A Taranto

Dissalatore sul Tara, un’opera inutile

foto G. Leva
25 Mar 2025

Le motivazioni poste a base del progetto del dissalatore sul Tara, riportate nelle premesse della documentazione ufficiale, collegano la sua costruzione alla necessità di ridurre l’emungimento dei pozzi che forniscono acqua potabile al Salento, causato dalle insufficienti risorse idriche rivenienti dagli invasi di cui si avvale il sistema idrico pugliese. Si tratta degli invasi di Monte Cotugno e del Pertusillo, in Basilicata, di Conza, in Irpinia, di Occhito, a metà tra il Molise e la Puglia, e del Locone, in Puglia. Da questi invasi, che servono anche il settore agricolo, proviene il 55% delle risorse idriche utilizzate da Acquedotto pugliese. Il loro attuale ridotto apporto, di cui una causa è la consueta alternanza tra annate siccitose come l’attuale ed altre in cui le precipitazioni sono più abbondanti, non è frutto della crisi climatica, cui sono invece dovuti il moltiplicarsi dei fenomeni intensi, dalle bombe d’acqua alle alluvioni, con cui facciamo periodicamente i conti, ed il riscaldamento globale con il conseguente innalzamento delle temperature, che provoca la progressiva desertificazione di alcuni territori.

L’ultimo Rapporto Snpa (Sistema nazionale protezione ambiente), costituito dalle 21 Arpa regionali e da Ispra, “Il clima in Italia”, pubblicato a luglio 2024, certifica infatti che i trend della precipitazione cumulata nel periodo 1961-2023, non registrano variazioni statisticamente significative, né a livello nazionale, né per la macroarea che comprende Sud e Isole, attestandosi per l’Italia intera al -0,4% e, per Sud e Isole, al -0,1%. Risultano quindi evidentemente determinanti altre cause, identificabili nella ridotta capacità di invaso dei principali bacini tributari di risorse idriche alla Puglia, in conseguenza delle limitazioni di carattere tecnico e strutturale che costringono, nelle annate non siccitose, a gettare in mare miliardi di litri di acqua. Bacini che necessitano di lavori non ancora effettuati, ma per fortuna già finanziati.

Ecco il dettaglio per le principali dighe, che comprende la quantità di massimo invaso, la quantità di raccolta attualmente autorizzata e quella che si potrebbe ricavare a seguito dei lavori da effettuare con i relativi finanziamenti: in totale 250 miliardi di litri potenziali in più.
– Diga di Conza: massimo invaso 63 milioni di metri cubi, invaso autorizzato 46 milioni, risorsa potenziale 17 milioni, finanziamento di 2 milioni di euro.
– Diga del Pertusillo: massimo invaso 155 milioni di metri cubi, invaso autorizzato 113 milioni, risorsa potenziale 32 milioni, finanziamento di 1,5 milioni di euro.
– Diga del Locone: massimo invaso 108 milioni di metri cubi, invaso autorizzato 57 milioni, risorsa potenziale 51 milioni, finanziamento di 2 milioni euro
– Diga Monte Cotugno: massimo invaso 480 milioni di metri cubi, invaso autorizzato 250 milioni, risorsa potenziale totale 230 milioni, finanziamento di 8 milioni di euro per raggiungere una capacità di invaso di 400 milioni.

La Valutazione Ambientale Strategica relativa al Piano d’Ambito 2020-2045, che prevede la costruzione del dissalatore sul Tara, calcola le disponibilità idriche basandosi su valori che non considerano tali ingenti risorse aggiuntive, disponibili nei prossimi anni in seguito alla esecuzione dei lavori già finanziati, e perviene quindi a conclusioni di cui è a nostro avviso indispensabile ed urgente una rivisitazione, prima di concludere l’iter amministrativo relativo al dissalatore. Nei calcoli, infatti, per gli invasi è stata considerata la media della quantità d’acqua presente al 1 Gennaio degli ultimi 10 anni e cioè, in milioni di metri cubi:
– Conza 27,9
– Locone 27,9
– Monte Cotugno 224,3
– Occhito 121,6
– Pertusillo 78,1

Tali valori non sono solo frutto di quanta acqua sia effettivamente caduta sui bacini idrologici dei corsi d’acqua che alimentano gli invasi, ma anche di quanto poi tali invasi riuscivano a trattenere, ossia della loro capacità effettivamente utilizzata, e tutti sappiamo che in diversi anni l’acqua è stata scaricata in mare perché il limite di capacità impostato non permetteva di accumularla tutta. Una situazione che cambierà radicalmente dopo l’esecuzione dei lavori previsti che permetteranno un consistente aumento della capacità effettiva di invaso, eliminando il fenomeno dello scarico per troppo pieno, e consentiranno anche il pieno sfruttamento di risorse in passato non utilizzate: i corsi d’acqua lucani Sarmento e Sauro. In dettaglio gli incrementi potenziali:
– Conza, 17 milioni di metri cubi
– Pertusillo, 32 milioni
– Locone, 51 milioni
– Monte Cotugno, 150 milioni

Inoltre: l’attivazione della traversa Sarmento, che dopo oltre 40 anni di attesa è finalmente avvenuta a dicembre 2024, porterà nella diga di Monte Cotugno circa 80 milioni di metri cubi di acqua in più all’anno, mentre la ricanalizzazione delle acque del Sauro, già finanziata con circa 9 milioni di euro, a fine lavori contribuirà con ulteriori 30 milioni di metri cubi.

“Cifre superiori di oltre 10 volte all’eventuale apporto del dissalatore sul Tara, quantificato in 20 milioni di metri cubi annui, sicuramente sufficienti a ridurre l’emungimento dei pozzi a rischio di salinizzazione. Cifre che non si possono ignorare e devono essere poste a base di una riconsiderazione dei calcoli che hanno portato a preferire il dissalatore ad altre soluzioni, a partire dalla messa in funzione dell’invaso del Pappadai, previa realizzazione del potabilizzatore “San Paolo” e ripristino della funzionalità della condotta di adduzione dal Sinni” secondoLegambiente Taranto.
“Peraltro, i lavori relativi al principale invaso, quello di Monte Cotugno, secondo quanto recentemente reso noto, dovrebbero concludersi entro il 2025, rendendo disponibile già a fine anno una ulteriore capacità di invaso di 150 milioni di metri cubi – cui andranno aggiunti i 20 milioni dell’invaso del Pappadai, una volta che saranno ultimati i lavori, anch’essi a lungo attesi, che lo riguardano – mentre l’entrata in esercizio dell’impianto di dissalazione del Tara è prevista per la fine del 2026, un anno più tardi. Anche i lavori nella altre dighe non tarderanno ad essere realizzati. Siamo di fronte a numeri che chiedono di agire per evitare che opere come il dissalatore sul Tara possano essere portate avanti per partito preso, a prescindere dalla realtà dei fatti” conclude Legambiente Taranto.

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