Francesco ricoverato al Gemelli: il popolo di Dio in preghiera per lui

Siamo tutti in apprensione e in preghiera per papa Francesco. Egli stesso sente profondamente il clima di grande affetto che lo attornia spiritualmente, e il coro di invocazioni che si eleva da tutto il mondo perché il Signore, per intercessione di Maria, lo conservi ancora alla guida della Chiesa che lo Spirito Santo gli ha affidato dodici anni fa: era esattamente il 13 marzo 2013, quando, al quinto scrutinio del Conclave, venne eletto e prese il nome profetico di Francesco. E per restare alle date, solo qualche giorno fa, sabato 22 febbraio, abbiamo celebrato la festa della cattedra di San Pietro, pregando, come facciamo sempre, del resto, durante ogni messa, ma con particolare intensità questa volta, per il successore dell’apostolo sul soglio romano.
Papa Francesco, diventato subito una figura amica e familiare per moltissimi, se non per tutti, nella Chiesa e nel mondo, è una guida straordinaria in questi tempi straordinari, a cui si ispirano credenti e non credenti, tanto forte, incisivo e persuasivo è il suo messaggio radicato profondamente nel Vangelo di Gesù e così vicino al cuore di ogni uomo, specie degli ultimi e dei lontani, o degli affaticati e degli oppressi, con l’enfasi genuina da lui data al ruolo delle ‘periferie’ di ogni tipo. La preghiera che si eleva a Dio, Padre buono, perché gli doni ancora salute, certo è consapevole dei limiti imposti dalla natura ad ogni creatura; ma si affida alla speranza che Francesco possa continuare nel suo ministero petrino per il bene della Chiesa e dell’umanità. Fino a quando il Signore vorrà, come diciamo anche per i nostri cari dai quali fatichiamo a distaccarci nell’ora più cruciale, pensando sì anche al valore infinito della vita eterna, ma confidando di poter restare con loro – e loro con noi – per qualche tempo ancora nel cammino della vita terrena. Sì, perché papa Francesco è ormai nostro compagno di strada e nostro familiare: che ci sta davanti guidandoci e spronandoci con la sua visione e la sua dinamicità, che ci sta accanto sostenendoci e quasi accarezzandoci con la sua proverbiale “tenerezza”, che ci segue vigile e premuroso consolandoci con le sue parole e i suoi gesti sempre così eloquenti, mai scontati.
Del resto, dobbiamo a lui alcune grandi aperture della Chiesa del nostro tempo, come dei capisaldi ormai per la vita interna delle comunità e per il ruolo della Chiesa nel mondo. A cominciare dalla rinnovata e approfondita sensibilità verso la cura del Creato, in una prospettiva ecologica globale, a salvaguardia della natura e dell’umanità. Una mentalità ‘ecumenica’ in senso pieno che non perde occasione per ribadire l’impegno a riconoscersi fratelli con tutti gli altri credenti in Cristo, compiendo passi decisivi e condivisi in questa direzione, come pure nel dialogo interreligioso, in cui ha saputo porre delle pietre miliari, ad esempio, con l’ebraismo da una parte e con l’islam dall’altra. La tenacia nel difendere e promuovere i diritti di ogni uomo e di ogni donna, con speciale attenzione ai migranti, purtroppo sempre più incompresi e bistrattati da gran parte dei “capi” in una colpevole e troppo facile complicità con la gente. E poi il chiaro orientamento, non solo verbale, per un crescente ruolo della donna nella Chiesa, anche in posti di governo a livello universale, non come benevola concessione ma come riconoscimento delle sue peculiarità e della sua missione autentica. La ‘sinodalità’, così cara alle Chiese orientali, sta diventando sempre più, proprio con papa Bergoglio, “venuto dalla fine del mondo…”, una connotazione e un atteggiamento interiore ed esteriore, per quanto impegnativo e ancora in fieri, anche delle nostre Chiese. Infine, ma solo per citare alcuni dei grandi temi fatti propri da Francesco, l’insistente “no” alla guerra, nella quale “tutti siamo sconfitti” e l’esortazione incessante al dialogo sincero e alla pace “giusta e duratura”, come per la “martoriata” Ucraina per tutti gli altri popoli, vittime dell’oppressione e dell’avidità di altri.
Quanto abbiamo imparato e stiamo imparando da questo pontificato che ci ha accompagnato in tutte le parti del mondo e che continua indefesso anche dal letto di ospedale (ne sono prova singolare le nomine di vescovi e i decreti di beatificazione e canonizzazione varati anche in questi giorni…)! Sì, c’è anche qualcuno che lo ama meno (e ne è ben consapevole anche lui, tanto da accennarvi bonariamente qualche volta…), ma la cifra generale, percepita dai molti, è quella di un pastore grande e buono, proprio secondo il cuore di Cristo Pastore. Per questo desideriamo tutti – e per questo preghiamo – che resti ancora a lungo tra noi.
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