“La Cittadinanza–Amicizia sociale”: terzo incontro del corso di formazione “Popolo di Dio e Fraternità dei Popoli”
Si è svolto lunedì 6 febbraio 2023, alle ore 18, nella parrocchia S. Roberto Bellarmino
L’Ufficio diocesano Cultura ha proposto il terzo incontro del corso di formazione sul tema: “Popolo di Dio e Fraternità dei Popoli”: dal Concilio Vaticano II a papa Francesco. Il paragrafo 220 della esortazione apostolica “Evangelii Gaudium” è ricordato con costanza all’inizio di ogni incontro: In ogni nazione, gli abitanti sviluppano la dimensione sociale della loro vita configurandosi come cittadini responsabili in seno ad un popolo, non come massa trascinata dalle forze dominanti. (…) Ma diventare un popolo è qualcosa di più, e richiede un costante processo nel quale ogni nuova generazione si vede coinvolta. Il terzo appuntamento sul tema “La Cittadinanza – Amicizia sociale” si è svolto lunedì 6 febbraio 2023, alle ore 18, nella parrocchia S. Roberto Bellarmino. Gli incontri sono curati da don Antonio Rubino, vicario episcopale per la Cultura, e sono guidati dal prof. Lino Prenna, docente universitario.
Due relazioni iniziali
L’incontro è iniziato con la lettura di due relazioni sui concetti di città, cittadinanza e responsabilità dei cittadini. Dalla prima, a cura di Raffaella Carenza, è emerso che: “La cittadinanza è uno status giuridico, vale a dire la condizione giuridica di chi appartiene alla comunità Stato. Dai tempi della polis greca ai giorni nostri il termine ha subito una profonda trasformazione e una continua serie di arricchimenti. La civitas romana è il confluire di diversi cives che sono tra di loro differenti per religione, cultura, etnia e che si danno tuttavia le stesse leggi e che vivono quindi nella pax che è assicurata dalla concordia romana. Questo ideale della concordia che ritroviamo nella tradizione successiva come in Sant’Ambrogio e Sant’Agostino. Secondo Lazzati il fine della politica è il “bene comune” dei cittadini; pertanto, la politica viene vista sia “come costruzione della città dell’uomo” sia come “la più alta attività umana”: quella che dovrebbe realizzare quel bene comune che è da intendere quale condizione per il massimo sviluppo possibile di ogni persona”. La seconda relazione, esposta da Stefania Labbruzzo, ha evidenziato che: “Non possiamo essere cristiani e ignorare la collettività che ci circonda. San Paolo è chiaro già nelle sue prime lettere quando consiglia alle neonate comunità: “Ciascuno stia sottomesso alle autorità costituite; poiché non c’è autorità se non da Dio e quelle che esistono sono stabilite da Dio. Quindi, chi si oppone all’autorità, si oppone all’ordine stabilito da Dio.” Gesù è ancor più incisivo quando raccomanda: “Rendete a Cesare quel che è di Cesare.” È evidente, dunque, che il rapporto tra i cristiani e la città, la società, lo stato, la comunità deve meritare un impegno profuso e duraturo. Viviamo nelle città e viviamo di relazioni sociali, per questo è importante il nostro contributo e la nostra partecipazione attiva, democratica, consapevole e solidale”.
I due criteri alla base del concetto di cittadinanza
Il prof. Prenna ha continuato enunciando i due criteri alla base del concetto di “cittadinanza”: “lo ius sanguinis, cioè l’appartenenza alla stessa stirpe, e lo ius soli, vale a dire l’appartenenza allo stesso territorio”. Questa premessa ha condotto a una definizione della cittadinanza come “l’insieme di diritti e doveri che nascono dall’appartenenza a una stirpe e dalla residenza su un territorio”.
La comunità
Essere popolo richiede la fatica di tutti per costruire una “comunità”. Il relatore ha voluto ricordare l’etimologia della parola, che deriva dal latino munus, munera cioè dono, compito. Così ha chiarito il concetto: “La comunità è il luogo in cui ciascuno porta i propri doni e si assume i propri impegni. Il titolo di cittadini scaturisce dalla partecipazione alla vita della comunità. Per diventare cittadini non basta appartenere a una società, è necessaria la partecipazione. L’abitante è colui che vive in città senza relazioni, il cittadino è colui che sviluppa tali relazioni. Dalla cittadinanza nasce la vocazione politica, che genera il dovere di contribuire al governo della città”.
Periferie esistenziali
Il prof. Prenna ha voluto definire l’espressione, cara a papa Francesco, di “periferia esistenziale”. Ancora una volta è stata fondamentale l’etimologia della parola: dal latino perifero,verbo attivo che significa mettere ai margini, confinare. Così è facile intuire che l’essere in periferia “non è una condizione naturale, ma è una condizione in cui si è stati messi da una serie di fattori”. Il prof. Prenna ha sottolineato quanto Papa Francesco ha detto nell’omelia del primo Giovedì Santo da lui presieduto: l’episodio biblico dell’unzione con l’olio di Aronne, durante il quale l’olio cola dalla sua barba sino all’orlo delle sue vesti. Si spiega che, analogamente, “l’unzione dal centro deve raggiungere le periferie più estreme, arrivando sino ai confini dell’universo; l’unzione è per tutti: poveri, prigionieri, malati, tristi, soli ed emarginati. La Chiesa è chiamata a decentrarsi e a periferizzarsi, ecco perché la Chiesa è in uscita. L’invito è quello di arrivare alle situazioni limite, di raggiungere il popolo. Per Francesco, il popolarismo è una categoria storica e teologica e non sociologica, è luogo della rivelazione di Dio e anche cattedra di magistero. I poveri sono il luogo privilegiato della rivelazione di Dio, nonché cattedra da cui noi dobbiamo apprendere”.
Amicizia sociale
Il prof. Prenna ha concluso definendo brevemente l’amicizia sociale come “l’insieme dei vincoli e delle relazioni che costituiscono la cittadinanza”, aprendo così la strada per il prossimo incontro del Corso di formazione che tratterà il tema: “La fraternità, per umanizzare la democrazia”. L’appuntamento è per il 1° marzo, con inizio alle ore 18 e ingresso da Via San Roberto Bellarmino. Per qualunque informazione si rimanda al sito dell’Ufficio di pastorale della Cultura: http://cultura.diocesi.taranto.it/.