Un appello chiaro alla pace e alla concordia dalle manifestazioni svoltesi in città
Si è concluso con un girotondo in piazza Carmine e un concerto offerto dal gruppo Yakarà “Nastia” il programma di iniziative del comitato Uniti per la pace, del quale ha assunto il ruolo di animatore Gianni Liviano, che raggruppa oltre settanta tra associazioni, movimenti cittadini, organizzazioni sindacali e numerosi associazioni, oltre a parrocchie, comunità e gruppi cattolici di Taranto e dei Comuni vicini.
Dopo l’incontro svoltosi giovedì in Concattedrale, con Valentino Castellani, già sindaco di Torino, che ha affrontato il tema: “La comunità plurale educa alla pace”, nella mattina di venerdì 2 si è snodato, a partire da piazza Marconi, il lungo corte della la marcia della pace, che ha percorso alcune vie del centro per giungere a piazza Carmine, dove gli studenti del conservatorio “Paisiello” e del liceo “Archita” hanno eseguito alcuni brani musicali.
In serata, i rappresentanti delle associazioni si sono ritrovati a piazza Carmine, dove Giovanni Guarino ha letto il “Discorso all’umanità di Charlie Chaplin” e i gruppi scout dell’Agesci hanno proposto alcuni gesti di pace e promosso alcune testimonianza, inscenando il girotondo della pace.
Quindi i manifestanti si sono trasferiti nella Chiesa del Carmine dove, dopo il saluto introduttivo del parroco, monsignor Marco Gerardo, che ha insistito sul significato della pace e sul ruolo che Papa Francesco chiede a credenti e uomini di buona volontà di svolgere, vi sono stati alcuni momenti di riflessione, con le esibizioni musicali di Grazia Maremonti e del complesso di musica popolare Yakarà.
Nel “documento per la pace”, sottoscritto dal comitato, si legge: “Noi sottoscritti Uomini e donne di Taranto e Provincia, ci dichiariamo fortemente contrari ad ogni conflitto bellico. Siamo inorriditi dall’atteggiamento di coloro che ritengono di poter risolvere i problemi del mondo con l’uso delle armi. Riteniamo che la guerra, ogni guerra sia la forma più becera di respingimento della vita, la modalità peggiore per opporsi al dono della creazione. Aborriamo la Guerra, ritenendola “avventura senza ritorno”, emblema dell’assenza di buon senso da parte di chi la provoca e di chi a vario titolo la sostiene”.
La Vita è un dono da salvaguardare continua il documento che invita a farsi testimoni della Pace, della “convivialità delle differenze”, del dialogo, del permanente sforzo di mediazione. Rispetto al rischio di una catastrofe infinita che deriverebbe dall’uso del nucleare ai fini bellici, si fa appello al confronto e alla mediazione.
“Chiediamo – conclude il documento – che le armi tacciano e che i governanti di tutti i paesi in guerra facciano prevalere il buon senso e il rispetto della Vita: dei propri connazionali e degli uomini e delle donne di tutto il mondo. Chiediamo altresì che si percorrano tutte le strade possibili per pervenire ad un negoziato di pace tra tutti gli Stati in conflitto”.