Lavoro: buone notizie per gli ex Tct
ma molte vertenze sono irrisolte

Buone notizie per i lavorati dell’ex Tct: sono stati finalmente stanziati i fondi per la formazione finalizzata al loro reinserimento lavorativo. Qualche schiarita, però, non dirada le molte ombre che gravano ancora sul mondo del lavoro tarantino.
Ex Tct
Ma cominciamo con la notizia, attesa da circa 10 anni dai 300 lavoratori dell’ex Taranto container terminal, che avevano rischiato, nel dicembre scorso, di restare tagliati fuori per la tardata erogazione dei fondi statali che prorogavano l’Indennità di mancato avviamento. La Regione Puglia, infatti, ha condiviso il Protocollo di intesa con l’Autorità di sistema portuale del Mar Jonio. Obiettivo: la definizione di un quadro di interventi per il rilancio e la salvaguardia dell’occupazione dell’area portuale di Taranto. Tra i sottoscrittori: il comitato Sepac, Arpal, Autorità di gestione regionale, Autorità di sistema portuale di Taranto, dipartimento formazione di Regione e i sindacati Cgil Cisl Uil.
I corsi, della durata variabile tra 300 e 630 ore, includeranno stage aziendali e culmineranno con il rilascio di certificazioni valide a livello europeo.
Si attende, ora, il decreto del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica per la designazione del molo polisettoriale del Porto di Taranto come punto di snodo per l’hub che si dovrebbe occupare dell’eolico off shore. Nel quale troverebbero occupazione i lavoratori formati.
I commenti
“È un processo che auspicavamo da tempo – sottolineano D’Arcangelo, Zotti e De Ponzio, di Cgil, Filt e porto – considerato che l’approvazione del percorso e della presa in carico di Arpal (Agenzia regionale politiche attive del lavoro), oggi fornisce non solo a questi lavoratori, ma anche allo stesso porto di Taranto, uno scenario di prospettiva capace di essere appetibile anche per nuovi investimenti di rilancio delle attività portuali”.
“Siamo convinti – sostengono da parte loro Toma e Sasso della Uil – che le nuove iniziative governative nel settore dell’energia e delle infrastrutture creeranno opportunità di lavoro importanti per questi lavoratori, che potranno finalmente tornare a essere una risorsa qualificata per il nostro territorio”. “Il cammino verso la piena ricollocazione non è ancora concluso, ma il protocollo d’intesa rappresenta una tappa fondamentale in un percorso di politiche attive del lavoro mai sperimentato prima su scala nazionale. L’obiettivo – concludono i segretari Uil – è che entro la scadenza della Taranto port workers agency, fissata al 31 dicembre 2026, la totalità dei lavoratori ex Tct trovi una sistemazione stabile, chiudendo definitivamente una lunga fase di precarietà”.
Vertenza call-center
Domani, 27 marzo, dalle 9.30 alle 12, presidio e volantino davanti ai cancelli delle aziende telecomunicazioni a Paolo VI. La vertenza, infatti, si appresta a vivere un nuovo capitolo di scontro. Tra le principali rivendicazioni figurano il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale delle telecomunicazioni, scaduto ormai dal 31 dicembre 2022, e la necessità di adeguare le condizioni lavorative agli attuali standard economici. Per due anni, infatti, migliaia di operatori di questo settore cruciale per l’economia del paese hanno lavorato con un contratto considerato obsoleto. “Rivendichiamo la centralità del contratto nazionale delle telecomunicazioni – dichiarano i sindacati – e chiediamo il superamento della precarietà. Insieme a condizioni di lavoro più dignitose e adeguatamente retribuite. Siamo qui per opporci alla sottoscrizione di contratti pirata firmati da sigle sindacali prive di reale rappresentatività”.
Lavoratori Difesa
Continua la pressione delle organizzazioni sindacali sul fronte del personale civile della Difesa, che è in costante diminuzione, in Arsenale e in altri 17 enti presenti sul territorio, per le mancate assunzioni, i pensionamenti e il mancato turn over.
“Mentre nel mondo continuano ad aleggiare venti di guerra – scrivono al presidente della Regione Emiliano i segretari della Cgil e della Funzione Pubblica, D’Arcangelo e Sardelli – a Taranto il tema della Difesa ha sfumature che nessuno sembra valutare adeguatamente”.
Mentre per le ristrutturazioni infrastrutturali le risorse si sono trovate, non è così per le assunzioni. “Considerato che le maestranze – si legge nella nota – sono diminuite in misura maggiore di quanto ingiustificati tagli governativi abbiano definito e il blocco del turn-over è diventata la regola. Si vuole destrutturare l’industria manutentativa navale e mettere sempre in maggiore affanno enti e comandi che man mano stanno riducendo le proprie attività”.
Ma in questo scenario di guerra c’è un rischio ulteriore: i lavori un tempo collegati alle competenze del personale civile rischiano di essere delocalizzate e finire nelle mani dell’industria privata.
Lavoratori 118
Da parte loro, i lavoratori del 118 tornano a chiedere con forza l’indennità di rischio dopo l’ennesimo incidente che ha coinvolto, giorni fa, un’ambulanza del 118.
“Non possiamo più accettare che esistano lavoratori di serie A e di serie B – dichiara Giovanni Maldarizzi, segretario generale Uil Fpl Taranto –. Gli operatori del 118 garantiscono un servizio essenziale e spesso operano in situazioni di estrema criticità. Il riconoscimento di un’indennità di rischio non è solo una questione economica, ma di giustizia e rispetto per chi, ogni giorno, mette a rischio la propria vita per salvare quella degli altri”.
Il sindacato evidenzia, inoltre, come la situazione del servizio 118 a Taranto sia al limite del collasso per carenza di mezzi, mancanza di personale, turni estenuanti.
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