Settimana della fede, occasione per aprirsi al dialogo

Incontrarsi per costruire relazioni autentiche, riannodare quelle spezzate ed illuminare, come le definisce papa Francesco nella lettera enciclica Fratelli tutti, «le ombre di un mondo chiuso».
“La cultura dell’incontro” è il tema che la Chiesa diocesana, con il contributo di relatori di alto profilo e di testimoni credibili, propone alla riflessione comune, in occasione della 53esima edizione della Settimana della Fede, in programma dal 17 al 21 marzo prossimi nella concattedrale Gran Madre di Dio, a Taranto.
La Settimana della fede è nata all’indomani del Concilio Vaticano II, grazie all’intuizione dell’allora arcivescovo, monsignor Guglielmo Motolese, che la concepì come un momento, nel tempo di Quaresima, di formazione e di riflessione comune.
Questo evento, infatti, costituisce l’occasione per ritrovarsi a riflettere sui temi del divino e dell’umano che attraversano la vita degli uomini e delle donne di oggi, leggendoli ed interpretandoli insieme alla luce della Parola di Dio, della Tradizione e del Magistero della Chiesa.
È un momento importante perché la comunità dei credenti, come in un novello cortile dei gentili, si apre ai lontani per invitarli a fermarsi per ragionare insieme sull’uomo e la società.
Il tema dell’incontro si collega naturalmente a quello della Speranza scelto dal Santo padre come stella polare lungo il cammino giubilare. Nel logo stesso del Giubileo 2025 è raffigurato il viaggio del pellegrino non come un’esperienza individuale, ma comunitaria lungo la quale l’umanità abbraccia la croce come ancora di salvezza, perché «nessuno si salva da solo» (papa Francesco, Momento straordinario di preghiera in tempo di pandemia, 27 marzo 2020).
Il cristianesimo è maestro della cultura dell’incontro, perché è nato da un Incontro che, attraverso innumerevoli incontri, continua da oltre duemila anni a cambiare il corso di tante vite e della storia, innestandovi di continuo un dinamismo nuovo.
Il vero incontro pone i singoli l’uno di fronte all’altro, aprendo al dialogo e, dunque, ad una relazione autentica, in cui ciascuno assume su di sé la domanda dell’altro e sente la responsabilità di una risposta concreta, lasciando «emergere tutte le conseguenze dell’incontro con Gesù nelle relazioni con il mondo» (Ls 219).
La Settimana della fede è, dunque, l’occasione non solo per i cattolici, ma per l’intera comunità tarantina per incontrarsi, per ritrovarsi l’uno di fronte all’altro e per aprirsi al dialogo. Un dialogo non fine a se stesso, ma finalizzato a scelte concrete slegate da interessi di parte.
L’apertura di orizzonte che la Chiesa diocesana offre così all’intera società civile non è un fatto solo culturale, ma un concreto metodo di lavoro, soprattutto in questo momento in cui ci si prepara al voto per il rinnovo del consiglio comunale e successivamente del governo della città.
La cultura dell’incontro è la sola in grado di sconfiggere il ripiegamento sul privato che si manifesta poi in percentuali elevate di astensionismo alle urne, per riscoprirsi comunità e ricominciare a sognare insieme aprendosi ad una visione di speranza.
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