Comune: si chiude l’era Melucci
Raccolte le firme: si vota a maggio

Chiusa l’esperienza amministrativa di Rinaldo Melucci. La giunta comunale, che non ha più la maggioranza dopo le dimissioni di 17 consiglieri comunali, si scioglie assieme al consiglio comunale in tempo utile a garantire nuove elezioni in primavera, nella prima finestra utile. Le firme decisive sono state quelle degli 8 consiglieri di centrodestra e dei 7 di centrosinistra cui si sono aggiunti i consiglieri Patano (che spiega in una nota la sua scelta) e Mele. Mentre tra i firmatari manca Carmen Casula, che firmò lo scorso anno. Il dato comunque era ormai acquisito. Melucci, di conseguenza, decade anche dalla carica di presidente della Provincia.
Uscita di scena
A circa due anni e mezzo dalla rielezione quasi plebiscitaria, il sindaco esce di scena, dopo aver inanellato una serie interminabile di errori politici e di ripensamenti. Una condizione, questa, che forse chiarisce, una volta per tutte, che gli incarichi amministrativi non si possono improvvisare. E che il ricorso alla cosiddetta “società civile” può integrare ma non sostituire la politica. Questo lo aveva già dimostrato ampiamente il decennio a guida Stefano, che non aveva certo lasciato il segno ma solo il desiderio di cambiare strada. Invece otto anni fa la scelta era ricaduta nuovamente su un rappresentante dell’imprenditoria, quasi del tutto sconosciuto alla città. Ma non dimentichiamo che la scelta fu operata dai partiti e che Melucci, pur non essendo mai stato molto amato di suoi elettori, come hanno documentato le graduatorie di gradimento, è stato ricandidato e rieletto grazie a una coalizione molto ampia ma ugualmente raccogliticcia. Fatta da sigle che in questi due anni sono state stravolte, rimasticate, persino sparite.
Primi bilanci
È presto per fare bilanci consuntivi di sette anni a guida Melucci. Ma possiamo dire che essi sono stati caratterizzati da molti, forse troppi progetti, che però hanno prodotto risultati molto parziali. Anni soprattutto caratterizzati da una litigiosità eccessiva, che poi ha prodotto un vorticoso quanto irrazionale valzer di assessori. Favorito anche dalla legge Bassanini che regolamenta gli enti locali, rivelatasi sbagliata in molti punti, soprattutto laddove trasforma il sindaco in un podestà.
Ricordiamo le candidature di Taranto a capitale di varie manifestazioni, tutte fallimentari perché mal poste; il profluvio di festival che non hanno sollevato il tenore culturale della città (vedansi anche in questo caso le graduatorie per la qualità della vita) ma solo sprecato soldi. Eventi costosissimi e dannosi per le casse pubbliche, come il SailGP e nulli produttivamente. Progetti urbanistici e trasportistici fuori misura e che non tengono conto della contrazione continua del numero degli abitanti. L’isolamento politico nel panorama nazionale. E che dire dei Giochi del Mediterraneo che Taranto ottenne ormai tanti anni fa solo perché era l’unica candidata? Poteva servire almeno a creare nuovi impianti sportivi, ma anche questo risultato appare ormai ridimensionato, a poco più di un anno dall’evento previsto per il 2026. E ora starebbero per arrivare a Taranto grandi finanziamenti, che richiedono una adeguata capacità di speso. Che Taranto, già dalla Vertenza anni ’70, non ha mai avuto.
Verso il voto
Cosa accadrà adesso? Il tempo ormai stringe se, come pare, si voterà la prima domenica di maggio, ma è ancora sufficiente per evitare scelte raffazzonate.
Si fanno già alcuni nomi di candidati alla poltrona di primo cittadino, almeno per quel che riguarda il centrosinistra. Tra loro ci sono il consigliere regionale Enzo Di Gregorio, il consigliere comunale Gianni Liviano, l’ex assessore Mattia Giorno, l’ex presidente del consiglio comunale Piero Bitetti, ma non mancano, tra i nomi che girano, le donne, tra le quali Anna Tacente. Tutto da definire per il centrodestra, che nelle ultime tornate non ha mai presentato un candidato appetibile per l’elettorato.
Commenti
“Vorrei – ci dice il consigliere Di Gregorio – per prima cosa ricordare, in questa occasione, il compianto Massimo Battista, che l’anno scorso fu tra i promotori del primo tentativo, poi vanificato, di far cadere la giunta”. Quando gli chiediamo come si sceglierà il candidato sindaco ci dire: “Dovremo scegliere presto, ma quello che è certo è che dovrà essere un candidato che ha un trascorso politico. I rappresentanti presi dalla cosiddetta società civile non hanno dato buoni frutti e bisogna cambiare decisamente strada”.
“Una riflessione va avviata subito” dichiara Gianni Liviano, che è stato da sempre uno dei più attivi a chiedere la conclusione di questa consigliatura. Proprio lui, come Di Gregorio, è indicato come uno dei papabili alla poltrona di sindaco. Ma per ora si schernisce: “Non so… Potrebbe anche accadere – ci dice – ma per ora è troppo presto per parlarne. Anche se i tempi restano stretti”.
Anche per Luca Contrario capogruppo Pd è il momento di tornare alle appartenenze politiche. “Basta col profluvio di cartelli e sigle camaleontiche – ci dice – bisogna tornare ai partiti che nel centrosinistra condividono la stessa linea, dal Pd ai 5Stelle, da Verdi e Sinistra a Con, individuando quanto prima il candidato giusto”. Anche attraverso le primarie? “I tempi sono strettissimi. Ma si potrebbe tentare”.
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