Al cinema, il live-action Disney ‘Biancaneve’

“Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”. La risposta ovviamente è Biancaneve, ma quella del 1937, nel primo film animato Disney “Biancaneve e i sette nani”. Dal 20 marzo arriva in sala l’ultima versione del classico, sul tracciato della favola dei fratelli Grimm, un live-action firmato Marc Webb con Rachel Zegler e Gal Gadot. E se l’occhio è incantato da una magia di effetti speciali e ambientazioni suggestive, a lasciare un po’ perplessi è l’impianto narrativo, tra licenze poetiche e sterzate nel politicamente corretto.
“Biancaneve”
“Per noi era davvero importante onorare il dna di Biancaneve. (…) Ma c’era anche l’opportunità di reinterpretare la mitologia per riflettere i tempi in cui viviamo, e penso che tutte le buone storie si evolvano”. Nelle parole del regista Marc Webb – suo il gioiello “(500) giorni insieme” (2009) – si coglie bene dinamica e senso del nuovo live-action Disney “Biancaneve”, che recupera la favola dei fratelli Grimm, ma soprattutto la trasposizione-capolavoro voluta da Walt Disney, il suo primo lungometraggio animato “Biancaneve e i sette nani” del 1937. I produttori Marc Platt e Jered LeBoff, reduci dall’adattamento cinematografico di “Wicked” (2025), hanno realizzato una versione live-action che si gioca tra omaggio alla tradizione Disney e nuovi orizzonti visivo-narrativi, prendendosi non poche licenze. Il copione è firmato da Erin Cressida Wilson (“La ragazza del treno”, 2016). Protagoniste Rachel Zegler (“West Side Story”, 2021), Gal Gadot (“Wonder Woman 1984”, 2020) e Andrew Burnap (“WeCrashed”, Apple Tv+, 2022).
La storia. In un regno felice, vicino alla foresta magica, vive la principessa Biancaneve insieme ai suoi genitori. Alla scomparsa prematura della madre e alla partenza del padre per i doveri del regno, la giovane finisce nelle grinfie della perfida matrigna, la Regina Cattiva. Quando Biancaneve cresce e la sua bellezza diventa evidente a tutti, la Regina Cattiva prova a ordire un piano per sbarazzarsi di lei. La giovane fugge nella foresta dove trova riparo presso la casa dei sette nani, aiutata anche dal ladro gentiluomo Jonathan, ribelle che vuole rovesciare la reggenza dittatoriale della Regina Cattiva…

(L-R) Jonathan (Andrew Burnap) and Snow White (Rachel Zegler) in Disney’s live-action SNOW WHITE. Photo by Giles Keyte. © 2024 Disney Enterprises, Inc. All Rights Reserved.
Di certo si coglie l’impegno della Disney nel voler rendere sempre attuali i suoi racconti, le sue opere tra film, live-action e animazioni. Nel desiderio però di abbracciare un ampio pubblico, spesso si registra l’inciampo nell’eccesso, tra un esasperante politicamente corretto (multiculturalismo in testa) e una mielosità fuori controllo. È quello che accade a questa versione di “Biancaneve”, che perde nel titolo anche i sette nani.
Tutto è incentrato su di lei, come eroina che si muove tra la tradizione classica e la contemporaneità. Le è stato tolto il regno dalla Regina Cattiva e lei fa di tutto per riconquistare il favore del suo popolo e tornare a sedere sul trono che le spetta. Una donna artefice del proprio destino, che non ha bisogno di alcun principe. E proprio il principe azzurro è la figura che latita, estromessa dal racconto. Nel nuovo film, infatti, Biancaneve si innamora del ladro gentiluomo Jonathan, che guida un gruppo di ribelli che difendono la memoria dello scomparso re. Questa variazione della storia sembra quasi un cross-over tra “Biancaneve” e “Robin Hood”.
Detto questo, il film è seducente dal punto di vista visivo, con una cura degli effetti speciali splendida, con animazioni riuscite, soprattutto per gli animali. Anche i sette nani sono realizzati in computer grafica, ricalcando i bozzetti della versione animata. Nell’insieme “Biancaneve” si farà apprezzare dai più piccoli per le ambientazioni iper-colorate, per le scene di ballo in chiave musical e per il giro di canzoni originali firmate Pasek & Paul (“La La Land”, “The Greatest Showman”). Va detto, però, che quando si ritrovano le note di “Ehi-Ho!” e “Impara a fischiettar” del classico del 1937, gli altri brani scompaiono del tutto.
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