La domenica del Papa – Lo sbilanciamento dell’amore
Gesù ci provoca, dice Francesco, e ci chiede di fare qualcosa di straordinario, “che va oltre i limiti del consueto, che supera le prassi abituali e i calcoli normali dettati dalla prudenza”
L’evangelista Matteo ci porta ancora a riflettere sul Discorso della montagna, o meglio ci pone di fronte a quelle ‘antitesi’ che caratterizzano la novità del messaggio cristiano: “avete inteso che fu detto […] ma io vi dico”. Apparente contraddizione tra il Primo e il Nuovo Testamento. Non si tratta, però, di una semplice continuazione di quanto abbiamo ascoltato nella pagina di domenica scorsa, quando il richiamo che ci veniva dalle parole di Gesù era quello di non impoverire il grande dono di Dio che ci ha chiamati beati, ma di essere sale e luce del mondo. Così siamo chiamati a fare un altro passo in avanti e lo capiamo già dall’accostamento tra la prima lettura, tratta dal Levitico, il libro dei sacerdoti – dove leggiamo: “siate santi perché io, il Signore vostro Dio, sono santo. Non coverai nel tuo cuore odio contro tuo fratello” – e il brano del primo Vangelo “siate perfetti come è perfetto il Padre vostro che è nei cieli”. Ecco l’obiettivo cui tendere e che ha come presupposto quell’”amare i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano” che si contrappone all’”amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico” iscritto nella legge del taglione, che però voleva essere un freno imposto alla vendetta indiscriminata.
Gesù ci provoca, dice il papa all’angelus, ci chiede di andare oltre la legge e accettare di amare il proprio nemico, di fare senza attendere di ricevere qualcosa in cambio del nostro gesto; noi cerchiamo di compiere gesti che corrispondano alle nostre aspettative, dice il vescovo di Roma, “preferiamo amare soltanto chi ci ama per evitare le delusioni, fare del bene solo a chi è buono con noi, essere generosi solo con chi può restituirci un favore; e a chi ci tratta male rispondiamo con la stessa moneta, così siamo in equilibrio”.
Ma questo non basta, non è cristiano; bisogna strappare dal cuore la radice stessa della vendetta e dunque riuscire ad amare anche il nemico. Anche nella lettera di Paolo ai Corinti troviamo una ricetta per essere discepoli: mai montarsi la testa.
Gesù ci provoca, dice Francesco, e ci chiede di fare qualcosa di straordinario, “che va oltre i limiti del consueto, che supera le prassi abituali e i calcoli normali dettati dalla prudenza”. Noi tentiamo di “restare nell’ordinario dei ragionamenti utilitari”, Cristo invece “ci stimola a vivere lo sbilanciamento dell’amore. Gesù non è un bravo ragioniere: no! Sempre conduce allo sbilanciamento dell’amore. Non meravigliamoci di questo. Se Dio non si fosse sbilanciato, noi non saremmo mai stati salvati: è stato lo sbilanciamento della croce che ci ha salvati!”
Uno “sbilanciamento” che nella storia della chiesa ha avuto molti testimoni che si sono opposti al male con il bene, come il cardinale Francois Xavier Van Thuan che ha trascorso 13 anni nelle carceri vietnamite, nove dei quali in isolamento, senza un processo, un giudizio e una condanna. Ma la sua “ribellione” era nei messaggi che scriveva di nascosto e che faceva uscire dalla prigione, messaggi di speranza, racconti di come celebrava messa con una goccia di vino e frammenti di ostia. Le autorità lo temevano perché parlava di amore e perdono, aprendo così una breccia anche nel cuore dei suoi carcerieri”.
La lezione che ci viene dalla pagina del Vangelo di Matteo è che Dio “ci ama mentre siamo peccatori, non perché siamo buoni o in grado di restituirgli qualcosa”.
Questa è la mentalità che dobbiamo cercare di assumere “perché solo così lo testimonieremo davvero”. Il Signore, afferma Francesco, “ci propone di uscire dalla logica del tornaconto e di non misurare l’amore sulla bilancia dei calcoli e delle convenienze. Ci invita a non rispondere al male con il male, a osare nel bene, a rischiare nel dono, anche se riceveremo poco o nulla in cambio. Perché è questo amore che lentamente trasforma i conflitti, accorcia le distanze, supera le inimicizie e guarisce le ferite dell’odio”.
E non può mancare, anche questa domenica, il pensiero per la martoriata Ucraina, per i drammi di “tanti popoli che soffrono a causa della guerra o a motivo della povertà, della mancanza di libertà o delle devastazioni ambientali”. Ancora, il terremoto in Siria e Turchia: “l’amore di Gesù ci chiede di lasciarci toccare dalle situazioni di chi è provato”.