L’esperienza della Migrantes parrocchiale alla Madonna delle Grazie
Anna, Jaime, Janna, Ekemini, Mery sono i nomi dei piccoli nigeriani, d’età compresa tra i pochi mesi e i tre anni, ai quali domenica sera, nella chiesa della Madonna delle Grazie, a Taranto, il parroco don Pino Calamo ha amministrato il battesimo. Alla cerimonia ha fatto seguito il festoso rinfresco nel salone parrocchiale, alla presenza di amici e parenti delle famiglie e dei volontari che hanno seguito il percorso spirituale e di integrazione dei genitori. Ma non si tratta di un fatto eccezionale ma quasi abituale nell’ambito delle attività della Migrantes parrocchiale. “La nostra nasce come attività di strada, nel senso che siamo noi a intercettare tutte quelle situazioni di reale bisogno da parte dei migranti che via via ci vengono segnalate – spiega la responsabile Anna Giordano -. Effettuiamo visite a casa per renderci conto personalmente di cosa necessitano, solitamente cibo, alimenti per bambini piccoli o disbrigo pratiche burocratiche, soprattutto per ottenere il permesso di soggiorno. Quindi, attiviamo tutta la rete di volontariato che gravita attorno alla nostra associazione per gli interventi necessari”.
Ad usufruire dell’assistenza sono in particolare nigeriani, siriani, pakistani, donne georgiane vedove o che hanno lasciato in patria marito e figli per trovare rifugio in Italia. “Quello iniziale è il momento più difficile del rapporto, poi, conquistata la loro fiducia, si va avanti tranquillamente fino al pieno inserimento nel tessuto sociale tarantino. E i risultati non sono mancati”- dice la responsabile di Migrantes, la quale aggiunge che fra le attività più impegnative senz’altro è quella per superare l’analfabetismo, con apposite lezioni di italiano per piccoli gruppi. Ci viene anche riferito il caso di un giovane in problematiche condizioni di salute e quasi impossibilitato a relazionare, già destinatario di un provvedimento di espulsione, ma fortemente desideroso di rimanere da noi per lavorare. “Siamo riusciti a far recedere dal provvedimento e a far curare il nostro giovane amico, mettendolo in condizioni di frequentare la scuola fino a ottenere, dopo il diploma, un impiego, con grande soddisfazione, per tanto impegno profuso, da parte del datore di lavoro” – dice Anna Giordano.
“Nonostante quel che si pensi – evidenzia – sono molti gli extracomunitari intenzionati a integrarsi. Ed è nostro interesse aiutarli a farlo, nel migliore dei modi e senza traumi, visto che i nostri ospiti sono sempre di più e con i quali va subito stabilito un rapporto di reciproco rispetto e di collaborazione, per il bene di tutti e, in particolare, delle generazioni che verranno”.
In parrocchia lo sportello dell’associazione, grazie alla disponibilità di un paio di volontarie, è aperto due volte la settimana, sia per richieste di aiuto sia pure per una parola di conforto, soprattutto per coloro hanno i propri cari in zone di guerra. “Non abbiamo preclusioni per nessuno, musulmani o cristiani che siano, per noi sono tutti fratelli – conclude – Però non mancano coloro che restano colpiti dalla nostra testimonianza e che chiedono di conoscere meglio la nostra religione, accettando di intraprendere un cammino di fede fino a giungere al battesimo, per sé e per i propri figli, com’è accaduto domenica scorsa”.