Oratorio, casa per tutti: a San Giorgio jonico un convegno con padre Maurizio Patriciello
Organizzato dal comitato zonale Anspi di Taranto, l’incontro è innestato nel progetto Centodieci agorà

Nel cuore della comunità diocesana, il comitato zonale Anspi di Taranto ha organizzato un convegno dal titolo Oratorio: Casa per tutti, momento di riflessione e confronto che – innestato nel progetto Centodieci agorà – è stato fortemente voluto dal presidente del comitato zonale di Taranto, don Ettore Tagliente. Il compito di moderatore è stato affidato al formatore nazionale Anspi, Alessio Perniola, che all’inizio dell’incontro ha voluto spiegare le finalità dell’associazione, presentando l’Anspi come un’associazione in grado di offrire supporto formativo e anche gestionale agli oratori italiani.
Nata da una felicissima intuizione di San Paolo VI, l’Anspi, attraverso il suo fondatore monsignor Belloli, ha voluto dare una veste anche civile alla passione educativa che prendeva forma negli oratori italiani.
L’associazione si presenta come una declinazione moderna del pensiero di San Giovanni Bosco secondo cui è necessario credere fortemente quanto sia indissolubile il legame tra buoni cristiani e onesti cittadini. Partendo da questo assunto il relatore padre Maurizio Patriciello, sacerdote noto per il suo impegno sociale e pastorale nella Terra dei fuochi e non solo, ha saputo coinvolgere l’assemblea, instaurando un dialogo autentico con i giovani presenti, rendendoli protagonisti attivi della riflessione. “Aiutateci a comprendere cosa sta passando nei vostri cuori” – ha detto loro con empatia, spronandoli a esprimere le proprie esperienze e le proprie difficoltà.
Uno dei temi centrali affrontati è stato il rapporto tra la comodità offerta dai social network e il concetto autentico di felicità. La tecnologia consente di seguire eventi a distanza, ma non può soddisfare il bisogno fondamentale del cuore umano: amare ed essere amato. “Amare è un verbo, una parola” – ha sottolineato il sacerdote – “ma nella concretizzazione dell’amore rischiamo di sbagliare i tempi” e, proprio accennando alle tristi vicende del quartiere di Caivano in cui svolge il suo servizio pastorale, ha dimostrato concretamente quanto gravi e quanto durature possano essere le ferite prodotte da un modo sbagliato di amare.
Riprendendo il pensiero di don Bosco, padre Patriciello ha evidenziato come “educare sia cosa del cuore” e che “educa meglio una mamma ignorante che ama, piuttosto che una mamma scienziata con il cuore freddo”. L’educazione, ha affermato, è un’opera che appartiene a Dio e il compito degli adulti non è tanto insegnare, quanto aiutare i giovani a riconoscere le trappole della vita, soprattutto quelle che spesso sono ben camuffate.
Un passaggio toccante del suo intervento è stato il riferimento alla tragica vicenda di Giulia Cecchettin e alla fragilità del suo assassino, incapace di accettare la propria condizione e bisognoso di continue conferme affettive. Questo esempio ha aperto una riflessione più ampia su come si possa essere onesti cittadini e buoni cristiani: “Ma io mi chiedo – ha detto padre Patriciello – come si può essere cristiani senza essere cittadini?”.
Infine, il sacerdote ha richiamato l’importante sentenza della Corte di Strasburgo sulla Terra dei fuochi, che ha riconosciuto il diritto dei cittadini a un ambiente sano, dopo dodici anni di battaglie e sofferenze. “Come fai a essere cristiano e a fare del male? Ma non basta non fare il male, bisogna anche fare agli altri il bene che vorremmo ricevere”.
Il convegno si è concluso con un forte appello alla responsabilità e all’impegno. “A chi mi chiede: ‘Chi te lo fa fare?’ – ha confessato padre Patriciello – io rispondo: ‘Come posso non farlo?’. Io oggi sono contento di essere qua con voi”.
Un incontro che ha lasciato un segno profondo nei presenti, rafforzando la consapevolezza che l’oratorio è davvero una casa per tutti, dove si cresce insieme, nel segno della fede e della solidarietà.

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