Una minaccia soprattutto per noi
C’era da aspettarselo, ma non in tempi così veloci. Che il clima negli Stati Uniti potesse peggiorare con l’elezione di Trump era indubbio, ma che lo scenario dei rapporti fra Europa e Usa potesse subire uno scossone così serio, a una settimana dall’affermazione del magnate, nessuno l’avrebbe mai potuto immaginare o presumere. Forse non è casuale che l’offensiva sovranista si sia indirizzata, in primo luogo, verso l’Italia, l’alleato statunitense maggiormente allineato alla Casa Bianca durante la presidenza Biden. Il governo del nostro Paese, sia sul conflitto in Ucraina che sugli altri fronti che stavano in maggiore misura a cuore a Biden, ha manifestato fedeltà assoluta ed è questa forse la ragione principale che spinge ora Elon Musk, il più convinto e tenace sostenitore della svolta trumpiana, a provare a mitragliare le istituzioni italiane per precisare, fin da subito, chi comanda ma, soprattutto, per chiedere una presa di posizione, netta e decisa, in favore di Trump. Certo è che i modi rudi e scomposti di Musk non fanno predire niente di buono e puntano a far alzare la temperatura del confronto e a produrre una vera e propria tempesta, destinata a propagare le sue conseguenze sul resto dell’Europa. Quello di Musk è un tentativo di attacco al cuore delle istituzioni dell’Italia, ai gangli vitali del nostro Stato: mira a stimolare una torsione sovranista della linea del governo. Una volta raggiunto tale obiettivo, il supporter di Trump vorrebbe far vacillare la già debole impalcatura dell’Unione europea e favorire la creazione di nuovi scenari geopolitici mondiali, attraverso il progressivo ridimensionamento dell’Ue. Di recente, si è constatata una escalation della tensione fra Musk e l’Italia, al punto che è dovuto intervenire il presidente della Repubblica, Mattarella – considerato il silenzio di chi ha ricevuto il favore della maggioranza, al netto dell’astensionismo – per precisare e respingere le offensive rivolte all’Italia, alle sue istituzioni e soprattutto al potere giudiziario. Il capo dello Stato ha ricordato di essersi già espresso in difesa della sovranità italiana due anni fa quando il centro-destra aveva vinto le elezioni e Laurence Boone, allora ministra per gli affari europei della Francia, aveva pronunciato frasi giudicate offensive nei riguardi del popolo italiano che aveva votato per il centro-destra. Piccola nota: la Meloni, in tale occasione, aveva reagito con aggressività all’attacco. “Questi giudici se ne devono andare”, ha poi tuonato Musk. Davanti alla perentoria e opportuna riaffermazione di sovranità da parte del capo dello Stato, il presidente del Consiglio non ha potuto fare altro che adeguarsi e dichiarare: “Ascoltiamo sempre con grande rispetto le parole del Presidente della Repubblica”. Ma, soltanto qualche ora prima, Giorgia Meloni aveva definito Musk “un libero cittadino Usa”, quindi legittimato a entrare a gamba tesa nelle vicende politiche di un Paese alleato, mettendo anche in discussione le prerogative del potere giudiziario, in nome di una arbitraria e fuorviante concezione di libertà di espressione come licenza di offendere anche i poteri di un altro Stato. Così, Musk ha rincarato la dose verso i magistrati con un altro post in cui, circa il caso Albania e la decisione del Tribunale di Roma di sospendere la convalida del trattenimento dei migranti, ha dichiarato: “Questo è inaccettabile. Il popolo italiano vive in una democrazia o è una autocrazia non eletta a prendere le decisioni?”. Povera Meloni: da un lato deve adeguarsi al Quirinale e difendere la sovranità nazionale, dall’altro deve conquistare il credito e la fiducia dell’amministrazione Trump. Ancora: deve evitare di farsi trascinare da Salvini nella rete dell’estremismo sovranista, perché rischierebbe di alienarsi le simpatie dei vertici europei, oltre che perdere i voti dei moderati. Di fatto, Salvini ha subito a spalleggiato Musk affermando che, quando parla di giudici italiani, lui “ha ragione”, mentre il resto del centro-destra si è dissociato. Ma questa offensiva sovranista non ha soltanto risvolti geopolitici: infatti, ha notevoli implicazioni anche in ambito digitale. Musk ha mire chiare in termini di colonizzazione dell’Europa e, specialmente dell’Italia, per quanto riguarda le nuove frontiere dell’innovazione digitale. Si pensi pure al controllo dei dati, che sono il pozzo senza fondo dell’economia digitale: egemonizzare il traffico dati significa controllare il mondo e orientare le traiettorie future dello sviluppo planetario. L’Italia appare interamente in balia dei colossi extraeuropei, che detteranno le regole anche in tema di addestramento degli algoritmi, imponendo le loro tavole di valori e regolamentando l’esercizio dei diritti fondamentali, fra i quali anche la libertà di manifestazione del pensiero. C’è di più: costa almeno un miliardo e mezzo di euro la partita che Musk sta provando a giocare in Italia. Per lui, arrivare qui con il sistema di connessione satellitare Starlink significherebbe scalzare operatori nazionali e, innanzitutto, entrare in Ue dalla porta principale. Secondo una ricostruzione fatta da L’Espresso, sembrerebbe – irrinunciabile è il condizionale – che il governo italiano sia impegnato a esaminare una proposta mandata dall’azienda di Musk riguardante le comunicazioni satellitari di tipo militare. Le attività diplomatiche e di intelligence fuori dal territorio italiano dovrebbero passare su Starlink. Oltre al costo stimato di un miliardo e mezzo di euro, ciò che pesa davvero, ed è incalcolabile, è il controllo delle comunicazioni più delicate di uno stato dell’Unione Europea e della Nato affidato a una azienda privata, magari di Elon Musk. Chi, dovendo partire all’improvviso, affiderebbe a quell’uomo il proprio criceto?