Proteste in Turchia Cenap Aydin (Istituto Tevere): “L’Unione europea dica ai giovani che non sono soli”

“In primis va detto che arrestare il sindaco di una città di 16 milioni di persone che democraticamente lo hanno eletto e arrestarlo subito dopo aver espressamente dichiarato la sua volontà di candidarsi alle prossime elezioni presidenziali nel 2028 è assolutamente un attacco diretto alla democrazia”. L’analisi di Cenap Aydin, cittadino turco e direttore a Roma dell’Istituto Tevere, su quanto sta accedendo in questi giorni nelle piazze turche, parte da qui. Il 19 marzo scorso, il sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoglu, è stato arrestato nell’ambito di un’indagine avviata nei confronti della Municipalità metropolitana della megalopoli turca. L’ordine di arresto è stato emesso sulla base di accuse di “estorsione, corruzione, frode e turbativa d’asta da parte di un’organizzazione criminale” e per “favoreggiamento nei confronti dell’organizzazione terroristica Pkk”, riferiscono vari media turchi. Ma poco prima di essere prelevato dalla sua abitazione, il sindaco ha registrato un messaggio video su X che ha fatto il giro del mondo: “Ci troviamo di fronte a una grande tirannia, ma voglio che sappiate che non mi arrenderò”.
Con l’arresto, sono scoppiate in tutto il paese le proteste dei giovani e gli scontri in piazza. Sono le più estese da quelle del parco Gezi e di piazza Taksim, nel 2013. “La differenza da allora – osserva Aydin -è che oggi la Turchia subisce tutto quell’accumulo di eventi che si sono susseguiti negli ultimi 10 anni ed un’economia che è sempre andata male ma oggi si trova in una situazione ancora peggiore”. Le proteste si sono svolte in 55 delle 81 province che compongono la Turchia, quindi in oltre due terzi del paese. A Istanbul i manifestanti si sono riuniti di fronte al municipio, con striscioni e bandiere e urlando slogan, circondati da decine di agenti in tenuta antisommossa.
“Le manifestazioni attorno al Comune di Istanbul sono il segno della volontà dei giovani di custodire un pezzo di democrazia turca”.
Fin dai primi momenti, subito dopo l’arresto del sindaco, il governo ha messo un bando alle dirette tv e social minacciando i canali nazionali di togliere il riconoscimento delle licenze se avessero filmato. “E’ un segno di autoritarismo molto chiaro”, sentenzia Aydin. “E i giovani non parlano più di un partito e neanche fanno più riferimento al sindaco di Istanbul. Vogliono giustizia. Chiedono che la Turchia torni ad essere un paese democratico”. Oltre all’arresto del sindaco, il giovane turco ritiene “gravissimo” il fatto che un giorno prima, l’Università di Istanbul ha annunciato che avrebbe revocato la sua laurea rilasciata 35 anni prima, poiché il riconoscimento del passaggio dall’università iniziata nel Cipro del Nord a quella di Istanbul, non avrebbe rispettato le regole amministrative. “C’è una professoressa che pur avendo un dottorato preso alla Sorbona, si è ritrovata nella stessa situazione ed ha perso tutti i suoi titoli, pur essendo oggi decano di una facoltà. Molti giovani sono fuori sede, studiano pur trovandosi in situazioni economiche pensatissime e con l’aiuto dei familiari per costruire un futuro. Ora vedono questo clima di minaccia e temono che in assenza di uno Stato del diritto, anche i loro titoli di laurea possono essere cancellati in un attimo”.
Sono queste le ragioni che hanno spinto la gioventù a scendere in piazza. Ciò che preoccupa di più ora sono le condizioni di detenzione delle centinaia di giovani manifestanti arrestati in questi giorni. “Vedendo quello che è successo negli ultimi 10 anni, il destino che attende le vittime finite in carcere, è veramente terribile”.
“Ci sono a questo proposito tanti rapporti anche a livello internazionale che lo attestano. E i Rapporti parlano di maltrattamenti, torture, di giovani studentesse che vengono violentate, di malati cronici lasciati senza medicine, di persone con diabete e problemi cardiologici, morti a causa di assenza di cura”.
Sulla situazione turca è intervenuta anche l’Unione europea. Un portavoce della Commissione europea ha detto che “gli arresti del sindaco Imamoglu e di oltre 300 manifestanti sollevano seri interrogativi sul rispetto, da parte della Turchia, della sua consolidata tradizione democratica. In quanto membro del Consiglio d’Europa e Paese candidato all’adesione all’Ue, la Turchia ha il dovere di rispettare i valori democratici”. Cenap Aydin commenta: “l’Unione europea ha un sempre avuto un ruolo generativo per la Turchia”. Da una parte, la Turchia da anni sta bussando alle porte dell’Europa e dall’altra, la Turchia è sempre stata un paese importante per l’Ue perché ponte fra Oriente e Occidente. “La capacità generativa dell’Unione europea è chiamata oggi ad incoraggiare i giovani a difendere la democrazia e i diritti umani e dare voce a chi è stato arrestato, a chi è sceso in piazza ed ha subito violenza. Soprattutto per questi giovani, l’Unione europea è un punto di riferimento, se non addirittura un faro di speranza. Ci aspettiamo che dica: in tutto quello che state facendo, non siete da soli. Possiamo uscire insieme da questo incubo, ispirandoci alle idee dei padri fondatori dell’Unione da Spinelli a De Gasperi”.
“Insomma, una voce di incoraggiamento ai giovani a rimanere fermi nella difesa dei diritti umani e della democrazia”.
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