Natale in diocesi

L’augurio all’arcivescovo da parte di tutte le realtà laicali della diocesi

27 Dic 2024

Nel tradizionale incontro con le realtà laicali della diocesi, svoltosi in episcopio la mattinata della vigilia di Natale, Giuseppe Lippo, segretario del coordinamento diocesano delle confraternite nonché priore della confraternita di Sant’Egidio, ha rivolto all’arcivescovo mons. Ciro Miniero, a nome di tutti i presenti, un messaggio di auguri di cui pubblichiamo il testo:
“Eccellenza Reverendissima, ci siamo qui riunite aggregazioni ed esperienze laicali per farle gli auguri natalizi e per prepararci insieme con la sua benedizione a vivere cristianamente il Santo Natale. Ci incontriamo per tale motivazione dopo un anno di intenso lavoro, ciascuno nelle proprie attività diocesane. Intenso sì, ma dovremmo altresì fare un consuntivo e porci umilmente delle domande: Quanta fede abbiamo messo in quello che abbiamo fatto? Abbiamo avuto sempre lo sguardo rivolto al Crocifisso? Abbiamo seguito le esortazioni del nostro Buon Pastore, il vescovo? Abbiamo saputo ascoltare, accogliere, coinvolgere, dialogare, condividere, includere gli altri? Ci siamo lasciati rinnovare sempre dall’ascolto e dall’accoglienza del pensiero di Dio? Lei, Eccellenza, nel messaggio di avvio del nuovo anno pastorale, a settembre scorso, ribadì che dovremmo verificare la nostra conoscenza della voce del Pastore, bisogna riconoscerla nitida, chiara e distinta, in mezzo a tante voci, perché prima di pianificare ed attuare un qualsiasi progetto pastorale, occorre rinnovare il nostro impegno a seguirlo. Ribadì che per allontanare ogni fatica, ogni scoraggiamento e paura è necessario procedere e pensare secondo Dio e non secondo gli uomini. Ci tocchi, Eccellenza, la lana del vostro pallio! Vogliamo essere intrecci, sorgente di unità. Vogliamo far parte di quella rete di maglie strette per accogliere, il più possibile, tutti i figli di Dio, raggiunti anche dalla Buona Notizia: il Natale. E dobbiamo farlo attraverso l’evangelizzazione, l’attenzione al mondo della povertà, l’impegno nella cura della casa comune, non smettendo mai di stupirci come i pastori a Betlemme. Abbiamo il desiderio comune di camminare insieme pieni di stupore e speranza, nel comune impegno di annunciare Cristo, dovunque impegnati, nelle parrocchie, nel mondo del lavoro, nei nostri condomini, anche dove il significato del Natale viene spesso male interpretato o oscurato. Lei, Eccellenza, nel messaggio di augurio del Santo Natale l’anno scorso ebbe a dire che la nascita di Gesù è un evento salvifico che ci permette di rinascere interiormente, di rinnovare la speranza e la fiducia per trovare in Gesù la forza che ci consente di affrontare le avversità, le prove e ogni difficoltà della vita. Papa Francesco ci invita a contagiare tutto e tutti con la nostra meraviglia dinanzi al presepe, a Gesù che viene: di casa in casa, di parrocchia in parrocchia, di città in città, di nazione in nazione. Il Natale è una buona notizia, afferma Sua Santità: non è per fare il cenone, che, sì, è bello, ma è anche altre cose, è andare a messa, incontrare il Signore, guardare il presepe. Il Natale è una festività che è alla radice della nostra Fede. L’apostolo Paolo ci dice quale deve essere il nostro atteggiamento: rinnegare l’empietà e i desideri mondani e vivere in questo mondo con sobrietà, con giustizia e con pietà, nell’attesa della beata speranza e della manifestazione della gloria del nostro grande Dio e salvatore Gesù Cristo. Allora, il contenuto del nostro augurio di Natale e l’impegno che assumiamo, come pellegrini di speranza, è quello che il ricordo della nascita di Gesù ci renda sempre più accoglienti e solidali tra di noi ma soprattutto verso chi è debole, fragile, nella povertà, nella disperazione, nella malattia, verso chi fugge dalle guerre, dai conflitti, dalle atrocità umane e rischia di annegare nei nostri mari. Solo quello che avremo fatto per i più piccoli, per i più deboli ci darà titolo di essere accolti nel suo Regno. Buon Natale, Eccellenza, un augurio di ogni bene e la gratitudine da parte di tutti noi presenti e di chi oggi non è potuto esserci. Auguri, Eccellenza, di vero cuore per la sua paternità e la sollecitudine pastorale che ci ha dimostrato anche in questo anno che sta per terminare. Auguri per l’anno che verrà: l’anno del Giubileo voluto da papa Francesco. Che sia un anno portatore di speranza per il mondo intero. Il prossimo 29 dicembre parteciperemo con Lei al rito di apertura dell’Anno giubilare 2025 con tutti questi propositi ed intenzioni. Dio la benedica”.

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Giubileo2025

Francesco apre la Porta santa

26 Dic 2024

“Con l’apertura della Porta santa abbiamo dato inizio a un nuovo Giubileo: ciascuno di noi può entrare nel mistero di questo annuncio di grazia. Questa è la notte in cui la porta della speranza si è spalancata sul mondo; questa è la notte in cui Dio dice a ciascuno: c’è speranza anche per te!”: ad assicurarlo è stato papa Francesco, nell’’omelia della messa della Notte di Natale presieduta nella basilica di San Pietro, dopo il rito dell’apertura della Porta Santa che ha segnato ufficialmente l’avvio del Giubileo del 2025, “Pellegrini di speranza”. Primo tra i pellegrini, Francesco, sulla sedia a rotelle, ha spinto la Porta che già da domani mattina potranno attraversare decine di milioni di persone, chiamate ad essere “pellegrini di luce nelle tenebre del mondo”, nelle “desolazioni” del nostro tempo: “pensiamo alle guerre, ai bambini mitragliati, alle bombe sulle scuole e sugli ospedali”. Perché la speranza cristiana, ha spiegato Bergoglio, “non è un lieto fine da attendere passivamente: è la promessa del Signore da accogliere qui e ora, in questa terra che soffre e che geme”. La speranza cristiana, fondata su Gesù che è la Porta, ci chiede “di non indugiare, di non trascinarci nelle abitudini, di non sostare nelle mediocrità e nella pigrizia”. “Ci chiede – direbbe Sant’Agostino – di sdegnarci per le cose che non vanno e avere il coraggio di cambiarle; ci chiede di farci pellegrini alla ricerca della verità, sognatori mai stanchi, donne e uomini che si lasciano inquietare dal sogno di Dio, il sogno di un mondo nuovo, dove regnano la pace e la giustizia”.
“La speranza cristiana è proprio il ‘qualcos’altro’ che ci chiede di muoverci ‘senza indugio’”, la citazione di “un bravo prete”, don Alessandro Pronzato: “ci invita a riscoprire la gioia dell’incontro con il Signore, ci chiama al rinnovamento spirituale e ci impegna nella trasformazione del mondo, perché questo diventi davvero un tempo giubilare”. L’elenco stilato da Francesco, sotto forma di implorazione, è lungo e dettagliato: “lo diventi per la nostra madre Terra, deturpata dalla logica del profitto; lo diventi per i Paesi più poveri, gravati da debiti ingiusti; lo diventi per tutti coloro che sono prigionieri di vecchie e nuove schiavitù”. ”A noi, tutti, il dono e l’impegno di portare speranza là dove è stata perduta”, la consegna del Papa: “dove la vita è ferita, nelle attese tradite, nei sogni infranti, nei fallimenti che frantumano il cuore; nella stanchezza di chi non ce la fa più, nella solitudine amara di chi si sente sconfitto, nella sofferenza che scava l’anima; nei giorni lunghi e vuoti dei carcerati, nelle stanze strette e fredde dei poveri, nei luoghi profanati dalla guerra e dalla violenza”.

“Impariamo dall’esempio dei pastori”, l’invito: “la speranza che nasce in questa notte non tollera l’indolenza del sedentario e la pigrizia di chi si è sistemato nelle proprie comodità; non ammette la falsa prudenza di chi non si sbilancia per paura di compromettersi e il calcolo di chi pensa solo a sé stesso; è incompatibile col quieto vivere di chi non alza la voce contro il male e contro le ingiustizie consumate sulla pelle dei più poveri. Al contrario, la speranza cristiana, mentre ci invita alla paziente attesa del Regno che germoglia e cresce, esige da noi l’audacia di anticipare oggi questa promessa, attraverso la nostra responsabilità e la nostra compassione”.

“Il Giubileo si apre perché a tutti sia donata la speranza del Vangelo, la speranza dell’amore, la speranza del perdono”, ha sintetizzato Francesco. “E guardando al presepe, alla tenerezza di Dio che si manifesta nel volto del Bambino Gesù – ha proseguito il Papa prendendo a prestito le parole del cardinale Martini – ci chiediamo: “C’è nel nostro cuore questa attesa? C’è nel nostro cuore questa speranza? Contemplando l’amabilità di Dio che vince le nostre diffidenze e le nostre paure, contempliamo anche la grandezza della speranza che ci attende. Che questa visione di speranza illumini il nostro cammino di ogni giorno”. “Sorella, fratello, in questa notte è per te che si apre la ‘porta santa’ del cuore di Dio”, le parole rivolte idealmente a ciascuno di noi: “Gesù, Dio-con-noi, nasce per te, per noi, per ogni uomo e ogni donna. E con lui fiorisce la gioia, con lui la vita cambia, con lui la speranza non delude”. Il Giubileo inizia, il Giubileo continua. Perché – come scrive Francesco nella Spes non confundit, la bolla di indizione dell’Anno Santo – “tutti sperano. Nel cuore di ogni persona è racchiusa la speranza come desiderio e attesa del bene, pur non sapendo che cosa il domani porta con sé”.

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Tracce

Quel Dio che si incarna nella fragilità

(Foto Calvarese/SIR)
25 Dic 2024

di Emanuele Carrieri

È un intreccio di solidarietà quello che ha reso un po’ meno delicata la vita di tre ammalati, a Padova, L’Aquila e Bologna. È un donatore anonimo, o come si dice di solito, un donatore samaritano, la persona che ha deciso di donare un rene per “senso di gratitudine alla vita”. Sa di Natale e, di straordinario, la storia raccontata nei giorni scorsi dalla maggior parte degli organi di informazione e dalla intera stampa. I primi pensieri e i primi auguri di buon Natale al donatore e ai riceventi, nella speranza che sia, per loro, una vera, grande festa. Ma Natale è la festa di tutti, è la festa per tutti. È la festa universale, per i credenti e anche per chi non crede, o crede di non credere. Ed è “speranza” la parola chiave che guida, dalla apertura della Porta Santa della Basilica di San Pietro, il giubileo ordinario numero ventisette nella storia della Chiesa. Nel convincimento – che si spera sia comune o, meglio, universale – di concedere che il suo significato più autentico abbia un po’ di spazio nell’anima e nel cuore di ciascuno, in ogni famiglia, in ogni angolo del mondo, in tutti gli uomini. Senza la speranza o senza una speranza come può pensare la propria esistenza chi vive immerso nella solitudine, chi è nella malattia, chi è nella sofferenza, nelle varie situazioni tragiche, comprese le conflittualità e le guerre? La speranza è che il Natale sia fonte di luce, di una piccola grande luce. O, come pregava il santo di Assisi, “illumina le tenebre de lo core mio”. Anche se nel nostro tempo è una festa che rischia di essere interpretata come fatto commerciale o turistico, rimane comunque la percezione che sono gli affetti famigliari, innanzitutto, che si sentono coinvolti. Non è una festa come le altre, come tante altre. Ha qualcosa di speciale. Sarebbe bello che tutti ci fermassimo per un momento a meditare sul mistero del Natale. No, non è la festa di compleanno di un uomo crocifisso duemila anni fa. È la Incarnazione, vera, autentica, reale, attuale, è il momento in cui la seconda persona della Trinità, il Figlio di Dio, diviene carne e nasce dal grembo di una donna, la Maria Vergine. Ed è segnato da quella piccola luce. In tutte le tradizioni, occidentali e orientali, il simbolo di quella luce, nella notte di Natale, rimanda all’istanza di verità che è per tutti vivere secondo coscienza: la fiamma dello Spirito Santo. La notte di Natale nasce Gesù e questa esplosione della luce ha una caratteristica precisa: si annuncia nella forma di un bambino. Non di un adulto, ma di un bambino appena nato, indifeso, fragile e debole, in tutto e per tutto. Nasce come un dono. Ma, prima di tutto e più di tutto, nasce per farsi accogliere, per lasciarsi ospitare. È un bambino di una famiglia che sta migrando, perché composta di rifugiati. Come racconta il capitolo secondo del Vangelo di Matteo, una famiglia obbligata ad abbandonare la propria terra per salvarsi dalla persecuzione. In quel tempo, non esistevano le norme attuali sui rifugiati. Perciò, nessuna forma di sostegno per la piccola famiglia di Gesù. Più avanti, nello stesso Vangelo, è Gesù che descrive il comandamento della ospitalità. Una vera contrapposizione fra la legge divina e le leggi umane. Di qui l’eterno mistero del Natale, di ogni Natale. Una incarnazione che è tutta fragilità, non come un guerriero che impone la legge della forza. Quel piccino nasce, invece, nella fragilità, nella insicurezza, in una mangiatoia, in una stalla, da profugo, da migrante, da rifugiato. La sua è quella fragilità che sconfigge le tenebre senza contrapporsi o combattere le tenebre. È il grande segno, anche rispetto ai tempi che sta vivendo tutta l’umanità, con le guerre, con i conflitti e con le contrapposizioni a fare la parte dei padroni. Viene al mondo senza armi, senza protezioni, senza difese. Non è il Dio degli eserciti che nasce nel tugurio di Betlemme. E che cosa emerge da questo modo di porsi della luce? Emerge che il vero, il buono, il giusto, il bello non si impongono mai con la forza, con la potenza, ma solamente donandosi. Senza nemmeno la contrapposizione alle tenebre del falso, dell’ingiusto, del cattivo, del brutto. No, è la affermazione del dono sul presunto possesso. Non è il mio, il tuo, il nostro. Ma è per tutti, proprio per tutti. Ogni presunta verità, se dotata di armamenti, è sempre e comunque perdente. Perché attraverso l’armarsi si insedia e prende posizione il negativo, il male, ogni pretesa elitaria. Le cose vere, buone, giuste, belle, invece, hanno sempre il vestitino dell’innocenza, della semplicità di un bambino. Così come i bambini non vedono i pregiudizi, non vedono le tenebre dei pregiudizi, così è la luce che risplende e ci riscalda nella notte di Natale. Gli stessi bambini che ci sono nel Vangelo, “se non ritornerete come bambini”. La luce di quel bimbo nasce inerme e indifesa e vince senza lottare, senza combattere, perché non vede chi combattere. Perché è in pace con tutti. Non è il compleanno di un uomo morto: quello che si celebra è il dono di quel bimbo che viene al mondo per salvarci, quello che si glorifica è lo splendore della luce scaturente dalla innocenza di quel bambino che nasce.

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Arcivescovo

Gli auguri dell’arcivescovo mons. Ciro Miniero per il Santo Natale

Il messaggio prende spunto dal passo evangelico di Luca (2,12) «Troverete un bambino…» e dalle letterine inviate in queste settimane dai bambini delle scuole elementari della diocesi

24 Dic 2024

Fratelli e sorelle,

alla vigilia del Santo Natale voglio raggiungervi con il mio augurio e la mia benedizione.  Nei giorni scorsi ho chiesto ai bimbi della scuola primaria di scrivermi una letterina raccontandomi che cos’è per loro la speranza.

Tutti chiedono la fine delle guerre, sono molto impressionati dalle immagini che vedono in tv. Pensano ai bambini che non solo non avranno regali, non hanno cibo né casa. Si domandano come mai i potenti non si mettano d’accordo, alcuni chiedono al vescovo di intercedere. Disegnano cannoni che sparano fiori, cuori che racchiudono le bandiere delle opposte fazioni, Putin e Zelensky che si stringono la mano.

Anche il cambiamento climatico è al centro dei loro pensieri: sperano che la fabbrica chiuda e che la discarica non riapra. Chiedono agli adulti di fare correttamente la raccolta differenziata e di non abbandonare i rifiuti. Vogliono più alberi e parchi attrezzati e più attenzione per gli animali.

Bullismo e violenza sulle donne sono anch’essi temi sentiti: alcuni hanno scritto di atti di bullismo subiti o a cui hanno assistito. Credono nell’uguaglianza a prescindere dalla religione e dal colore della pelle. Femmine e maschi si esprimono contro la violenza di genere, appaiono molto consapevoli.

Affrontano il tema della salute, temono per la loro e sono molto vicini ai bambini ammalati, alcuni hanno toccato il tema della difficoltà di curarsi.

Qualcuno ha fratelli, o parenti in genere, lontani per studio o lavoro, e ne sente la mancanza.
Si sentono impotenti e chiedono aiuto al vescovo, che ringraziano per l’opportunità di scrivere che gli è stata data, perché si faccia portavoce delle loro speranze.

Quanto abbiamo da imparare! Imparo principalmente la trasparenza con cui accolgono una realtà tutt’altra che fatta di favole. Evidentemente per loro il Natale è consapevolezza dell’amore a differenza di noi adulti, che non facciamo altro che silenziare la nascita rivoluzionaria del Verbo di Dio in mille distrazioni e con i tanti contorni della festa.

Ma c’è una cosa che mi edifica di questi bambini. Non si lamentano, non si scoraggiano, hanno fiducia negli adulti che vogliono loro bene e sono pronti ad impegnarsi per un mondo migliore.

Guardiamo non solo ciò che guardano i bambini, ma chiediamo a Dio di ottenere gli occhi dei bambini. L’annuncio dato ai pastori vale anche per noi.  «troverete un bambino». Cosa vede Gesù accogliendoci nella grotta? Vede persone che si sono fidate di un annuncio notturno e si sono messi in cammino. Egli vede uomini e donne che sono sì peccatori ma che desiderano la salvezza tuffandosi nella tenerezza di Dio. Il bimbo giace nella mangiatoia e non riusciremo mai a dare qualcosa di meglio al Salvatore. Ma da un giaciglio ricavato nel rifugio degli animali Dio già manifesta la sua volontà di farsi cibo per l’umanità, sostentamento vero, perché Lui è nutrimento e farmaco.

Così come i bambini delle letterine sono capaci di accarezzare il cuore di chi legge senza ferire pur ricordandoci la miseria del mondo, così la carezza del Bambino Gesù giunga a tutti noi, poiché Egli non venuto a giudicare il mondo ma a salvarlo (cfr. Gv 12,46-50).

È con questo spirito che desidero venga vissuto il Giubileo che apriremo in diocesi il prossimo 29 dicembre nella cattedrale di San Cataldo.

Facciamo come i bambini, diamo la mano alla Speranza, diamo la mano a Gesù che nasce, che viene davvero in mezzo a noi. Non moltiplichiamo le parole ma mettiamoci in cammino, siamo Pellegrini di Speranza.
Vi aspetto per l’inizio dell’Anno Santo.

Buon Natale!

† Ciro Miniero
arcivescovo metropolita di Taranto

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Diocesi

La Magia del Natale a San Giorgio jonico:
‘l’Attesa’ in un presepe vivente che Incanta

24 Dic 2024

di Daniele Panarelli

San Giorgio jonico si è trasformata, per due giorni, nella magica Betlemme. Grazie all’impegno delle associazioni della parrocchia Maria SS. Immacolata e alla partecipazione attiva di tutta la comunità parrocchiale, il piazzale del castello d’Ayala Valva è stato lo scenario di un presepe vivente che ha incantato grandi e piccini.

Sabato 21 e domenica 22 dicembre, la cittadinanza si è riversata numerosa tra le suggestive capanne, immergendosi nell’atmosfera della Natività. Ogni angolo del presepe era un’opera d’arte, frutto del lavoro appassionato dei bambini del catechismo, guidati dalle catechiste, dagli animatori dell’oratorio Anspi e dagli educatori di Azione Cattolica della parrocchia.

Dalla sartoria alla falegnameria, passando per il conciatore di pellami, i più piccoli hanno dato vita a un vero e proprio borgo antico. Le capanne del gioco, della famiglia dei pastori e quelle dedicate alla produzione di dolci tipici, come le pettole e le orecchiette fatte in casa, hanno reso l’esperienza ancora più autentica.

L’odore inebriante della ricotta calda, la convivialità delle tavolate e il sorriso dei bambini che interpretavano i personaggi della Natività hanno creato un’atmosfera unica, capace di coinvolgere oltre 1000 persone nelle due giornate.

Un successo di comunità

Questo evento, fortemente voluto dalla parrocchia, è stato possibile grazie alla collaborazione di tutta la comunità parrocchiale che ha lavorato instancabilmente alla realizzazione dei costumi, delle scenografie e all’organizzazione delle attività.
I bambini del catechismo hanno vissuto un’esperienza indimenticabile, imparando il valore della condivisione e del lavoro di gruppo.

Un messaggio di speranza

“Gesù è colui che continuamente incontriamo e che pure continuamente attendiamo. Abbiamo voluto perciò regalarci uno spazio e un tempo per vivere l’attesa.
Il ritrovarsi insieme davanti alle capanne, che rappresentavano la nostra quotidianità, il rallentare il passo e il ritmo per gustare tutto fino in fondo, il sostare meravigliati di fronte ai gesti semplici e spontanei dei bambini, il chinarsi per immergersi dentro quegli spaccati di vita, il fare silenzio per ascoltare la narrazione dei piccoli attori, il respirare l’odore della legna che brucia, la gioia di incontrarsi e di abbracciarsi… tutto questo ci ha fatto sperimentare l’attesa e l’incontro con il Signore, che si incarna e vive nella nostra quotidianità, e si rende visibile dove c’è una comunità che prova a lavorare insieme con amore e con passione”, così don Giuseppe D’Alessandro, parroco dell’Immacolata descrive i momenti passati insieme.

Il presepe vivente di San Giorgio jonico è stato molto più di una semplice rappresentazione: è stato un momento di incontro, di riflessione e di speranza. Un’occasione per riscoprire i valori autentici del Natale, la bellezza del lavoro di gruppo, del sacrificio condiviso che ne alleggerisce il peso e soprattutto per rafforzare il senso di comunità.

 

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Popolo in festa

“Giù alla Salinella” in festa per la Santa Famiglia

23 Dic 2024

di Angelo Diofano

Il parroco don Alessandro Solare annuncia i festeggiamenti in onore della Santa Famiglia, che si terranno sabato 28 e domenica 29 dicembre a cura della omonima parrocchia ‘Giù alla Salinella’, come ama indicare il suo quartiere: “È un posto bellissimo – rimarca -. Non ci credi? Vieni e vedi!”.

“La Santa Famiglia – continua don Alessandro – ci dimostra che ‘insieme’ si può camminare verso la patria del Cielo, che ‘insieme’ la santità diviene un cammino possibile, che il calore del focolare domestico che è nella Chiesa è ancora per noi una fiamma ardente e ristorante. Porteremo in processione il simulacro dei nostri Titolari, in segno di affetto e riconoscenza per chi quotidianamente nel silenzio e nell’invisibilità dell’amore celeste, su di noi veglia e ci custodisce”.

Alquanto ricco il programma delle iniziative:

Sabato 28, dalle ore 10 a mezzogiorno ci sarà la solenne esposizione del Santissimo Sacramento;dalle ore 17 nella piazza dell’oratorio-circolo Anspi Salinella sarà allestito il mercatino dell’artigianato; alle ore 18 santa messa solenne con il rinnovo delle promesse matrimoniali, la benedizione dei coniugi, dei nubendi, delle coppie sposate in parrocchia durante l’anno; alle ore 20.30, concerto dei ‘Wake Up Gospel Project’ con la partecipazione dei bambini e dei ragazzi della comunità parrocchiale. La serata si concluderà alle ore 22.30 con i fuochi d’artificio della ditta Il Pirotecnico di Taranto.

Domenica 29,  solennità della Santa Famiglia, alle ore 10.30 santa messa solenne; al termine, accompagnata dalla banda “Città di Crispiano” diretta dal maestro Francesco Bolognino, uscirà la processione che percorrerà: via Lago di Garda, via Lago di Monticchio, via Lago Maggiore, via Golfo di Taranto, via Lago di Monticchio, via Lago di Bracciano Al rientro, dal sagrato, “volo delle cento colombe” e, in chiesa, canto del ‘Te Deum’.

“Occorre fin da ora – conclude don Alessandro Solare – ringraziare i tanti volontari che renderanno tutto questo possibile. Li ringraziamo per la passione, il tempo dedicato, la tenacia e le professionalità messe a disposizione. Grazie!”.

 

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Diocesi

Video messaggio di auguri di don Amedeo Basile e dei docenti agli studenti del Battaglini

foto ND
23 Dic 2024

L’insegnante di religione don Amedeo Basile, a nome della preside dott.ssa Patrizia Arzeni e di tutti i docenti, ha rivolto ai quasi 1200 alunni del liceo scientifico Battaglini, nell’ultimo giorno di scuola riuniti in Google Meet, un video messaggio di auguri ascoltato in doveroso silenzio, così come la successiva canzone ‘Sogna ragazzo sogna’ che il cantautore e docente Roberto Vecchioni e il cantante Alfa hanno proposto nell’ultimo Festival di Sanremo. I ragazzi, durante l’ascolto, hanno silenziosamente pregato perché i loro sogni siano sempre traguardi da raggiungere con impegno aiutati da chi li forma nella vita che li attende.

Ecco il testo del messaggio:

“Carissimi, ogni anno in questo periodo si è soliti augurarci un buon tempo di festa di serenità di pace, di riposo di buona convivialità con le nostre famiglie con le persone che amiamo, e così speriamo che sia, canticchiando un canto ormai divenuto tradizione: ‘A Natale puoi, fare quello che non hai fatto mai, riprendere a sognare riprendere a giocare riprendere quel tempo che rincorrevi tanto …’. Riprendere a sognare a occhi aperti è un’esperienza che ci fa andare oltre le aspettative, che ci proietta in futuri possibili scenari della vita sostenibili in transizioni della professionalità impensabili senza l’audacia e la tenacia del sogno, della speranza, della convinzione che uniti possiamo fare forza in questo villaggio globale che e’ il mondo che siamo chiamati a vivere a formare ad amare. Se gli scenari dell’attuale orizzonte politico economico sociale non ci fanno intravedere vie di uscita è giusto riflettere, ma mai scoraggiarsi, mai influenzare negativamente il pensiero nostro e altrui e che non possiamo fare di più, che si può continuare ad amare di più.

‘…. quello che non hai fatto mai…’

Quel ‘mai’ non ci appartiene, come singoli, come professionisti, come comunità, come scuola, docenti alunni, personale scolastico, famiglie; quel ‘mai’ non appartiene ad una comunità educante e chiamata a formare cittadini  attivi e responsabili. Quel ‘mai’ non può neanche minimamente velarsi nei nostri rapporti alcune volte difficili, non può e non deve con i nostri alunni che non devono perdere fiducia nel nostro compito di educatori a sostegno alla loro crescita, quel ‘mai’ non può essere mai un ‘no’ per sempre nell’impegno, nella collaborazione, nel passare sopra anche alle incomprensioni e a volte a parole non capite che si adombrano di bruttezza. ‘A Natale puoi fare un gesto che il cuore ha come ragioni, ma che la ragione non comprende’ (B. Pascal). Siamo certi sarà così, si può amare di più! Buon Natale e Buone feste. Si può fare di più, basta crederci”.

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Natale a Taranto

La processione a mare della notte della vigilia di Natale

foto Pasquale Reo
23 Dic 2024

di Angelo Diofano

Ritorna la processione a mare di Gesù Bambino della notte della vigilia di Natale, organizzata dalla basilica cattedrale di San Cataldo e dalla confraternita SS. Trinità dei Pellegrini. Alle ore 22 circa dalla chiesa di San Giuseppe, in via Garibaldi (la “marina”)  il bambinello sarà accompagnato dalle confraternite della città vecchia e dalla banda musicale “Santa Cecilia” diretta dal m° Giuseppe Gregucci percorrendo via Garibaldi, piazza Fontana, il ponte di pietra fino a piazzale Democrate. Quindi, un breve momento di riflessione e di preghiera,  seguirà l’imbarco sulla motonave messa a disposizione da Kyma Mobilità. Dopo un breve tragitto attraverso Mar piccolo e il canale navigabile, l’approdo sarà alla banchina del castello aragonese, nella cui cappella di San Leonardo si ricomporrà nuovamente il corteo. Accompagnato dai vogatori del ‘Palio di Taranto’ con i remi in spalla, la processione giungerà, attraverso via Duomo, fino alla cattedrale dove, alla mezzanotte, avrà inizio la messa della Notte di Natale presieduta dall’arcivescovo mons. Ciro Miniero.

È possibile richiedere il biglietto gratuito per la traversata a mare alla chiesa di San Giuseppe il 23 dicembre dalle ore 17.30 alle 19.30; per informazioni, inviare mail a: santamariadicostantinopoli@confraternite.taranto.it.

‘U Bammine curcate

Il giorno di Natale alle ore 11 dalla basilica di San Cataldo, al termine della santa messa, avrà luogo l’antica processione de “U Bammine curcate” (Gesù bambino coricato) a cura della confraternita della SS. Trinità dei Pellegrini. Accompagnato dalla banda Santa Cecilia, il bambinello sarà portato per via Duomo, piazza Castello, pendio La Riccia, via Di Mezzo, via Sant’Egidio, via Garibaldi, vico Via Nuova, postierla Via Nuova, piazzetta San Costantino, via Duomo con rientro in basilica.

Durante la medesima giornata, in città vecchia, sante messe si terranno alle ore 9 in San Giuseppe, alle ore 10 in San Cataldo, alle ore 11 in San Domenico e alle ore 11.30 alla Madonna della Salute.

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Diocesi

Un Natale di speranza al Ss. Annunziata: la messa dell’arcivescovo

23 Dic 2024

In un clima di raccoglimento, venerdì 20 dicembre l’arcivescovo mons. Ciro Miniero ha celebrato al Ss. Annunziata la tradizionale messa natalizia nella cappella ospedaliera, con la partecipazione della direzione strategica dell’Asl Taranto, del personale sanitario, degli ammalati e dei loro familiari.
La celebrazione natalizia è da sempre un’occasione di incontro e di scambio degli auguri per tutti, per il personale che ogni giorno presta servizio con dedizione e per i degenti affinché possano ricevere conforto e attenzione.
Nell’omelia di mons. Miniero, un messaggio di speranza: «Le grandi opere si realizzano nell’ordinarietà delle azioni quotidiane quando sono volte al bene. Il Tempo di Natale ci infonde speranza, soprattutto nel considerare che non è necessario fare “cose straordinarie” per stare bene e far stare bene. È importante tenere sempre, al centro del nostro cuore, un amore grande, per essere portatori di serenità e bene nelle attività ordinarie della nostra vita».

Il direttore generale Asl Vito Gregorio Colacicco ha voluto sottolineare l’importanza del lavoro quotidiano svolto da tutti gli operatori, sia sanitari sia  tecnici e amministrativi: «Dedico un pensiero particolare agli operatori che saranno in servizio nei giorni di festa, perché la professione sanitaria è una missione. Non manchi mai un sorriso e una parola di conforto per gli ammalati nel servizio quotidiano in corsia».
Ha partecipato alla celebrazione una rappresentanza dei Foulard Bianchi dell’Agesci, dediti al servizio per gli ammalati, che la domenica successiva. 22 dicembre. hanno portato in ospedale la Luce della Pace, arrivata via treno direttamente da Betlemme, luogo simbolo del Natale e della tanto sperata fratellanza tra popoli.

Al termine della celebrazione, il ‘Taras Health Chorus’, il coro ufficiale dell’Asl Taranto, ha offerto ai presenti un repertorio di canti natalizi e brani della tradizione, con il messaggio che la musica, come ogni forma d’arte, è un potente veicolo di armonia e unione.

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Natale a Taranto

Giovedì 26 e venerdì 27, cinema in cattedrale con ‘The chosen’

23 Dic 2024

di Angelo Diofano

Il 26 e 27 dicembre proiezione cinematografica esclusiva nella splendida cattedrale San Cataldo dell’episodio “La Notte Santa”, tratto dalla serie ‘The chosen’. Si tratta di una realizzazione di grande impatto per poter vivere al meglio i giorni del santo del Natale con la famiglia e gli amici.
Prima proiezione alle ore 19, la seconda alle ore 20.45.
Inngresso gratuito con prenotazione obbligatoria al + 39 3289268385

Dopo aver catturato 200 milioni di spettatori in tutto il mondo con più di 700 milioni di episodi visti globalmente, ‘The chosen’, la serie tv sulla vita di Gesù nata con un crowfunding, celebra il Natale con uno speciale episodio intitolato “Holy Night” disponibile anche in italiano. L’Italia è il quinto Paese al mondo per numero di puntate di ‘The chosen’ visualizzate e il primo in Europa per download dell’app, con 215.000 utenti registrati.
Questo episodio dedicato alla Natività è proiettato gratuitamente presso chiese, associazioni, enti benefici e network di fede in tutta Italia, offrendo un’opportunità unica per vivere il vero spirito natalizio attraverso la potenza della narrazione visiva. Già oltre 1.000 le proiezioni organizzate (info su www.thechosen.it/natale).

‘Holy Night’ è un’esperienza unica, composta da due cortometraggi natalizi: “The Shepherd” (il Pastore), il primo episodio pilota della serie che raccolse oltre 10 milioni di dollari in crowdfunding, e “The Messengers” (I Messaggeri).
Tra i protagonisti di questo emozionante racconto troviamo Maria (sia giovane che anziana, interpretata rispettivamente da Sara Anne e Vanessa Benavente), Giuseppe (Raj Bond) e Maria Maddalena (Elizabeth Tabish), in una rappresentazione toccante e coinvolgente del miracolo della Natività.

I progetti Calliope e Mistral partecipano alla proiezione del film  per sottolineare l’importanza della tecnologia nel supporto alle popolazioni più fragili, contrastando gli effetti del cambiamento climatico. La pellicola, incentrata sul tema senza tempo dell’accoglienza,  riflette valori di solidarietà ed equità sociale, promuovendo l’idea che ogni individuo abbia diritto a condizioni di vita dignitose. Così come Calliope e Mistral agiscono per garantire una salute giusta, il film invita a riconoscere il valore universale della cura reciproca. Tecnologia e accoglienza si intrecciano, offrendo risposte concrete alle sfide globali con un approccio sostenibile e inclusivo.

 

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Tracce

Se questo è un mondo

Foto Salesiani-Sir
23 Dic 2024

di Emanuele Carrieri

A poche ore dal Natale tutto il mondo è attraversato dal pericolo di un conflitto mondiale. Nell’attesa dell’insediamento di Trump, la guerra in Ucraina è a uno stadio delicato e cruento: i russi, che avanzano sempre più malgrado le centinaia di migliaia di morti fra i militari, stanno bombardando infrastrutture strategiche come quelle energetiche che creano problemi alla popolazione civile anche nella capitale Kiev, lontana dai luoghi contesi. Toni e contenuti del linguaggio di Putin, tutt’altro che indebolito, sono sempre più inquietanti. Gli ucraini, non solo hanno avuto il nulla osta da Stati Uniti e Alleanza atlantica a servirsi di missili a lungo raggio in territorio russo, ma hanno esteso le azioni terroristiche anche a Mosca, da ultimo con la uccisione, con un monopattino imbottito di dinamite, del generale russo Igor Kirillov, capo delle truppe di difesa chimica, biologica e nucleare delle forze armate della Federazione russa. L’Europa è ancora più destabilizzata sul piano politico: sul ciglio della guerra civile la Georgia, la estrema destra che avanza nei paesi più forti, la Francia senza governo, in Germania crolla Scholz e si va alle urne. Nella Corea del Sud, uno stato super alleato degli Stati Uniti, è andata in scena una specie di tentativo di colpo di stato con imprecisa proclamazione della legge marziale, che è stato fatto passare come un colpo di testa del capo di stato coreano. Gli statunitensi hanno fatto sapere di essere all’oscuro. In Siria è crollata la tirannia, dispotica e crudele della famiglia Assad, al potere da mezzo secolo, alleata di Mosca e Teheran, e c’è stata la liberazione, piuttosto agevole, per opera delle forze di opposizione, guidate dal comandante jiadista Abu Mohammed al-Jolani, proveniente dal raggruppamento siriano di al Qaeda. Giudicato dagli Stati Uniti e da tutto l’Occidente un pericoloso terrorista internazionale sulla cui testa pendeva una taglia di dieci milioni di dollari, dopo aver liberato Damasco, con il sostegno degli israeliani, il terrorista ritenuto pericolosissimo è diventato in Occidente un nuovo democratico liberatore. Si sa, la categoria del terrorista si cambia a seconda della convenienza. E concludendo c’è pure la Turchia che consolida l’opa sulla Siria in chiave anti curda e per gestire il controllo dei flussi migratori. Ma il vero vincitore è Israele che avanza nel progetto di realizzazione della grande Israele: distruzione della Palestina e del suo popolo; colonizzazione a tappeto e istituzione di una specie di provincia autonoma gestita da palestinesi, quelli rimasti, sotto il dominio israeliano. Come se non fosse sufficiente: controllo militare del sud del Libano e influenza politica sul paese; allargamento della occupazione in Siria, dall’altura del Golan verso i restanti territori, bombardando le infrastrutture siriane e ciò che resta delle forze armate siriane; colpire Hezbollah con lo scopo di ridimensionare la forza sciita e il ruolo dell’Iran nella regione mediorientale. E ciò sta avvenendo nel più totale silenzio di Egitto, Giordania e degli altri paesi della Lega Araba. Poi c’è da considerare il fronte Stati Uniti – Cina: gli statunitensi sventolano minacciosi la bandiera di Taiwan tanto per non farci mancare niente e provocare una crisi pericolosissima in estremo oriente contro la Cina, la più robusta potenza mondiale, almeno sotto il profilo economico. In questo quadro globale così instabile, con leader mondiali di poca abilità se non proprio di scadente consistenza e alcuni pure pericolosi, anche un incidente può causare le condizioni per un olocausto nucleare. L’unica notizia di rilievo è quella che sta sprofondando il mondo fondato sui due blocchi di superpotenze: Stati Uniti da una parte e Russia dall’altra. La nascita del Brics documenta che il mondo è multipolare e prima di tutto che l’Occidente non può essere il depositario della verità e della esportazione coatta della democrazia in tutto il mondo. È una notizia che va presa con un atteggiamento di grande prudenza: il pericolo è quello di nuovi padroni, peggiori di chi li ha preceduto. In altre parole, il rischio è quello di ulteriori imperialismi. Gli Stati Uniti, i paesi dell’Alleanza Atlantica, quelli dell’Unione europea, Israele e tutti i paesi sotto il loro controllo, mostrano i bicipiti ma anche le ferite, sanguinanti e non certo rimarginate, di un liberismo e capitalismo che sono un fallimento e anche un rischio per la vita del pianeta. Di fronte alla incapacità delle Nazioni Unite di condurre fasi di transizione così complesse, si devono trovare nuovi equilibri che si debbono fondare sull’idea di un mondo multilaterale, con più popoli e più religioni, equo e onesto sul piano sociale ed economico, solidale e compartecipe nello sviluppo e nella ricerca, soprattutto contro sete e fame nel mondo, per la cura di malattie e prevenzione di epidemie, contro i cambiamenti climatici a difesa del solo posto che abbiamo per vivere. Sembra una utopia, ma forse soltanto i popoli possono diventare i protagonisti della storia: devono però iniziare a giocare la partita dell’umanità.

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Sport

Gioiella da applausi, ma il carattere non basta: l’Itas Trentino sbanca il PalaMazzola

foto G. Leva
23 Dic 2024

di Paolo Arrivo

La vittoria più grande è di quei tifosi che, a fine partita, hanno avuto il privilegio di fare con selfie con Alessandro Michieletto, nazionale azzurro tra i più acclamati: il riconoscimento del valore dell’avversario rende la pillola meno amara. La Gioiella Prisma ha lottato nel tredicesimo turno della Superlega Credem Banca. Ma nel confronto con i campioni d’Europa dell’Itas Trentino, reduci dalla finale del Mondiale per Club 2024, ne è uscita sconfitta con il punteggio di 1-3 (30-32, 25-19, 20-25, 15-25). Da sottolineare l’infortunio occorso a Fabrizio Gironi. Il quale, sostituito da Andrea Santangelo, stava facendo la differenza, insieme a Filippo Lanza.

Il match Gioiella Prisma – Itas Trentino

Ottimo avvio di Taranto che, efficace a servizio e a muro, conduce fino a metà set (13-11). Gli ospiti reagiscono, Michieletto forza in battuta (14-18). Dopo due set point annullati si va ai vantaggi. Una serie interminabile. Taranto conquista anche una palla set (30-29), ma Michieletto con due ace chiude il parziale. L’Itas conduce nel secondo parziale. La Prisma recupera (8-8) e si porta avanti (11-9) costringendo coach Soli a chiamare timeout. La battuta vincente di Gironi aumenta il gap (20-15). Il finale in crescendo dei padroni di casa impedisce agli ospiti la rimonta. Il set è vinto grazie a una consistente prova in attacco (62%). Nel terzo parziale, Taranto cresce anche a muro e conduce 6-1. Trento pareggia a metà parziale (12-12). Taranto si aggiudica un grande scambio (14-12). Sul filo dell’equilibrio (17-17), prosegue la battaglia. È l’Itas però ad essere più cinico nel finale. E il solito Michieletto, come nel primo set, tornato ai suoi standard, spegne ogni speranza.

La resa

Lanza (19 punti per lui a fine incontro, top scorer di Taranto) trascina la Gioiella nel quarto set (9-7). La reazione di Trento arriva puntuale: 10-12, con muro su Jan Zimmermann. I vicecampioni del mondo salgono in cattedra, allungano (10-15), non sbagliano più un colpo, e la Prisma tira i remi in barca. I 2.500 spettatori del PalaMazzola fanno comunque festa per lo spettacolo visto in due ore di gara. Il rammarico, più che per il finale, è per il primo parziale – la fortuna non ha assistito i rossoblu in tutta la gara.

Il campionato

Turno infrasettimanale nella Superlega Credem Banca, poche ore dopo i bagordi di Natale: la terza giornata di ritorno si giocherà a Santo Stefano. Taranto sarà impegnato sul campo della Sonepar Padova. Che vinse in rimonta all’andata, conquistando l’intera posta in palio. Si tratta di uno scontro diretto di vitale importanza tra le due formazioni appaiate in classifica a quota 10. Il ritorno tra le mura amiche del PalaMazzola è fissato per domenica cinque gennaio, quando gli ionici affronteranno Piacenza. Ovvero un’altra corazzata. L’auspicio è che il 2025 si apra con una sorpresa. Se l’aspettano i supporter, all’inizio del nuovo anno, senza dimenticare il percorso sin qui sorprendente compiuto da questa eccellenza, massima espressione dello sport nella prossima sede dei Giochi del Mediterraneo.

 

Taranto-Trento nel racconto fotografico di Giuseppe Leva

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