Claudia Lamanna: “Il mio lavoro e il continuo dialogo per tirare fuori l’anima dall’arpa”
Il miglior regalo che si possa fare e ricevere per Natale è assistere a un concerto di musica classica. Segnatamente, a un recital di Claudia Lamanna: la miglior arpista del mondo, vincitrice dell’International Harp Contest in Israel 2022, si è esibita nella serata di ieri a Sammichele, nella provincia di Bari. Un’occasione per riassaporare il suo talento straordinario. E per avvicinarla con alcune domande. Scriàbin, Bach e Lopez, Satie, Britten e Fauré sono stati i compagni dell’evento promosso dalla Pro Loco “Dino Bianco” nella chiesa Santa Maria del Carmine. Esperienza da reiterare, un viaggio nei toni cupi e malinconici domati dalla grazia di Claudia Lamanna. “Noti di luci” – concerto per arpa aspettando Natale è stato il preludio di una gioia che deve arrivare. Che si deve compiutamente affermare.
Ha portato a termine il suo penultimo impegno dell’anno – domani (stasera, per chi legge) sarà a Brindisi. Il 2022 è stato straordinario per lei, con la conquista del più importante e più prestigioso concorso internazionale di arpa: cos’altro le ha portato?
“Sicuramente mi ha portata in giro per il mondo: mi ha permesso di continuare a farlo, in maniera più intensiva, perché dopo una vittoria di quel genere ho ricevuto tante richieste. Tanti gli incontri e gli appuntamenti, i concerti che verranno inseriti in calendario”.
A livello emozionale?
“Noi musicisti siamo abituati a calibrare le nostre emozioni. Questa per noi è una passione, e anche un lavoro. Ovvio che le emozioni, da quel momento, si siano moltiplicate”.
Un artista della fotografia, Paolo Roversi, interprete della moda, sostiene che anche gli oggetti hanno un’anima, che ci trasmettono e che ci emoziona. È d’accordo?
“Beh, certo. Io dialogo continuamente con il mio strumento: sono io che cerco di far uscire l’anima dall’arpa, che è semplicemente un oggetto di legno con una meccanica. L’approccio con lo stesso è molto importante. Io sono abituata a suonare sempre sul mio strumento, ma quando vado fuori trovo altri strumenti, per cui mi devo continuamente adattare. Ecco perché è sempre importante il dialogo. Il dialogo interiore, potremmo definirlo, con lo strumento da suonare”.
In una recente intervista ha dichiarato di sentirsi apprezzata più all’estero che in Italia. A cosa si riferiva in particolare?
“In realtà, più che denunciato apertamente, concordavo con il giornalista che mi aveva fatto la domanda facendomi notare che qui in Italia non si viene sempre apprezzati, soprattutto nell’ambito della musica classica. Allora io ho ricordato alcune vecchie esperienze e concordato. Il mio percorso di studi, peraltro, può testimoniarlo: sono andata a studiare all’estero, dove ho trovato un ambiente molto più florido, fertile per la musica classica, talvolta anche un pubblico più propenso e abituato ad ascoltare questo tipo di musica. D’altro canto è sempre un’emozione tornare a suonare nella mia terra”.