Diocesi

I cristiani e il potere politico: quinto appuntamento del corso di formazione dell’ufficio Cultura

Si è svolto martedì 22, nell’ambito del corso di formazione intitolato: “I Cristiani nel mondo, pellegrini di speranza”

23 Apr 2025

di Lorenzo Musmeci

L’ufficio diocesano Cultura ha recentemente proposto il quinto appuntamento del corso di formazione intitolato: “I Cristiani nel mondo, pellegrini di speranza”.
L’appuntamento sul tema “I cristiani e il potere politico”, si è svolto martedì 22 aprile, alle ore 18, nella parrocchia S. Roberto Bellarmino. Gli incontri sono curati da don Antonio Rubino, Vicario Episcopale per la Cultura, e sono guidati dal prof. Lino Prenna, Docente Universitario.

Il tributo a Cesare

Come ha ricordato il prof. Prenna in apertura, è legittimo chiedersi se la religione cristiana sia compatibile o incompatibile con il potere politico. Il relatore ha affermato che: “Un testo utile a sciogliere questa questione è il passo evangelico del tributo a Cesare. La pagina del Vangelo in cui Gesù scioglie il conflitto tra il potere politico e quello religioso è fondamentale. È doveroso chiedersi se tra questi due poteri, rappresentati da Cesare e da Dio, ci sia compatibilità o meno. La provocazione che viene mossa a Gesù è portatrice di un problema di coscienza: è lecito pagare il tributo a Cesare (che consisteva in un denaro d’argento con l’effige dell’imperatore)? Un popolo con una sua religione, ma dominato da un potere straniero e pagano, come può conciliare il pagamento del tributo a Cesare con la propria religione? Il tributo comporta il riconoscimento dell’autorità assoluta e divina di Cesare. Pur consapevole di questo problema di coscienza, Gesù risponde a quanti vogliono tendergli un tranello.
Presso gli uomini della legge, che presiedono alla vita religiosa del popolo, ci sono varie posizioni: i sadducei pensano che sia opportuno pagare il tributo a Cesare anche escludendo, per lo meno in cuor proprio, l’autorità assoluta dell’imperatore; gli zeloti sono intransigenti e ritengono incompatibile l’autorità suprema di Dio con quella di Cesare; i farisei sono gli uomini del compromesso e accettano per opportunismo che si paghi il tributo a Cesare. Gesù dice di rendere a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio”.

La legittimazione del potere

L’incontro è proseguito con una riflessione sulla legittimazione del potere. Il prof. Prenna ha ricordato che: “Il potere politico, come tale, ha una sua legittimazione. Gesù non mette sullo stesso piano Dio e Cesare, ma le attività politiche e quelle religiose. Entrambe le attività hanno pari dignità perché sono per prima cosa umane.  La fede è l’assoluto che viene tradotto nel relativo delle forme espressive della religione. Le attività religiose sono tanto relative quanto le attività politiche. Entrambe sono legate alla cultura”.

Religione e politica: distinte ma non separate

Proseguendo nella sua esposizione, il relatore ha chiarito che la religione e la politica sono distinte, ma non separate: “Il corpo umano è un’unità di organi non separati, ma distinti.  Analogamente, religione e politica non sono separate, ma distinte. Da questa distinzione nasce la laicità. Essa riconosce che i due poteri sono compatibili, anche se distinti. L’articolo VII della Costituzione dice che la Chiesa e lo Stato sono indipendenti e sovrani ed enuncia, dunque, il principio di laicità, che non va confuso né con il laicismo né con il clericalismo. Il laicismo è la negazione di Dio nella vita umana. Il clericalismo è la negazione dell’umano nella vita ecclesiale, è l’assolutizzazione della religione”.
Questi concetti si ritrovano anche nella Costituzione “Gaudium et Spes” e, in particolare, nel capitolo IV della II parte, al paragrafo 76: “La comunità politica e la Chiesa. È di grande importanza, soprattutto in una società pluralista, che si abbia una giusta visione dei rapporti tra la comunità politica e la Chiesa e che si faccia una chiara distinzione tra le azioni che i fedeli, individualmente o in gruppo, compiono in proprio nome, come cittadini, guidati dalla loro coscienza cristiana, e le azioni che essi compiono in nome della Chiesa in comunione con i loro pastori. La Chiesa che, in ragione del suo ufficio e della sua competenza, in nessuna maniera si confonde con la comunità politica e non è legata ad alcun sistema politico, è insieme il segno e la salvaguardia del carattere trascendente della persona umana”.

La liberazione degli schiavi

Le ultime battute del relatore sono servite a chiarire il concetto di “liberazione degli schiavi”. È il contesto giubilare a ispirare quest’ultima riflessione. “I tre grandi gesti che la tradizione ebraica del Giubileo era solita praticare, secondo il Levitico, erano: il riposo della terra, la remissione dei debiti e la liberazione degli schiavi. Il Levitico, invero, afferma: E santificherete il cinquantesimo anno, e proclamerete l’affrancamento nel paese per tutti i suoi abitanti. Sarà per voi un giubileo; ognuno di voi tornerà nella sua proprietà, e ognuno di voi tornerà nella sua famiglia (Lv 25, 10).  Nel mondo antico, chi aveva contratto un debito e non era in grado di restituirlo, diventava schiavo del creditore e doveva risarcirlo con il proprio lavoro o con il prezzo della vendita ad altri. Il Giubileo permetteva di riportare in libertà gli schiavi, chiudendo il sistema di schiavitù”.

Il prossimo incontro

Il prof. Prenna ha concluso annunciando che il prossimo incontro del corso di formazione tratterà il tema: “La fraternità, per costruire la democrazia”. L’appuntamento è per il 13 maggio, con inizio alle ore 18 e ingresso da via San Roberto Bellarmino. Per qualunque informazione si rimanda al sito dell’ufficio di pastorale della Cultura: http://cultura.diocesi.taranto.it/

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