Carta del Pellegrino di Speranza: l’esperienza degli scout del Taranto15

“La proposta di intraprendere un percorso per le chiese giubilari della diocesi, con l’utilizzo della ‘Carta del Pellegrino di Speranza’ è giunta proprio dai miei ragazzi scout, ragazzi d’età compresa tra i 12 e i 16 anni, mentre discutevamo dei preparativi in vista del Giubileo degli adolescenti che vivremo a Roma dal 25 al 27 aprile”: a parlare è Massimo Calogero, capo scout Agesci del Taranto15 alla parrocchia San Nunzio Sulprizio e maresciallo di Marina nella vita di tutti i giorni.
“La Carta del Pellegrino di Speranza, che abbiamo ritirato al bookshop della basilica cattedrale – continua Calogero – è per noi un vero e proprio documento di viaggio che accompagna i momenti di riflessione e preghiera organizzati durante le tappe del nostro pellegrinaggio ed attesta l’impegno ad aprire le nostre vite all’incontro con l’altro e alla faticosa ricerca verso la riconciliazione e il perdono. Inoltre, il timbro apposto nelle chiese all’atto dell’accoglienza, testimonia il cammino da noi compiuto proprio come un tempo avveniva nel Cammino di Santiago di Compostela, dove ognuno, a destinazione, riceveva la valva della conchiglia da appuntare sul petto”.
Il capo scout riferisce dei vari momenti di preparazione al cammino giubilare, in cui ai ragazzi è stato spiegato che si tratta di una preziosa opportunità per accogliere il dono della speranza facendolo fermentare ogni giorno nella propria vita per poi trasferirlo agli altri attraverso concreti gesti d’amore partendo dagli ambiti più prossimi quali la famiglia e gli amici.
“La prima tappa di questo percorso – dice – l’abbiamo compiuto, col reparto al completo, durante il campo invernale nella basilica di San Martino, a Martina Franca, cui è seguita la Concattedrale, il santuario della Madonna di Fatima a Talsano e quello della Madonna della salute, in città vecchia constatando un’adeguata accoglienza e la disponibilità ad apporre il timbro sulle nostre ‘carte’.
Tutti – conclude – hanno potuto far esperienza dell’appartenenza diocesana, in una sorta di comunità allargata con tanti stimoli di crescita nella fede e nel confronto con gli altri che si rifletterà senz’altro nella vita di ogni giorno per divenire cristiani e cittadini sempre migliori”.
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