Il pellegrinaggio della vicaria Paolo VI alle chiese giubilari di Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo

Ripercorrere la giornata del 29 marzo, trascorsa insieme a circa 240 fedeli delle quattro parrocchie
della vicaria San Paolo VI, in pellegrinaggio a Monte Sant’Angelo e San Giovanni Rotondo per l’anno
giubilare che stiamo vivendo, è di particolare importanza perché rinsalda interiormente quelle emozioni
provate durante il tragitto e i momenti di preghiere e di comunione fraterna vissuti.
A partire dalla recita del santo rosario, durante il trasferimento in pullman, che ha scandito il tempo in
avvicinamento al traguardo, perché pregato con particolare devozione e comunione di intenti, in vista del
raduno sul piazzale antistante il castello di Monte Sant’Angelo. Qui i parroci hanno ‘riunito il gregge’ e, con
trepidazione, abbiamo recitato la preghiera del Giubileo, stampata dietro un segnalibro inneggiante a
“Cristo nostra Speranza” distribuito a tutti i partecipanti in ricordo della giornata.
Quindi, come pellegrini di speranza, ci siamo avviati in silenziosa meditazione verso il Santuario di San
Michele, fino a scendere in prossimità della grotta dell’apparizione dove ci siamo tutti radunati per vivere,
con particolare trepidazione, la celebrazione della santa messa e l’affidamento a San Michele per la lotta
contro il maligno.
Ma questo momento era stato preceduto dalla sosta nella sala-grotta delle confessioni dove campeggia
uno struggente Crocifisso che mostra il campo del Cristo completamente ripiegato in avanti e che sembra
fissare in modo particolare chiunque lo guardi, quasi ad interrogarlo sulla adesione al cammino di
conversione che, inevitabilmente il pellegrinaggio, animato da fede e speranza, propone al pellegrino.
Emozione che ha pervaso in modo particolare lo scrivente.
Certo, San Michele, con la spada sguainata, infonde indubbia speranza per sorreggerci nella lotta contro il
maligno, non più di quanto ne infonda il corpo di San Pio, venerato nella Basilica della Madonna delle
Grazie, che tanto ha combattuto in vita contro tentazioni diaboliche e che ancora oggi ci sorregge quando
lo imploriamo per le intercessioni richieste. Quasi come a dirci: se ce l’ho fatta io, umile fraticello,
abbiate speranza di potercela fare anche voi se vi affidate, come ho fatto io, alla volontà di Dio.
Ed è con questi sentimenti che, prima della partenza per il ritorno, abbiamo fatto affidamento, dinanzi
all’immagine della Madonna delle Grazie, di tutte le nostre speranze che travalicano il tempo del Giubileo e
si espandono per quanta vita il Signore vorrà donarci. Le Ave Maria e le giaculatorie del santo rosario
scandivano i sentimenti di lode e di ringraziamento trasparivano dai volti di tutti noi partecipanti;
sentimenti che ci hanno accompagnato nel viaggio di ritorno e che sicuramente continueranno ad albergare
nei cuori di ciascuno, per annunciare sempre con maggiore consapevolezza che Cristo, nostra Speranza, è
Risorto, è veramente Risorto!
Ringraziamo i sacerdoti della vicaria San Paolo VI che hanno organizzato questo pellegrinaggio, fornendoci
occasione per vivificare la nostra fede e la nostra speranza.
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