Ecclesia

L’impegno dei cristiani per ricucire il rapporto tra uomo e donna

foto Ansa-Sir
25 Nov 2024

di Rosanna Virgili

“Verso tuo marito sarà il tuo istinto ma egli ti dominerà”: si potrebbe dire che lo strappo tra l’uomo e la donna sia avvenuto poco dopo l’uscita dal paradiso terrestre. Era stato l’effetto di una loro decisione a infrangere l’incanto dell’amore voluto, tra loro, dal Creatore: “Essa è osso delle mie ossa e carne della mia carne” (cf. Gen 3,16; 2,23). E oggi i volti delle donne uccise dai loro uomini – mariti, compagni o ex – aprono una ferita profonda nell’anima e nella coscienza individuale e collettiva. Dinanzi a tanta ferocia e brutalità si resta abbattuti, senza respiro. Guardiamo sullo schermo il sorriso smagliante dell’ultima foto reperita dai cronisti di una donna sempre bella, giovane o anziana che sia, e colma di luce mentre vi scorre un audio di tenebra e di morte. Nonostante capiti un giorno su tre, ogni volta ci fa rabbrividire. E ormai è difficile reagire con subitanee, superficiali spiegazioni perché l’orrore ci lascia sempre più tramortiti. Ciò che conta è reagire, però, e molti lo fanno, cittadine e paesi interi che organizzano fiaccolate, si uniscono in cortei di protesta, partecipano ai funerali gridando parole di lacrime e di denuncia o scuotendo tutti insieme un mazzo di chiavi per fare rumore, per far sentire l’animo in rivolta. Nell’ultima manifestazione tenutasi a Roma sabato scorso, quello che più colpiva erano le parole di tante donne che coniugavano la violenza contro le donne alla violenza contro “i nemici”, vale a dire alla guerra, ambedue espressioni di un maschile malato, di un patriarcato non più di legge – negli Stati democratici come l’Italia – ma ancora presente nella coscienza di tutto l’Occidente – come diritto di dominio del forte sul debole, come licenza di chi intende la facoltà di governare come il potere di farsi proprietario dell’altro/a, della sua vita e della sua morte.
Se è vero, infatti, che sul patriarcato non è più stabilita giuridicamente né la famiglia né la società, è tuttavia innegabile che i metodi di governo di certi patriarcati – come la sottomissione per mezzo della forza e l’ottenimento dell’ubbidienza attraverso la violenza verbale e fisica – siano pienamente vigenti e le vittime preferite siano ancora le donne (nonostante l’adozione di metodi simili anche da parte di donne al potere!).

A causa di un patriarcato proprietario, secondo la Scrittura, la moglie adultera era esposta alla lapidazione, faccenda che era in mano ai mariti ma, in certi casi, persino ai padri delle donne fedifraghe. Ma l’elemento da cui sgorgava la violenza non erano le leggi che discriminavano la donna ma anzitutto il fatto che, per contrarre il matrimonio, non occorresse l’amore. Ci si sposava per mantenere od accrescere i propri beni materiali e la poligamia serviva a dare ancor più onore e potere all’unico marito. Ma l’amore non serviva! Le Scritture, però, mentre recepiscono la prassi umana antica di questo patriarcato, ne criticano radicalmente il valore. Già nell’Antico Testamento il Dio dell’Alleanza dice al suo popolo: “Mi son legato a te perché ti amo”! (Dt 7,7) e non per altri scopi di possesso o di mercato. E quando lei – Israele nella metafora – lo abbandona per i suoi tanti amanti (= gli idoli) Lui non usa violenza ma tenerezza, misericordia e perdono. E non uccide certo i suoi figli! Cosa terribile che, invece, fanno oggi i mancati mariti che sono anche padri mancati. Inconsistenza affettiva, terrore del nulla che ripiomba nel nulla del terrore. È il tessuto stesso della violenza che uccide. Vita negata che nega la vita a sé stessi nell’altra.

La fede cristiana conferisce alla donna la pari dignità con l’uomo, com’era già stato voluto da Dio nell’Eden, poiché: “rivestiti di Cristo non c’è più maschio né femmina” (Gal 3,28).
La donna è libera dal possesso degli uomini, nel Cristianesimo, nonostante le cattive interpretazioni di alcune pagine del Nuovo Testamento.
Ma come mai, allora, tra le cause della violenza attuale sulle donne si evoca anche l’adagio: “Dio, patria, famiglia”? Come mai questo trinomio è inteso da moltissime donne come la causa da addebitare alla religione e, in Italia, a quella cattolica? Credo che, nel passato, un cedimento alle culture patriarcali mondane da parte della Chiesa abbia creato la strana alleanza e che, ancor oggi, il clericalismo continui ad avere un certo ruolo in questo addebito. Ma il Vangelo proprio no! E l’intero corpo biblico – se opportunamente interpretato – formerebbe un coro contro la violenza sulle donne, contro il potere del marito sulla propria moglie, al contrario direbbe: “Chi ama la propria moglie ama sé stesso. Nessuno infatti ha mai odiato la propria carne, anzi la nutre e la cura, come fa Cristo con la Chiesa(Ef 5,28-29).

A carico dei cristiani grande è l’impegno oggi richiesto per ricucire il rapporto uomo-donna e grande anche la responsabilità di promuovere e accendere riflessioni, ricerche, critiche ed auto-critiche, domande e risposte, dialoghi e discussioni. Per ricucire occorre trovare spazi e tempi, persone che si prendano cura e prendano a cuore i bisogni materiali e spirituali di sé e degli altri; occorrono amici, luoghi di solidarietà, affetti parentali e presenze della scuola, delle scienze e del pensiero, dell’etica delle relazioni; occorre la società e la politica, che non ci lascino soli, che si mettano a un tavolo e invitino dicendo: “Su venite, discutiamo” (cf. Is 1,18). Prima che la parola si perda e la “belva” si accovacci alla nostra destra per divorare ogni cosa (cf. Gen 4,7).

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Tracce

È pretendere molto …?

(Photo from website https://www.difesapopolo.it/)
25 Nov 2024

di Emanuele Carrieri

È stato necessario un bel po’ di tempo per riaversi dalla botta. Come essere investiti da un Frecciarossa sulla direttissima Roma – Firenze. Quello che ha dichiarato il ministro dell’istruzione e del merito della Repubblica Italiana, Giuseppe Valditara, alla presentazione pubblica della fondazione intitolata a Giulia Cecchettin a Montecitorio, ha un qualcosa di irreale. Quello che colpisce di più è il fatto che, sul tema della violenza contro le donne, Valditara ha una concezione alterata della realtà e la adopera, con interesse, per aizzare timori e suscitare paure, fingendo di non sapere i dati conosciuti e le tesi degli esperti di psicologia sociale che, da diverso tempo, indicano le cause di tale fenomeno. Due sono i passaggi che hanno più innescato le reazioni – e il gelo già nella sala, durante la proiezione del videomessaggio – e che, certo, non ci si aspetta siano pronunciati da un ministro della Repubblica. “Abbiamo di fronte due strade – ha dichiarato Valditara, facendo cenno alle soluzioni contro la violenza sulle donne – una concreta, ispirata ai valori costituzionali, e un’altra ideologica. La visione ideologica è quella che vorrebbe risolvere la questione femminile lottando contro il patriarcato”. L’affermazione è dozzinale perché ridurre ciò che ormai tutta la letteratura sul tema individua come causa sistemica e strutturale della violenza contro le donne e cioè il patriarcato, a sola visione ideologica, vuol dire non aver capito che la violenza contro le donne deriva da una asimmetria di potere che in un sistema sociale prestabilisce che gli uomini lo possiedano ancora in tutti gli ambienti. Vuol dire non aver capito che la violenza contro le donne si vince provando a demolire i pregiudizi sessisti che sono alla base di tale asimmetria e che chiudono donne e uomini in ruoli tradizionali, frenandone, così, lo sviluppo formativo, personale e professionale e le opportunità di vita in generale. Vuol dire forse non aver mai letto la Convenzione di Istanbul, che è legge dello Stato, che sancisce che la violenza contro le donne è una violazione dei diritti umani ed è una discriminazione contro le donne; che il patriarcato e i rapporti di potere degli uomini sulle donne si manifestano proprio con la violenza e ne sono, perciò, causa ed effetto. Dire che “il patriarcato come fenomeno giuridico è finito con la riforma del diritto di famiglia del ’75 che ha sostituito la famiglia basata sulla gerarchia con quella basata sulla eguaglianza” vuol dire non aver capito che il problema è culturale e non giuridico perché il patriarcato non si rimuove abolendo norme e imponendo una eguaglianza e una parità solo formali. Il patriarcato si distrugge costruendo una società paritaria, in ogni struttura e in ogni ambito, e non paternalista. Le donne non hanno bisogno di nessuno che le protegga, hanno, piuttosto, necessità che i principi di autonomia e di autodeterminazione siano davvero realizzati. L’altro passaggio è quello più strumentale ed è un classico del repertorio propagato, in modalità circolare, in questi ultimi due anni e passa. Infatti Valditara ha terminato la sua analisi sul fenomeno della violenza dichiarando: “Non si può far finta di non vedere che l’incremento dei fenomeni di violenza sessuale è legato pure a forme di marginalità e devianza in qualche modo discendenti dalla immigrazione illegale”. Retorica, è solo retorica, smascherata da dati che dicono altro. Un primo dato è che oltre i tre quarti dei femminicidi sono compiuti da italiani legati alla vittima da un rapporto familiare, affettivo o sentimentale. I dati del recente resoconto statistico della Direzione centrale della polizia criminale dicono che non si sarebbe accertato, negli ultimi anni, un aumento delle violenze sessuali, come, però, sembra aver ipotizzato il ministro. La percentuale dei casi di violenze sessuali commesse da stranieri è invece rimasta, in sostanza, invariata: infatti, nel 2021 era il 27% del totale e si è attestata al 28% nel 2022 e nel 2023. Percentuali queste che comprendono sia stranieri regolari che richiedenti asilo, rifugiati, profughi, irregolari, clandestini, perché non ci sono dati. Ma mettendo in relazione i dati delle violenze sessuali, che sono uguali, con la presenza di clandestini e irregolari e rilevando che il numero di questi ultimi, man mano negli anni, è calato, si può affermare che non esiste legame fra violenze sessuali e immigrazione clandestina. Ma le affermazioni di Valditara stridono, e mica poco, anche rispetto alla circostanza in cui sono state pronunciate: la presentazione della fondazione dedicata a Giulia, decisamente voluta dal padre e dalla sorella che, dal primo momento, ha affermato che il femminicidio è un delitto di potere e che quelli qualificati “mostri”, mostri non sono, non sono malati, sono figli, sani, del patriarcato e della cultura dello stupro. Dopo le dichiarazioni del ministro, Elena, la sorella di Giulia, ha postato un messaggio: “Forse, se invece di fare propaganda alla presentazione della fondazione che porta il nome di una ragazza uccisa da un ragazzo bianco, italiano e “per bene”, si ascoltasse non continuerebbero a morire centinaia di donne nel nostro paese ogni anno”. È pretendere molto che almeno sui femminicidi non si faccia réclame, propaganda, campagna elettorale?

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Sport

La Gioiella che brilla: rimonta straordinaria e vittoria di prestigio sulla Lube

foto G. Leva
25 Nov 2024

di Paolo Arrivo

Vincere una partita che sembrava perduta. Aggiudicarsela contro una big della pallavolo, avvolti dal calore del pubblico del PalaMazzola, è il massimo che potesse desiderare la Gioiella Prisma. Così Taranto ha superato la Cucina Lube Civitanova per 3-2 (19-25, 21-25, 31-29, 25-20, 15-11) nella nona giornata di andata della Superlega. Dopo aver perso i primi due set, gli ionici sono cresciuti sino a conquistare l’insperata vittoria, al termine di un incontro durato due ore e 20 minuti, che passerà alla storia. Il successo peraltro, ottenuto anche grazie agli inserimenti del giovane tarantino Davide Luzzi e dal barese Luca Paglialunga, è stato il miglior modo per onorare la memoria di Federica De Luca e del piccolo Andrea, a otto anni dalla tragedia. Ricordo che ha caratterizzato il pre-partita.

Il match Gioiella Prisma Taranto – Lube Civitanova

Ospiti in costante vantaggio in avvio di partita. Sul 6-10 Boninfante chiama timeout. I tanti errori in battuta impediscono alcun tentativo di recupero: 11-18, l’allenatore della Prisma chiede una nuova sospensione del gioco. Ma la Lube chiude il parziale senza problemi. Nel secondo set Taranto mette più cattiveria. Avanti 5-3, non gestisce al meglio alcune soluzioni, e la corazzata marchigiana ribalta il punteggio (6-8), per poi allungare nella parte centrale del set sfruttando il turno al servizio di Aleksandar Nikolov (11-14). La Gioiella non demorde e pareggia i conti (17-17). Nel finale, però, sono gli uomini di coach Medei a far prevalere la maggior esperienza.

Altra buona partenza di Taranto nel terzo set (5-1). Ma sotto i colpi del temibile Adis Lagumdzija Civitanova pareggia. La fase successiva è favorevole agli ionici. La battuta flottante di Tim Held nella terra di nessuno vale il punto del 12-7. I padroni di casa si accingono a vincere il parziale, avanti 23-20, ma subiscono il recupero e il sorpasso degli ospiti, intenzionati a conquistare l’intera posta in palio. Si va ai vantaggi. Dopo aver annullato tre match point ,è la Prisma che la spunta. Sta sotto nel quarto periodo ma poi recupera e si porta sopra (11-7) crescendo a muro. La sensazione è che sia cambiata l’inerzia della partita. La conferma viene dall’ace di Wout D’Heer del 19-13. Il finale è in crescendo, con Taranto che approfitta degli errori in battuta di Civitanova. Che ha una reazione d’orgoglio al tie-break (1-4). La Prisma, però, vuole rendere epica questa partita, non accontentandosi della conquista di un punto. Allora pareggia, 5-5, grazie al muro di D’Heer, e va al cambio campo sull’8-7. Altre murate e salvataggi generosi in difesa le consentono di arrivare a quindici prima della Lube.

Il campionato

Taranto sale a quota 9 in classifica. E vede crescere il margine rassicurante (+7) sul Grottazzolina, fanalino di coda della Superlega. L’obiettivo minimo: con queste prestazioni è lecito aspettarsi qualcosa in più della tranquilla salvezza. Domenica prossima primo dicembre la Gioiella ritroverà il pubblico amico e rumoroso del PalaMazzola per affrontare un’altra squadra blasonata: Modena. Il bis sarebbe assai gradito.

 

Il match Gioiella-Lube nel racconto fotografico di G. Leva

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Eventi di sensibilizzazione

L’impegno del MArTa nella Giornata per l’eliminazione della violenza sulle donne

25 Nov 2024

Il Museo archeologico nazionale di Taranto ci ha ormai abituato a campagne sociali legate alle grandi pertinenze storico-archeologiche, presenti in uno dei musei che meglio racconta l’evoluzione delle civiltà e dei costumi dei popoli mediterranei.
Per questa ragione il MArTa sceglie di mettere l’accento sulla data del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, partendo da uno dei tanti stereotipi che accompagnano la violenza.
Nel museo che porta il nome di una donna il bollettino di guerra che riguarda le donne non può lasciare indifferenti. oltre 50 sono le donne vittime di omicidio da parte dei loro fidanzati o compagni, quasi 3mila le violenze sessuali, 700 i casi di revenge porn, oltre 33mila le chiamate al centro antiviolenza 1522. Eppure a molte di queste donne viene ancora posta una domanda che suona offensiva e violenta, ovvero “Ma come eri vestita”?
E pensare che qui a Taranto l’abito delle donne era il Tarantinidìon – spiega la direttrice del MArTa, Stella Falzone – e la raffinatezza, la leggerezza e la trasparenza del tessuto, spesso filato con il pregiato bisso marino e tinto della porpora prodotta dallo schiacciamento dei murici, era simbolo di arte, piacere ma anche libertà.
Per questa ragione il MArTa nella giornata del 25 novembre pubblicherà sui suoi social una grafica inequivocabile che invita le donne a non sentirsi mai colpevoli della violenza generata da una persona e mai da un abito.
L’immagine scelta per la campagna è una statuetta policroma, risalente al 225 – 175 a.C. (collezione permanente MArTa), raffigurante una donna con tarantinidion.

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Inclusione

Martedì 26, ‘La pettolata del porto’ con la Stella Maris

25 Nov 2024

di Angelo Diofano

Martedì 26 alle ore 11, al molo San Cataldo, la Stella Maris organizza nella propria sede la ‘Pettolata del porto’ per i marittimi e le realtà portuali. Si tratta di una consuetudine che va avanti da sedici anni e che costituisce occasione d’incontro tra tutte le realtà portuali per un saluto, lo scambio di opinioni e per rafforzare le amicizie e le collaborazioni. Le pettole verranno portate a bordo delle navi da alcuni volontari. Precedentemente ci sarà un momento di preghiera per le intenzioni dei marittimi e dei lavoratori portuali, invocando Maria, Stella Maris, affinché la pace regni in tutto il mondo.

Compito principale del sodalizio è quello di sostenere i marittimi dal punto di vista umano, spirituale e sociale, soprattutto nelle situazioni di sconforto per la lontananza dalle famiglie a motivo della navigazione, gli orari di lavoro faticosi e per l’essere stranieri in ogni porto. Nei loro confronti i volontari fanno sentire la Stella Maris ‘la casa lontano da casa’, offrendo quel calore di un’ospitalità disinteressata a tutti i marittimi, a qualunque nazionalità, cultura e religione appartengano. Inoltre, a richiesta del comandante della nave, a bordo viene celebrata la santa messa in lingue diverse, con possibilità di benedizione degli equipaggi e momenti di preghiera interreligiosa.

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Angelus

La domenica del Papa – Vivere, non vivacchiare!

foto Vatican media-Sir
25 Nov 2024

di Fabio Zavattaro

Da una parte c’è Pilato, un uomo abituato a comandare, e dall’altra Gesù trattato come uno schiavo, torturato, flagellato, che di lì a poco verrà condannato alla crocifissione. La domenica che conclude l’anno liturgico pone in primo piano proprio il dialogo tra colui che comanda in nome di Roma, e Gesù che il Governatore della Giudea vede come re e, dunque, suo nemico. Un re sì – è la festa liturgica di questa domenica – ma un re diverso da come il mondo immagina un sovrano. Possiede sì un regno ma non è di questo mondo; esercita la sua regalità su tutti i popoli ma sceglie di soffrire e morire sulla croce. E da lì, come leggiamo nell’Apocalisse tutti lo vedranno “anche quelli che lo trafissero”.

Francesco celebra la Giornata della gioventù, in basilica i giovani portoghesi e coreani per la consegna della croce. All’angelus, commentando il Vangelo di Giovanni, afferma che Gesù è re “in quanto è testimone: è colui che dice la verità. Il potere regale di Gesù, il Verbo incarnato, sta nella sua parola vera, la sua parola efficace, che trasforma il mondo”.

Già, il mondo. per Ponzio Pilato il mondo, dice il Papa, “è quello dove il forte vince sul debole, il ricco sul povero, il violento sul mite, cioè un mondo che purtroppo conosciamo bene”. Il mondo di Gesù è regno d’amore, il “mondo nuovo, quello eterno, che Dio prepara per tutti donando la sua vita per la nostra salvezza. È il regno dei cieli, che Cristo porta sulla terra effondendo grazia e verità”; che “riscatta la creazione rovinata dal male con la forza proprio dell’amore divino”; Gesù salva la creazione, perché “libera”, “perdona”, “dà pace e giustizia”.

Questa festa è invito a “guardare il Signore, origine e compimento di ogni cosa, il cui regno non sarà mai distrutto”, ricorda Francesco, nell’omelia in basilica vaticana. Contemplazione che “eleva e entusiasma” ma il mondo è diverso e “possono sorgere interrogativi inquietanti. Cosa dire delle guerre, delle violenze, dei disastri ecologici”, chiede ai giovani. Poi “la precarietà del lavoro, l’incertezza economica e non solo, le divisioni e le disparità che polarizzano la società? Perché succede tutto questo? E cosa possiamo fare?”

Domande difficili, importanti, dice ai giovani, nella Giornata loro dedicata, invitandoli a riflettere su tre parole: le accuse, i consensi e la verità. Anche ai giovani può capitare di “essere messi sotto accusa per il fatto di seguire Gesù”, perché “siete fedeli al Vangelo e ai suoi valori, perché non vi omologate, non vi piegate a fare come tutti gli altri”. Non preoccupatevi: “prima o poi le critiche e le accuse false cadono e i valori superficiali che le sostengono si rivelano per quello che sono, illusioni. Cari giovani, state attenti a non lasciarvi ubriacare dalle illusioni: siate concreti, la realtà è concreta”.

Poi chiede loro di non lasciarsi “contagiare” dal consenso, “dalla smania di essere visti, approvato, lodati”: chi si lascia “prendere da queste fissazioni, finisce col vivere nell’affanno. Si riduce a ‘sgomitare’, competere, fingere, scendere a compromessi, svendere i propri ideali”, pur di avere “un po’ di approvazione e di visibilità”. Davanti a Dio “i vostri sogni puri valgono più del successo e della fama, e la sincerità delle vostre intenzioni vale più dei consensi”. Non “accontentatevi di essere ‘stelle per un giorno’, sui social o in qualsiasi altro contesto. Non sono i consensi a salvare il mondo, né a rendere felici, ma la gratuità dell’amore”.

Infine, la verità, Francesco ha indicato il rischio di rimanere “prigionieri di una grande menzogna: quella dell’io che basta a sé stesso, radice di ogni ingiustizia e infelicità”. Pier Giorgio Frassati – sarà proclamato santo il 3 agosto; così il giovane Carlo Acutis il 27 aprile – diceva: “noi vogliamo vivere, non vivacchiare, e perciò ci sforziamo di testimoniare la verità nella carità, amandoci come Gesù ci ha amato”.

Infine, all’angelus il pontefice ha rinnovato la preghiera per la pace in Palestina, Israele, Libano, Sudan, e in Myanmar, cui rivolge un appello alle parti coinvolte “affinché tacciano le armi e si apra un dialogo sincero e inclusivo, in grado di assicurare una pace duratura”.

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Avvicendamenti in diocesi

Don Alessandro Giove alla guida della parrocchia del Carmine di Grottaglie

foto G. Leva
25 Nov 2024

di Angelo Diofano

Don Alessandro Giove, 46 anni originario di Taranto, è stato nominato dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero amministratore parrocchiale al Carmine di Grottaglie, in sostituzione di don Ciro Santopietro, nuovo parroco alla Sant’Antonio di Taranto. Proviene dalla parrocchia Santissima Croce, a Lido Azzurro-Taranto, che ha guidato per tre anni.

La sua vocazione maturò nella parrocchia della Stella Maris, a Porta Napoli, nel capoluogo, quando era ancora in piedi la chiesetta di via delle Fornaci, sotto la guida di mons. Alessandro Greco. “Fu mia zia a spingermi alla fede – raccontò –. Rimanevo affascinato soprattutto dalla liturgia e partecipare in particolare alle celebrazioni del Giovedì Santo per me era come stare in Paradiso. Poi un anno, nell’87, fui colpito da un’omelia di mons. Greco in cui auspicava che un giorno potesse esserci qualcuno dell’assemblea ad annunciare la parola di Dio. Quelle parole, lo avvertii chiaramente, erano per me. Così cominciai a servire Messa, a imparare il Rosario e a essere assiduo a tutte le pratiche di fede, sempre più dando retta a quella voce che mi spingeva a seguirLo. Nel ’94, dopo i due anni di ginnasio, entrai in seminario, concludendo la mia formazione, dopo le tappe previste, al seminario di Pisa. Importante nel mio cammino fu anche l’anno sabbatico, nel ’99, che trascorsi nella comunità di San Donato (Talsano), dove grazie a don Angelo Pulieri ebbi la possibilità di far chiarezza in me stesso e di conoscere il sacerdote nella completezza delle sue relazioni con il Signore e con la comunità”.

Il 25 settembre 2004 nella basilica cattedrale di San Cataldo avvenne la sua ordinazione diaconale e il 5 aprile 2005 in san Pio X don Alessandro fu ordinato presbitero. Suo primo incarico fu quello di vicario parrocchiale in San Pio X, sotto la guida di don Giacinto Magaldi, dove rimase per due anni. Quindi, sempre come vicario, eccolo al Cuore Immacolato di Maria (parroco mons. Donato Palazzo) e alla basilica di San Martino a Martina Franca (parroco mons. Franco Semeraro). Nel 2010 l’arcivescovo mons. Benigno Luigi Papa lo nominò parroco alla Maria Santissima Assunta, a Faggiano, incarico che ha mantenuto fino al 2021, quando fu trasferito alla Santissima Croce di Lido Azzurro-Taranto, dov’è rimasto per tre anni. In quest’ultimo periodo, dal primo ottobre 2022 al settembre 2023, per la morte di mons. Mimino Quaranta, è stato amministratore parrocchiale alla Santa Lucia, fino all’arrivo del nuovo parroco mons. Lorusso. E ora, la nomina alla guida della ricca di vitalità parrocchia del Carmine di Grottaglie, dove non mancherà di conquistare da subito l’affetto dei fedeli.

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Società

Giardini digitali, lunedì 25 il primo appuntamento della Masterclass

22 Nov 2024

Giardini Digitali, il progetto selezionato e sostenuto dal Fondo per la Repubblica digitale Impresa sociale, che mira a qualificare o riqualificare disoccupati o inoccupati che si trovano ai margini del lavoro e che risiedono in Puglia, continua il suo percorso formativo gratuito con le Masterclass – Skill Enhancement, appuntamenti mensili con esperti internazionali.

Il progetto del Ciofs/Fp-Puglia ets, in collaborazione con Associazione SurfHERS aps, Visionari ets – APS, e Stella Marina aps ed il patrocinio di Confindustria Taranto, entra nel vivo del cronoprogramma con un calendario che prevede incontri da nevembre 2024 ad aprile 2025.  Le Masterclass offriranno al pubblico di Taranto e dintorni la possibilità di interagire con alcuni dei più influenti Role Model internazionali, esperti che  condivideranno le loro esperienze nel settore della innovazione tecnologica e che spiegheranno come le tecnologie emergenti possano trasformare carriere, imprese e comunità.

Il primo appuntamento vedrà protagonista Valentino Megale, ceo di Softcare Studios, e presidente di XRSI Europe e si terrà lunedì 25 novembre nella biblioteca Acclavio di Taranto, in via Salinella 31, dalle ore 17 alle 19.

I saluti iniziali saranno portati da suor Imma Milizia – Ciofs/Fp-Puglia ets, Maria Grazia Efato – associazione SurfHers aps, Andrea Mazziotti – Visionari ets-aps e Francesco Giuri – Stella Marina aps.

Le Masterclass si articoleranno in due momenti distinti: una sessione pubblica, di ascolto dei Role Model ed una sessione privata, nella quale gli allievi di Giardini Digitali redigeranno, a stretto contatto con i professionisti, progetti innovativi. Ogni evento sarà seguito da un hackathon, una sessione collaborativa di lavoro in team. I sei progetti migliori, uno per ogni appuntamento, saranno raccolti in un volume che verrà consegnato alle istituzioni joniche.

Le Masterclass di Giardini Digitali, essendo aperte al pubblico, puntano a coinvolgere tutta la comunità jonica, diventando un momento di sensibilizzazione sull’importanza del digitale e sul suo impatto positivo in diversi settori: ambiente, salute, comunicazione, imprenditorialità.

Il primo ospite del ciclo di incontri  sarà Valentino Megale, ceo di Softcare Studios e Presidente di XRSI Europe, che terrà un intervento dal titolo: “Re-immagina il Futuro: Come il Digitale Ridefinisce Opportunità e Carriere”. Ceo di SoftCare Studios, Megale è il visionario che sta rivoluzionando, con Softcare Studios,  il mondo della sanità e del benessere mentale attraverso la Realtà virtuale (vr). Con soluzioni innovative, la sua azienda sta trasformando il modo in cui le persone affrontano lo stress e il dolore durante i trattamenti medici, migliorando la qualità della vita in tutto il mondo. In particolare studia la realtà virtuale nel trattamento del dolore pediatrico. Megale è anche presidente di XRSI, l’organizzazione leader mondiale di fornitura di servizi di intelligence e consulenza, essenziali per la protezione e il benessere degli ecosistemi tecnologici emergenti.

Il secondo appuntamento si terrà a dicembre con Simone Bianco (Altos Labs: Medicina di Precisione e Sviluppo della Computer Biology.

La partecipazione è gratuita ma con prenotazione a: info@giardinidigitali.it.

Giardini Digitali si afferma sempre più come un’iniziativa di riferimento per la formazione e l’innovazione digitale. In un mondo sempre più competitivo e tecnologico, acquisire competenze avanzate è essenziale per stimolare lo sviluppo locale e affrontare con successo le sfide future.

Il progetto Giardini Digitali è stato selezionato e sostenuto dal Fondo per la Repubblica digitale – Impresa sociale. Il Fondo per la Repubblica Digitale è nato da una partnership tra pubblico e privato sociale (Governo e Associazione di Fondazioni e di Casse di risparmio – Acri) e, in via sperimentale per gli anni 2022-2026, stanzia un totale di circa 350 milioni di euro. È alimentato da versamenti effettuati dalle Fondazioni di origine bancaria. L’obiettivo è accrescere le competenze digitali e sviluppare la transizione digitale del Paese. Per attuare i programmi del Fondo – che si muove nell’ambito degli obiettivi di digitalizzazione previsti dal Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) e dal Pnc (Piano Nazionale Complementare)- a maggio 2022 è nato il Fondo per la Repubblica Digitale – Impresa sociale, organizzazione senza scopo di lucro interamente partecipata da Acri. Per maggiori informazioni: www.fondorepubblicadigitale.it.

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Migrantes

Al convegno Migrantes, commozione per l’intervento della colombiana Sulma Herrera, nel mirino dei boss della droga

22 Nov 2024

di Angelo Diofano

Sul tema ‘Dio cammina con il suo popolo’, che è anche il titolo del messaggio di papa Francesco per la 110.ma Giornata mondiale dei migranti e profughi,  mercoledì 20 si è svolto nella ex chiesetta dell’università degli studi in via Duomo il convegno diocesano Migrantes.
Mai come quest’anno i lavori sono stati seguiti da una così folta assemblea, tant’è che si è dovuto aggiungere altri posti a sedere e nonostante ciò molti sono rimasti in piedi. Infatti erano presenti più di 150 studenti dell’istituto Archimede, del liceo ginnasio Aristosseno,  dell’istituto Liside-Cabrini e del corso universitario di scienze per l’immigrazione, oltre ai rappresentanti istituzionali, agli operatori del settore ai tarantini interessati all’argomento trattato.

Gli insegnanti si sono congratulati con l’organizzazione per il programma veramente completo dal punto di vista sociale, economico, giuridico, religioso, con la speranza che gli studenti avessero appreso l’importanza di quanto trattato. Dal canto suo, la direttrice di Migrantes Marisa Metrangolo è stata ringraziata più volte per il lavoro che svolge nella realtà da lei ben coordinata. 

I relatori hanno svolto l’argomento loro assegnato in modo appassionato e con linguaggio semplice, coinvolgendo l’assemblea anche con video molto dettagliati per far giungere i messaggi conoscitivi ed educativi. L’intervento di mons. Ciro Alabrese, in particolare, è stato molto profondo, tanto che molti dei docenti presenti hanno auspicato fosse consegnato a tutti gli insegnanti di religione per far interessare gli studenti all’argomento sotto il profilo della fede. Il comandante della capitaneria di porto, cv Rosario Meo, attraverso il video ha spiegato come la guardia costiera interviene nel salvataggio dei naufraghi, suscitando commozione  fra i convegnisti, molti dei quali si sono congratulati con lui, così come è avvenuto per gli interventi giuridici dei docenti universitari avv.ti Paolo Stefanì e Cosima Ilaria Buonocore, la cui relazione è stata richiesta dagli addetti ai lavori per la problematica sui migranti.

Tra gli interventi molto seguito e amato è stato l’intervento di Sulma Herrera Moreno della Colombia (inserita nella rosa delle personalità scelte per il premio Nobel della pace) che ha fatto una testimonianza della sua vita. Nel suo paese lei è stata perseguitata dai capi del cartello della droga perché stava aiutando molti giovani a uscirne e per questo le hanno ucciso dei parenti e volevano fare lo stesso anche con lei.

Sulma è a Taranto già da cinque anni e sta costituendo un’associazione per aiutare i giovani ad essere lontani dalla droga e dalla violenza. Migrantes diocesana, attraverso la direttrice Marisa Metrangolo, ha promesso che le sarà affianco aiutandola nel suo lavoro.

 

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Cinema

In sala, Giurato numero 2 di Clint Eastwood

22 Nov 2024

di Sergio Perugini

In sala, con Warner Bros., il 42° film diretto da Clint Eastwood, Giurato numero 2, con Nicholas Hoult, Toni Collette, J.K. Simmons e Kiefer Sutherland. Un legal drama che si muove tra le aule di tribunale e le stanze dell’animo di un giurato, stretto nel dissidio tra bene e male, tra giustizia e reato. Un’opera che interpella la dimensione dell’umano, della (im)moralità.

 

Scelto come titolo d’apertura XXVIII edizione del Tertio Millennio Film Fest della Fondazione Ente dello Spettacolo, “Giurato numero 2” (“Juror #2”) è il 42° film da regista del granitico Clint Eastwood, autore statunitense di successi di rara bellezza e complessità come “Un mondo perfetto”, “I ponti di Madison County”, “Mystic River”, “Million Dollar Baby”, “Gran Torino” e “Sully”. “Giurato numero 2” è un’opera come sempre che interpella la dimensione dell’umano, la coscienza individuale e collettiva. A firmare il copione è Jonathan Abrams, protagonisti Nicholas Hoult, Toni Collette, J.K. Simmons, Chris Messina, Gabriel Basso, Zoey Deutch e Kiefer Sutherland.

La storia

Stati Uniti, oggi. Justin Kemp è un giornalista, sposato con Ally, in attesa del primo figlio. La sua vita ha ripreso una traiettoria regolare, dopo un cedimento nell’alcolismo. Justin viene sorteggiato per far parte di una giuria in un processo. Sul banco degli imputati siede James Sythe, accusato di aver percosso la compagna. Faith Killebrew ed Eric Resnick sono i due avvocati che si sfidano in aula, provando a condannare o far assolvere l’imputato. Quando Justin inizia a prendere parte alle udienze, si accorge che la sua posizione non è affatto neutrale: la dinamica dell’omicidio della donna gli ricorda un suo incidente in auto, durante una notte di pioggia. Tutto inizia ad essere pericolosamente troppo compromesso, sfumato, al punto da gettarlo in agitazione e suscitargli profondi interrogativi…
“È un film che guarda con attenzione alla zona grigia, a tutto ciò che accade tra il bianco e il nero della vita quotidiana”. Così il cinque volte Premio Oscar Clint Eastwood, che all’età di 94 anni dirige un altro titolo che lascia il segno. “Giurato numero 2” è un courtroom drama, un legal thriller esistenziale, che esplora sia l’aula del tribunale sia le stanze interiori del protagonista Justin Kemp. Il giornalista, quasi genitore, si trova investito dalla responsabilità di essere un giurato integerrimo e al contempo deve contenere le tensioni dell’animo che mordono la sua coscienza, che lo incalzano a dire la verità. Lui non è estraneo, infatti, alla dinamica della morte della compagna di James; pertanto, la sua testimonianza potrebbe scagionare l’uomo. Justin vive un acceso dissidio interiore, se salvare se stesso, assicurando la felicità della propria famiglia, oppure fare la scelta giusta, accettando le conseguenze delle proprie azioni.
Eastwood torna, dunque, a lavorare su interrogativi morali, mettendo il protagonista, e con lui lo spettatore, davanti a uno specchio. In questo sembra richiamare all’appello alcuni suoi personaggi iconici, in testa l’allenatore Frankie Dunn di “Million Dollar Baby” e l’ex veterano di Walt Kowalski di “Gran Torino”. Con grande padronanza della macchina narrativa, supportato da un cast di livello, Eastwood mette in scena un dramma shakespeariano tra le aule di tribunale, una tragedia greca giocata sui territori del bene e del male, posizionando sui piatti della bilancia della giustizia i valori cardine della società ma anche dell’umanità. Un film di impianto classico, teso e avvincente, che conquista per dinamica, stile e densità. Eastwood non tradisce le aspettative. Mai.

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Politica italiana

Le nuove regole dell’aggiornato codice della strada

22 Nov 2024

di Andrea Regimenti

Il nuovo Codice della strada è stato approvato ieri dal Senato. Ora la palla passa al presidente della Repubblica Sergio Mattarella: con la sua firma le modifiche verranno pubblicate in Gazzetta Ufficiale e dopo 15 giorni entreranno ufficialmente in vigore. “Più sicurezza e prevenzione, contrasto ad abusi e comportamenti scorretti, norme aggiornate ed educazione stradale”, ha promesso il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini. Per gli automobilisti, ma non solo per loro, quindi cambieranno alcune regole. Questo disegno di legge introduce numerose modifiche volte a migliorare la sicurezza sulle strade italiane, con l’obiettivo di raggiungere una mortalità zero entro il 2035, come richiesto dalla Commissione Europea. Tra le principali novità, vi sono sanzioni più severe per la guida in stato di ebbrezza e sotto l’effetto di stupefacenti, nuove regole per l’uso dei monopattini e delle biciclette, e misure per la protezione degli utenti vulnerabili, inclusi pedoni e persone con disabilità. Inoltre, il disegno di legge prevede l’installazione obbligatoria di dispositivi di sicurezza come l’alcolock per chi è stato sanzionato per guida in stato di ebbrezza.

Abbiamo fatto un punto sulle principali modifiche introdotte con l’aiuto Roberto Romeo, esperto di settore e presidente nazionale di Anglat, Associazione nazionale di promozione sociale che dal 1980 opera, anche in sede internazionale, per la rappresentanza e la tutela dei diritti delle persone con disabilità e dei loro nuclei familiari, prioritariamente nel settore della mobilità, della guida, del trasporto e dell’accessibilità.

Di seguito le nuove regole nel Codice della Strada per ogni categoria:

Biciclette

In caso di sorpasso, è obbligatorio mantenere una distanza di almeno un metro e mezzo. La potenza massima del motore delle bici elettriche rimane di 250 Watt e la velocità massima non deve superare i 30 km/h. A tutela dei ciclisti, è stato inoltre inserito l’obbligo per tutti i conducenti di veicoli a motore di mantenere, in caso di sorpasso, una distanzadi sicurezza laterale non inferiore a 1,5 metri.

Monopattini

I monopattini devono essere dotati di assicurazione, targa e frecce obbligatorie per garantire maggiore sicurezza. È obbligatorio l’uso del casco per tutti, anche per i minorenni. Le sanzioni per chi circola senza assicurazione vanno da 100 a 400 euro; per chi usa monopattini senza indicatori luminosi di svolta e freno su entrambe le ruote, le multe vanno da 200 a 800 euro. È vietata la sosta dei monopattini sui marciapiedi e quelli noleggiati devono avere un meccanismo di blocco automatico fuori dalle zone consentite. I monopattini possono circolare solo su strade urbane con limiti di velocità sotto i 50 km/h, non più su piste ciclabili e nelle isole pedonali.

Guida in stato di ebbrezza

Il Codice della Strada introduce la tolleranza zero per chi guida ubriaco. Le sanzioni variano in base al tasso alcolemico:

  • Tra 0,5 e 0,8 g/l: Sanzione tra 573 e 2.170 euro, sospensione della patente da 3 a 6 mesi.
  • Tra 0,8 e 1,5 g/l: Sanzione da 800 a 3.200 euro, detenzione fino a 6 mesi, sospensione della patente da 6 mesi a un anno.
  • Oltre 1,5 g/l: Sanzione da 1.500 a 6.000 euro, detenzione da 6 mesi a 1,5 anni, sospensione della patente da 1 a 2 anni.

In tutti i casi, vi è una decurtazione di 10 punti dalla patente. È vietato bere alcol prima di mettersi alla guida e per i recidivi è obbligatorio l’alcolock sull’auto, un dispositivo che impedisce l’avvio del veicolo in caso di ebbrezza. Se il test è positivo, la patente viene revocata e non può essere conseguita per tre anni.

Guida sotto effetto di stupefacenti

Per chi guida sotto effetto di droghe (positivo ai test salivari), è prevista la revoca della patente, con impossibilità di conseguirne una nuova per 3 anni.

Apparecchiature elettroniche

Le sanzioni per l’uso di apparecchiature elettroniche alla guida sono state inasprite:

  • Ritiro della patente per una settimana se il conducente ha più di 10 ma meno di 20 punti sulla patente. Sospensione della patente per 15 giorni se il punteggio è inferiore.
  • Prima infrazione: Multa da 250 a 1.697 euro e sospensione della patente da 15 giorni a 2 mesi.
  • Recidiva: Multa da 350 a 2.588 euro, sospensione della patente da 1 a 3 mesi e decurtazione da 8 a 10 punti.

“Questi interventi – spiega Romeo – potrebbero essere un valido deterrente, ma per renderli più efficaci e diffusi tra i giovani, la cultura della legalità e della responsabilità sulla sicurezza stradale dovrebbe essere promossa tramite iniziative di informazione e formazione”.

Motoveicoli (es. scooter)

I conducenti di ciclomotori e motocicli verranno inseriti nell’elenco degli “utenti vulnerabili” insieme a pedoni, persone con disabilità, ciclisti e categorie simili. Gli aspiranti motociclisti autorizzati a esercitarsi per conseguire le patenti di categoria AM, A1, A2 e A, muniti di foglio rosa, non potranno trasportare passeggeri. Chi occupa spazi riservati alla fermata o alla sosta dei veicoli per persone invalide o blocca gli scivoli o i raccordi tra i marciapiedi, le rampe o i corridoi di transito, sarà soggetto a una multa da 165 a 660 euro.

Autovelox

Arriva una stretta sull’utilizzo degli autovelox, che saranno utilizzabili solo nel caso in cui la velocità massima sul tratto di strada è inferiore di non più di 20 km/h rispetto a quanto previsto dal Codice per quella tipologia di strada (per esempio su una strada extraurbana dove il limite normalmente è di 90 km/h non potranno essere installati dispositivi su tratti con limite a 60 km/h). Il dispositivo dovrà essere preceduto da un apposito segnale a non meno di 1 chilometro prima e tra due autovelox si dovrà mantenere una distanza di almeno 3 chilometri sulle strade extraurbane principali e di almeno un chilometro su quelle secondarie. Chi prenderà più multe sullo stesso tratto stradale nel giro di un’ora non si vedrà accumulare le sanzioni, ma ne pagherà solamente una, la più grave aumentata di un terzo.

Limiti di velocità

Con il nuovo Codice è prevista una sanzione tra 173 e 694 euro quando il superamento del limite è tra i 10 e i 40 km/h. Tuttavia, se ciò avviene all’interno di un centro abitato e per almeno due volte nell’arco di un anno, la multa varia da 220 e 880 euro. A ciò si aggiunge la sospensione della patente da 15 a 30 giorni.

Neopatentati

Per i primi tre anni dal conseguimento della patente B non potranno essere guidati veicoli con potenza superiore a 75 kW per tonnellata né elettrici e ibridi con potenza superiore a 105 kW per tonnellata. Rispetto a quanto accade ora, i neopatentati potranno guidare vetture più potenti per il primo anno (oggi il limite di 55 kW per tonnellata per gli autoveicoli in generale e di 70 kW per le autovetture), ma avranno limitazioni più prolungate nel tempo.

Moto 125 in autostrada

Su autostrade e strade extraurbane principali potranno circolare motocicli con motore termico di cilindratanon inferiore a 120 ccoppure di potenza non inferiore ai 6 kW in caso di propulsore elettrico. In entrambi i casi, il conducente deve essere maggiorenne.

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Cinema

Al cinema “Stranger Eyes. Sguardi nascosti” e “Modi. Tre giorni sulle ali della follia”

22 Nov 2024

di Sergio Perugini

Dal Festival alla sala: è già uscito “Stranger Eyes. Sguardi nascosti” del regista asiatico Siew Hua Yeo, in concorso all’81a Mostra del cinema di Venezia.
Dalla 19a Festa del cinema di Roma arriva nelle sale dal 21 novembre “Modi. Tre giorni sulle ali della follia” di Johnny Depp con Riccardo Scamarcio.

“Stranger Eyes. Sguardi nascosti”

Il regista Siew Hua Yeo, originario di Singapore, firma il thriller “Stranger Eyes. Sguardi nascosti”, una riflessione sulla società contemporanea minacciata da una tecnologia vorace e invasiva, che pedina il quotidiano e mina la privacy.

La storia

Singapore, oggi. Una coppia di ventenni, genitori di una bambina di appena un anno, piomba nell’incubo della disperazione quando la loro figlia scompare. Non si sa se rapita o meno. Parallelamente alle indagini della polizia, i due iniziano a sospettare di un vicino di casa, un direttore di supermercato…

Siew Hua Yeo dirige un buon film che parte con il passo giusto, con una diffusa tensione da thriller-noir di matrice contemporanea. Chi ha rapito la bambina? È questa la domanda che il pubblico si pone nella prima parte del racconto; man mano, però, che il film si dipana subentrano altre suggestioni e linee narrative, che sovraccaricano il racconto al punto da farlo quasi deragliare. Si perdono, infatti, focus e tensione per tratteggiare un quadro sociale ambizioso, con soluzioni non adeguatamente credibili.

 

“Modi. Tre giorni sulle ali della follia”

Johnny Depp è un attore, regista e musicista statunitense noto per numerosi ruoli iconici: in evidenza i film con Tim Burton, la saga “Pirati dei Caraibi” come pure la favola sociale “Neverland. Un sogno per la vita”. Alla Festa del Cinema ha presentato il suo secondo film da regista “Modi. Tre giorni sulle ali della follia”, dedicato al pittore-scultore Amedeo Modigliani, prendendo le mosse dall’opera teatrale di Dennis McIntyre; autori della sceneggiatura Jerzy e Mary Olson-Kromolowski. Protagonista Riccardo Scamarcio, nel cast anche Al Pacino, Antonia Desplat, Luisa Ranieri e Bruno Gouery.

La storia

Parigi, 1916. L’artista Amedeo Modigliani, per tutti Modi, si muove nella capitale francese in cerca di fortuna e ispirazione, affascinato da donne, droghe e bottiglia. Al suo seguito bizzarri artisti in cerca di egual fortuna e la musa Beatrice, che prova a contenere i suoi eccessi. Sullo sfondo i colpi della guerra che amplificano i tormenti interiori del protagonista…

Depp alla regia si dimostra di certo coraggioso, come nelle sue interpretazioni, ma il risultato purtroppo non è altrettanto efficace. Il suo “Modi” è mosso dal desiderio di scandagliare irrequietezze esistenziali e atto creativo di un artista geniale, che qui viene tratteggiato sui toni dell’eccesso, muovendosi su un tracciato narrativo tragicomico per lo più sbilanciato nel grottesco. Si apprezza lo sforzo di Depp nel cercare di costruire una narrazione originale e non scontata, con citazioni anche brillanti al cinema muto del tempo. Il problema è che si tratta di un racconto sovraccarico e slegato, che si fa fatica a seguire.

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