Una preghiera laica: il Taranto resta in prognosi riservata

Ore di angoscia e di speranza. Sono quelle vissute dalla comunità dei fedeli di tutto il mondo, stretta attorno a papa Bergoglio – ricoverato al Gemelli dal quattordici febbraio, Sua Santità è stato colpito anche da una lieve insufficienza renale. Decisamente meno importante è la partita per la vita che sta giocando il Taranto calcio. Un match comunque importante, se è vero e innegabile che lo sport è volano dell’economia del territorio. Lo è per la città che tra poco più di un anno ospiterà i Giochi del Mediterraneo. E in alcuna disciplina sportiva riesce a eccellere. Il peggio del peggio nel mondo del calcio: il Taranto continua a respirare grazie all’ossigeno ricevuto la scorsa settimana, quando Massimo Giove ha evitato la radiazione saldando gli stipendi e i contributi relativi ai mesi di ottobre e settembre.
Il calcio giocato
L’ultima umiliazione è stata il 7-0 rifilato dal Picerno nella 28esima giornata della serie C – girone C. Commentare queste partite farsa, fare la cronaca, diventa un’operazione dolorosa quanto pleonastica. La tifoseria è esasperata: i più sostengono che non abbia senso proseguire su questa strada. È come tenere una persona in stato vegetativo o in coma permanente. Ma noi abbiamo il dovere di coltivare la speranza: l’auspicio è di ripartire dalla serie D, nella prossima annata, per poi fare ritorno nel professionismo nel giro di due anni. Questo è il piano del presidente in pectore Rinaldo Zerbo. Intanto si continua a giocare. O meglio, gli avversari possono tenersi in allenamento affrontando quel che resta della squadra del Taranto. La prossima passeggiata sarà quella del Crotone sul neutro di Francavilla Fontana – il match è in programma sabato prossimo primo marzo alle ore 17.30. Guardando alle altre pugliesi che disputano regolarmente il campionato, va segnata la vittoria dell’Audace Cerignola che, espugnando anche il campo del Sorrento, ha consolidato il primato.
Un nuovo allenatore per risolvere la crisi del Taranto?
La domanda è retorica. È evidente che non è Pino Murgia il responsabile del fallimento del Taranto: lo stesso Zerbo, però, starebbe valutando la possibilità di esonerarlo. Ipotesi, però, non confermata dal diretto interessato. Il tecnico sardo non ha colpa per il proseguimento della striscia negativa o per la prestazione dei calciatori costretti a immolarsi in campo. Ma il suo atteggiamento, nella fattispecie alcune sue dichiarazioni rilasciate dopo la gara col Picerno, non sono piaciute a chi avrebbe pensato all’ennesimo cambio alla guida tecnica del Taranto. Mossa che non convincerebbe i supporter. Particolarmente quanti ritengono che la scelta migliore sarebbe staccare la spina a questa realtà, porre fine alla sofferenza accumulata. Perché questa condizione è lesiva della dignità di una intera cittadinanza. Verosimilmente altre dieci sconfitte sonore separano i rossoblu dalla fine di uno sciagurato campionato. La stagione dei record, che mai avremmo pensato di vivere, un anno fa, non è ancora terminata.
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