Autismo e inquinamento: un nuovo studio conferma che c’è una relazione

C’è una relazione tra inquinamento e autismo? Alla domanda, che circola da anni negli ambienti sanitari e sociali della città, alla luce dei dati allarmanti che confermano un preoccupante aumento della patologia nel nostro territorio, è stata data una risposta sostanzialmente positiva dal convegno “Autismo e ambiente: correlazioni e buone prassi”. La relazione tra inquinamento è patologia c’è. Promosso dalla rete di “BES-T Community in Best Practice”, il convengo si è svolto sabato scorso a Palazzo di città. Si tratta di un progetto selezionato da “Con i Bambini” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, coordinato dal partner Centro Servizi per il Volontariato della provincia di Taranto, nell’ambito dell’intervento Community e Capacity Building. L’iniziativa è patrocinata dall’Ordine dei Medici di Taranto, in collaborazione di Isde Medici e Ambiente sezione di Massafra.
I risultati, pubblicati nel luglio del 2024 sulla rivista “Nature” e illustrati per la prima volta a Taranto nel corso del convegno, infatti, hanno evidenziato l’insistenza a Taranto e Statte, la cosiddetta Area Sin, di una casistica che presenta il 50% in più di casi di disturbo autistico (Asd) rispetto al resto della provincia ionica e a quella di Lecce. Ne hanno parlato autorevoli rappresentanti esperti della materia, tra i quali, in collegamento da remoto, il dottor Roberto Lucchini, professore ordinario di Medicina del Lavoro all’Università di Modena e alla Florida International University. Che è coordinatore dello studio Iseia (Impatto sulla salute dell’esposizione a inquinanti ambientali) che, portato avanti in collaborazione con il Dipartimento di Prevenzione dell’Asl di Taranto, aveva già evidenziato l’associazione tra la vicinanza residenziale urbana alle strutture industriali che emettono inquinanti atmosferici e una maggiore prevalenza di Asd.
Il convegno, moderato da Paola Casella, è stato introdotto da Lucia Lazzaro, responsabile del progetto “BES-T Community in Best Practice”, e da Caterina Buonomo, presidente della Cooperativa sociale Logos, soggetto responsabile di progetto.
Dopo i numerosi interventi istituzionali previsti dal programma, è toccato alla pediatra Annamaria Moschetti, presidente della commissione Ambiente dell’Ordine dei Medici di Taranto e responsabile dell’Associazione Culturale Pediatri di Puglia e Basilicata per le malattie dei bambini legate all’inquinamento, illustrare i risultati della ricerca che sostanzialmente conferma quanto già emerso in un precedente studio, condotto a partire dal 2020, confrontando il numero di bambini e di ragazzi nella fascia 6-18 anni con diagnosi acclarata e sostegno a scuola.
La ricerca, ha detto la dottoressa Moschetti, fornisce una conferma al dato già noto secondo il quale il rischio di avere un bambino con disturbo del neurosviluppo nel sito di interesse nazionale di Taranto e Statte è maggiore. Tale relazione è stata confermata anche dall’Organizzazione mondiale della sanità. “Di conseguenza si impongono azioni di natura politica che eliminino l’immissione in ambiente di sostanze ad azione neurotossica”.
A entrare nel merito dei dati scientifici dell’ultima ricerca è stato il professor Lucchini, ha dichiarato: “Siamo stati in grado di testare che concentrazioni più elevate di piombo nel sangue e arsenico nelle urine e la loro interazione aumentano il rischio di problemi neurocomportamentali”.
Nel periodo di studio dell’ultima ricerca pubblicata nel luglio scorso, ed elaborata da un team di medici ed esperti, tra i quali la dottoressa Moschetti, infatti, sono stati identificati nella provincia di Taranto 344 bambini e adolescenti di età compresa tra 6 e 18 anni con Asd in una popolazione totale di 70.325 bambini della stessa fascia di età. Insomma, secondo quanto è emerso, l’esposizione ai metalli e la distanza dalle emissioni industriali sono state associate senza ombra di dubbio a impatti cognitivi negativi in questi bambini, a cominciare dal piombo.
Nel dibattito sono intervenuti: la dottoressa Anna Cristina Dellarosa, direttore della Npia (Neuropsichiatria Infantile e dell’Adolescenza) e del Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl Taranto; il presidente dell’Associazione “Autisticamente” Damiano Cecere; e la dirigente del Dipartimento Welfare della Regione Puglia Valentina Romano.
Insomma: non c’è dubbio che le sostanze immesse nell’ambiente interferiscono con lo sviluppo neurologico. Oltre a creare tutta una serie di conseguenza drammatiche sulla salute di cittadini e lavoratori. Ricordiamo soltanto che era già stata riscontrata, nei precedenti studi una riduzione del quoziente di intelligenza (QI) di circa 15 punti nei bambini e negli adolescenti che vivono più vicini all’area industriale. Per questo è urgente assumere tutte le iniziative necessarie per combattere l’inquinamento, che nel 2022 portò le Nazioni Unite a inserire Taranto tra le cosiddette “sacrifice zones” (zone di sacrificio).
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