Padre Romanelli (parroco): “C’è urgente bisogno di aiuti umanitari; viviamo un Calvario“

“I bisogni sono enormi. Le frontiere sono chiuse come pure i valichi per le merci. Da circa tre settimane praticamente non arriva più nulla. Qui a Gaza city nel mercato ancora si trova qualcosa ma a prezzi assolutamente proibitivi per la gente che non ha liquidità per fare acquisti. Mancano medicinali, acqua potabile e scarseggia anche la farina. Se non dovessero far entrare carburante, diesel e farina, nel giro di pochi giorni i panifici potrebbero chiudere”.
Gaza, padre Romanelli (a sx) con il card. Pizzaballa – ph Latin Parish
Padre Gabriel Romanelli, parroco della Sacra Famiglia, l’unica parrocchia cattolica di Gaza, descrive così al Sir la situazione all’interno della Striscia di Gaza. Le sue parole trovano conferma in una dichiarazione alla stampa di Juliette Touma, direttrice della comunicazione dell’Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa): “Dalla fine del cessate il fuoco, il 2 marzo, nessun aiuto umanitario è entrato a Gaza. Niente cibo, niente acqua, niente medicine, niente forniture. Si tratta dell’assedio più lungo che sia stato posto su Gaza dall’inizio della guerra. Tutto questo minaccia la vita e la sopravvivenza dei civili. La gente è assolutamente esausta”. Video postati sui social da account palestinesi, secondo quanto riportato da diverse agenzie, mostrano la rabbia di numerosi gazawi scesi in piazza contro Hamas a Beit Lahia, a Jabalia e a Khan Younis. Ma non si conoscono gli organizzatori delle manifestazioni. Dalla ripresa dell’offensiva israeliana, secondo il ministero della Sanità di Hamas, almeno 830 palestinesi facendo salire il bilancio complessivo delle vittime nella Striscia di Gaza a quota 50.183 morti dall’inizio della guerra il 7 ottobre 2023.
Ordini di evacuazione
“Abbiamo avuto notizia – dice il parroco – del lancio di due razzi sparati in territorio israeliano dal centro della Striscia di Gaza. Per questo motivo l’esercito israeliano ha diramato un avviso di evacuazione qui nell’area di Gaza City. L’ordine riguarda gli abitanti dei quartieri di Zeitoun, Rimal, Tel al-Hawa e Sheikh Ijlin, zone distanti qualche chilometro dalla nostra parrocchia che non è coinvolta”.
Dal 18 marzo, secondo fonti dell’Onu, altri ordini di evacuazione hanno costretto più di 120 mila palestinesi a sfollare. “In alcune zone di Gaza City – racconta padre Romanelli – ci sono migliaia di gazawi che hanno lasciato le loro abitazioni o quello che ne restava a Beit Lahia, Jabalia, e adesso non sanno dove andare e sono prive di aiuto. Gli abitanti delle zone sotto ordine di evacuazione devono uscire con quello che possono portare via, documenti e poche altre cose. Il centro città è gremito di persone accampate alla bene e meglio, tende di fortune e in mezzo alle macerie”.
Parrocchia latina di Gaza – ph Latin Parish
La vita in parrocchia
“Tra i nostri rifugiati, circa 500, si sente la fatica di tutto questo lunghissimo tempo di guerra. Una ventina di famiglie che durante il cessate il fuoco erano uscite dalla parrocchia per tornare a casa hanno trovato solo distruzione. La metà di queste ha fatto rientro da noi. Per motivi di sicurezza – spiega padre Romanelli – abbiamo sospeso le attività esterne alla parrocchia dove continua la vita. Cerchiamo di aiutare anche le famiglie che abitano vicino al nostro compound. Nelle ultime settimane stiamo usando della farina vecchia che dobbiamo setacciare più di una volta per poterla usare perché dentro ci sono i vermi.
A Gaza c’è urgente bisogno di aiuti umanitari”.
Viviamo il Calvario
Nonostante tutta la gravità della situazione “non facciamo venire meno la preghiera per la fine della guerra, delle sofferenze di tutti, per la nostra conversione e per la guarigione completa di papa Francesco. Dalla nostra conversione scaturisce la pace. Siamo in Quaresima e stiamo vivendo ancora una volta un Calvario – ricorda il religioso –. Ci conforta la speranza nella Resurrezione, la vicinanza di papa Francesco e la preghiera: le nostre giornate sono scandite dalle ore sante, dalla messa, dalla recita del rosario, dall’adorazione eucaristica. Il venerdì celebriamo la via crucis con grande partecipazione. Con la preghiera c’è anche l’animazione dei più piccoli e dei ragazzi. Organizziamo dei giochi e dei momenti di svago. Oggi, per esempio, con i giovani reciteremo il Rosario, poi terremo una catechesi sui ‘dolori di Gesù’, e finiremo con un tempo di gioco. Pregare e giocare allontana per un po’ la paura”.
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