Arte, bellezza, speranza emanciperanno l’uomo dalla disillusione
Francesco, ricoverato al Gemelli per i postumi di una bronchite, ha affidato al card. José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, la lettura della sua omelia in occasione del Giubileo degli artisti e del mondo della cultura

Le parole del Papa, assente a causa di problemi di salute, lette dal cardinal José Tolentino de Mendonça, prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, in occasione del Giubileo degli artisti e del mondo della cultura è un richiamo a ritrovare quel legame tra arte, bellezza e speranza che oggi rappresenta una vera e propria rivoluzione.

L’invito del pontefice a non essere ‘anime vaganti’ in un mondo disilluso; a non lasciarsi trascinare dal tempo della crisi economica e sociale, ricordando il ruolo del pellegrino che nella sua rotta è accompagnato dalla virtù che guida e anima ogni suo passo. L’artista, in questo senso, è la stella polare che ha il compito di “aiutare l’umanità a non perdere la direzione, a non smarrire l’orizzonte della speranza”.
Il ruolo dell’arte autentica come incontro “con il mistero, con la bellezza che ci supera, con il dolore che ci interroga, con la verità che ci chiama”, affinché la speranza non sia vana, sterile, teorica o distaccata dalla vita dell’uomo che, inevitabilmente, deve fare i conti con il dolore, la precarietà, la perdita di senso, la tentazione di lasciarsi trascinare nel buio.
Il papa, per sottolineare la missione dell’artista, richiama i versi di Gerard Manley Hopkins (1844-1889), poeta inglese convertitosi al cattolicesimo, punto di riferimento per la poesia del Novecento, entrato a 24 anni nella Compagnia di Gesù e divenuto sacerdote a 33 anni.
“Come scrive il poeta Gerard Manley Hopkins, «Il mondo è carico della grandezza di Dio. / Essa brillerà come il bagliore della lamina scossa». Questa è la missione dell’artista: scoprire e rivelare quella grandezza nascosta, farla percepire ai nostri occhi e ai nostri cuori”. La poesia, vista e vissuta da Hopkins, come eco dell’impronta di Dio.
Ecco che l’artista ha un compito di grande responsabilità, ovvero quello di portare la bellezza nel mondo, trasformandola in speranza, costituendo attraverso le loro opere, un punto di raccordo tra Dio e gli uomini, più di tutti gli oppressi. Perché l’arte non deve essere un lusso, poiché essa “Non è fuga, ma responsabilità, invito all’azione, richiamo, grido. Educare alla bellezza significa educare alla speranza. E la speranza non è mai scissa dal dramma dell’esistenza: attraversa la lotta quotidiana, le fatiche del vivere, le sfide di questo nostro tempo”.
Gli artisti sono chiamati a partecipare alla grande rivoluzione messa in atto da Gesù che ha proclamato beati i poveri, gli afflitti, i miti, i perseguitati; e possono farlo, seguendo le parole del papa, portando nel mondo cultura, coraggio e azione, perché fede e cultura non possono e non devono essere scisse.
Ogni artista, attraverso la propria opera, si immerge in un’indagine profonda dei misteri del mondo e della bellezza, e in esso è guidato dalla ricerca della verità, da cui non può prescindere. Quella stessa verità che può, leggendo le parole del pontefice, restituire la speranza di cui ognuno deve essere promotore e fautore.
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