La bisbetica domata: sabato 28 gennaio, all’auditorium TaTÀ, apre il cartellone “Periferie”
Una storia che avrebbe potuto essere una favola. Per il cartellone “Periferie”, rassegna di teatro, sabato 28 gennaio, alle ore 21 all’auditorium TaTÀ di Taranto, in via Deledda ai Tamburi, in scena “La bisbetica domata” di William Shakespeare, traduzione e adattamento Francesco Niccolini, regia Tonio De Nitto, con Dario Cadei, Ippolito Chiarello, Angela De Gaetano, Franco Ferrante, Antonio Guadalupi, Filippo Paolasini, Luca Pastore, Fabio Tinella, musiche Paolo Coletta, scene e realizzazione pittorica Roberta Dori Puddu, costumi Lapi Lou, luci Davide Arsenio, produzione Factory Compagnia Transadriatica.
Durata 95’. Biglietto 12 euro, ridotto 10 euro (under 30 e over 65).
Info e prenotazioni ai numeri 099.4725780 – 366.3473430 (anche whatsapp).
La storia di Caterina, di sua sorella Bianca e di un intero villaggio che ha ferito e svenduto un bene prezioso. Caterina l’inadeguata, la non allineata, è la pazza per questo villaggio. Dietro di lei, spigolosa ma pura e vera, un mondo di mercimoni, di padri calcolatori, di figlie in vendita, di capricci lontani dall’amore, di burattinai e burattini non destinati a vivere l’amore, ma a contrattualizzarlo. Tuttavia Caterina non sta a questo gioco e come in una fiaba aspetta, pur non mostrando di volerlo, un liberatore, un nuovo inizio che suo malgrado potrà costarle molto più di quanto immagini. Ed ecco che la commedia si fa favola nera, grottesca.
«Da un lato della scena si ride, ci si traveste, ci si manda bacini e dichiarazione d’amore, dall’altro si esercita la violenza, a livelli da incubo. Caterina non può mangiare, non può dormire, i vestiti le vengono strappati di dosso, la luna diventa il sole e gli uomini scambiati per donne. E il peggio accade quando la porta si chiude e noi non vediamo e non sentiamo più. Potrebbe essere un film dell’orrore, di quelli che portano la moglie alla camicia di forza. Ma se di norma al cinema, all’ultimo istante, arriva un principe azzurro che ti salva appena in tempo, qui non arriva nessuno, e Caterina piega la testa… Ma di Caterina, quella ragazza tutto pepe e rivolta, che sognava di innamorarsi, un marito, un matrimonio e una vita sua, non c’è più traccia. Obbligata all’umiliazione totale, tutti le voltano le spalle: cosa la attende tra le mura di casa Petruccio, è un problema solo suo, ormai. Noi qui, dall’altro lato della scena, possiamo fingere di essere felici», annota il drammaturgo aretino Francesco Niccolini, che, dopo “Romeo e Giulietta” (2012) e “Il Misantropo” (2018), ha curato la traduzione e l’adattamento anche di questa produzione Factory (2015).
Una lettura corale per rinnovare e riattivare l’universo scespiriano dove destino e sentimento si mescolano, le pene amorose e i meccanismi della sorte si materializzano sul palcoscenico come fossero attori imprevedibili e capricciosi. Così, il piacere di giocare con il teatro rende il pubblico complice degli equivoci, dei travestimenti, delle sorprese e dell’ironia che Shakespeare utilizza per accompagnarci nel continuo viaggio tra sogno e veglia, tra teatro e realtà, tra il tragico e il comico.