Ilva: a piccoli passi verso la cessione e risarcimenti “simbolici” ai Tamburi

Mentre si attende la decisione del governo per la cessione dell’ex Ilva, che ha vissuto ieri un nuovo, importante incontro a Palazzo Chigi, si registrano novità anche sulla vicenda dei risarcimenti agli abitanti dei Tamburi.
La sentenza
Partiamo da quest’ultimo argomento che registra una novità interessante, forse più a livello d’immagine che di sostanza. La Corte di Cassazione, infatti, ha stabilito che gli abitanti del quartiere Tamburi che avevano denunciato lo stabilimento per l’emissione delle polveri vanno risarciti dal direttore pro tempore. Era stato lui a promuovere ricorso alla suprema corte. Il fatto è che la quantificazione del danno è, tutto sommato, irrisoria: pari cioè al 5% del valore degli immobile danneggiati che, però, oggi è molto modesto. Toccherà, inoltre, al giudice di merito dare applicazione a questa disposizione che riconosce la responsabilità diretta del direttore per l’emissione di minerali e polveri di carbone. Minerali e polveri hanno impedito di godere pienamente degli immobili e danneggiato la loro vita di relazione.
La Cassazione ha così confermato la condanna al risarcimento. Il direttore e gestore dell’impianto rivestiva una posizione di garanzia e aveva la possibilità di predisporre i rimedi per impedire la diffusione delle polveri inquinanti. Nel quartiere Tamburi di Taranto, avevano infatti superato i limiti consentiti dall’autorità amministrativa per 35 volte l’anno, per un periodo che andava dall’autunno 2009 a luglio 2012. Il direttore ha cercato di scaricare la responsabilità sull’azienda ma la Cassazione ha confermato la conclusione della Corte di merito, sottolineando che i residenti denunciavano un illecito penale commesso da persone fisiche. Va ancora chiarita la ripartizione delle spese legali.
Ricordiamo per inciso che, sempre a seguito di una sentenza della Cassazione, è stato annullata la sentenza di primo grado di “Ambiente svenduto”, trasferito a Potenza. Di conseguenza, le famiglie che avevano a loro volta ricevuto, in questo caso da Riva, la somma provvisionale di 5.000 euro, sono state chiamate e restituirla.
L’incontro a Roma
All’incontro svoltosi ieri a Palazzo Chigi (nella foto in alto), hanno partecipato i ministri Urso, Giorgetti, Calderone, Pichetto Fratin, Foti e il sottosegretario Mantovano, assieme alle segreterie di Fim Fiom Uilm e Usb. Tanti buoni propositi espressi, ancora nessuna certezza. Dopo il 14 marzo, i commissari di AdI sceglieranno l’offerta e avvieranno un confronto esclusivo, che si dovrebbe chiudere a giugno. C’è l’impegno a non lasciare per strada nessuno dei dipendenti, né quelli transitati nella nuova società né quelli rimasti in quella in liquidazione. Serviranno però misure straordinarie, perché non tutti torneranno, naturalmente al lavoro. O comunque non nel siderurgico ma in uno degli investimenti previsti anche attraverso il Jtf.
Lo Stato resterà con una quota non superiore al 10% ed eserciterà la golden power, per evitare rischi futuri. E poi ci sono i tempi di ambientalizzazione: serviranno almeno quattro anni per concludere la fase di transizione per il passaggio graduale dagli altiforni al primo forno elettrico. Con la possibilità di realizzare la costruzione di uno o due impianti per la produzione di preridotto attraverso la società DRI d’Italia. E necessiterà, nel frattempo, la nuova Autorizzazione ambientale Aia. Anche questa prevista per giugno.
Insomma, si va avanti con tempi sufficientemente precisi ma non brevi, e i sindacati chiedono risposte certe e la possibilità di avviare a loro volta confronti con la società subentrante.
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