‘Antiqua et nova’: l’Ai tra etica, educazione e sviluppo integrale della persona
‘Antiqua et nova’, vecchia e nuova sapienza, tradizione e innovazione: incoraggiare il progresso senza dimenticare l’umano dotato di ragione, intelletto, volontà ed emozioni; essere uomini tra gli uomini, nel mondo e per il mondo. La Nota sul rapporto tra l’intelligenza artificiale e l’intelligenza umana, redatta dal Dicastero per la dottrina della fede e per la cultura e l’educazione, pubblicata martedì 28 gennaio 2025, in occasione della memoria liturgica di san Tommaso d’Aquino, mette in luce la necessità di ripensare il rapporto tra l’intelligenza artificiale e l’intelligenza umana. Un invito a riflettere in relazione alle questioni antropologiche ed etiche, sollevate dal loro rapporto, e sulle ripercussioni che l’avvento dell’Ai ha sul rapporto con la società, l’economia e la finanza, il lavoro, la custodia del creato, la salute, l’educazione, la privacy e tutte le questioni legate al bene comune.
Lo sviluppo e la tutela della persona umana, sono da sempre al centro della riflessione cristiana della Chiesa cattolica; la categoria di persona si è espressa inoltre, nel Novecento, in un movimento che ha occupato un ruolo tutt’altro che marginale nella storia del pensiero filosofico contemporaneo, ovvero il Personalismo. Riflessioni scaturite anche alla luce degli eventi che hanno caratterizzato il secolo breve, ovvero gli sviluppi storici che hanno messo a repentaglio la dignità umana: genocidi totalitarismi,guerre mondiali. Eventi che hanno, in determinati casi, schiacciato la persona, spogliandola della propria identità, impedendone losviluppo integrale.
La persona, in quanto tale è dotata di intelligenza, volontà e di una propria identità che si sviluppa anche attraverso il rapporto con il prossimo, con cui sviluppa delle relazioni anche attraverso lacondivisione di saperi, esperienze, sentimenti, emozioni econflitti. È importante sottolineare che l’essere umano è dotato di anima e fantasia; quest’ultima attraverso le sue funzioni, non solo rielabora le percezioni acquisite dal mondo esterno ed ha la possibilità di fungere da raccordo tra sensi e ragione, ma alimenta la spinta al superamento di tutti gli orizzonti finiti o le azioni già svolte, alimentando spesso le intuizioni che le permettono di trovare soluzioni a determinate questioni.
La nota del Dicastero a partire dalla riflessione sull’intelligenza nella tradizione filosofica e teologica, si sofferma, oltre che su tutti gli aspetti succitati, legati alla complessità del mondo contemporaneo, anche sul ruolo dell’intelligenza artificiale nel contesto delle relazioni umane e dell’educazione, aspetti cruciali se messi in rapporto allo sviluppo della persona.
Il Concilio Vaticano II, attraverso la Gaudium et Spes, sottolinea la natura sociale dell’essere umano, naturalmente portato alla vita in società e al rapporto con l’altro. Uno dei rischi messi in evidenza nella nota è quello di limitarsi alle cosiddette “connessioni”, mettendo da parte le relazioni autentiche basate sul dialogo e sull’empatia, entrambe necessarie per lo sviluppo della persona. È necessario riconoscere l’IA come uno strumento e non come un essere umano, anche al fine di salvaguardare la crescita morale e intellettuale dei più giovani.
In questo senso, il richiamo è rivolto anche ai docenti e agli educatori che svolgono un ruolo fondamentale, che non si limita alla trasmissione dei saperi; essi infatti hanno il compito di guidare i discenti alla scoperta della meraviglia legata al sapere, e di aiutarli a sviluppare la curiosità. Il docente che non è solo un trasmettitore di nozioni, ma è un punto di riferimento con cui relazionarsi, confrontarsi, una vera e propria guida verso la scoperta di sé stessi e del mondo. Una relazione che stimola la fiducia, la crescita e lo sviluppo del discente che si prepara a diventare uomo. In questo senso, l’IA può rivelarsi utile per supportare l’apprendimento personalizzato dello studente e facilitare, in situazioni di difficoltà, l’accesso all’istruzione.
II compito di tutte le istituzioni educative, delle università cattoliche e di tutti gli operatori della cultura, è quello di promuovere un uso critico e creativo dell’intelligenza artificialeveicolandone l’utilizzo rivolto al bene comune.
Abbracciare il progresso per metterlo al servizio dell’uomo per il bene il comune, senza mettere a repentaglio il valore inestimabile della persona, che non è legato “al possesso di singolari abilità, dai risultati cognitivi e tecnologici o dal successo individuale, bensì dalla sua intrinseca dignità fondata sull’essere creata a immagine di Dio”.
Il dono di essere uomini nel mondo, che si concretizza nella possibilità di relazionarci, amare e avere cura del prossimo, godere della bellezza del creato e del coraggio di impegnarci per stare al mondo ed operare con gli altri e per gli altri, in nome di qualcosa di più grande.