dopo il saluto e l’introduzione del vicario episcopale, don A. Bergamo e il prof. Prenna hanno relazionato rispettivamente su: “La Chiesa, pellegrina nella storia” e “Il popolo, un ‘destino’ comune”. Mons. Miniero è intervenuto, offrendo una visione complessiva delle tematiche affrontate e consegnando ai presenti delle riflessioni preziose per la vita di ogni cristiano.
I Cristiani nel mondo pellegrini di speranza
Come ha ricordato don Antonio Rubino in apertura: “Il tema che abbiamo scelto, sviluppato nell’orizzonte di speranza che illuminerà i percorsi dell’anno giubilare, si ispira ad un antico scritto, che va sotto la denominazione di Lettera a Diogneto”, i cui enunciati sulla funzione dei cristiani nel mondo continuano ad affascinare i lettori.
Il vicario episcopale ha così concluso la presentazione del corso: “Il Concilio Vaticano II nel proporre l’immagine della Chiesa, popolo di Dio, pellegrino nella storia dei popoli, solleciterà i cristiani ad essere nel mondo un segno del Dio vivo. In particolare, i laici, per l’indole secolare, che li caratterizza, sono da Dio chiamati a contribuire, quasi dall’interno a modo di fermento, alla santificazione del mondo, guidati dallo spirito evangelico e col fulgore della loro fede, della loro speranza e carità. L’articolazione del corso recupera anche le indicazioni emerse dall’ultima Settimana Sociale dei Cattolici, che auspicano una rinnovata e responsabile partecipazione della cattolicità italiana alla vita democratica del Paese”.
La Chiesa, pellegrina nella storia
Don Antonio Bergamo, nel suo intervento, ha sottolineato come sia sempre più frammentata la nostra coscienza di fare parte del mondo e della storia: “Ma perché si è rotta la coscienza di abitare un pianeta che è stato posto nelle nostre mani? Forse perché, nella continua oscillazione tra il senso della catastrofe imminente e l’euforia dello sviluppo, facciamo fatica a concepire l’altro che ci sta accanto come nostro compagno di strada e abbiamo la concezione che l’altro sia in competizione con noi”.
Il popolo, un “destino” comune
Il prof. Lino Prenna ha invece ripreso la definizione di popolarismo, cara al Pontefice: “In un’intervista che papa Francesco rilascia alla stampa nell’agosto del 2019, al giornalista, Domenico Agasso, che gli chiede cosa pensi del popolarismo, il pontefice risponde che il popolarismo è la cultura del popolo. È un genitivo soggettivo e oggettivo, il popolo è soggetto e oggetto della cultura, il popolo è: il farsi della storia, un destino comune, un percorso che attraversa la storia e, come un fiume, porta con sé alla foce tutto ciò che trova nel suo letto. Quella cultura del popolo si ritrova nella teologia del popolo che è un filone della teologia della liberazione”.
Le riflessioni del nostro arcivescovo
Mons. Miniero, nel ringraziare il prof. Lino Prenna, don Antonio Bergamo e don Antonio Rubino, ha affermato che gli interventi dei due relatori hanno messo al centro la vita di ciascuno dei presenti, chiamando tutti in causa. Nel ricordare la differenza cara al Papa tra massa e popolo, l’Arcivescovo ha ricordato il lavoro di Jan Baptista Cappellaro e i documenti dell’America Latina, fra i quali Puebla. Mons. Miniero ha dunque confermato i punti fermi alla base del pensiero di papa Bergoglio, mettendo in guardia i presenti dal rischio di una staticità che ci ancori al passato e che ci impedisca di spalancare le porte a Cristo.
L’arcivescovo ha concluso con queste parole: “Ecco allora l’invito a prendere il largo, come dice papa Giovanni Paolo II nella Novo Millennio Ineunte (2000), prendere il largo come Pietro; così noi dobbiamo vivere, in questa dimensione di pellegrini, certo, perché sappiamo di avere sempre una meta da raggiungere man mano che camminiamo. Però dobbiamo camminare per raggiungerla, perché altrimenti non viene verso di noi. Ma sappiamo anche di avere quella spinta, quella forza che è Cristo che è venuto nella storia, che è lo Spirito che ci tira. E allora dobbiamo essere sempre un popolo pellegrino nella storia, certo di una patria, che non riusciamo a raggiungere quaggiù, perché la patria finale non è altro se non il cuore del Signore”.
Muovendo da queste premesse, il prossimo incontro del corso di formazione tratterà il tema: “I cristiani, anima del mondo”, la data sarà comunicata agli iscritti con posta elettronica.
Il corso è aperto a tutti e per iscriversi è necessario inviare la propria adesione all’indirizzo mail: cultura@diocesi.taranto.it.
Per qualunque informazione si rimanda al sito dell’Ufficio di pastorale della Cultura: http://cultura.diocesi.taranto.it/