Natale in diocesi

La ‘Calata dei Magi’ a Lama

03 Gen 2025

di Angelo Diofano

Anche quest’anno, a Lama, avrà luogo la tradizionale Calata dei Magi. Di seguito il programma dell’edizione 2025:

Dopo lo sparo dei colpi ‘oscuri’, alle ore 8 la banda musicale “Santa Cecilia-Città di Taranto” diretta dal m° Giuseppe Gregucci percorrerà le strade delle contrade lamesi per introdurre gli abitanti nel clima della festa. Alle ore 10 il parroco don Mimmo Pagliarulo celebrerà la santa messa cui seguirà la processione di Gesù Bambino, che da alcuni ha assunto la forma di un corteo festoso, con la partecipazione di tanti bambini con palloncini multicolori. Le vie percorse saranno quelle della località risultata vincitrice dell’asta fra le contrade di Lama, svoltasi precedentemente, occasione di coinvolgimento di tutta la popolazione.

In serata (dopo la celebrazione eucaristica delle ore 17.30) alle ore 19 inizierà la sacra rappresentazione della ‘Calata’, che vivrà il suo epilogo sulla piazza della chiesa, caratterizzata dalla presenza, da una parte, del sontuoso palazzo di Erode e della sua corte, con l’impressione della potenza e del fasto, e, dall’altra, dell’umile capanna della Natività con Maria, Giuseppe e il Bambino. Il centro della scena è occupato dai tre Magi che, superato l’inganno di Erode, giungeranno davanti al Divino Infante, al quale, prostratisi adoranti, consegneranno i doni spiegandone il significato.
Quindi la serata viene conclusa dallo spettacolo musicale e alle ore 22 dai fuochi d’artificio.

Infine domenica 12 gennaio, alle ore 12.15, avrà luogo l’estrazione dei biglietti della lotteria, il cui ricavato servirà per coprire parzialmente i costi organizzativi.

Una breve ricerca storca sulla “Calata”

Riportiamo un sunto di una ricerca storica sulla “Calata” ad opera della studiosa Annamaria Barbieri:

“Comincia l’attesa, si affollano i ricordi e si rinnova un’emozione unica. Nella borgata di Lama sopravvive, da quasi un secolo e mezzo, una celebrazione dell’Epifania unica e straordinaria: la sacra rappresentazione della “Calata dei magi”. Fra i lamesi già dall’inizio dell’autunno si è in fermento, in prospettiva di quel 6 gennaio tanto caro al cuore di tutti. Si comincia a pensare alla festa, alle luminarie, ai manifesti, alla banda , ai fuochi d’artificio, all’intrattenimento musicale, ma  soprattutto al momento clou costituito, non solo dall’asta fra le contrade, dalla processione del Bambinello, dalla santa messa ma, soprattutto, anche dalla rappresentazione sacra che i nostri nonni chiamavano, semplicemente “la recita”. Pertanto si convocano gli attori per raccogliere la loro disponibilità. C’è chi si è impegnato per tanti anni e non vuole interrompere la tradizione; c’è chi, come spesso accade per i nostri giovani, va fuori a studiare e a malincuore deve rinunciare; c’è chi scalpita per partecipare, finalmente, e così onorare la memoria del nonno, del papà, del fratello che erano stati a loro volta Gegonia, Baldassarre, Erode… O, semplicemente, c’è chi vuole realizzare il proprio sogno da bambino di far parte di quella magia. Durante le prove, gli attori sono già nella loro parte e, ciascuno nel proprio ruolo, prova a rivivere quei momenti che si perdono nella storia dell’uomo e nel cammino i credenti.

I tempi della “recita” nella fattoria della Battaglia, dimora estiva dei marchesi di Beaumont Bonelli, sembrano lontani anni luce. Sono cambiate molte cose come il luogo, gli abiti, la scenografia, gli effetti speciali, gli stessi attori, un tempo contadini ora studenti, professionisti o semplici operai. Il copione, invece, è rimasto quello originale, probabilmente scritto da un anonimo curato degli inizi del secolo scorso. Solo successivamente, ci sono state alcune integrazioni al testo e che hanno riguardato la reggia di Erode e Maria e Giuseppe. Restano, però, intonse l’atmosfera, la magia, la devozione, la meraviglia che irrompono nella piazza della Regina Pacis alle prime battute pronunciate da Melchiorre: “Ecco Gerusalemme, Gaspare!”. Inizia, così, l’epilogo del lungo andare dei Magi alla ricerca del Bambino. Un armigero li accompagna alla reggia di Erode, luogo tanto sontuoso e tanto lontano dalla semplicità e dall’umiltà di quel luogo mistico che è la Grotta. Erode, nel suo dire : “…tornate da me quando lo avrete trovato, perché anch’io possa adorarlo…”, palesa la storia del suo tirannico regno e la malvagità del suo disegno. Segue poi l’incontro di Gegonia, il capopastore, con i tre Sapienti dell’oriente che, guidati proprio dal pastore, si trovano al cospetto del Divino Infante. Dinnanzi al Figlio di Dio, il Magio Gaspare mostra tutta la sua meraviglia e la consapevolezza di aver trovato il Messia  quando dice: “Prostràti nella polvere, noi ti adoriamo, oh, Re dei Re!”. Insieme ai tre Magi, ci sono i pastori , adoranti, silenziosi e riverenti nella semplicità della loro fede, ma che rivelano la loro determinata ribellione quando comprendono che Erode trama per uccidere il Bambinello. Determinazione che si coglie nelle parole del pastore Daniele: “Corriamo ad avvisare il popolo che, oppresso qual è, non tarderà ad insorgere contro il tiranno…”. Arriva , quindi, il commovente commiato dei Magi, i quali si staccano a forza dal Bambino Gesù certi di essere  di fronte ad un mistero più grande di loro, della loro sapienza e della loro lungimiranza. Restano, così, Maria e Giuseppe alle prese con la grave decisione di fuggire in Egitto per portare in salvo il loro Divin Pargoletto. Giuseppe, come ogni padre, è molto provato, ma Maria lo rassicura: “Dolce sposo, non abbandonarti a tristezze! Nostra guida sarà l’Onnipotente!…”.
Mentre la Madonna e san Giuseppe si allontanano, è già avvenuto il primo miracolo quando due sgherri frugano nel grembo di Maria e invece del Bambino vedono grano. Nella piazza vuota resta l’eco di quegli incontri e di quelle parole che lasciano senza fiato. È proprio questa la magia della “Calata dei Magi”, che non è un semplice e, pur suggestivo, presepe vivente, ma un’attesa, una ricerca, una promessa che si rinnova ogni anno  sul piazzale della chiesa Regina Pacis a Lama”.

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