Una folla commossa ha accolto il ritorno dell’Addolorata

foto G. Leva
10 Mar 2025
di Angelo Diofano
Sabato sera, 8 marzo, tornata nella sua casa, cioè il tempio di San Domenico, in città vecchia, il venerato simulacro della Beata Vergine Addolorata, dopo il minuzioso ed accurato lavoro di restauro operato dalla prof.ssa Maria Gaetana Di Capua, nel suo laboratorio di Martina Franca. L’intervento ha ridato la giusta luminosità a un’immagine che la polvere e il fumo delle candele avevano inesorabilmente velato. La statua non ha subito nessuno stravolgimento espressivo (come purtroppo accade in alcuni restauri), mantenendo intatti quei caratteristici tratti del viso ai quali i devoti sono affezionati: il pallore dovuto alla grande sofferenza, la fronte corrugata e quasi graffiata, quel lieve livore intorno agli occhi socchiusi e carichi di pianto ma vivi, nella condivisione del dolore dell’amato Figlio.
Tornata dal laboratorio martinese, la statua per alcuni giorni è stata custodita in arcivescovado, da dove nel pomeriggio di sabato è stata portata a spalla dai confratelli in abito di rito nella basilica cattedrale di San Cataldo, accolta da una folla commossa. Al suo arrivo l’arcivescovo ha benedetto il simulacro, su cui è stato appuntato l’argenteo cuore e posto sulla mano il candido fazzoletto. Quindi mons. Ciro Miniero ha presieduto la santa messa, concelebrata dal suo segretario particolare don Luciano Matichecchia, dal parroco mons. Emanuele Ferro, dal vicario parrocchiale don Mattia Santomarco e dal parroco dell’Addolorata, don Amedeo Basile, giunto assieme a una rappresentanza della sua parrocchia al Borgo.
Al termine, fra i canti e le preghiere, la statua è stata portata in processione per via Duomo, accompagnata da decine di confratelli e consorelle dell’Addolorata in abito di rito e di una folla di fedeli. Giunta a San Domenico, dopo la recita dei Sette Dolori, l’immagine è stata esposta nella sua cappella per la venerazione dei fedeli che, oltre che durante le consuete funzioni domenicali e del periodo quaresimale, la potranno stringere in un forte e devoto abbraccio nel pellegrinaggio della notte del Giovedì Santo.
Così ha commentato il parroco della basilica cattedrale, mons. Emanuele Ferro: “Il ritorno dell’Addolorata cade nella Giornata internazionale dei diritti della donna e nell’anniversario della morte del nostro patrono, San Cataldo vescovo, avvenuto intorno al 685, oltre che nel ricordo della storica visita in San Domenico della Madonna delle Lacrime di Siracusa, l’anno scorso di questi giorni. Ha conferito ulteriore senso all’evento la sua presenza nella basilica cattedrale, chiesa giubilare, che ci ha permesso di ritrovarci attorno a Lei quali pellegrini di Speranza”.
“È stata un’esperienza indimenticabile quella vissuta sabato sera, direi un evento storico, in quanto non era mai accaduto che la Beata Vergine Addolorata fosse oggetto di un restauro conservativo, che hanno restituito la giusta luminosità all’immagine, mantenendo intatti cromie e colori originali. Temevano che gli effetti dell’intervento trasformasse l’immagine in qualcosa di diverso da quello che volevamo, ma ci ha rassicurato la visita al laboratorio della prof.ssa Di Capua per constatare l’andamento del lavoro, oltremodo soddisfacente” – ha detto il priore della confraternita, dott. Giancarlo Roberti.
Queste, infine, le dichiarazioni della restauratrice, la prof.ssa Maria Gaetana Di Capua: “Al conferimento dell’incarico da parte della confraternita mi sono subito sentita investita di una grande responsabilità perché tutti avevano il timore di ritrovarsi davanti a una statua con un incarnato differente da quello originario. Invece così non è stato, perché in pratica la problematica principale che caratterizzava il restauro (che nell’aspetto conservativo ha riguardato anche la struttura lignea) era costituita dal nerofumo e dalla polvere depositata durante i secoli, a fronte dei quali non si era mai intervenuti. Perciò, grazie ai risultati dei saggi stratigrafici, è stato possibile realizzare un apposito gel per rimuovere le sostanze estranee, senza alterare la pellicola pittorica originaria, recuperando la lucentezza dei colori”.
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