Diocesi

Giornata mondiale della gioventù: appello dell’arcivescovo nell’incontro al seminario

foto G. Leva
27 Nov 2024

di Francesco Mànisi

Domenica 24 novembre, solennità di Cristo Re dell’Universo, si è celebrata la 39.ma Giornata mondiale della gioventù, un importante appuntamento per la Chiesa universale che è chiamata a volgere l’attenzione a tutti i giovani del mondo, alle loro speranze, ai loro sogni, alle loro difficoltà. Il tema scelto quest’anno, in preparazione al grande Giubileo del 2025, è “Quanti sperano nel Signore camminano senza stancarsi”, espressione tratta dal Libro della Consolazione di Isaia nel quale si annuncia la fine dell’esilio di Israele in Babilonia e la rinascita del popolo di Dio, al quale è permesso il ritorno in patria.

Per celebrare a livello diocesano la Giornata, il servizio diocesano per la pastorale giovanile ha proposto a tutti i ragazzi e i giovani della nostra diocesi un coinvolgente momento di animazione, riflessione e preghiera. L’evento si è svolto nel pomeriggio di sabato 23 novembre in San Massimiliano Kolbe nel quartiere Paolo VI e ha visto radunati circa 400 tra giovani ed educatori provenienti da parrocchie, oratori, movimenti e associazioni della nostra arcidiocesi. La serata si è aperta alle ore 17 con un momento di animazione musicale coordinato dai giovani dell’oratorio Fma di Taranto ed è proseguito con un percorso a stands sul tema della speranza. Il primo stand, affidato agli accoliti Antonio Acclavio e Antonello Bruno, dal titolo ‘Ascoltare la speranza’, ha proposto un momento di ascolto del messaggio di papa Francesco ai giovani e la visione di un ‘corto’ sul tema dei sogni e delle speranze. Il secondo stand, dal titolo ‘Incarnare la speranza’, invitava i gruppi presenti a creare dei quadri umani capaci di interpretare alcune parole relative alla speranza. Il terzo stand, ‘Costruire la speranza’, presentava un muro in cartonato dove, su ogni mattoncino, ciascuno ha avuto la possibilità di scrivere una propria speranza. Il secondo e il terzo stands sono stati coordinati da Alessia d’Erchia, Francesca Mighali, Guglielmo Labalestra e suor Maria Grazia Rizzo, componenti dell’équipe diocesana di pastorale giovanile. Infine l’ultima tappa prevedeva la possibilità di sostare in adorazione davanti al Santissimo Sacramento per ‘Incontrare la Speranza’, accompagnati dalle parole di don Salvatore Magazzino.

Alle ore 19 è iniziata la veglia di preghiera presieduta dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero. Durante la riflessione a commento del brano evangelico dell’emorroissa (Mc 5,25-34), l’arcivescovo ha raccomandato ai giovani la necessità di agganciare le nostre speranze umane alla Speranza vera che è nella croce di Cristo. In modo particolare, egli ha consegnato ai giovani l’immagine metaforica dell’ancora, già utilizzata dai primi cristiani nel linguaggio artistico delle catacombe: “La nostra ancora non può che essere il Signore Gesù, Colui che ci ama e ha dato la vita per noi. Ancorati a Lui, non possiamo temere alcuna mareggiata. Forti della sua presenza nella nostra vita possiamo davvero rimanere saldi nella fede verso la pienezza della gioia”. Al termine della veglia è stato consegnato a tutti i presenti un portachiavi a forma di ancora in ricordo della giornata vissuta.

Don Francesco Maranò e l’équipe di pastorale giovanile della diocesi ringraziano i giovani e gli educatori presenti alla serata e danno appuntamento al grande giubileo degli adolescenti e dei giovani che si vivrà nei prossimi mesi. A ciascun giovane della nostra diocesi l’augurio di avere sempre accesa la luce della Speranza per poter camminare nella vita senza stancarsi mai.

 

Il servizio fotografico è stato curato da G. Leva

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Francesco

I pescatori tarantini in udienza da papa Francesco

27 Nov 2024

Anche i pescatori tarantini (assieme a quelli da tutta la regione) hanno partecipato, sabato 23 novembre, a un’udienza speciale con papa Francesco, in occasione della Giornata mondiale della pesca. A guidare la delegazione di Taranto, il segretario generale della Uila Antonio Trenta e il segretario generale della Uila Pesca Vincenzo Guarino. Durante l’incontro, papa Francesco ha ribadito la sua vicinanza a un settore cruciale ma sempre più in difficoltà a causa delle sfide climatiche, economiche e sociali.
“La partecipazione a questa udienza rappresenta un momento di grande significato per la comunità dei pescatori e per tutto il nostro territorio – ha affermato Antonio Trenta – papa Francesco ha saputo dar voce ai sacrifici e alle difficoltà che caratterizzano il lavoro dei pescatori, un mestiere che porta con sé non solo fatica, ma anche l’orgoglio di essere custodi del mare. Il suo messaggio è un forte invito a riconoscere il valore di questa professione e a tutelarne la dignità”.
Anche Vincenzo Guarino ha sottolineato l’importanza dell’evento: “La presenza della delegazione tarantina qui oggi dimostra quanto sia cruciale mantenere viva l’attenzione su un settore spesso dimenticato. Le parole del Papa rappresentano un monito per le istituzioni: occorre garantire una sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica. Il rischio è che il settore della pesca continui a perdere forza lavoro e tradizioni secolari.”
La Uila Pesca, come evidenziato anche dalla segretaria generale Maria Laurenza e dalla segretaria generale della Uila Enrica Mammucari, auspica che il messaggio del papa sia un punto di svolta per le politiche nazionali ed europee. Tra le principali priorità, affrontare la riduzione delle flotte, favorire il ricambio generazionale e sostenere economicamente un comparto che rappresenta non solo una risorsa economica, ma anche un presidio di cultura e tradizione.

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Associazionismo cattolico

All’istituto Maria Immacolata la festa della Medaglia miracolosa

foto Luisa Marturano
27 Nov 2024

di Angelo Diofano

Si ricorda oggi, 27 novembre l’apparizione della Beata Vergine Maria Immacolata a Santa Caterina Labouré, avvenuta nel 1830, a Parigi, nella cappella della casa madre delle Figlie della Carità, dove ebbe origine la celebre Medaglia della Vergine Immacolata, che il popolo chiamò ‘miracolosa’. Disse infatti la Madonna a Santa Caterina Labourè: “Fai coniare una medaglia secondo questo modello; tutte le persone che la porteranno riceveranno grandi grazie, portandola al collo. Le grazie saranno abbondanti per le persone che la poteranno con confidenza”.
Da qui prese il nome questa festa, che il papa Leone XIII approvò il 23 luglio 1894.

La famiglia vincenziana invita questa sera, mercoledì 27, nell’artistica cappella dell’istituto Maria Immacolata (in via Mignogna) a partecipare all’annuale appuntamento in ricordo dell’evento.
La celebrazione avrà inizio alle ore 17.30 con la recita del rosario e proseguirà alle ore 17.30 con la santa messa presieduta da don Francesco Tenna, parroco allo Spirito Santo.
“Come cristiani – ricordano le suore vincenziane – abbiamo bisogno di una Madre che ci conduce a Gesù. Impariamo da Lei, mediante il servizio umile e generoso, ad entrare fin d’ora nel Regno di Dio”.
Nell’occasione si ricorda che ogni giovedì, nella cappella dell’istituto in via Mignogna, dalle ore 16.30 alle ore 18.30 avrà luogo l’esposizione solenne del Santissimo Sacramento con la possibilità di accostarsi al sacramento della Riconciliazione.

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Tracce

Altri nemici? Le corti internazionali

(Photo CPI-ICC from website https://www.icc-cpi.int/)
27 Nov 2024

di Emanuele Carrieri

Come delibera il ventesimo emendamento, l’inizio del mandato presidenziale di Trump avverrà il 20 gennaio del prossimo anno, ma il suo team è già al lavoro per lanciare un attacco frontale alla Corte penale internazionale dell’Aia. La ragione? La risoluzione della Corte di emettere mandati di arresto contro Benjamin Netanyahu, a capo dell’esecutivo di Israele, e contro Yoav Gallant, fino a poco tempo fa ministro della Difesa. Una azione che, nell’ottica di Trump e dei suoi, non soltanto sminuisce la giustizia, ma è anche una provocazione. E non turba il fatto che Trump abbia reagito con il suo solito “garbo”. Ritenere antisionisti, antisemiti, antigiudaici, oppure antiebraici i giudici della Corte penale internazionale dell’Aia è parte di una di quelle canzonette ripetute da molti, da troppi. – È davvero strano: nel 2022 fu caccia rabbiosa ai putiniani, adesso abbondano i filo-Netanyahu. – Però, c’è qualche cosa di più profondo: sembra una precisa sfida al concetto generale di giustizia internazionale. Gli Usa – come Cina, Russia e Israele – non hanno mai approvato lo Statuto di Roma, (il trattato internazionale firmato il 17 luglio 1998, istitutivo della Corte penale internazionale), collocandosi fuori dal consesso delle oltre centoventi nazioni che lo hanno fatto, fra le quali pure il Regno Unito. Che è incline a eseguire l’ordine di arresto nonostante la storica alleanza con gli Usa, quella relazione più che speciale che dura dai tempi di Churchill. Ma per i britannici, la grande tradizione giuridica domina su qualsiasi alleanza. Le intenzioni di Trump sono ostili: si parla di ritorsioni contro i giudici e contro i funzionari, ma pure contro i loro familiari. Fra l’altro su Karim Asad Ahmad Khan, procuratore capo della Corte penale internazionale, pendono delle ombre, non certe, di molestie sessuali, ma, per il legale britannico, si tratta di una campagna di disinformazione organizzata allo scopo di delegittimarlo. È una strategia, quella statunitense, che palesa intimidazione e arroganza, indirizzate a mettere sotto pressione una istituzione già debilitata. E nel frattempo, Mike Walz, in lizza per il ruolo di consigliere di Trump per la sicurezza nazionale, ha rispolverato il solito spot via social: “La Corte penale internazionale non ha credibilità. Israele ha difeso il suo popolo dai terroristi genocidi. Aspettatevi una risposta forte nel mese di gennaio”. Quanti sono, in questo conflitto, i genocidi? Nella sola Striscia di Gaza, numerose stime parlano di oltre quarantamila caduti civili, per lo più donne e bambini, uccisi in risposta alla strage di Hamas: più del doppio della proporzione di dieci a uno, applicata dai nazisti. Un massacro biblico che il Pontefice, che ha chiesto di indagare se si tratta di genocidio, come vuol fare la Corte penale internazionale, non esita a definire “inumana”. Nell’istanza di processo presentata dal Sudafrica a un altro tribunale, la Corte internazionale di giustizia dell’Aia, massimo organo giudiziario delle Nazioni Unite, ci sono delle dichiarazioni di esponenti del governo di Netanyahu mosse da una logica genocidaria: con la distruzione di oltre trecentomila case, l’evacuazione del novanta per cento della popolazione e il collasso del sistema sanitario. Ora toccherà alle due corti stabilirlo, se gliene sarà data la opportunità. Ma la ostilità degli Stati Uniti verso i tribunali internazionali rende questo processo più simile a una illusione che a una realtà giuridica che vorrebbe indagare su morti, mutilazioni, spostamenti forzati e distruzioni sul campo che, insieme all’assedio, farebbero supporre un genocidio in corso e in sviluppo. D’altronde, gli Usa hanno un passato di delegittimazione sistematica delle istituzioni globali. Dalle Nazioni Unite, paralizzate dai veti del Consiglio di sicurezza – è il potere che i cinque membri permanenti hanno di bloccare qualsiasi risoluzione – alla WTO, l’Organizzazione mondiale del commercio, ormai agonizzante, la Casa Bianca si arroga il ruolo di giudice e di parte in ogni conflitto. È il paradosso di un Paese che si ritiene il gendarme del mondo ma che, quando si tratta di dare risposte al diritto internazionale, si rifugia nel solito isolazionismo ipocrita e il risultato è un mondo in fiamme. Milioni di vittime in Ucraina, decine di migliaia di morti a Gaza, una Beirut che è ormai diventata un cumulo di macerie. Oggi le Nazioni Unite sono sempre più delegittimate e l’effetto sono i missili scagliati sulle basi Unifil. Gli Usa, che dovrebbero frenare gli incendi, alimentano le fiamme con il combustibile delle proprie arroganze geopolitiche. La verità è che il sistema internazionale non può più reggere su tale equilibrio precario. Netanyahu, da parte sua, non si limita a rifiutare le incriminazioni, ma rilancia con la solita retorica: accusa i giudici di antisemitismo, una mossa fatta per gettare discredito su chi osa opporsi al suo governo. È una strumentalizzazione rozza, gettata in faccia come uno stigma contro chiunque osi mettere in dubbio la condotta del suo governo, che svuota quella parola del suo effettivo significato. Un gioco sporco che il resto del mondo, ormai, ha capito da un bel pezzo.

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Ecologia integrale

“Il pane come simbolo di fraternità nel Mediterraneo”

27 Nov 2024

Dal 28 al 30 novembre Taranto ospiterà la seconda edizione di ‘Intrecci Mediterranei’, il meeting euro-mediterraneo dedicato all’ecologia integrale che avrà come tema ‘Uno&Plurale: il pane come simbolo di fraternità nel Mediterraneo”. L’importante appuntamento è promosso da Oikos, il Centro per l’ecologia integrale del Mediterraneo, in collaborazione con Camera di Commercio di Brindisi – Taranto, Dipartimento jonico, Proloco Taranto, convento san Pasquale, Contatto aps, conservatorio musicale Paisiello, Symbolum ets, istituto universitario Sophia, Pontificia università Antonianum, Fondazione Casillo con il supporto di Challenge, Federformazione, Forgest, Gran Forno e Mondo Pane.

Con il titolo ‘Uno & Plurale’, questa edizione del convegno pone al centro della riflessione il pane, alimento simbolo del Mediterraneo e metafora di fraternità tra i popoli. Il pane, infatti, rappresenta un elemento universale e identitario per l’intera area mediterranea. Con circa 1350 varianti, esso spazia dalle tipologie più semplici, come l’azzimo ebraico e la pita araba, a quelli più elaborati, arricchiti da semi, verdure o frutta secca ed è un elemento fondamentale in tutte le religioni monoteiste, capace di evocare l’idea dell’unità nella diversità.

‘Uno & Plurale’ esplorerà, nei tre giorni del convegno le dimensioni culturali, simboliche e rituali legate all’alimento nelle diverse tradizioni del Mediterraneo. Al centro della discussione vi sarà il valore della pluralità, intesa non come somma di somiglianze ma come riconoscimento delle differenze, nella prospettiva di costruire uno spazio comune, inclusivo e fraterno.

Attraverso panel, workshop e momenti di convivialità, con la partecipazione di docenti di rilievo internazionale, il convegno si propone di stimolare riflessioni su tradizioni, simboli e valori del Mediterraneo come una risorsa per affrontare le sfide della contemporaneità. E Taranto, sottolineano gli organizzatori, città simbolo di rinascita e trasformazione, ben si presta a ospitare questo dialogo tra le culture del Mediterraneo.

Questo è il programma:

Giovedì 28 novembre alle ore 18 nella galleria comunale del castello aragonese, inaugurazione della mostra con i pani da tutto il mondo, visitabile fino al 4 dicembre; alle ore 19.30, nella chiesa di San Pasquale, concerto “Pane, Mare & Pace” con musiche di: Alessandro D’Oronzo e Lorenzo Semeraro con il coro della parrocchia San Pasquale e la partecipazione degli studenti del liceo delle scienze umane “Vittorino Da Feltre”.

Venerdì 29, alla Camera di Commercio, convegno e workshop su ‘Il valore del pane’: alle ore 9 incontro su “Il valore del pane: giustizia, pace e dignità”, modera il prof. Sergio Barbaro, dell’istituto universitario. Dopo i saluti istituzionali del presidente della Camera di Commercio e dei rappresentanti di Oikos, ulteriori incontri su “Il pane: quale valore per il Mediterraneo? “ con la prof.ssa Eleonora Palmentura, della Facoltà teologica pugliese; “Il profumo del pane nel Mediterraneo: emozioni e legami” con interventi vari; presentazione dei workshop a cura di fra Francesco Zecca, presidente Oikos: dalle ore 10.30 alle 12.30, workshop paralleli su “Il pane tra simbolo, cultura, filosofia, economia e marketing” con i seguenti temi: “Pane arso: da scarto, ad opportunità” a cura di ConTatto Aps; “L’arte del pane: l’arte del vivere, alla ricerca dei significati del pane” con la prof.ssa Eleonora Palmentura della Facoltà teologica pugliese; “Spezziamo il pane: importanza di condividere ricordi, sensazioni, esperienze”, a cura di Cibus cura & cultura; “Comunicare il valore del pane: tra marketing territoriale e identità culturale” con il prof. Andrea Sestino dell’Università Cattolica di Roma – Luiss Guido Carli University di Roma, e il dott. Alfredo Sagona dell’Alumni Luiss. A seguire, workshop riservato ai docenti del corso Ein e ai partecipanti della Summer School su “Formare una coscienza ecologica”  con fra Giuseppe Buffon, della Pontificia Università Antonianum; alle ore 12.30, presentazione dei risultati dei workshop e conclusione delle attività del mattino con il tema “Sfide e prospettive” a cura della dott.ssa Claudia Sanesi, segretaria generale della Camera di Commercio.  Si riprenderà alle ore 14.30 con la tavola rotonda di condivisione dei progetti e dei percorsi di ricerca attivati da Oikos: moderatore, il dott. Paolo Cancelli della Pontificia Università Antonianum e vicepresidente di Oikos Mediterraneo; introduzione su “Equilibri e sviluppo del Mediterraneo: la necessità di un dialogo coordinato e dello sforzo della ricerca scientifica” a cura del prof. Manlio Del Giudice, professore ordinario di management dell’ università digitale Pegaso; a seguire, presentazione dei tavoli di ricerca di Oikos: “Trasformazione digitale”e “Mappatura normativa del digitale nei paesi del Mediterraneo” con Giuseppe Gimigliano della Pontificia Università Antonianum, Andrea Lisi, avvocato e presidente Anorc professioni e professore Pua; “Innovazione e transizione digitale delle imprese nel Mediterraneo: impatti su imprese, individui e società” con Andrea Sestino, fellow & Adj-professor management & marketing dell’Università Cattolica – Luiss Business School, Roma; “Valorizzazione e ruolo della donna nel Mediterraneo” con Isabella Corradini , psicologa sociale ed esperta in sicurezza-direttore del centro ricerche Themis; “Ruolo della donna e diritti umani” con Agnés Giuliani, avvocato studio legale Panici & Associati e WsmLex ;“Inclusione digitale delle donne” con Valentina Gaudiano, vice rettrice dell’istituto universitario Sophia; “Formazione professionale della donna” con  Donatella Parracino, Formez; “La percezione del ruolo della donna” con Laura Sabrina Martucci dell’Università di Bari Aldo Moro; “Sistemi di conoscenza indigena” con Giuseppe Portacci del Cnr Irsa e Alfredo Sagona, Alumni Luiss. A seguire, condivisione e risultati delle attività e delle progettualità in Egitto, presentazione del 1° volume della Collana “Oikos Università” di Isabella Corradini e la relazione su “Prossimi passi, sfide future e annuncio della Summer School 2025” a cura di fra Francesco Zecca.

La giornata di sabato 30 novembre al Dipartimento jonico dell’Università degli studi sarà dedicata al tema “Il valore del pane nell’ecosistema del Mediterraneo”: alle ore 9, incontro su “La dimensione geopolitica, simbolica e religiosa”, moderatore don Francesco Nigro, direttore istituto superiore scienze religiose , con i seguenti interventi: “Il pane e le piazze. Movimenti rivoluzionari e quotidianità nell’area Mediterranea” (prof. Michele Zanzucchi, Istituto universitario Sophia, Loppiano, “Il dialogo del pane nel Mediterraneo” (don Giuliano Savina, della Cei), “Il pane nei diritti dell’antichità” (prof. Constantinos Vlahos, Università Aristotele di Salonicco); dopo la pausa si riprenderà alle ore 12.30 con il tavolo “La dimensione economica, culturale e territoriale”, moderatore il prof. Stefano Vinci, dell’Università degli Studi Aldo Moro con i seguenti interventi: “L’Europa e i mercati del grano” (prof. Francesco Moliterni, Università degli Studi di Bari Aldo Moro), “Pane e patrimonio culturale al centro dello sviluppo dei sistemi territoriali locali (prof. Andrea Sestino, Università Cattolica, Roma – Luiss Business School, Roma), “Pane e biodiversità: grani e farine antiche di Sicilia come modello di sostenibilità e custodia del patrimonio culturale” (dott. Alfredo Sagona – Alumni Luiss), “Pane & grani antichi” (Giuseppe Concordia, Panificio Adriatico, Bari), “L’esperienza della Fondazione Vincenzo Casillo” (rappresentanti della Fondazione Vincenzo Casillo), “Il pane nella cultura tarantina” (Nicola Simonetti, Panificio Mondo Pane, Taranto); conclusioni & final remarks a cura del prof. Giuseppe Buffon, della Pontificia Università Antonianum.

Nel pomeriggio ci si trasferirà alla biblioteca ‘Sant’Egidio’ del convento di San Pasquale dove dalle ore 14.30 alle ore 17 avrà luogo il workshop su £Formare una coscienza ecologica”, riservato a giovani della Summer School e ai docenti del corso di alta formazione in Ecologia Integrale e Mediterraneo, con fra Giuseppe Buffon quale moderatore. Quindi dalle ore 18 alle ore 19.30, al centro San Gaetano in città vecchia, serata su “Betlemme: la casa del pane”, laboratorio creativo di impasto e panificazione con le famiglie e i bambini del centro storico sui seguenti temi “Pane di Laterza”, con Nadia Giannico di Terre Laertine; “Prepariamo le orecchiette”, con Nunzia Basile e attività di coinvolgimento a cura di Oikos young. Infine alle ore 20, “Festa del pane: sapori, musica, intrattenimento con pettolata.

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Ecologia integrale

“Il pane come simbolo di fraternità nel Mediterraneo”

27 Nov 2024

Dal 28 al 30 novembre Taranto ospiterà la seconda edizione di ‘Intrecci Mediterranei’, il meeting euro-mediterraneo dedicato all’ecologia integrale che avrà come tema ‘Uno&Plurale: il pane come simbolo di fraternità nel Mediterraneo”. L’importante appuntamento è promosso da Oikos, il Centro per l’ecologia integrale del Mediterraneo, in collaborazione con Camera di Commercio di Brindisi – Taranto, Dipartimento jonico, Proloco Taranto, convento san Pasquale, Contatto aps, conservatorio musicale Paisiello, Symbolum ets, istituto universitario Sophia, Pontificia università Antonianum, Fondazione Casillo con il supporto di Challenge, Federformazione, Forgest, Gran Forno e Mondo Pane.

Con il titolo ‘Uno & Plurale’, questa edizione del convegno pone al centro della riflessione il pane, alimento simbolo del Mediterraneo e metafora di fraternità tra i popoli. Il pane, infatti, rappresenta un elemento universale e identitario per l’intera area mediterranea. Con circa 1350 varianti, esso spazia dalle tipologie più semplici, come l’azzimo ebraico e la pita araba, a quelli più elaborati, arricchiti da semi, verdure o frutta secca ed è un elemento fondamentale in tutte le religioni monoteiste, capace di evocare l’idea dell’unità nella diversità.

‘Uno & Plurale’ esplorerà, nei tre giorni del convegno le dimensioni culturali, simboliche e rituali legate all’alimento nelle diverse tradizioni del Mediterraneo. Al centro della discussione vi sarà il valore della pluralità, intesa non come somma di somiglianze ma come riconoscimento delle differenze, nella prospettiva di costruire uno spazio comune, inclusivo e fraterno.

Attraverso panel, workshop e momenti di convivialità, con la partecipazione di docenti di rilievo internazionale, il convegno si propone di stimolare riflessioni su tradizioni, simboli e valori del Mediterraneo come una risorsa per affrontare le sfide della contemporaneità. E Taranto, sottolineano gli organizzatori, città simbolo di rinascita e trasformazione, ben si presta a ospitare questo dialogo tra le culture del Mediterraneo.

Questo è il programma:

Giovedì 28 novembre alle ore 18 nella galleria comunale del castello aragonese, inaugurazione della mostra con i pani da tutto il mondo, visitabile fino al 4 dicembre; alle ore 19.30, nella chiesa di San Pasquale, concerto “Pane, Mare & Pace” con musiche di: Alessandro D’Oronzo e Lorenzo Semeraro con il coro della parrocchia San Pasquale e la partecipazione degli studenti del liceo delle scienze umane “Vittorino Da Feltre”.

Venerdì 29, alla Camera di Commercio, convegno e workshop su ‘Il valore del pane’: alle ore 9 incontro su “Il valore del pane: giustizia, pace e dignità”, modera il prof. Sergio Barbaro, dell’istituto universitario. Dopo i saluti istituzionali del presidente della Camera di Commercio e dei rappresentanti di Oikos, ulteriori incontri su “Il pane: quale valore per il Mediterraneo? “ con la prof.ssa Eleonora Palmentura, della Facoltà teologica pugliese; “Il profumo del pane nel Mediterraneo: emozioni e legami” con interventi vari; presentazione dei workshop a cura di fra Francesco Zecca, presidente Oikos: dalle ore 10.30 alle 12.30, workshop paralleli su “Il pane tra simbolo, cultura, filosofia, economia e marketing” con i seguenti temi: “Pane arso: da scarto, ad opportunità” a cura di ConTatto Aps; “L’arte del pane: l’arte del vivere, alla ricerca dei significati del pane” con la prof.ssa Eleonora Palmentura della Facoltà teologica pugliese; “Spezziamo il pane: importanza di condividere ricordi, sensazioni, esperienze”, a cura di Cibus cura & cultura; “Comunicare il valore del pane: tra marketing territoriale e identità culturale” con il prof. Andrea Sestino dell’Università Cattolica di Roma – Luiss Guido Carli University di Roma, e il dott. Alfredo Sagona dell’Alumni Luiss. A seguire, workshop riservato ai docenti del corso Ein e ai partecipanti della Summer School su “Formare una coscienza ecologica”  con fra Giuseppe Buffon, della Pontificia Università Antonianum; alle ore 12.30, presentazione dei risultati dei workshop e conclusione delle attività del mattino con il tema “Sfide e prospettive” a cura della dott.ssa Claudia Sanesi, segretaria generale della Camera di Commercio.  Si riprenderà alle ore 14.30 con la tavola rotonda di condivisione dei progetti e dei percorsi di ricerca attivati da Oikos: moderatore, il dott. Paolo Cancelli della Pontificia Università Antonianum e vicepresidente di Oikos Mediterraneo; introduzione su “Equilibri e sviluppo del Mediterraneo: la necessità di un dialogo coordinato e dello sforzo della ricerca scientifica” a cura del prof. Manlio Del Giudice, professore ordinario di management dell’ università digitale Pegaso; a seguire, presentazione dei tavoli di ricerca di Oikos: “Trasformazione digitale”e “Mappatura normativa del digitale nei paesi del Mediterraneo” con Giuseppe Gimigliano della Pontificia Università Antonianum, Andrea Lisi, avvocato e presidente Anorc professioni e professore Pua; “Innovazione e transizione digitale delle imprese nel Mediterraneo: impatti su imprese, individui e società” con Andrea Sestino, fellow & Adj-professor management & marketing dell’Università Cattolica – Luiss Business School, Roma; “Valorizzazione e ruolo della donna nel Mediterraneo” con Isabella Corradini , psicologa sociale ed esperta in sicurezza-direttore del centro ricerche Themis; “Ruolo della donna e diritti umani” con Agnés Giuliani, avvocato studio legale Panici & Associati e WsmLex ;“Inclusione digitale delle donne” con Valentina Gaudiano, vice rettrice dell’istituto universitario Sophia; “Formazione professionale della donna” con  Donatella Parracino, Formez; “La percezione del ruolo della donna” con Laura Sabrina Martucci dell’Università di Bari Aldo Moro; “Sistemi di conoscenza indigena” con Giuseppe Portacci del Cnr Irsa e Alfredo Sagona, Alumni Luiss. A seguire, condivisione e risultati delle attività e delle progettualità in Egitto, presentazione del 1° volume della Collana “Oikos Università” di Isabella Corradini e la relazione su “Prossimi passi, sfide future e annuncio della Summer School 2025” a cura di fra Francesco Zecca.

La giornata di sabato 30 novembre al Dipartimento jonico dell’Università degli studi sarà dedicata al tema “Il valore del pane nell’ecosistema del Mediterraneo”: alle ore 9, incontro su “La dimensione geopolitica, simbolica e religiosa”, moderatore don Francesco Nigro, direttore istituto superiore scienze religiose , con i seguenti interventi: “Il pane e le piazze. Movimenti rivoluzionari e quotidianità nell’area Mediterranea” (prof. Michele Zanzucchi, Istituto universitario Sophia, Loppiano, “Il dialogo del pane nel Mediterraneo” (don Giuliano Savina, della Cei), “Il pane nei diritti dell’antichità” (prof. Constantinos Vlahos, Università Aristotele di Salonicco); dopo la pausa si riprenderà alle ore 12.30 con il tavolo “La dimensione economica, culturale e territoriale”, moderatore il prof. Stefano Vinci, dell’Università degli Studi Aldo Moro con i seguenti interventi: “L’Europa e i mercati del grano” (prof. Francesco Moliterni, Università degli Studi di Bari Aldo Moro), “Pane e patrimonio culturale al centro dello sviluppo dei sistemi territoriali locali (prof. Andrea Sestino, Università Cattolica, Roma – Luiss Business School, Roma), “Pane e biodiversità: grani e farine antiche di Sicilia come modello di sostenibilità e custodia del patrimonio culturale” (dott. Alfredo Sagona – Alumni Luiss), “Pane & grani antichi” (Giuseppe Concordia, Panificio Adriatico, Bari), “L’esperienza della Fondazione Vincenzo Casillo” (rappresentanti della Fondazione Vincenzo Casillo), “Il pane nella cultura tarantina” (Nicola Simonetti, Panificio Mondo Pane, Taranto); conclusioni & final remarks a cura del prof. Giuseppe Buffon, della Pontificia Università Antonianum.

Nel pomeriggio ci si trasferirà alla biblioteca ‘Sant’Egidio’ del convento di San Pasquale dove dalle ore 14.30 alle ore 17 avrà luogo il workshop su £Formare una coscienza ecologica”, riservato a giovani della Summer School e ai docenti del corso di alta formazione in Ecologia Integrale e Mediterraneo, con fra Giuseppe Buffon quale moderatore. Quindi dalle ore 18 alle ore 19.30, al centro San Gaetano in città vecchia, serata su “Betlemme: la casa del pane”, laboratorio creativo di impasto e panificazione con le famiglie e i bambini del centro storico sui seguenti temi “Pane di Laterza”, con Nadia Giannico di Terre Laertine; “Prepariamo le orecchiette”, con Nunzia Basile e attività di coinvolgimento a cura di Oikos young. Infine alle ore 20, “Festa del pane: sapori, musica, intrattenimento con pettolata.

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Associazionismo cattolico

‘Il coraggio della pace’: le Acli provinciali di Taranto al congresso nazionale

Dal 29 novembre al 1° dicembre, all’hotel Ergife di Roma

foto Vatican media-Sir
27 Nov 2024

Saranno presenti anche le Acli provinciali di Taranto, con il loro presidente, avv. Giuseppe Mastrocinque, e cinque delegati – Marika Carelli, Mimmo Lomartire, Anna Caramia, Antonio Venerito e Giuseppe Tucci – al 27° congresso nazionale delle Acli, intitolato ‘Il Coraggio della pace’, dal 29 novembre al 1 dicembre, all’hotel Ergife di Roma.
Un importante momento di confronto per riflettere sul percorso svolto in questi anni, definire le priorità del prossimo mandato di presidenza e rinnovare l’impegno dell’associazione a favore del bene comune tra ambiente, politica, società e lavoro in un contesto nel quale la pace è al centro del futuro.
Durante i tre giorni di lavori, si alterneranno dibattiti, testimonianze e momenti di dialogo su temi cruciali come il lavoro, la giustizia sociale, la solidarietà e il ruolo delle Acli in un contesto che richiede partecipazione e coraggio.
Il congresso si aprirà ufficialmente venerdì 29 novembre alle ore 16 con l’avvio delle procedure statutarie e un momento di spiritualità e preghiera, seguito dai saluti delle autorità presenti.
All’evento interverranno ospiti provenienti dal mondo politico, ecclesiastico e sindacale, che contribuiranno ai dibattiti e arricchiranno con i loro interventi i lavori congressuali: Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 Stelle, Elly Schlein, segretaria del Partito democratico, Antonio Tajani, vicepresidente del consiglio e ministro degli Esteri, Raffaele Fitto, il card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza episcopale italiana, Maurizio Landini, segretario generale della Cgil.
foto ND
Emiliano Manfredonia, presidente nazionale Acli, presenterà la relazione sul mandato, che offrirà una panoramica sul lavoro svolto negli ultimi anni e sulle prospettive future: “Il tema della pace, a cui abbiamo dedicato il nostro congresso, sarà sempre più centrale per tutta l’associazione perché è centrale per la vita di ogni cittadino: è da qui che parte il nostro impegno per garantire a tutti i cittadini un’esistenza libera e dignitosa a partire dalla questione più grande del lavoro povero. Sarà un congresso partecipato – ha concluso Manfredonia – che parte dal basso con l’ambizione di coinvolgere il popolo delle Acli ma anche tutti gli amici del mondo associativo, ecclesiastico e politico che ci hanno accompagnato in questi primi 80 anni di cammino e ci continuano ad accompagnare con l’obiettivo comune di costruire una società più giusta e inclusiva”.
Sabato 30 novembre sarà dato particolare spazio ai Giovani delle Acli, con un congresso parallelo dedicato a loro, in programma dalle ore 13 alle 16.
L’evento si concluderà domenica 1 dicembre con la santa messa alle ore 8:30, concelebrata dal card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei vescovi e da don Luigi Ciotti, fondatore e presidente di Libera. A seguire si svolgerà la presentazione delle candidature per il rinnovo degli organi associativi e l’approvazione della mozione congressuale. La proclamazione degli eletti e il termine dei lavori sono previsti per le ore 14.
foto Acli

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Festival

Il card. Zuppi al Festival della migrazione: “Che mondo è se non riusciamo a salvare i bambini che muoiono nel Mediterraneo?”

foto Cristian Gennari Siciliani-Sir
27 Nov 2024

“Mi vergogno che nel Mediterraneo ci sono ancora bambini che muoiono, ma che mondo è che non riusciamo a salvare i bambini?”: lo ha detto il card. Matteo Zuppi, presidente della Cei e arcivescovo di Bologna, intervenendo al Festival della Migrazione 2024 in corso dal 26 al 30 novembre tra Bologna, Modena, Formigine, Sassuolo e Ferrara.
“L’illegalità si combatte con la legalità – ha affermato il cardinale -. La paura e la polarizzazione sono cattive consigliere. Questi temi sono enormi, nessuno sottovaluta i diritti e i doveri sono da coniugare, mettere insieme Europa e Africa è decisivo. L’Africa è il continente che crescerà di più e a maggior ragione dobbiamo pensarci insieme”. “A me commuove – ha aggiunto il card. Zuppi – la scuola, che tra tanti problemi è capace di integrare, sono giustamente tutti uguali a scuola. L’integrazione comincia con le relazioni, e c’è un ruolo anche della Chiesa nel vivere la ‘Fratelli Tutti’ e fare un passo avanti”. “Quello che dico – ha concluso il presidente della Cei – non è il libro dei sogni, è la scelta di costruire il futuro, di voler bene all’Italia. Non vogliamo bene all’Italia alzando muri e conservando quello che siamo. Siamo già diversi! L’altro non è un nemico, ma un concittadino”.

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Lavoro

Sciopero del 29: a Taranto il corteo e il fermo di 24 ore delle autolinee Ctp

26 Nov 2024

di Silvano Trevisani

Sabato prossimo il Paese si fermerà. Non tutto, magari, ma lo sciopero indetto da Cgil e Uil, cui non ha aderito la Cisl, che è per la trattativa e non per la protesta, avrà sicuramente un riscontro significativo. Anche a Taranto si svolgerà una manifestazione venerdì mattina, con un comizio finale alle 10,30 a piazza Immacolata. Per 24 ore sciopereranno le autolinee Ctp (tranne che nelle ore di garanzia) per cui è meglio cautelarsi: molte le corse destinate a saltare.

Le ragioni

I motivi dello sciopero sono noti e vanno dalla bocciatura della finanziaria ai tagli reali alla sanità, alla scuola, allo sviluppo industriale. Questioni che, se coinvolgono tutto il Paese, hanno per Taranto una motivazione in più: lo smantellamento reale dell’industria che si accompagna al crescente spopolamento. Se è vero che l’Istat ha previsto per la popolazione di Taranto, entro il prossimo anno, un calo di circa 8.000 unità, che crescerà di molto da qui a dieci anni. Fenomeno dovuto in gran parte alla mancanza di lavoro, di prospettive per i giovani e all’inadeguatezza dei servizi. Ma dobbiamo anche ricordare che secondo la Cgia di Mestre, per Taranto è prevista, entro il 2034, la perdita di circa il 13,5% dei posti di lavoro.

I segnali

I segnali di un grave deterioramento si stanno registrando, in questi giorni, e i sindacati che hanno indetto lo sciopero li hanno riassunti così: “La storica vertenza ex Ilva, ma anche quella di Hiab, Leonardo o del Porto di Taranto. Ma anche l’incredibile vicenda degli oltre 150 precari storici degli appalti comunali. O l’emblematica storia dei dipendenti del comune di Roccaforzata”. Aggiungeremmo a questo anche i tagli previsti all’Arsenale militare e quelli conseguenti alle chiusure delle attività commerciali, soprattutto nel Borgo, che hanno portato, assieme alla sparizione di decine di imprese negli ultimi giorni, il licenziamento di molti dipendenti.

La transizione frenata

“Taranto è figlia di una vera e propria azione di fallimento della politica industriale di questo paese – dichiarano Frontini e D’Arcangelo, di Uil e Cgil. – Perché nella manifattura non basta difendere gli asset produttivi, ma avviare investimenti che sappiano difendere l’occupazione, tutelando anche salute e sicurezza”. I sindacati lanciano l’allarme, definendo le attività industriali ioniche “destinate all’estinzione” anche perché nulla ancora si sa dei bandi destinati al territorio dal “Just Transition Fund”. Ben 800 i milioni di euro (il 70% dei quali andrebbe speso entro il 31 dicembre 2026 pena la restituzione all’Europa) che l’Unione Europea ha previsto per investire in quelle aree dove è urgente superare il modello di produzione industriale a carbone.

Le donne

Un’ultima parola, in questi giorni dedicati all’attenzione per il pianeta donna, alla situazione occupazionale femminile sul nostro territorio, che abbiamo già segnalato dopo la pubblicazione dei report sulla qualità della vita. Taranto e la sua provincia, infatti, conquistano la maglia nera sul tasso di occupazione femminile quart’ultima dietro solo a Caltanissetta, Crotone e Napoli e ultima in Puglia: solo il 28,6% delle donne lavora.

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Ecologia integrale

“Il pane come simbolo di fraternità nel Mediterraneo”

26 Nov 2024

Dal 28 al 30 novembre Taranto ospiterà la seconda edizione di ‘Intrecci Mediterranei’, il meeting euro-mediterraneo dedicato all’ecologia integrale che avrà come tema ‘Uno&Plurale: il pane come simbolo di fraternità nel Mediterraneo”. L’importante appuntamento è promosso da Oikos, il Centro per l’ecologia integrale del Mediterraneo, in collaborazione con Camera di Commercio di Brindisi – Taranto, Dipartimento jonico, Proloco Taranto, convento san Pasquale, Contatto aps, conservatorio musicale Paisiello, Symbolum ets, istituto universitario Sophia, Pontificia università Antonianum, Fondazione Casillo con il supporto di Challenge, Federformazione, Forgest, Gran Forno e Mondo Pane.

Con il titolo ‘Uno & Plurale’, questa edizione del convegno pone al centro della riflessione il pane, alimento simbolo del Mediterraneo e metafora di fraternità tra i popoli. Il pane, infatti, rappresenta un elemento universale e identitario per l’intera area mediterranea. Con circa 1350 varianti, esso spazia dalle tipologie più semplici, come l’azzimo ebraico e la pita araba, a quelli più elaborati, arricchiti da semi, verdure o frutta secca ed è un elemento fondamentale in tutte le religioni monoteiste, capace di evocare l’idea dell’unità nella diversità.

‘Uno & Plurale’ esplorerà, nei tre giorni del convegno le dimensioni culturali, simboliche e rituali legate all’alimento nelle diverse tradizioni del Mediterraneo. Al centro della discussione vi sarà il valore della pluralità, intesa non come somma di somiglianze ma come riconoscimento delle differenze, nella prospettiva di costruire uno spazio comune, inclusivo e fraterno.

Attraverso panel, workshop e momenti di convivialità, con la partecipazione di docenti di rilievo internazionale, il convegno si propone di stimolare riflessioni su tradizioni, simboli e valori del Mediterraneo come una risorsa per affrontare le sfide della contemporaneità. E Taranto, sottolineano gli organizzatori, città simbolo di rinascita e trasformazione, ben si presta a ospitare questo dialogo tra le culture del Mediterraneo.

Questo è il programma:

Giovedì 28 novembre alle ore 18 nella galleria comunale del castello aragonese, inaugurazione della mostra con i pani da tutto il mondo, visitabile fino al 4 dicembre; alle ore 19.30, nella chiesa di San Pasquale, concerto “Pane, Mare & Pace” con musiche di: Alessandro D’Oronzo e Lorenzo Semeraro con il coro della parrocchia San Pasquale e la partecipazione degli studenti del liceo delle scienze umane “Vittorino Da Feltre”.

Venerdì 29, alla Camera di Commercio, convegno e workshop su ‘Il valore del pane’: alle ore 9 incontro su “Il valore del pane: giustizia, pace e dignità”, modera il prof. Sergio Barbaro, dell’istituto universitario. Dopo i saluti istituzionali del presidente della Camera di Commercio e dei rappresentanti di Oikos, ulteriori incontri su “Il pane: quale valore per il Mediterraneo? “ con la prof.ssa Eleonora Palmentura, della Facoltà teologica pugliese; “Il profumo del pane nel Mediterraneo: emozioni e legami” con interventi vari; presentazione dei workshop a cura di fra Francesco Zecca, presidente Oikos: dalle ore 10.30 alle 12.30, workshop paralleli su “Il pane tra simbolo, cultura, filosofia, economia e marketing” con i seguenti temi: “Pane arso: da scarto, ad opportunità” a cura di ConTatto Aps; “L’arte del pane: l’arte del vivere, alla ricerca dei significati del pane” con la prof.ssa Eleonora Palmentura della Facoltà teologica pugliese; “Spezziamo il pane: importanza di condividere ricordi, sensazioni, esperienze”, a cura di Cibus cura & cultura; “Comunicare il valore del pane: tra marketing territoriale e identità culturale” con il prof. Andrea Sestino dell’Università Cattolica di Roma – Luiss Guido Carli University di Roma, e il dott. Alfredo Sagona dell’Alumni Luiss. A seguire, workshop riservato ai docenti del corso Ein e ai partecipanti della Summer School su “Formare una coscienza ecologica”  con fra Giuseppe Buffon, della Pontificia Università Antonianum; alle ore 12.30, presentazione dei risultati dei workshop e conclusione delle attività del mattino con il tema “Sfide e prospettive” a cura della dott.ssa Claudia Sanesi, segretaria generale della Camera di Commercio.  Si riprenderà alle ore 14.30 con la tavola rotonda di condivisione dei progetti e dei percorsi di ricerca attivati da Oikos: moderatore, il dott. Paolo Cancelli della Pontificia Università Antonianum e vicepresidente di Oikos Mediterraneo; introduzione su “Equilibri e sviluppo del Mediterraneo: la necessità di un dialogo coordinato e dello sforzo della ricerca scientifica” a cura del prof. Manlio Del Giudice, professore ordinario di management dell’ università digitale Pegaso; a seguire, presentazione dei tavoli di ricerca di Oikos: “Trasformazione digitale”e “Mappatura normativa del digitale nei paesi del Mediterraneo” con Giuseppe Gimigliano della Pontificia Università Antonianum, Andrea Lisi, avvocato e presidente Anorc professioni e professore Pua; “Innovazione e transizione digitale delle imprese nel Mediterraneo: impatti su imprese, individui e società” con Andrea Sestino, fellow & Adj-professor management & marketing dell’Università Cattolica – Luiss Business School, Roma; “Valorizzazione e ruolo della donna nel Mediterraneo” con Isabella Corradini , psicologa sociale ed esperta in sicurezza-direttore del centro ricerche Themis; “Ruolo della donna e diritti umani” con Agnés Giuliani, avvocato studio legale Panici & Associati e WsmLex ;“Inclusione digitale delle donne” con Valentina Gaudiano, vice rettrice dell’istituto universitario Sophia; “Formazione professionale della donna” con  Donatella Parracino, Formez; “La percezione del ruolo della donna” con Laura Sabrina Martucci dell’Università di Bari Aldo Moro; “Sistemi di conoscenza indigena” con Giuseppe Portacci del Cnr Irsa e Alfredo Sagona, Alumni Luiss. A seguire, condivisione e risultati delle attività e delle progettualità in Egitto, presentazione del 1° volume della Collana “Oikos Università” di Isabella Corradini e la relazione su “Prossimi passi, sfide future e annuncio della Summer School 2025” a cura di fra Francesco Zecca.

La giornata di sabato 30 novembre al Dipartimento jonico dell’Università degli studi sarà dedicata al tema “Il valore del pane nell’ecosistema del Mediterraneo”: alle ore 9, incontro su “La dimensione geopolitica, simbolica e religiosa”, moderatore don Francesco Nigro, direttore istituto superiore scienze religiose , con i seguenti interventi: “Il pane e le piazze. Movimenti rivoluzionari e quotidianità nell’area Mediterranea” (prof. Michele Zanzucchi, Istituto universitario Sophia, Loppiano, “Il dialogo del pane nel Mediterraneo” (don Giuliano Savina, della Cei), “Il pane nei diritti dell’antichità” (prof. Constantinos Vlahos, Università Aristotele di Salonicco); dopo la pausa si riprenderà alle ore 12.30 con il tavolo “La dimensione economica, culturale e territoriale”, moderatore il prof. Stefano Vinci, dell’Università degli Studi Aldo Moro con i seguenti interventi: “L’Europa e i mercati del grano” (prof. Francesco Moliterni, Università degli Studi di Bari Aldo Moro), “Pane e patrimonio culturale al centro dello sviluppo dei sistemi territoriali locali (prof. Andrea Sestino, Università Cattolica, Roma – Luiss Business School, Roma), “Pane e biodiversità: grani e farine antiche di Sicilia come modello di sostenibilità e custodia del patrimonio culturale” (dott. Alfredo Sagona – Alumni Luiss), “Pane & grani antichi” (Giuseppe Concordia, Panificio Adriatico, Bari), “L’esperienza della Fondazione Vincenzo Casillo” (rappresentanti della Fondazione Vincenzo Casillo), “Il pane nella cultura tarantina” (Nicola Simonetti, Panificio Mondo Pane, Taranto); conclusioni & final remarks a cura del prof. Giuseppe Buffon, della Pontificia Università Antonianum.

Nel pomeriggio ci si trasferirà alla biblioteca ‘Sant’Egidio’ del convento di San Pasquale dove dalle ore 14.30 alle ore 17 avrà luogo il workshop su £Formare una coscienza ecologica”, riservato a giovani della Summer School e ai docenti del corso di alta formazione in Ecologia Integrale e Mediterraneo, con fra Giuseppe Buffon quale moderatore. Quindi dalle ore 18 alle ore 19.30, al centro San Gaetano in città vecchia, serata su “Betlemme: la casa del pane”, laboratorio creativo di impasto e panificazione con le famiglie e i bambini del centro storico sui seguenti temi “Pane di Laterza”, con Nadia Giannico di Terre Laertine; “Prepariamo le orecchiette”, con Nunzia Basile e attività di coinvolgimento a cura di Oikos young. Infine alle ore 20, “Festa del pane: sapori, musica, intrattenimento con pettolata.

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Editoriale

Giuseppe Milano: “È arrivato il momento di scegliere la via dell’ecologia integrale e della giustizia sociale”

Alla Cop29 di Baku, dopo due settimane di trattative, si è giunti a un accordo che dimentica la parola ‘transizione’ verso l’uscita dai combustibili fossili

foto Ansa-Sir
26 Nov 2024

di Gigliola Alfaro

Solo nella notte tra sabato 23 e domenica 24 novembre si è conclusa la Cop29, con qualche giorno di ritardo e dopo due settimane di trattative, che sembravano sul punto di fallire. Alla fine, l’accordo è stato raggiunto: gli aiuti ai Paesi in via di sviluppo contro il cambiamento climatico passano dagli attuali 100 miliardi all’anno fino a 300 miliardi all’anno nel 2035, con l’obiettivo di aiutare le nazioni povere a far fronte alle devastazioni del riscaldamento globale. I 300 miliardi di dollari saranno destinati ai Paesi in via di sviluppo che hanno bisogno di denaro per liberarsi dal carbone, dal petrolio e dal gas che causano il surriscaldamento del pianeta, per adattarsi al riscaldamento futuro e per pagare i danni causati dalle condizioni climatiche estreme. La cifra non si avvicina all’importo totale di 1.300 miliardi di dollari che i Paesi in via di sviluppo chiedevano, ma è tre volte superiore all’accordo di 100 miliardi di dollari all’anno del 2009 che sta per scadere. Inoltre, ogni menzione esplicita della ‘transizione’ verso l’uscita dai combustibili fossili, il principale risultato della Cop28 di Dubai, è scomparsa nella definizione dei testi principali. Appare solo implicitamente nei richiami dell’accordo adottato l’anno scorso. Ne parliamo con Giuseppe Milano (nella foto in basso), segretario generale di Greenaccord onlus.

foto Sir

Si va verso la direzione giusta, come hanno detto alcune delegazioni, o è un risultato comunque molto poco soddisfacente, come hanno detto tanti altri?

Se analizzassimo il dato in modo meramente quantitativo è indubbio che quello uscito da Baku è un progresso rispetto alla precedente dotazione, ma con un approccio tanto pragmatico quanto olistico, l’analisi va fatta anche qualitativamente. In tal senso, dunque, emerge una doppia preoccupazione. La prima: i 100 miliardi all’anno, comunque definiti senza un’ampia condivisione tecno-scientifica e politica nelle precedenti edizioni delle Conferenze sul clima, sono stati più annunciati che erogati, con i Paesi più poveri e vulnerabili che hanno dovuto fronteggiare, pertanto, eventi estremi sempre più catastrofici con risorse insufficienti per la mitigazione e l’adattamento. La seconda: a fronte di un potenziale fabbisogno cresciuto fino alla straordinaria misura di 1.300 miliardi di dollari all’anno da investire sia per la mitigazione e l’adattamento sia per la gestione delle ‘perdite’ e dei ‘danni’ (‘loss and damage’), la scelta di destinare appena 300 miliardi di dollari ai Paesi più fragili come quelli in via di sviluppo – che sono i più colpiti dai fenomeni estremi, ma anche i meno responsabili dei cambiamenti climatici – lascia sgomenti perché, mentre il pianeta corre verso l’aumento irreversibile della temperatura media globale oltre l’1,5°C, testimonia da un lato la crisi del multilateralismo solidale e dall’altro l’egemonia culturale delle lobby dei combustibili fossili che sabotano gli equilibri democratici.

Attraverso il coinvolgimento di soggetti come le Banche multilaterali per lo sviluppo e del settore privato, i flussi di finanziamento annui a favore dei Paesi poveri dovrebbero arrivare a 1.300 miliardi di dollari, sempre entro il 2035. Ma questa modalità che non peserà ancora di più sui Paesi già indebitati?

Sì, esatto. La vera soluzione sarebbe nella cancellazione del debito, come vorrebbe da tempo pure papa Francesco, o nella prevalenza della finanza pubblica per essere sicuri che la decarbonizzazione sia equa e giusta. Se al debito, in un perverso gioco semantico, gli cambiamo soltanto il nome, il problema non lo risolviamo: lo aggraviamo e avviciniamo la resa dei conti. I Paesi del Sud del mondo, non sempre compatti nelle loro richieste e rivendicazioni, devono essere accompagnati e non ancora sfruttati perché anche per loro la conversione ecologica e la transizione energetica sia un’opportunità di cambiamento e di progresso. Oggi assistiamo impotenti e indifferenti, invece, all’immorale land grabbing e all’inaccettabile accaparramento delle risorse naturali che pregiudica il diritto delle popolazioni africane (ma non solo) a non trasformarsi in migranti climatici e in vittime sacrificali di un modello finanziario disumano. I cambiamenti climatici non possono essere pagati da chi non li esaspera e non essere pagati da chi li innesca.

La Cina diventa un nuovo contributore ai finanziamenti per il clima, ma su base volontaria: non è troppo poco per un Paese ricco, potente e inquinante?

Per i paradossi di una eco-diplomazia ancora immatura, la Cina risulta ancora tra i Paesi in via di sviluppo, pur essendo da tempo al tavolo del G20 e tra i Paesi più influenti nello scenario geopolitico internazionale. Con l’avvento di Trump, poi, non è escluso che il prestigio aumenti e che la Cina assuma un ruolo strategico di guida o di attore chiave nei processi negoziali o commerciali. La Cina, infatti, negli ultimi anni, pur essendo tra i principali responsabili delle emissioni climalteranti (con gli Stati Uniti), ha investito decine di miliardi di dollari nelle energie rinnovabili – con soluzioni offshore e galleggianti da record, oltre che per sistemi di accumulo – con il precipuo intento di accelerare la propria decarbonizzazione e bonificare la propria immagine. Per quanto premesso, perciò, è auspicabile che la Cina intraprenda, con una trasparenza e lungimiranza oggi non troppo evidenti, un percorso netto a favore delle energie pulite e della tutela della biodiversità, incrementando il Pil nazionale, redistribuendo la ricchezza e concorrendo corresponsabilmente al fondo “Loss and Damage” per risarcire tutti quei Paesi più vulnerabili (per esempio quelli del Sud-Est asiatico) che in più occasioni negli ultimi anni sono stati travolti da eventi catastrofici. Le evidenze scientifiche sono sempre più nette: il tempo dell’ambiguità climatica è finito.

Rispetto all’uscita dalle fonti fossili com’è andata?

La Cop29 è stata assolutamente fallimentare per la quantità e la qualità degli accordi raggiunti.
Nello specifico, quest’ultima Conferenza delle Parti non verrà ricordata solo per la scarsissima ambizione dei Paesi occidentali ad accelerare la transizione energetica, con un accordo finale che né rilancia il già modesto “transitioning away” della Cop28 di Dubai né evidenzia quanto si sia lontani anche dall’obiettivo di triplicare le rinnovabili entro il 2030 come da esito della Cop27, ma anche per l’improvvida dichiarazione del presidente dell’’Azerbaigian secondo cui “il petrolio e il gas sono doni di Dio”. Da cristiani e da ecologisti dobbiamo essere consapevoli che unici “doni di Dio”, come si legge nella Laudato Si’ e a cominciare dalla “Madre Terra”, sono tutte le risorse naturali del pianeta che dovremmo imparare ad usare con buonsenso e razionalità per favorire condizioni diffuse di prosperità e di generatività. La solidarietà e la sostenibilità sono le due facce di una stessa medaglia, quella della giustizia sociale e ambientale che o diventa un diritto universale per tutti o rischia di diventare un privilegio per pochissimi.

Nel testo si riafferma la necessità di “riduzioni profonde, rapide e sostenute delle emissioni di gas serra in linea con i percorsi di 1,5 °C”, ma basta parlare solo di “necessità”?

Il richiamo è certamente positivo, ma se siamo arrivati dopo ventinove Cop a non avere ancora una convergenza maggioritaria sull’urgenza di abbandonare i combustibili fossili e di ridurre le emissioni climalteranti, con molti Paesi come l’Italia che continuano a sprecare miliardi per i sussidi ambientalmente dannosi, vuol dire che le stesse Conferenze sul clima, come hanno ammesso nelle scorse settimane alcuni tra i più autorevoli scienziati del clima, avrebbero bisogno di essere profondamente riformate, nell’intento di passare dalla negoziazione all’azione, dalla contrattazione alla decarbonizzazione sia perché ci sono alcuni limiti planetari ormai irreversibilmente compromessi sia perché non si dovrebbe far partecipare alle conferenze sul clima i negazionisti o i rappresentanti delle multinazionali delle fossili. Per quanto premesso, anche l’importante risultato dell’approvazione dell’art. 6 dell’Accordo di Parigi sul mercato di carbonio è da ritenersi insufficiente perché alla vera domanda posta dai Paesi poveri e dalle ong ambientaliste: “Chi paga la decarbonizzazione?”, nessuno ha risposto.

Se come annunciato da Trump a gennaio firmerà per far uscire gli Usa dall’Accordo di Parigi che conseguenze ci saranno?

Siamo nel campo dell’iperuranio. Gli Stati Uniti dovrebbero uscire, di nuovo, dall’Accordo di Parigi. E forse potrebbero essere seguiti dall’Argentina di Milei. Non sappiamo con certezza cosa accadrà, ma lo si può immaginare. Oltre al ruolo crescente della Cina, come anticipato, potrebbe crescere – e speriamo avvenga – il protagonismo dell’Unione europea che mediante le proprie politiche potrebbe orientare e condizionare soprattutto i processi finanziari internazionali. Dalla Cop29, come dopo la Cop28, è emerso, infatti, che oltre alle banche multilaterali di sviluppo ci sono sempre più segmenti della finanza che investono e scommettono sulle rinnovabili e sulle tecnologie abilitanti la decarbonizzazione, con l’ostacolo enorme, a più livelli, delle reticenze dei governi ancora troppo incardinati sui fossili e su un modello economico novecentesco turbocapitalista che continua a produrre disuguaglianze. Molti scienziati e studiosi sono unanimi nel sottolineare che i costi dell’inazione climatica sono esponenzialmente superiori ai costi dell’azione climatica: ossia tutto quello che non investiamo oggi in prevenzione ed educazione, potremmo essere costretti a spenderlo domani in misura enormemente maggiore per ripristinare le condizioni minime di vivibilità nelle città, senza contare il danno incalcolabile delle vittime innocenti causate dagli eventi estremi in drastico aumento in tutte le parti del mondo.

Se è un accordo debole cosa possiamo auspicare ora? Quali passi da fare per scongiurare i disastri che portano ovunque i cambiamenti climatici?

Non esiste un’unica soluzione. Parafrasando Beck, siamo dentro una moderna “società del rischio”, per cui occorre imparare a convivere, senza paura, con la complessità, cercando di trasformarla in una straordinaria opportunità di discernimento e di cambiamento, mettendo in discussione i nostri stili di vita individuali e collettivi rendendo, perciò, le nostre città un alternativo scrigno di biodiversità. Le città, come emerge con sempre maggior chiarezza dai report internazionali dell’Ipcc o dell’Agenzia europea dell’ambiente, sono il luogo in cui continueranno a concentrarsi le speranze umane e se veramente si sfioreranno i 9 miliardi di persone entro la fine del secolo è evidente che in un rinnovato compromesso tra le istanze internazionali e le urgenze locali le città debbano diventare il prioritario presidio democratico e polo di resilienza climatica con una cittadinanza energetica distribuita in evoluti reticoli urbani policentrici che sappiano fronteggiare la crisi idrica, i rischi della desertificazione e della tropicalizzazione delle temperature, il pericolo della perdita di biodiversità e la minaccia della povertà energetica o delle disuguaglianze sociali. Negli ultimi tre anni, l’Unione europea e i Paesi del G20 hanno impiegato decine di miliardi in armamenti e per le guerre, con migliaia di vittime innocenti. Se i finanziamenti e gli investimenti non migreranno dalle guerre alla crisi climatica non solo passeremo dai genocidi agli ecocidi, ma anche potremo dimenticarci il profumo della pace e della fraternità.
I cristiani hanno il dovere della parola e della testimonianza. È arrivato il momento che sull’esempio di san Francesco scelgano la via dell’ecologia integrale e della giustizia sociale.

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