24 dicembre: “pensieri sparsi sul Natale”
Tempo di Natale è tempo di presepi viventi. Quell’anno il pastore ci prestò un agnellino con l’impegno di riportarlo dalla pecora madre per allattarlo. Tutti i bambini erano sovraeccitati e desiderosi di accarezzarlo. I presepi hanno sempre un che di tenerezza, riescono per un momento a trasportarti in un altro tempo e darti serenità. L’agnellino che belava era una nota perfetta in quell’atmosfera. Ma in virtù del risultato ben riuscito poco pensavo a quello che mi sarebbe stato comunicato il giorno dopo. Infatti come da accordi un collaboratore al mattino riportò l’animale all’ovile per farlo allattare. In attesa di riaprire il presepe vidi l’incaricato ritornare a mani vuote. Chiesi il perché: «Non ho avuto il coraggio di riportarlo in chiesa. Mamma pecora è rimasta tutto il giorno e la notte dietro la staccionata aspettando il suo piccolo. Impossibile spostarla da lì».
Mi sono sentito cattivo per aver sacrificato per la scenografia un affetto, l’istinto di un legame profondo per un quadretto natalizio. Al contempo, al di là di ogni esegesi, ho sentito lo spirito del Natale come una sorgente gorgogliare in me. Non lo so spiegare correttamente ancora dopo tanti anni di come quella pecora mi abbia toccato raccontandomi di un Dio che non si stanca di aspettare dietro una staccionata mentre mi perdevo in discutibili scenari per raccontare un Natale di sentimentalismi e non di amore capace di attendere e pronto a ridonarti una casa, di rimetterti al mondo.
E stamattina la Chiesa canta
Domani verrà la vostra salvezza,
dice il Signore Dio dell’universo.
Domani è già qui.
Abbiamo atteso ma in realtà siamo attesi.
Da sempre. Che meraviglia!
Buon Natale!