Aumentano i prezzi, crescono le disuguaglianze
L’aumento del prezzo dei carburanti è solo uno dei segnali di una crescita inflazionistica galoppante che continua a mettere in difficoltà le famiglie. Bisognerebbe ricordare che tale aumento influisce sul costo di altri prodotti. Come scrive il Censis nel suo ultimo Rapporto annuale solo nella prima metà del 2022 l’indice dei prezzi si è innalzato del 6,7% – in confronto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le persone che ne fanno maggiormente le spese sono gli occupati dipendenti, oppure tutti i lavoratori che mantengono sempre lo stesso reddito durante l’anno.
Loro, in un periodo di rapida inflazione, finiscono per dover decidere in modo oculato come riempire la busta della spesa, ma anche iniziare a rivedere i loro stili di vita. Il cambiamento non è uguale per tutti. Come evidenzia ancora il Censis: “l’inflazione non solo colpisce i redditi fissi o comunque tendenzialmente stabili nel medio periodo, aumenta anche la forbice della disuguaglianza tra le diverse componenti sociali: le famiglie meno abbienti si confrontano con un incremento medio dei prezzi pari al 9,8%, mentre per le famiglie più agiate l’aumento è del 6,1%, quasi 4 punti percentuali in meno”.
Ma perché l’aumento dei prezzi incide di più sulle famiglie di reddito medio e medio basso, rispetto alle altre?
La motivazione è nei prodotti che formano il carrello della spesa. Quando salgono i prezzi di quelli che vengono chiamati i beni primari, non c’è la possibilità di evitarli, tutti sono obbligati a comprarli. Però il budget, che una famiglia a basso/medio reddito ha a disposizione, è inferiore a quello delle altre e quindi se aumenta il costo della benzina o delle verdure il loro peso incide di più sulle possibilità di quelle famiglie, che alla fine dovranno scegliere di rinunciare a qualcos’altro.
Quello che accade aggrava un processo già in atto. Purtroppo negli ultimi anni le disuguaglianze sono cresciute e la platea delle famiglie con redditi meno alti è aumentata. Sarebbe importante iniziare a invertire la rotta. Uno dei passi iniziali dovrebbe essere quello di cominciare a rivalorizzare i redditi da lavoro che nel nostro paese sono rimasti pressoché costanti negli ultimi venti anni. Un secondo passo dovrebbe riguardare il contenimento dei prezzi delle materie primarie che incidono sull’aumento di tutti gli altri, ma non sembra essere la direzione che oggi si vuole prendere.