Trento, città ‘felice’ perché dà risposte di speranza
È possibile che ci siano “città felici” quando ogni giorno i media trasmettono immagini che mostrano città distrutte dalla guerra, città dove la criminalità e l’illegalità agiscono, città dove un turismo compulsivo inghiotte case private e spazi pubblici, città dove i poveri vengono allontanati e le periferie sono abbandonate?
Domande che ritornano spesso e dalle quali ne scaturiscono altre: ci si può solo intristire davanti a un quadro cupo, ci si può rassegnare al pessimismo, si può accettare il tramonto della speranza?
C’è una città a dire risposte di speranza ci sono. E lo dice attraverso l’inconsueto binomio “felicità e volontariato”.
È Trento, la “Capitale europea del volontariato 2024”: in base a un’indagine della Commissione europea dal titolo “Quality life in european cities” risulta che il 95% dei cittadini trentini si dichiara felice.
“Il volontariato – aveva detto il 3 febbraio il presidente della Repubblica nella cerimonia inaugurale dell’anno europeo – è attenzione e accettazione dell’altro, umanità, rispetto, integrazione.
Il volontariato è quindi dono”.
“Ci sforziamo di ragionare come comunità – aggiunge il sindaco Franco Ianeselli su Avvenire del 19 luglio – partendo proprio dall’idea che chi dedica il proprio tempo gratuitamente all’altro si autorealizza e rende felici gli altri. In questo senso la felicità può essere contagiosa anche per chi sta guardare dall’esterno”.
Ecco spiegato il legame tra felicità e volontariato.
Non un’isola felice che ignora la realtà difficile che la circonda ma una città che si pone nella complessità con la testimonianza che la felicità è frutto della partecipazione, dell’ ascolto anche di voci diverse e scomode, del dialogo cercato e realizzato con intelligenza e passione.
In questo terreno anche i giovani si espongono respingendo la critica che li presenta apatici e indifferenti alla politica. “Su certi temi come l’ambiente e la solidarietà – dice il sindaco – le nuove generazioni hanno molto da dire. Prenda il caso degli orti urbani o l’aspetto della partecipazione fondamentale in una città universitaria come la nostra”.
Non casuale l’accostamento tra due diverse espressioni di cittadinanza attiva.
“Il volontariato – continua il sindaco – è anche capacità di trasformazione del reale, approccio alla costruzione delle cose, desiderio di inveramento degli ideali”.
Ed è ancora il sindaco a sottolineare come l’oggi di una città sia anche frutto di una memoria generativa di fiducia e a riprova cita Alcide De Gasperi e Chiara Lubich.
“Venite a Trento, qui c’è tanta luce” è il suo invito a scoprire con le molteplici bellezze della città i segni di felicità che sono sui volti di cittadini che hanno della partecipazione, dell’ascolto, del dialogo, del dono, uno stile di vita condiviso e aperto.