‘Costruttori o distruttori di speranza?’: corso diocesano di aggiornamento degli insegnanti di religione

“Il tema della speranza, nel Giubileo 2025 – scrive mons. Ciro Marcello Alabrese, direttore dell’ufficio diocesano educazione, scuola, insegnamento religione cattolica, università settore insegnamento della religione cattolica – provoca in modo speciale il mondo dell’educazione e della scuola, luoghi in cui prendono forma le coscienze e gli orientamenti di vita e si pongono le basi delle future responsabilità”.
Per questo motivo anche l’annuale corso diocesano di aggiornamento degli insegnanti di religione specialisti delle scuole di ogni ordine e grado, che si è tenuto nel seminario di Poggio Galeso dal 18 al 20 febbraio scorsi, ha dato modo di interrogarsi sui risvolti educativi e formativi della speranza.
Ben 130 insegnanti di religione si sono ritrovati per studiare e riflettere insieme sotto la guida di alcuni esperti mentre le commissioni d’esame stanno per terminare il loro lavoro per il concorso straordinario per il settore insegnamento religione cattolica.
Come hanno ricordato recentemente i vescovi italiani nel messaggio alle famiglie e agli studenti alle prese con le iscrizioni ai primi anni scolastici, “testimoni di speranza sono i docenti di religione, che uniscono alla competenza professionale l’attenzione ai singoli alunni e alle loro domande più profonde. Siamo molto grati a tutti gli insegnanti che, mentre offrono le ragioni della speranza che li muove, accompagnano coloro che stanno crescendo a scoprire la bellezza e il senso della vita, senza cedere alle tentazioni dell’individualismo e della rassegnazione, che soffocano il cuore e spengono i sogni”.
Nell’intervento di apertura, l’arcivescovo mons. Ciro Miniero ha esortato gli insegnanti di religione a proseguire con fiducia nell’impegnativa azione educativa in favore delle nuove generazioni. La Chiesa di Taranto può contare su uomini e donne che vivono da protagonisti il mondo della scuola, declinando il Vangelo nei complessi sentieri della società di oggi in cui i giovani sono la parte che più ha bisogno di coraggiosi investimenti educativi, anche da parte della Chiesa.
Nella prima serata, il 18 febbraio, il prof. Fabio Pompeo Mancini, docente alla Lumsa e all’istituto di scienze religione “San Giovanni Paolo II” di Taranto, ha parlato del tema: “Quali apprendimenti per generare la speranza”. Sperare, ha spiegato il prof. Mancini, nasce dal ‘desiderare’, è voce del verbo desiderare, lo esprime al punto quasi d’identificarsi con esso, fluisce dal desiderio e ne ha la forza; chi desidera poco, infatti, spera poco. La speranza è desiderio che diventa coraggioso e paziente, tenace nell’attendere e nel tener fisso lo sguardo verso l’oggetto sperato e resistente alla tentazione d’accontentarsi di qualcosa d’inferiore ad esso o alla persona attesa. La scuola, e in essa anche l’insegnamento di religione cattolica, svolge un ruolo fondamentale nel far riconoscere i segni di speranza e di fiducia nel contesto sociale di appartenenza (famiglia, amici, parrocchia…) in cui si vive.
L’indomani invece il prof. don Vincenzo Annicchiarico, docente stabile-ordinario all’istituto di scienze religiose di Taranto, ha guidato la riflessione su: “Educare alla speranza: l’insegnamento di religione cattolica propone un progetto di vita umana”. Educare è sperare, ha esordito il prof. Annicchiarico, l’insegnamento di religione cattolica è orientato alla costruzione di un progetto di vita che richiede la speranza nel futuro e la fiducia in se stessi. La scuola può così dare valore alla vita quando è capace di cogliere le domande delle nuove generazioni. Gli insegnanti di religione devono proteggere il diritto a sperare mostrando quei valori che facilmente oggi vengono trascurati o occultati. Al termine dell’interessante approfondimento, il prof. Annicchiarico ha animato un laboratorio su: “La vita eterna secondo un approccio culturale”. I docenti si sono interrogati su sentimenti e emozioni relativi al tema offerto, facendo aderire al vissuto personale quanto ricevuto e ascoltato.
La fiducia è stato il filo conduttore del contributo finale della prof.ssa Adriana Schiedi, docente associata di pedagogia generale e sociale al Dipartimento jonico dell’Università di Bari che ha parlato di: “Contrastare la povertà educativa per costruire speranza”, riferendo che “Occorre ricostruire la fiducia nell’umano e progettare il futuro per uno sguardo nuovo sull’umanità, capace di rinsaldare quei legami che oggi risultano sfilacciati dell’io con se stesso, con l’altro, con la società, con la natura”.
Ha concluso i lavori mons. Ciro Marcello Alabrese, direttore dell’ufficio, che ha parlato dei cammini di speranza alla luce della Bibbia. “L’azione educativa dell’insegnante di religione cattolica – ha ribadito – è finalizzata a generare la speranza conciliando due aspetti apparentemente contraddittori: la fiducia in se stessi e il senso della propria impotenza, aiutando gli studenti a progettare la propria vita. La speranza non è un concetto astratto, ma una realtà concreta che si costruisce giorno dopo giorno attraverso le azioni e le parole degli educatori. Gli insegnanti di religione cattolica hanno il privilegio e la responsabilità di essere modelli di speranza per i loro studenti”.
Lo stile dei tre giorni di aggiornamento è stato quello del confronto e della ricerca comune grazie al tempo dedicato ai laboratori dopo ogni intervento dei relatori. Lungi dall’essere una semplice forma di risonanza, i laboratori hanno costituito il momento in cui i partecipanti hanno personalizzato la riflessione facendola passare al vaglio della quotidiana esperienza di vicinanza al mondo degli alunni e degli studenti.
I dati raccolti dalla Cei mostrano che gli avvalentisi dell’insegnamento di religione sono in tutto circa l’84%. Nel dettaglio, nelle scuole dell’infanzia si avvale l’87,69% degli alunni, nelle primarie l’88,13%, nella secondaria di I grado l’85,15% e nella secondaria di II grado il 78,03%. Questi dati rappresentano una responsabilità che gli insegnanti di religione possono cogliere per un’azione culturale più incisiva e coinvolgente, con la cura della propria formazione che ha in questo incontro diocesano il momento più qualificante.
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